In una stanza d'hotel

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  1. Yusnaan
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    In una stanza d'hotel

    .....


    Il gesto di approccio della ragazza sembrò non essere passato inosservato agli occhi dell’hokage, che per tutta risposta la strinse nuovamente a sé, stavolta scendendo con la mano più in giù del fianco, arrivando fino alla coscia e tirandola a sé. Quella reazione voleva solo poter dire che Kiyomi aveva toccato il tasto giusto e che l’uomo che tentò di sedurre, sebbene fu abbastanza chiaro che non si fosse lasciato abbindolare dal fascino della ragazza, fece ben capire che era disposto a stare al suo gioco e lei non poteva chiedere di meglio, se ciò l’avesse portata più vicina a realizzare il suo sogno. La giovane donna ascoltò con attenzione le parole pronunciate dal suo interlocutore, mentre questi continuava a tenerla ben stretta a sé, per poi ritrovarsi nuovamente catapultati in un altro luogo.

    Quella volta si trattava di un luogo ben diverso, immerso nelle tenebre, e Kiyomi si guardò intorno nel tentativo di mettere bene a fuoco i dettagli dell’ambiente, mentre l’hokage aveva già lasciato la sua presa su di lei per dirigersi verso la finestra e permettere a dei sottili raggi di sole di entrare, alzando lievemente le piatte aste della tapparella. In quel momento l’atmosfera della stanza mutò completamente, rendendo visibili gli elementi che la componevano e proiettando sui letti la sagoma immobile di Kiyomi e quella dei Raizen che si accingeva a sedersi su di una poltrona vicina. L’odore di pulito che si respirava nella stanza lasciava supporre che si trattasse di una camera molto ben tenuta ed il silenzio che la avvolgeva in quegli istanti, dopo che l’hokage pronunciò la sua ultima frase prima di sedersi, poteva solo essere sinonimo che avrebbero potuto restare nella più totale privacy.
    La giovane donna di Oto rimase in piedi, mentre osservava il suo “rapitore” sedersi ed attendere una sua mossa. Il suo cuore prese a battere un po’ più velocemente del solito, ma non se ne spiegava la ragione. Era tutta la vita che aspirava alla sublime perfezione del suo corpo che venera più di un tempio, ed ora sapeva nel profondo che era giunto il momento di concedere ad un uomo non solo la vista di quella perfezione che aveva coltivato per anni con estrema cura e di cui andava enormemente fiera, ma di donarglielo nella sua più totale e pura integrità, così da poter anelare finalmente alla realizzazione del sogno di tutta la sua vita. Era agli effetti tutto ciò che aveva, l'unica moneta di scambio con cui, in quel momento, potesse pagare le informazioni necessarie allo scopo a cui aveva devoluto un' intera esistenza.



    In quell’istante perse completamente il suo carattere combattivo ed aggressivo, abbandonandosi alla sensualità del momento. Il suo viso era sereno, con un leggero sorriso delle sue labbra color rubino e con uno sguardo dolce ma allo stesso tempo determinato. I suoi occhi neri brillavano nell’ombra del suo viso creata dalla fievole luce che filtrava dalle finestre, ed i suoi capelli altrettanto neri, scivolarono dolcemente giù per le sue spalle dopo che lei li liberò con un deciso gesto della mano dalla morsa del suo spillone e dopo che scosse leggermente la testa per farli distendere completamente dietro la sua schiena. L’unico suono che riecheggiò nella stanza in quel momento fu quello dello spillone che lasciò cadere a terra, mentre pensava a slacciarsi le parti dell’obi che aveva legato intorno alla vita, per poi lasciare cadere al suolo anche quello.
    Anche se ne ebbe l’occasione, quella volta non volle aprire il suo yukata per poter mostrare ancora una volta le splendide fattezze del suo fisico, volendo lasciare che le cose andassero con calma e lasciando aperto giusto un piccolo spacco nel mezzo che potesse lasciare ancora molto alla fantasia. Kiyomi si avvicinò lentamente, dopo essere scesa dai suoi geta per poggiare i nudi piedi sul pavimento, e ancheggiando sensualmente verso l’uomo seduto sulla poltrona. Una volta giunto davanti a quest’ultimo, si chinò leggermente per afferrare la sua gamba destra, in modo da avvicinarla a sé e farla scendere dal bracciolo della poltrona su cui era appoggiata. Poi si sistemò delicatamente sulle sue ginocchia con le gambe aperte e rivolta verso di lui, così da permettere al suo yukata di aprirsi ulteriormente di un altro po’.
    Il suo sguardo era fisso nei suoi occhi e poteva distinguere chiaramente il suo respiro nel silenzio della camera, mentre prese la sua mano sinistra, portandola lentamente al suo petto e sentendo sulla sua pelle il calore della sua grande mano che inesorabilmente sarebbe andata ad esplorare le sue femminee parti.

    Per quel poco tempo che passarono insieme prima di giungere a quell’attimo, Kiyomi poté intravedere un lato del carattere dell’hokage decisamente rude e poco romantico, quindi facendo affidamento su quello che credeva di aver capito su di lui, decise di provare un approccio più impetuoso, slacciandogli la cinta che teneva stretta la parte superiore del suo abito, che aprì con foga, e sfilandogli la cotta di maglia con annessa protezione, così da farlo rimanere a petto nudo e facendo anche lei lo stesso, lasciandosi cadere alle spalle lo yukata turchino. Potevano già sentire il calore dei loro corpi che ormai si trovavano a pochi centimetri di distanza, distanza che Kiyomi volle appianare per qualche istante per stringere a sé il torace dell’uomo su cui stava, dandogli intanto dei dolci baci sul collo. La passione si era completamente impossessata di lei, interrompendo bruscamente quegli attimi di bramosia carnale, spingendolo contro lo schienale della poltrona onde potersi allontanare da lui ed alzarsi in piedi, solo per poterlo prendere per una mano e trasportarlo istintivamente verso il letto più vicino dove avrebbero potuto consumare le braci della loro lussuria.
     
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