Rapporti di Sangue

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Ataviche Conoscenze
    Capitolo Terzo


    Atto VI
    Così vicino eppure così lontano
    Ci riuscii: la destai dalla sua mistica estasi. La sciamana spostò i suoi occhi nuovamente indemoniati e satolli di sangue sui miei, iniziando un giochi di sguardi durato una eternità; che fosse un altro test? Non desistetti, rimasi fisso anche io a scrutare i suoi occhi, come se stessi cercando altre informazioni, come se non volessi farmi cogliere impreparato. Era palese: la vecchia sapeva qualcosa che non voleva proferire. Proprio quando giunsi a quella conclusione, la donna iniziò a colpirsi in corpo ed a tapparsi la bocca con le mani, quasi come se si stesse punendo per qualcosa che aveva fatto. Avevo raccolto un buon numero di informazioni. Certo, non era tutto quello che avrei desiderato sapere ma era, senza dubbio, abbastanza.

    [...]


    Non appena posi a Sione la domanda che aveva sconcertato la vecchia poco prima egli subito si mostrò ben disposto a portarmi a conoscenza delle mie lacune storiografiche: « Ma come non conosci i Mikawa?! E' uno dei clan più antichi della Rosa! Le anziane tramandano che all'inizio eravamo tutti sotto lo stesso tetto ma poi quegli smidollati hanno iniziato a sostituire le belle parole all'arte della guerra venendo meno al patto tra clan che ci teneva tutti uniti. Così all'età di 7 anni, la ragazza demone, figlia del primo capoclan, uccise suo padre, ne rubò la leggendaria arma e guidò i Kenkichi alla rivolta mettendo a ferrò e fuoco il quartiere della Rosa dei Mikawa. Dopo quell'evento lei scomparve lasciando i rivoltosi nel caos: la maggior parte delle Lame Insanguinate si rifugiarono qui e crearono questo posto mentre i pochi rimanenti continuarono a vagare nel mondo, nel mezzo tra i modi dei Mikawa e quelli di Midorinaka. » Dunque i Kenkichi erano una sorta di famiglia od ordine derivante dai Mikawa, questo clan di Kotetsu Bara dalla grande forza, a quel che potevo apprendere. Midorinaka incarnava l'essenza del Kenkichi, il demone fatto uomo che pur di restar fermo sulle proprie idee è capace di mettere a ferro e fuoco i suoi stessi fratelli, l'ideale puro di rettitudine e onore. Per un momento la mia mente vagò al ricordo del suo volto sfigurato pieno di piaghe e dal sorriso beffardo che aveva dipinto in faccia: a quell'idea Saruhyondo tremò, iniziandomi a parlare.

    Sì, Keiji, sono sua diretta discendenza i Guerrieri del Sangue. Non tutte le Lame Insanguinate possono attingere al potere del desiderio cremisi, alla libidine del sangue. Tu sei un suo diretto discendente ma hai ancora molta strada da percorrere dinnanzi a te.

    Per la seconda volta da quando ero entrato nel Bosco dell'Upupa la Kenkichi desiderò pronunciarsi, rivelandomi una verità che avevo soltanto carpito dalle mie immaginazioni: il prurito ai denti che non mi lasciava dormire la notte, le vicende di Isaka erano lasciti secolari di storia Kenkichi che si manifestavano in me, nell'unico ed ultimo membro rimasto ancora fiero e irriducibile. Che potessi considerarmi un prescelto? Che dovessi intravedere sopra le mie spalle un destino assai più grande, già scritto, da realizzare? « Le mie azioni plasmeranno il mondo. Niente è già stato tracciato, sarò io l'artefice della mia vita e di quella di molti altri. Sarò io a guidare l'armata che unificherà i cuori sotto un'unica idea. »
    Avevo lo sguardo rivolto al cielo in quel momento, totalmente distratto da qualsiasi altra cosa mi avesse detto Sione. Solo in un secondo momento riuscii a tornare sulla terra, come si suol dire, notando che il minuto mi aveva appena indicato che i membri di quel villaggio fossero miei consanguinei, cioè anche loro Lame Insanguinate. Sorrisi, riabbassando lo sguardo sul ragazzo prima di domandargli come mai non vi fossero uomini nel villaggio. « Gli uomini vanno a caccia tutte le mattine ed alcuni svolgono determinate missioni per la Rosa, per questo non li vedi nel villaggio. Io sono ancora troppo piccolo per prenderne parte mentre Morua è l'unico vero guardiano a difesa del villaggio durante il giorno. In genere le donne non combattono ma Diamera, l'arciera che fino a poca fa era con noi, è un'eccezione...lei è la figlia del capoclan. » Possibile che la risposta fosse così banale? Qualcosa non mi tornava ma non potevo approfittarmi oltre della sua disponibilità. Già comunque potei apprendere che Diamera, la kunoichi che mi aveva tenuto sotto tiro fino a qualche istante prima, era la figlia del capoclan, il che mi diceva anche che vi era un capoclan: un confronto sarebbe stato sicuramente illuminante sotto tutti i punti di vista. Ma non ero l'unico eccitato all'idea di poter sfruttare la ragazza; credo che ognuno avesse le sue visioni più o meno materialistiche della questione.
    Immediatamente dopo passò a prendere in considerazione l'idea di cercare i suoi compaesani tramite le sue abilità di sensitivo e subito si accorse di qualcosa di insolito: una fonte di chakra maestosissima proveniva dalla tende della sciamana. Il fatto che non avesse accettato alla vecchia in nessun modo mi fece presupporre che essa fosse stata esclusa aprioristicamente dalla discussione o che, in ogni caso, il suo chakra non fosse tanto imponente. Si eccitò così tanto all'idea che quasi arrivò ad urlare. « Dobbiamo assolutamente vedere cosa sta nascondendo la vecchia! Ma non dobbiamo farci scoprire! E' contro le regole!!! Se ci beccano ci buttano in un pozzo senza cibo per una settimana! Dai, entriamo dal retro e muoviti furtivo! » A sentir nominare il cibo, mi distrassi un secondo, pensando che l'ora di pranzo era oramai passata da tempo ed io sotto i denti non avevo messo praticamente niente. Niente però mi avrebbe discostato dallo scoprire di più su tutta quella faccenda: facendo affidamento sui poteri di Saruhyondo sapevo di potermi muovere assai furtivamente o almeno abbastanza per poter non essere scoperto.« Andiamo. » dissi lapidariamente. Ero felice del fatto che Sione avesse scelto di fidarsi così di me ed allo stesso tempo del fatto che egli stesso si sentiva così preso da quella situazione.
    Seguii Sione come se fossi stato la sua ombra, avendo molto da imparare da lui nel campo dell'arte della furtività, e questo ci permise di passare inosservati più di una volta nonostante la vita del villaggio non si fosse certo fermata o nascosta alla nostra idea di voler indagare.
    Scostammo il panno di pelle sull'ingresso posteriore, quello che portava direttamente ad una sorta di infermeria posta sul retro della capanna, e ci intrufolammo con bassissimo profilo. Un forte odore di sangue impestava l'aria, così forte da farmi quasi perdere il lume della ragione: la concentrazione però doveva essere totale e la lucidità riuscì a riprendersi il sopravvento in un istante. La stanza era decisamente buia ma non totalmente oscurata, abbastanza illuminata da permetterci di vedere una gigantesca figura posta su di un tavolo di marmo al suo centro. Immediatamente sentii nel mio corpo la stessa sensazione che mi aveva pervaso dopo aver indagato sul cadavere al mio arrivo nel Bosco, percepii la medesima essenza, il medesimo costrutto sanguigno che avevo esperito: era lui, era la chiave di volta di tutta la faccenda, lo sapevo. Un uomo ben più grande di me nonostante la mia discreta stazza, incredibilmente possente fisicamente e ricoperto di sangue ovunque. Il colore e la densità di quest'ultimo non poteva che suggerirmi che fosse fresco. Sione si girò verso di me bisbigliando: « Io di arti mediche non so nulla ma questo tipo non mi sembra affatto in salute! Controlla se respira e se c'è polso...mi chiedo perché la vecchia lo ha lasciato qui in questo stato e non l'abbia curato...Ma non è morto, è proprio lui che emana questo chakra mostruoso! Una cosa è certa: non è del villaggio e Morua non ha lasciato entrare nessuno al villaggio oltre te da tempo immemore! Da dove cavolo arriva?! Tu che dici? » annuii avvicinandomi a quello che sembrava a tutti gli effetti un cadavere. Posi la guancia vicinissima al suo naso e alla sua bocca e sentii un fievolissimo respiro fuoriuscirne. Gli toccai poi il collo così da poter percepire sotto i polpastrelli il battito del suo cuore, altrettanto lieve. « Non bisogna avere conoscenze mediche per essere in grado di dire che quest'uomo non se la sta spassando benissimo, anzi, sia praticamente morto. » bisbigliai a Sione. Proseguii rispondendo alla sua domanda « Non ho idea di dove possa venire, non vedo nessun coprifronte, presupponendo sia un ninja, non vedo nessun segno di riconoscimento, niente di niente. So solo che il suo sangue mi chiama come il delta chiama l'acqua della fonte di un fiume. Così vicino eppure così lontano ... »
    Il minuto sembrava non sapere come utilizzare la scoperta fatta e pure io non sapevo come gestire la questione; mi fece cenno di uscire, io prima volli aggiungere un semplice dettaglio: « Cerca di rimanere sempre concentrato su questa fonte di chakra; qualora si spostasse, si muovesse, crescesse o diminuisse, potresti venire immediatamente a comunicarmelo? »
    Subito dopo lo seguii fuori dalla tenda, percorrendo nuovamente i suoi passi, celati allo sguardo di ogni ignaro passante.

    [...]

    Sione mi portò nella piazza col grande focolare al centro, spiegandomi la sua funzione: « Qui è dove consumiamo i pasti. Non tutte le famiglie mangiano insieme però un buon numero si. Alcune sere si accende un grosso falò, si danza e si canta...nel pomeriggio in molti pregano Khorne, il dio della violenza e della guerra. I teschi che vedi appesi a quei pali sono i doni sacrificali in suo onore. La Rosa porta qui periodicamente dei detenuti per farli giustiziare. » Era un luogo quindi alquanto strano: nessuno avrebbe osato mangiare laddove si esponevano i corpi martoriati dei propri nemici ma non questa antica tribù delle Lame Insanguinate. C'era qualcosa di affine a me in tutta quella faccenda ma il mio civilizzato disgusto per ciò che il minuto mi aveva appena raccontato era forse più forte. L'artista delle ombre si accorse di questo mio disappunto e subito puntualizzò divertito: « Che c'è, pensavi di essere in un villaggio di semplici agricoltori? La maggior parte delle missioni che Kotetsu Bara delega al nostro clan è lavoro sporco, che non deve comparire in nessun referto. D'altronde saranno 3-4 persone a conoscere di questo posto, te incluso! » Dovevo dunque ritenermi fortunato ... o forse no? Questo voleva dire che se la situazione si fosse incrinata e quel villaggio si fosse rivoltato contro di me, difficilmente sarei uscito integro da quel posto. Avrei avuto una unica consolazione: essere probabilmente il miglior pasto di secoli per quel villaggio dimenticato.

    [...]

    Quando terminammo il giro del villaggio, Sione mi accompagnò al mio alloggio e mi spiegò un paio di nozioni sulla vita del villaggio. Trovai inoltre una ciotola di zuppa calda e fumante ad attendermi: ne avevo proprio bisogno. Il ragazzo mi indicò persino la sua abitazione. « Grazie ancora per la tua disponibilità, Sione, te ne sono profondamente grato. » dissi, dimostrandomi ancora una volta grato nei suoi confronti. Se ero ancora vivo lo dovevo a lui, dopotutto. Aspettai che il ragazzo se ne andasse per iniziare a gustarmi il piatto preparatomi: accettavo tutto di buon grado, avevo bisogno di forze; non ero neanche mai stato particolarmente schizzinoso sul mangiare, quindi non mi posi neanche il problema di cosa stessi mangiando, fidandomi dell'ospitalità ricevuta. Speravo con tutto me stesso che non mi sarei dovuto pentire di quella scelta.
    Presi la ciotola e mi diressi sull'uscio della stalla, osservando il cielo ed il panorama completamente diverso da quello che avevo potuto godere durante la giornata: ero leggermente fuori dal villaggio del quale, da quella posizione, avevo una visione prospettica interessante. Ero dalla parte posteriore della tenda della vecchia che mi aveva ricevuto qualche ora prima, esattamente dirimpetto all'entrata nell' "infermeria", se così possiamo definirla, dove era nascosto quell'uomo il cui sangue mi incuriosiva così tanto, quell'uomo che creava in me quello stranissimo sentimento. Qualsiasi fosse il mio pensiero, prima o poi, veniva distratto dalla presenza di quella massa cospicua di sangue che continuavo a percepire come se fosse il mio stesso sangue. « Sono finalmente solo. Ah. » pensai, stiracchiandomi leggermente la schiena, portando indietro le braccia così da far toccare le scapole. La zuppa era davvero buona e l'idea di potermi riposare era davvero allettante; da lontano, tuttavia, potei scorgere degli delle figure decisamente ben armate entrare nel villaggio ed imboccare la strada che portava verso la dimora della negromante. Sembrava portassero un qualche tipo di animale. Ad un certo punto le due figure si separarono, una continuò la strada, scortato, verso la capanna dove era nascosto il colosso, l'altro, probabilmente tornò al villaggio. Immediatamente quella sensazione strana, quella percezione sanguinolenta si fece intensissima, finanche pulsante, come se mi stesse indicando qualcosa. « Devo tornare là dentro, magari avrò anche la possibilità di scoprire altro su quella vecchia ... potrei coglierla sul fatto mentre si sta adoperando con quel colosso! »
    Forte di ciò che avevo imparato la mattina seguendo Sione, alle ombre che aveva adoperato per intrufolarsi nella tenda-infermeria, ritornai lentamente sui passi già percorsi, conscio del fatto che Saruhyondo potesse anche donarmi una innata sinuosità e leggiadria nei movimenti. Utilizzai tutte le ombre concesse da quell'irto sentiero e contemporaneamente ero concentratissimo su qualsiasi movimento sospetto, qualsiasi presenza nelle vicinanze. Giunto nei pressi della porta dell'infermeria, circa a sei metri da essa, notai, grazie al mio stato di concentrazione assoluta ed ai miei sensi quindi completamente rivolti a ciò, due sole figure al suo interno: se si considerava che avevo distintamente visto un uomo entrare dentro la tenda, la saggia che vi abitava e l'uomo che vi era nascosto ... bhè, qualcosa non tornava. Non volevo rischiare di essere però scoperto - Sione mi aveva dato dimostrazione di ciò che erano in grado di fare in quella tribù e non so chi altro oltre Morua era capace di annullare i colpi della mia Kenkichi -, entrando dall'ingresso che avevo utilizzato la mattina, quindi decisi di farmi avanti passando dalla porta principale. Girai, stando attendo a restare nelle ombre, lontano i soliti sei metri circa, intorno alla capanna; quando giunsi dinnanzi alla porta, sicuro che nessuno potesse vedermi - o perlomeno speranzoso di ciò - mi intrufolai all'interno. Le due persone erano nella stanza accanto, a circa cinque metri da me. Mi chinai, per permettere al mio corpo di mimetizzarsi ulteriormente con le ombre, ponendomi subito dietro al piedistallo rituale che avevo utilizzato in precedenza. I due stavano parlando di una qualche peripezia avuta durante, probabilmente, l'uscita per la caccia avuta il giorno stesso: potei dunque collegare una voce alla prima presenza. Non solo, notai anche che questa parlava la mia lingua fluidamente, senza minima difficoltà; mi era parso che solo Sione fosse in grado di farlo fino a quel momento. Ma ciò che fu ancora più strano ed inquietante fu la voce che rispose, che conoscevo essere quella della vecchia, nella stessa medesima lingua e nella stessa fluida forma! Cosa diavolo stava nascondendo quella sciamana?
    Immediatamente realizzai che, se i due presenti erano solo il ragazzo che avevo visto entrare e la vecchia pazza - e bugiarda -, all'appello mancava il colosso. Che fosse morto? Non potevo vedere bene oltre il trono della negromante ed il drappo che copriva l'infermeria immediatamente dopo ma non necessitavo di attività cardiache per riconoscere una presenza o una assenza. Quella era - salvo jutsu, ovviamente - una certa assenza. Poi, le parole che mi folgorarono: « Ad Oto ci sono i Mikawa e tu non devi avere nulla a che fare con loro! »
    Quindi i Mikawa ed i Kenkichi nativi della Rosa si scissero spostandosi rispettivamente ad Oto ed a Kiri. Le sue parole erano piene d'odio e di rabbia, cosa sottolineata anche dalla reazione che a sciamana ebbe immediatamente dopo, quando, al sentire il ragazzo che difendeva il clan nemico, lo costrinse a donare il proprio sangue al loro dio. Quella donna pareva essere l'unica a nutrire un forte odio verso i Mikawa, Sione non ne aveva parlato con disprezzo, anzi, quasi si era comportato come se fossero una parte importante e vitale della loro storia. Quella vecchia si dimostrava sempre più bizzarra e imprevedibile. Dovevo guardarmi da lei? Ancora non potevo saperlo ma la sensazione che avevo in quel momento era esattamente quella di sconforto e inaffidabilità.
    Ancora una volta, così come entrai, cercai anche di uscire, facendo in modo di non essere visto, infilandomi anche nella più piccola delle ombre. Rapidamente, tornai sui miei passi e mi infilai nuovamente nella stalla che mi fu affidata.
    Come avrei potuto intrattenermi il resto del giorno? « Di tornare a parlare con la vecchia non se ne parla. Quella donna nasconde qualcosa, da lei non riuscirò a cavare niente. Sione è già ben disposto nei miei confronti, quindi, non vedo perché dovrebbe nascondermi qualcosa - ha perfino proposto di intrufolarsi nella casa di qualcuno di molto importante per la sua gente, non credo si fermerebbe dinnanzi ad un qualche divieto, se lo ritenesse infrangibile. Girare per il villaggio non mi è utile, anche se ho notato che da quando sono stato ricevuto in colloquio dalla vecchia pazza la gente ha smesso di sputare dove passassi. Forse è davvero il caso di attendere l'arrivo di altri uomini - credo che i due rientrati prematuramente fossero feriti, di uno ho la certezza, visto che il loro bottino era particolarmente magro e, ancora, nessuno dei due fu trattato come ci si aspetta si tratti un capoclan, di conseguenza, nessuno dei due era realmente importante all'interno del villaggio. Potrei andare a scambiare due parole con Morua, chiedergli come mai i miei colpi non abbiano avuto effetto alcuno su di lui ... no, quel tizio non conosce la mia lingua, ha rivolto solo strani grugniti alla mia figura, Sione ha dovuto svolgere il compito di intermediario. Domani dovrò chiedere al ragazzo questa cosa, magari è un jutsu che posso apprendere anche io e che potrebbe, indubbiamente, tornarmi utile! » ragionai tra me e me, mentre prendevo quel che rimaneva della zuppa ormai fredda che avevo lasciato qualche minuto prima. L'angoscia sull'assenza del gigante cremisi dall'infermeria non se ne voleva andare, ma non potevo passare tutto quel tempo a crucciarmi: dovevo riposare, senza però abbassare la guardia. La vecchia mi aveva dato più di una ragione per dubitare della sua totale fiducia in me.
    Mi volsi dunque verso il letto di fortuna che mi era stato riservato, sedendomici, con la ciotola in mano, volto a mirar il cielo. L'orizzonte si stava tingendo di un rosso acceso, eravamo oramai giunti al tramonto, ma il tradizionale arancio del cielo era decisamente più cupo, più brillante. Pensai fosse dovuto alla strana colorazione che tutto aveva in quella zona e non ci feci molto caso. Quando ebbi finito la zuppa, chiusi gli occhi in cerca di energie, meditando. Avrei dovuto passare molte ore in quello stato e liberare la mia mente dai tormenti sul Colosso e dalle immagini di Midorinaka era uno sforzo considerevole.

    [...]

    Durante la notte, nel pieno di essa, tornò prepotentissimamente quella sensazione, quell'ammasso di sangue che percepivo tramite non so quale capacità. Spalancai gli occhi, tormentato dalla pesantezza delle mie emozioni, ed immediatamente li rivolsi al cielo.

    Blood-Moon-Art


    Subito, tutt'intorno al satellite, comparvero delle gigantesche nuvole nere: il contrasto tra la maestosità di una luna cremisi come il sangue e quelle portatrici tetre di tempesta era qualcosa di mozzafiato. Tuttavia si poteva sentire, come una scossa che correva sulla propria pelle, una sensazione di malessere pervadere l'aria. Sentivo un antico, ancestrale richiamo verso quella luna: mi vidi immobile ad osservarla, mi sentii un ricettacolo del suo riflesso e niente più. Delle urla strazianti però interruppero quel mio stato di trance mistica. Al villaggio stava scoppiando il caos! Immediatamente impugnai Saruhyondo e di corsa mi diressi verso la casa di Sione, per accertarmi delle sue condizioni. « SIONE! SIONE, ESCI FUORI, DANNAZIONE! »



    StatisticheStatusGamba Sx: Lieve sulla coscia.
    Mano Sx: Sanguinamento Medio - 4/4(+1) turni trascorsi.
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.




    OT / E Tempesta sia. /OT
     
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32 replies since 1/10/2015, 16:28   833 views
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