Rapporti di Sangue

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Ataviche Conoscenze
    Capitolo Terzo


    Atto V
    Sangue per riconoscere il sangue †
    Anche se le domande che avevo appena posto non entrarono neanche nelle orecchie dei miei interlocutori, il discorso che avevo precedentemente portato fu abbastanza da incrinare l'atmosfera che si era venuta a creare. L'arciera che mi teneva puntato con l'arco mi fece tre domande rapidissime, una in sequenza all'altra, mostrando un incredibile stupore. I tre subito si misero a discorrere animatamente nella loro lingua sulle mie dichiarazioni, ed ogni tanto si giravano con sguardo torvo ad osservarmi. Mentre Morua si dirigeva verso le porte della città per aprirle, Sione prese a spiegarmi la situazione: « Entra, ti portiamo dalla saggia. Quello che dici non ha senso...io ti ho seguito e non c'era nessun gigante e nessuna scia di sangue. Inoltre qui alle mura non è venuto nessuno ma conosci cose che non avresti mai potuto semplicemente inventare. La pergamena è vera, lo riconosco dalla carta, dammela e seguimi. Una volta all'interno non estrarre la tua spada, per qualunque motivo; a rigore dovrei prenderla io in custodia ma sono certo che non me la daresti così facilmente...per un Kenkichi si può fare un'eccezione, credo. » disse, mentre mi faceva strada. Solo a quel punto potei tirare un sospiro di sollievo e abbassare la guardia, pur non rinunciando al potere di Saruhyondo. Rapidamente, feci scivolare i tre spiedi nel palmo della mano, così da poterli tenere tutti insieme, e li riposi, cercando di non farmi notare, nella tasca interna della mia giacca. Pensai poi alle sue parole che subito mi parvero assurde: sosteneva che fossi giunto al lago da solo, che non avessi seguito nessuna scia di sangue, che nessuno mi avesse anticipato lungo quel cammino. Potevo capire la loro dubbiosità riguardo il mio aver visto due uomini dirigersi in questa direzione, Sione era rimasto abbastanza lontano per seguirmi e le vegetazione poteva tranquillamente avergli intralciato il campo visivo, ma il fatto che non ci fosse nessuna traccia di sangue sul sentiero da me percorso era così assurdo ... che fosse tutto opera di quella pergamena e della ragazza del sogno? Che fosse un genjutsu di cui ero caduto vittima presumibilmente all'attivazione del sigillo nella stanza murata? « Prendi pure la pergamena, Sione. » gli dissi, ponendogliela. « Ti ringrazio per la fiducia che mi stai dimostrando lasciandomi armato, non la tradirò. » aggiunsi. Nonostante Morua si fosse dimostrato totalmente immune dai colpi della mia atavica Kenkichi, quel che diceva il minuto mi suggeriva una sola cosa: su qualcuno di loro la mia lama poteva ancora essere di una qualche utilità. Il vero problema, in tutto ciò, fu che non potevo riporre Saruhyondo: durante l'immersione nel lago fui costretto a rompere il portaspada che avevo sul fianco per poter avere una qualche speranza di sopravvivenza. Avrei dovuto inventarmi qualcosa, dunque; feci passare la lama per la cintura dei miei pantaloni e poi, con un piccolo gesto della mano presi un po' di tessuto dei pantaloni tra il pollice e l'indice. A quel punto, con la punta della spada trapassai le vesti che mi ricoprivano gli arti inferiori, andando a formare un portaspada alquanto ridicolo ma, sicuramente funzionale e che mi permetteva di non avere intralci in caso di necessità.
    Quando fui dentro al villaggio non potei fare a meno di pensare che lì il tempo si fosse fermato: certo, i vestiti dei miei tre accompagnatori, una delle quale, l'arciera, mi teneva ancora saldamente sotto il tiro del suo arco, di certo non mi avevano fatto pensare ad una civiltà tecnologicamente più avanzata della mia, ma da qui a pensare che vivessero ancora in capanne o, i più facoltosi, supponevo, in costruzioni in roccia, e che le donne, da quel che potevo vedere, si intrattenessero ancora soltanto intrecciando bambù, la differenza è tanta. La cosa che accomunava tutti, adulti e bambini, da quel che potevo vedere, erano degli strani segni sui loro volti fatti, indubbiamente, col sangue a giudicare dal colore e dalla consistenza delle linee. Mi guardai subito attorno, cercando di trovare qualcosa di davvero caratteristico su cui fare delle domande, ma vidi poco, inizialmente, forse perché ero distratto dal fatto che, dove mettessi piede, la gente o si rintanava in casa spaventata, oppure mi faceva strada come se, camminando, stessi bruciando la terra sopra la quale poggiavo i piedi. Bambini che correvano dentro le loro abitazioni, donne che si spostavano con gesti di stizza, vecchie che, mentre passavo, iniziavano a farneticare quelle che potei riconoscere come filastrocche, vista la similitudine che potei notare tra le varie versioni delle varie donne, ma un piccolo particolare immediatamente si manifestò alla mia osservazione: dove erano tutti gli uomini? Morua e Sione erano due elementi di sesso maschile del villaggio, quindi non potevo escludere che fosse una società prettamente matriarcale o puramente femminocratica e, allo stesso tempo, mi risultava difficile immaginare che fossero gli unici uomini del villaggio - anche se a loro, forse, avrebbe fatto piacere avere cotanta libertà di scelta o vastità. In fondo alla strada che avevamo imboccato vi era una capanna molto grande che si ergeva a contrasto con tutte le altre, visivamente molto diversa. Appena ci giungemmo dinnanzi, Sione mi chiese di aspettare un attimo fuori. Ne approfittai per dare un altro sguardo al posto dove mi trovavo: non mi trovavo in un villaggio troppo grande, riuscii a contare una ventina di case in totale, ben posizionate sulle rive di un fiume attraversabile in un unico punto mediante una vecchia passerella in legno, probabilmente neanche troppo affidabile. Buttando l'occhio dietro la capanna dove mi trovavo potei notare un enorme spiazzo, probabilmente una piazza, con al centro un grande fuoco - nei libri della mia biblioteca lessi di antiche civiltà che chiamavano un elemento molto simile a quello, seppur domestico, megaron; fui impossibilitato a scrutare oltre, Sione riuscì dalla capanna e mi invitò ad entrare: avrei incontrato la negromante di cui mi avevano parlato alle mura. Scostai il lembo di pelle che delimitava l'ingresso ed una figura alquanto bizzarra mi attendeva all'interno: una vecchia, davvero vecchia, ricoperta di simboli simili a quelli che avevo visto agli altri membri del villaggio, ovviamente tracciati col sangue anch'essi, con degli occhi enormi, profondo e quasi innaturali. Con il gesto della mano mi invitò a sedere su una sedia di fortuna, posizionata a genio davanti ad un piedistallo avente sulla sua sommità una ciotola in pietra. Chinai leggermente il capo in segno di ringraziamento e mi sedetti immediatamente, facendo attenzione a Saruhyondo. « Sembra matta ma fai quello che dice...ci aiuterà a capire. » commentò il minuto artista delle ombre, mentre la vecchia si preparava, compiendo strani scatti, quasi come se fosse sotto l'effetto di una qualche smania o frenesia. In quel lasso brevissimo di tempo in cui stavo aspettando, ebbi modo di alzare la testa oltre le spalle della negromante per vedere i molti lettini - arcaici e di fortuna anche quelli - di cui era fornito quel posto. Forse la donna era una sciamana e il luogo fungeva anche da ospedale, visto che la donna era interamente ricoperta di sangue anche sui vestiti - l'alternativa è che facesse la macellaia, cosa che mi parve molto meno probabile e che non giustificava la presenza di tutti quei letti. Fui riportato all'attenzione dalla donna stessa che, ancora con dei gesti, cercava di spiegarmi quel che avrei dovuto fare. Non senza difficoltà capii che avrei dovuto tagliarmi - similmente a quanto feci il giorno in cui fui iniziato ai Kenkichi per risvegliare Saruhyondo - con la Lama Insanguinata e far stillare una goccia del mio sangue sopra la mia pergamena, quella che avevo trovato nel palazzo di Clan, che prima avevo dato a Sione e che lui, a quanto pareva, aveva dato alla vecchia. Non potevo certo disobbedire, in quella maledettissima situazione in cui mi ero cacciato potevo soltanto eseguire ciò che mi veniva indicato e niente più, non avrebbe avuto senso fare il contrario. Estrassi quindi la mia spada e aprii il palmo della mano sinistra, dove mi ero già ferito in precedenza. Ci passai la spada sopra, così da togliere il sangue raggrumato e da allargare leggermente la ferita che ero già procuratomi. Ne uscì una goccia di sangue che percorse prima il palmo della mano, sulla destra, e che poi con un piccolo colpo secco, feci staccare e cadere sul foglio. La sciamana borbottò qualcosa ed il minuto subito la tradusse: « Allontanati! E non respirare! » eseguii il più in fredda possibile, prendendo quanta più aria mi fosse concessa dai miei polmoni. Kotetsu bara mi aveva già lasciato molte volte senza fiato, prima per il panorama, poi per l'immersione, adesso per questo rito. Un fumo denso e rossastro iniziò ad uscire dalla pergamena e lentamente, più si faceva presente nella stanza, più si poteva intravedere una figura prender forma in esso: poi tutto fu chiaro e manifesto. Era ancora lei, la ragazza del sogno della notte precedente! Il suo volto era sempre orribilmente deturpato e la sua voce ancora una volta suonò mesta. Prima parlò nella lingua di coloro che mi stavano ospitando, poi nella mia lingua: era giunto il giorno. Una risata isterica seguì immediatamente e la nube di fumo iniziò a diradarsi, lasciando tutti sbigottiti dall'avvenimento. La negromante si lasciò cadere nella grande poltrona che aveva alle spalle, mentre Sione si rivolse a me con queste balbettanti parole: « All...allo...allora era proprio lei che hai visto?! Lei è Midorinaka, la seconda capoclan dei Kenkichi! La bimba demone che spinse il clan a dividersi dai Mikawa, mettendo a ferro e fuoco l'intero quartiere della Rosa! Come diavolo è finito un suo documento a Kiri ?! E' perchè ti è apparsa in sogno!? » queste parole erano per me cariche di informazioni. In primo luogo venni a conoscenza del nome di un mio antenato: Midorinaka, la seconda capoclan Kenkichi; Come mai Midorinaka veniva definita "Demone"? In secondo luogo, egli citò un altro clan, il clan dei Mikawa, di cui io non sapevo assolutamente niente, dicendo che, rispetto a questo, la Kenkichi prima citata, adoperò una scissione. Questo andava a definire gli interlocutori della lettera che avevo trovato nella stanza murata del mio palazzo, e forse anche la mano da cui era stata scritta, vista la coincidenza delle iniziali. Ma chi erano i Mikawa? Che fosse proprio il clan del villaggio in cui mi trovavo? Avrei avuto molte domande, alla fine di quel rituale, da porre alla vecchia. « Akma Sione. » pronunciò la sciamana, accompagnando la sua voce con un gesto di stizza del braccio che indicava l'uscita. Con lo stesso arto poi, mi fece segno di avvicinarmi. Mi alzai dalla sedia, rinfoderai Saruhyondo nella nuova fodera di fortuna e, notando che la nube molesta di fosse diradata, tornai a respirare, avvicinandomi. « Chi essere tu? Perchè avere lama Kenkichi? » aggiunse, quando mi trovai abbastanza vicino, assumendo più volte, prima di proferir parola, strane espressioni, quasi come se stesse cercando nella sua memoria le giuste parole da dire. Risposi subito, con tono lieve e sicuro: « Sono Keiji Kagome, shinobi natio di Takigakure, ultimo ed unico esponente dei Kenkichi. Saruhyondo, questo è il nome della mia Lama Insanguinata, mi scelse in quel di Kiri, nell'ultimo avamposto nonché insediamento duraturo, dove tutt'ora io stesso vivo, conosciuto del Clan Kenkichi. » mentre parlavo, la vecchia mi guardava insistentemente, fissa, negli occhi. Ripensai alle parole di Sione ed effettivamente, non potei non notare una certa stravaganza nella donna. Mentre sul mio volto compariva un lieve sorriso, la donna con uno scatto repentino prese la mia mano sinistra, quella dove avevo fatto stillare il sangue per il rituale precedente. Non fu mia intenzione ritrarla, quella donna possedeva conoscenze che potevano tornarmi comodo e non sembrava ostile, come nessuno in quel posto - Morua escluso - seppur, giustamente, diffidenti nei confronti di uno straniero. Emetteva strani suoni e piegava in modo abbastanza inquietante la sua testa, mentre con gli occhi seguiva attentamente le pieghe insanguinate della mia mano. All'improvviso, anche l'altra mano sopraggiunse la sinistra all'analisi e senza che io me ne accorgessi, prendendomi totalmente alla sprovvista, la donna premette con insistenza i pollici all'interno della mia ferita procurandomi un dolore a dir poco lancinante sul momento e che mi sarei portato avanti per qualche altro istante. Una smorfia di dolore comparve sul mio volto. « Argh! » pronunciai tra i denti. Per un istante la donna osservò il sangue che fluiva dalla mia ferita, poi mi lasciò di scatto la mano e si lasciò nuovamente cadere nella poltrona. Sul momento non capii bene la situazione, tant'è che, credendo di dover aspettare una sorta di responso o comunque qualche altre domande dalla vecchia, strappai un pezzo delle mie bende sul braccio per pormelo sulla ferita adesso ancor più profonda e quindi non così trascurabile; la donna però non sembrava presente, il suo sguardo mistico adesso era vuoto, vitreo, stava osservando altro. Provai comunque a riportarla al mondo reale, a farla distogliere per un attimo dai suoi pensieri, ponendo una semplice domanda: « Chi sono i Mikawa che poco fa Sione ha nominato e che legame hanno con i Kenkichi? »
    Attesi qualche istante una risposta e poi, sia che fossi stato soddisfatto o meno, sarei uscito dalla tenda.

    Il minuto artista delle ombre era subito fuori dalla capanna, seduto a terra, che mi aspettava. Non appena scossi le tende per uscire, egli si alzò e mi venne incontro dicendo: « Non ho mai visto la vecchia così. Sa qualcosa che noi non sappiamo...e scommetto che il tuo arrivo c'entra eccome, anche se quando sono entrato era già così agitata. Dobbiamo cercare di trovare altre informazioni; il capo non era ora al villaggio e pensare di rintracciarlo è assurdo...dobbiamo pensarci da soli! Spargere la voce non mi sembra la cosa migliore, finiremo solo per far preoccupare tutti...hai qualche idea? Io sono un buon sensitivo. » Sentendo queste parole immediatamente mi ricordai di ciò che avevo pensato prima: « Qui intorno io vedo solo donne e bambini. Se si esclude Morua, all'ingresso, che credo svolga il compito di guardiano delle mura per questo villaggio, dove sono tutti i maschi adulti del villaggio? » domandai immediatamente. Subito aggiunsi « Se sei un buon sensitivo, non avrai problemi ad individuarli, o sbaglio? Anche se non fossero tutti ninja, saresti comunque in grado di definire la posizione di una buon di uomini riunita? Inoltre, Sione, io so per certo di aver visto due uomini nel Bosco dell'Upupa e so per certo anche che uno dei due era gravemente ferito. Non hai modo di vedere se riesci a percepire il chakra di qualcuno, magari estraneo a voi, e quindi dissimile da tutti gli altri? Poni che io abbia visto giusto prima, e che sia tu in fallo: quell'uomo sta morendo! Sentivo una forte affinità con quella figura, percepivo il suo sangue e non riesco a spiegarmelo. Sono convinto che sia la chiave di tutta questa strana storia. » In base a ciò che Sione avrebbe risposto, mi sarei comportato di conseguenza; avrei seguito i suoi passi se le mie parole gli avessero scosso in testa qualche idea, altrimenti mi sarei intrattenuto esplorando il villaggio.
    « Che ne dici di portarmi là, dove vi è quel grande fuoco? Sono curioso, è un semplice monumento o quel luogo per voi svolge qualche funzione? » avrei domandato, interessandomi alla storia del posto. Mentre ci spostavano, se la vecchia non avesse risposto alle mie domande dopo l'analisi della mia mano, avrei fatto più o meno le medesime domande a Sione. « Durante quella specie di rituale, hai detto che la ragazza che mi era apparsa in sogno era Midorinaka, la seconda capoclan Kenkichi. Cosa mi sai dire su di lei? Non ho mai letto niente della sua storia. Inoltre, chi sono i Mikawa e quali erano i rapporti con i Kenkichi? Anche questo nome mi suona totalmente nuovo alle orecchie. »
    Dopo aver visitato la piazza avrei semplicemente chiesto a Sione di farmi vedere gli altri luoghi di culto o di storia del villaggio, per poter trarre ancora informazioni sul luogo dove mi trovavo.

    [...]


    Al calar della sera, fui introdotto da Sione nella stalla in cui era stato allestito il mio alloggio. Sì, avete capito bene, una stalla. Non potevo pretendere troppo da un villaggio arcaico come quello, ma anche la posizione di questa stalla, leggermente più lontana dalla zona abitata, un po' mi mise a disagio. Odiavo essere considerato un problema, odiavo essere considerato una minaccia quando non agivo in nessun modo per risultare tale. Bhè, odiavo anche non essere riconosciuto una minaccia, ma questo è un altro discorso, riferito principalmente ad altre occasioni. Il letto era morbido seppur non troppo comodo ed il riposo sarebbe stato garantito. Tuttavia avevo una strana sensazione addosso, una angoscia, una inquietudine che sicuramente non mi avrebbe permesso di far sogni tranquilli. « Grazie della vostra ospitalità, Sione. Ve ne sono riconoscente. » dissi, congedandomi e congedandolo, facendo un piccolo inchino come segno di gratitudine. Mi misi poi a gambe incrociate sul letto, ad occhi chiusi, cercando sì di riposare ma non di abbassare la guardia. Sarei rimasto vigile tutta la notte, turbato dalle visioni di Midorinaka che continuavano ad infestarmi la mente e preoccupato per quell'uomo che io ero sicuro di aver visto ferito e trascinato via; sentivo un legame forte con quella figura e l'idea che potesse essere in pericolo non mi dava tregua.

    [...]


    Al mattino, chiunque fosse venuto a chiamarmi, mi avrebbe trovato pronto, in piedi, vigile, con la spada impugnata mentre provavo qualche kata, già vestito e con l'equipaggiamento al suo post. « Buongiorno. Notizie dalla Negromante? »




    StatisticheStatusGamba Sx: Lieve sulla coscia.
    Mano Sx: Sanguinamento Medio - 3/4(+1) turni trascorsi.
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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32 replies since 1/10/2015, 16:28   833 views
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