Rapporti di Sangue

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Capitolo Terzo
    Ataviche Conoscenze




    Atto IV
    Insoliti convenevoli

    « Cosa diavolo sto fronteggiando? » pensai, quando vidi la mia lama penetrare il cuore dell'energumeno che avevo dinnanzi ed uscirne totalmente pulita e immacolata mentre la ferita si richiudeva dietro di essa. Non mi persi d'animo e passai al secondo fendente, quello obliquo, e questa volta la spada sembrava non scalfire neanche il corpo del mio avversario, alla stregua di quando si prova a tagliare l'acqua di una cascata; il suo flusso sembrerà scindersi, ma solo per un istante: riprenderà poi la sua eterna corsa come se niente fosse successo.

    Cosa Succede, Saruhyondo? Perché non lo scalfisco!?

    Chiesi con forza alla spada Kenkichi, ma ancora una volta non volle rispondermi o non poteva. Ero assai turbato, non potevo nasconderlo. La cosa che mi trovavo davanti era gigantesca e la sua ascia non era certo da meno; il lieve taglio che mi aveva inferto con l'attacco precedente l'avevo sentito, era reale, non come per lui parevano essere finti i miei colpi. Che stessi lottando contro un'illusione? Che fossi sotto l'effetto di un genjutsu? Non riuscivo a capire. Avrei potuto utilizzare il rilascio, se la situazione fosse stata diversa, ma ero troppo vicino, non potevo allontanarmi senza rischiare di scoprirmi e dare all'avversario l'occasione di attaccarmi indifeso. Provai un ultimo attacco al collo, questo da destra verso sinistra, sperando di staccare di netto la testa del mio avversario: dopotutto, trafiggerlo poteva risultare inefficace, ma recidere la testa dal collo era un altro paio di maniche.
    Raccolsi le forse e sferrai il colpo: il selvaggio guardiano frappose velocissimamente la mano tra il suo collo e la mia spada, afferrandola dalla parte della lama e stringendo con forza per fare presa. Provai a divincolarmi sfilando la spada, ma, un po' per il taglio che avevo riportato prima recuperando Saruhyondo, un po' per la grande forza che il mio avversario sembrava mostrare, non riuscii a liberare la spada dalla sua morsa. Con forza trascinò la spada e me con lei, visto che non avevo intenzione di lasciarla, verso di lui gridando qualcosa, probabilmente in una lingua a me estranea. Subito dopo fui sbalzato via con un gesto violento del braccio. Non appena toccai terra feci una capriola all'indietro e poi un piccolo salto, sempre in direzione opposta al gigante: durante queste due azioni, cercai di metter mano alla tasca del mio cappotto per estrarre tre spiedi da posizionare nella mia mano sinistra le dita, uno tra l'indice ed il medio, uno tra il medio e l'anulare e l'altro tra l'anulare ed il mignolo. similmente a come si fa con un tirapugni. Il tutto era volto al rimettermi immediatamente in guardia con la spada diritta a puntare il mio avversario e la mano sinistra dietro la schiena. Il Guardiano sembrava pronto ad un secondo round, infatti afferrò con entrambe le mani la sua enorme ascia ma qualcosa lo interruppe. Dietro di me, silenzioso, letale probabilmente, come poche persone erano capaci, apparve un ragazzino. Era totalmente bagnato, proprio come il sottoscritto, segno che probabilmente si era cimentato nella mia stessa impresa del lago; le parole che stava urlando però, erano un indubbio monito del fatto che fosse un concittadino del colosso selvaggio che avevo dinnanzi. Mi passò accanto e potei osservarlo meglio: era piccolo, minuto, molto magro, probabilmente anche molto giovane. Saltò sulle spalle del mio avversario, quasi come se fosse una cosa naturale: « Qui si mette male, molto peggio della piega che tutta la questione aveva già preso. » pensai, temendo che i due potessero amplificare la loro forza combattendo in coppia. Nel frattempo vidi il ragazzo sussurrare qualcosa nell'orecchio del guardiano; quest'ultimo immediatamente sembrò tranquillizzarsi, quasi rilassarsi, tornando nella sua posizione di guardia. Rimasi immobile, continuando a nutrire Saruhyondo col mio chakra.

    Con lingua a me familiare, il ragazzo ruppe il silenzio:

    " Erano almeno cento anni che non si vedeva un Kenkichi da queste parti! Ma la tua spada non mente. Cosa ti porta qui? Ti pedinavo da un po ormai, certo che in quanto a furtività sei proprio scarsino è..ma devo dire che non hai impiegato poi molto tempo a capire come superare la prova del lago. Io sono Sione mentre lui è Morua...non parla la tua lingua però se hai resistito ad un suo attacco vuol dire che non sei tanto male! "


    Sembrava quasi che fossi di casa; le parole della piccola guardia mi lasciarono però indispettito: come aveva fatto a capire che fossi un Kenkichi? Capisco il notare una spada bella e ben forgiata come lo era la mia, ma da qui a collegarla alla storia di un clan estinto, in sostanza, il passo era molto lungo. Mi rivolse inoltre una giusta critica alla mia furtività: non ero mai stato un buon assassino, avevo sempre prediletto l'arte della spada piuttosto che quella delle ombre; che mi stesse suggerendo un potenziale nascosto del mio clan? Inoltre fui informato di esser stato controllato, pedinato da quel ragazzino, probabilmente dall'esatto momento in cui avevo messo piede nel bosco dell'Upupa. Le mie sensazioni riguardo la possibilità che tutto quello che stavo affrontando fosse una trappola si facevano più intense.
    Passò poi alle presentazioni: il selvaggio guardiano, colui che si era dimostrato immortale ai colpi della mia spada, si chiamava Morua, mentre colui che gli stava sulle spalle e che si era dimostrato un ottimo conoscitore delle ombre era Sione.
    Morua sembrava adesso profondamente calmo, mentre Sione, cosa deducibile dal lieve squillo che, quasi tremante, emetteva la sua voce, era in estasi. Chissà quanto tempo era che non passava qualcuno da quelle parti.
    « Esatto », esordii, mantenendo un tono pacato e distante, la mano sinistra dietro la schiena ed abbassando la spada. « sono un Kenkichi. Anzi, oserei dire il Kenkichi: sono l'ultimo della mia stirpe. » mi fermai un attimo, come a voler sottolineare l'importanza di quel che avevo detto. « Il mio nome è Keiji ». Non mi pareva il caso di aggiungere altre informazioni, né tanto meno di fornirne di false. La situazione era repentinamente cambiata ma non per questo avrei dovuto abbassare la guardia.

    Immediatamente Sione aggiunse:

    " Allora, cosa vuoi da noi? Cosa ti ha portato qui? Devo dirtelo, una volta giunti fin qui l'unico modo per andarsene è avere il permesso della vecchia Tadnekomaryouse..ops, nella tua lingua Kenmeina nekuromansā (saggia necromante) e ti posso assicurare sarebbe inutile mentire. "


    Terminata la frase, da una qualche fessura interna della fortezza che avevo dinnanzi, delle frecce cremisi si conficcarono a terra tra me ed i miei interlocutori. Una voce molto acuta urlò qualcosa in una lingua mista tra il loro arcaico parlare ed il mio. Stavano probabilmente ammonendo il giovane ragazzo per le possibilità che mi stava concedendo. Dovevo quindi ritenermi fortunato.
    Subito dopo il giovane selvaggio esordì nuovamente, questa volta in modo meno pacato, urlando, probabilmente per via della pressione che gli stavano mettendo. " Stiamo solo parlando! Magari è qui per un motivo valido! Non è così?! "
    « Non è gente che va per la leggera; benissimo. » pensai, subito dopo aver udito queste parole. Ricapitolando, dovevo guadagnarmi il favore di una certa Kenmeina nekuromansā, una necromante, a giudicare dal nome. La cosa che però mi premeva maggiormente, al di là delle più o meno velate minacce, in quella situazione, era riuscire ad andare avanti, possibilmente non arenandomi all'ingresso di una segreta città. L'unica cosa che mi premeva era scoprire ciò che volesse dire quella ragazza nel mio sogno, chi fossero i miei fratelli di sangue e la storia del mio Clan. Raccolsi un secondo i pensieri, così da poter formulare una frase comprensiva di ogni singola ragione, seppur totalmente infondata, per la quale mi trovavo in quel luogo.
    « Sono qui per ricongiungermi ai miei Fratelli di Sangue. Mi è apparsa in sogno una ragazza terribilmente sfigurata che continuava a sussurrarmi di venire nel bosco dell'Upupa, che la strada per questo mi sarebbe stata rivelata. Poche ore dopo mi sono svegliato trovando questa mappa », estrassi la pergamena dal cappotto, tendendo il braccio in avanti per mostrarla bene ai miei interlocutori, poi proseguii « che mostrava il percorso che avrei dovuto percorrere per arrivare fino al lago. Ho notato che ha la strana facoltà di mutare in base a non so bene quale criterio. Inoltre, ho trovato una lettera piuttosto vetusta, mal ridotta, che recitava le seguenti parole - mi sono rimaste impresse come fuoco nella mente, forse perché fortemente affini alla mia natura, forse perché anch'esse nascondono un potere ormai perduto. » ripresi fiato un istante, attingendo a piene mani da quel flusso di ricordi che vi era nella mia testa. Pronunciai solennemente:

    "Ci siamo scissi per questioni Idelogiche.
    Il nostro sangue continua a renderci fratelli ma i nostri cuori sono ormai troppo distanti.

    Noi abbiamo scelto il ferro ed il fragore della battaglia,
    il calore della prima linea e l'onore eterno della guerra.

    Voi avete scelto la famiglia, il Clan, la dinastia,
    la terra e la sicurezza della casa.

    Noi siamo Spirito, noi siamo mondo in Guerra.
    Noi siamo il Sangue che sgorga dalle infinite Battaglie."



    Le parole mi uscirono di bocca spontanee, come se non fossi io a pronunciarle; odiavo quella sensazione, l'avevo già sperimentata alla Costiera di Kiri ed ancora non riuscivo a controllarla. Subito aggiunsi: « La firma non era leggibile, se non per una grande M a piè di pagina. Ciò che mi ha spinto a continuare la mia ricerca una volta giunto qua, però, è stata una presenza che ho percepito nel bosco dell'Upupa. Non sono un sensitivo: non sono mai stato di percepire presenze. Saruhyondo, la mia spada, mi ha suggerito si trattasse di sangue; non so ancora di chi fosse quel sangue. Inoltre, sono giunto qui seguendo la scia di Sangue di qualcuno, un uomo dalle immense dimensioni portato in spalla da qualcuno di altrettanto immenso. » mi soffermai nuovamente, volendo marcare questo punto. Conclusi ponendo un paio di domande « Se mi è concesso, vorrei sapere come mai la mia spada sembra non aver effetto sul tuo amico. Ancora, chi siete? Come mai sembrate avere affinità col sottoscritto?Infine, sapete che fine ha fatto il proprietario del sangue che ho seguito? Lui non sembra essere stato fortunato come il sottoscritto a raggiungere questo posto sulle sue gambe. »

    Sperando di non aver eccessivamente peccato di ybris con le mie richieste, sarei rimasto con la mano dietro la schiena, la spada abbassata e fare tranquillo. Tuttavia ogni nervo del mio corpo era pronto ad un eventuale attacco avversario. Dovevo rimanere calmo e concentrato. Una frase sbagliata al momento sbagliato sarebbe potuta essere l'ultima cosa che avrei fatto in vita mia ed io non volevo certo andarmene facendo qualcosa di sbagliato.






    StatisticheStatusLieve mano sx (sanguinamento leggero)
    Lieve coscia sx
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato.
    « Parlato. »
    « Pensato. »
    Citazioni
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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32 replies since 1/10/2015, 16:28   833 views
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