Un Addestramento Ufficiale

Yato Senju contro Maki Baian

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  1. Yato Senju
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    Addestramento Ufficiale
    VII
    Conclusione


    Mi odiai per come era riuscito a mettermi fuori gioco: le prese non erano mai state il mio punto di forza perché nessuno dei miei maestri era un esperto del campo...ma fino a quel momento non mi ero assolutamente reso conto di QUANTO fossi carente in esse. I miei attacchi col Kunai erano stati a dir poco ridicoli, e mentre lottavo per rimanere cosciente dopo lo stress a cui era stata sottoposta la mia gamba realizzai che Baian aveva sì accettato di cessare le ostilità, ma anche che lo aveva fatto perché aveva quasi del tutto esaurito le sue energie e non certo per la sola minaccia della mia arma conficcata nelle carni, che pur poteva impensierirlo.

    Mi abbandonai ad un sorriso di sollievo prima di riuscire a controllare le mie azioni, ma non riuscii proprio a trattenermi, quindi seppur a malincuore accettai la mano del mio avversario, alzandomi senza appoggiare la gamba ferita. La fissai a lungo: era malconcia, messa molto peggio del braccio di Baian su cui aveva infierito. Credo di aver...mentito. Serrai i pugni. Ho detto che vincere o perdere era uguale, che questo doveva essere un modo per crescere...ma man mano che combattevo...il desiderio di vincere era sempre più forte. Sono arrivato a pensare che non mi importava altro che quello. Frustrato per quella mia debolezza mentale serrai le labbra e mi inchinai, anche se un pò barcollante. Me ne scuso. Ho appreso molto su di me. Grazie. L'altro in tutta risposta rise, senza dar peso alla faccenda, come se lo scontro fosse stato qualcosa di scarsa rilevanza. Mi accigliai: come poteva essere così rilassato? Eravamo ninja ed eravamo deboli. Deboli! Inadeguati alle missioni! Come poteva permettersi una simile noncuranza??

    Indignato, feci un secondo breve inchino prima di dargli le spalle e cominciare la lunga strada verso casa, con le labbra serrate. Addio allora. Mia madre avrebbe avuto un gran daffare per rattoparmi. Avevo provato molte emozioni quel giorno: euforia, frustrazione, indignazione. Passo dopo passo, zoppicando, realizzai che anche quello era stato un errore. Se volevo arrivare ad uccidere l'Hokage dovevo apprendere come mettere a tacere le mie emozioni, come controllarle e canalizzarle. Non dovevo permettere che fossero loro a guidarmi.

    Avevo appreso molto quel giorno.
     
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