Tra i rami del bosco secolare

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    GAME OF TRUTH

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    Raizen Ikigami poteva senza alcun dubbio aver avuto più donne di quelle che un qualsiasi uomo semplice avrebbe mai desiderato in una sola vita, come del resto lui stesso affermava spesso con grande vanto...
    ...ma era altrettanto evidente che nessuna di queste fosse stata in sua compagnia più di quel tempo strettamente necessario a fargli venire la voglia di trovarne un'altra. E questo era assolutamente chiaro dal modo in cui osò comportarsi.
    Un errore molto grosso da fare con una donna per bene, decisamente furiosa e per giunta di temperamento tanto alto quanto il rango cui apparteneva.
    Quando di fatto a Shizuka Kobayashi fu permesso nuovamente di toccare terra con i suoi piccoli geta smaltati, la ragazza non fece alcuna piega nel riportarsi in eretta postura e dedicarsi ad aggiustare il suo obi, strattonato dall'irruenza del Colosso che l'aveva presa dal fiocco posteriore, scuotendola tutta nel tragitto. Con calma, lisciò dunque i broccati del suo abbigliamento, sistemò la spilla d'oro a fermare i tessuti della sua fascia frontale e alla fine, molto elegantemente, si voltò a sorridere all'Hokage.
    Se poco prima era ghiaccio più puro, adesso sembrava letteramente un'esplosione di elementi diversi in terribile accozzaglia gli uni contro gli altri.
    «Non mi risulta di essere una otese vogliosa di stare sola in tua compagnia.» Esordì gentilmente. «Nè tantomeno un pacco da dover essere sbrigativamente recapitato a qualche esigente destinatario. Al contrario temo di essere una donna perfettamente capace di camminare da sola sulla sua via di casa prima di recarsi a lavoro. Pertanto...» E così dicendo i suoi occhi, suo malgrado tanto scuri da apparir neri, lo inchiodarono sul posto con violenza. «...non osare mai più prendermi e portarmi via senza il mio consenso. Non ti azzardare mai più. Quanti anni pensi che io abbia? Ritieni davvero di poterti permettere qualsiasi genere di comportamento con chiunque?» Sibilò. «No, Raizen, non puoi fare quello che vuoi. Le persone reagiscono e pensano autonomamente e questo tu non puoi impedirlo.»
    Ma a quel punto però qualcosa di addirittura più sconvolgente si delineò di fronte agli occhi della Principessa del Fuoco e lei reagì a ciò che vide con lo stesso sentimento: stupore.

    “Mi spieghi di preciso cosa diavolo. È. Successo?"



    Allibita, la ragazza esitò. La stava prendendo in giro? Di nuovo?
    Quanto privo di limiti poteva essere?
    ...Come osava? Lei, la Principessa dei Kobayashi, trattata come un'idiota?!
    Ma poi affinò lo sguardo e cercando risposte negli occhi del suo interlocutore si rese conto che davvero egli non comprendeva il suo errore. Aprendo la bocca e portandosi una mano alla fronte, allora, la ragazza si mise a ridere, dapprima piano, poi con sempre maggiore enfasi.
    «Spero che tu stia scherzando, Raizen. Davvero non capisci?» Chiese, scuotendo la testa. «Davvero?» Insistette. Ma la risposta era evidente nello sguardo dell'altro.
    Chiudendo gli occhi e cercando di imporsi la calma, Shizuka si trattenne. Aveva voglia di urlare con tutto il fiato che aveva in gola, prenderlo a pugni finché il suo sangue non avesse zampillato sui tronchi degli alberi del Bosco Secolare, ma non lo fece.
    Non provava nessuna voglia di rimanere lì a spiegare lui la sua stupidità come persona semplice, ma si considerava ancora una Chunin della Foglia ed era in nome di quel dovere, giacché l'errore del suo Kage era il suo e quello di tutta la sua gente, che l'Erede prese a parlare con sintetica e incalzante freddezza.
    «Hai preso una donna nuda al Gate di Konoha e l'hai portata via con te dopo aver palesemente dimostrato le tue intenzioni sia con le parole che con i fatti.» Cominciò a dire Shizuka, alzando i suoi occhi gelidi in quelli del Colosso. «Sii onesto, pensi che sia una cosa normale da fare per un Kage?» Poi sorrise e alzò prontamente una mano, annuendo. «Lascia che ti anticipi, aspetta, dunque, con ordine...» E schiarendosi la voce cominciò ad elencare: «“L'Hokage è libero di giacere con chi desidera”, “non mi sembra il caso di fare gli esagerati per una cosa simile quando i nobili del Fuoco perseguono la poligamia”, “per quel che possiamo saperne noi comuni mortali il Kage ha davvero portato quella gentile signorina all'amministrazione per un controllo”, “del resto gli uomini hanno delle esigenze”, “non vedo dove sia il problema a quel comportamento”...cos'altro, Raizen? Cos'altro? Quali sono le tue giustificazioni, stavolta?» Sorrise educatamente, e a quel punto allargò le braccia di fronte a sé, reclinando la testa di lato. «Lascia che io sia franca con te: non mi interessa assolutamente con chi decidi di fare sesso.» Rise osservando lo sguardo del suo interlocutore. «Credi che sia nata ieri, Raizen? Credi che non sappia questo genere di cose? Mi risulta che siano state svariate le volte in cui mi hai comunicato che andavi a trovare qualche prostituta. Mi sembra di ricordare anche che tu sia stato l'uomo che ha dato della “grande maiala” alla mia mentore al Quartiere a Luci Rosse di Otafuku quando hai saputo che stavo imparando lì l'arte della seduzione... questo ovviamente prima che io scoprissi che quella “grande maiala” era anche la stessa donna con cui giacevi ogni settimana. Come poterti dare torto, Izumi-sama è una delle Stelle Maggiori di Kabuchou. Ma non divaghiamo, quindi tornando al discorso: credimi, dici così spesso di andare a puttane, di avere bastardi forse in ogni dove, di essere così capace da far ululare di piacere ogni genere di cagna ben disposta, che ormai non mi fai nemmeno più schifo del lecito. Ognuno, del resto, ha i suoi comportamenti. Io credo nell'amore unico e solo, tu in questo.» Sorrise, facendo spallucce. «Ne consegue che tu sei libero di fare ciò che vuoi. L'Hokage, però, no. Posso capire Raizen che vuole scopare qualsiasi donna dall'indole generosa nei suoi confronti, ma non posso scusare il mio Hokage per essere un inetto incapace di capire il comportamento lecito alla sua carica.» E così dicendo tornò seria e gelida. «Non sei più “solo Raizen” adesso. Tu rappresenti Konoha e il Fuoco. E questo comporta delle responsabilità. Responsabilità che tu non osservi. MAI.» Affilò lo sguardo, velenosa. «Non eri niente di più di un cane sciolto senza padrone quando ci siamo conosciuti, ora però guidi un popolo e questo popolo è a te che guarda. Ci sono doveri, quando si diventa un'alta carica internazionale, ma è evidente che quando hai preteso di divenire Hokage non ne fossi ben conscio. Volevi solo il maggior potere possibile, neanche il titolo forse, quanto piuttosto la capacità di fare ciò che volevi, quando, dove e perché lo volevi. Beh, hai fallito, Raizen. Non significa questo essere Kage. E io sono stanca dei tuoi capricci da bambino.» Commentò, fissando quello che un tempo chiamava “maestro”. «Ho pensato di poter aspettare, di guidarti nel mio mondo, quella della nobilità che spetta ad un Capo, passo dopo passo, suggerendoti con il tempo che il tuo ragionamento per cui un Kage non deve essere per forza “bravo come persona” ma solo “bravo come Shinobi” è sbagliato, che il concetto per cui la “politica” è un tavolo troppo stretto per accoglierti alla sua seduta è molto più che folle, ridicolo direi... ma è evidente che ormai quel tempo è finito. Il mio quantomeno. Niente di tutto ciò che ho sperato di trasmetterti con le mie piccole lezioni di comportamento, politica e diplomazia ti sono entrate in testa.» Rise, scuotendo la testa. «Aspetta questa è la parte in cui mi dici che l'idea che tu non sappia di questo genere di cose è solo mia perché in verità sei molto erudito in merito. Dimmelo, ti prego, dimmi come anche stavolta ho frainteso, ragionando per conto mio, su cose inesistenti. E' incredibile come ogni volta tu provi questa strategia, con me, per farmi credere di essere nel torto su tutto. Ed è incredibile come io, ancora, ci creda, affidandomi a te.» Era palesemente ironica nel parlare. «Beh, se davvero sei così edotto, cerca di darlo a vedere. La gente non è stupida come credi, Raizen.» Tagliò corto, freddamente. «Ci sono comportamenti che sono considerati disdicevoli per un Capo, tra questi c'è lo scopare qualsiasi creatura viva che attrae l'attenzione. Facciamo un esempio, Raizen, prendiamo in analisi Itai Nara.» Pronunciare quel nome parve irritarla. «Potremmo passare qui diverse ore a commentare su quanto il poveretto non brilli proprio di furbizia e di quanto il suo comportamento da “sono magnanimo, giusto, e soprattutto quanto sono potente io nessuno mai ehi ehi attenzione sono un Kage adesso”, sia assolutamente insopportabile... tuttavia non mi risulta che Itai abbia mai mancato ai suoi doveri.» Paragonare Raizen al Mizukage sarebbe stato ridicolo per chiunque, i due del resto erano diversi come il giorno e la notte, ma in quel caso, per quanto assurdo, era lecito. «Itai presenzia ad ogni evento che la sua carica gli impone, ascolta tutti coloro che chiedono lui un colloquio, di persona e non un Clone come fai tu, e anche quando non ne può più riesce a trovare un pò di tempo per tutti, sacrificando ciò che ama, se necessario la sua stessa famiglia. Antepone sempre Kiri al suo volere, ed è vero, Raizen, lui sbaglia, sbaglia terribilmente... ma lo fa sempre in buona fede, provando e riprovando, correggendosi quando capisce, e questo succede perché ascolta chi lo circonda, perché nutre attenzione per il prossimo. Ma soprattutto, Raizen, lui non ha mai messo in ridicolo il suo Villaggio. Come invece hai fatto tu.» Fu lapidaria. «Nessuno dice che un Kage non possa avere un rapporto sessuale, del resto Itai ha due figlie e a meno che non le abbia trovate sotto un ciuffo di alghe sul bagnasciuga di Kiri ho idea che abbia fatto sesso con sua moglie e l'abbia messa incinta.» Guardò fisso la Volpe e la inchiodò. «Ma è sua moglie, Raizen. A cui è devoto sopra ogni oltre dire. Che ama sopra ogni altra cosa.» Continuò, senza fermarsi. Prese un altro esempio. «Murasaki Kazutoshi ha due mogli, ma ecco, sono le mogli. Due nobili Principesse date in sposa lui per amore, secondo la tradizione, seguendo il codice di etichetta, in pieno rispetto della benedizione dell'opinione comune e degli Dei. Murasaki-sama non ha mai mancato di rispetto né ad alla Principessa Aiko né alla Principessa Hanabi. Mai. La poligamia è prassi del nostro continente, ciascun nobile può avere più mogli. C'è chi le ha e chi no. Mio padre, per esempio, come gran parte dei Capoclan della mia Dinastia, ha avuto un solo grande amore e a quell'amore ha dato tutto. Ma ecco queste sono scelte, su cui noi non ci soffermeremo.» A quel punto fece spallucce. «Ovviamente è possibile che sia Murasaki-sama che Itai abbiano puttane con cui scopano ogni volta che si allontanano dalla loro dimora, è possibile che abbiano anche diversi figli illegittimi, e perché no, persino seconde famiglie, vite parallele...» Rise di gusto. Entrambi conoscevano quelle persone ed entrambi capivano quanto quelle possibilità fossero assurde. «...ma ecco, io non lo so. E tu?» Indicò Raizen. «Lo hanno mai detto? E' un fatto certo? Io non lo so, tu neanche. Chi, allora?» Fece finta di pensarci. «Nessuno. Non lo sa nessuno. Quindi queste sono solo dicerie, Raizen, cattiverie messe in giro per screditare il buon nome di due padri di famiglia e grandi Capi di Stato... ma che l'Hokage di Konoha vada a puttane, mi risulta essere risaputo. E no, non sono io che esagero, e se solo tu facessi caso a chi ti sta attorno te ne renderesti conto. Capiresti che considerare il Juudaime un uomo insolente, antipatico, sarcastico e maleducato, privo di legami e amore, la vergogna di ciò che chiunque chiama “uomo per bene”... beh, è un dogma.» Rise ancora, stavolta alzando gli occhi al cielo. Era chiaro che si biasimasse per essere così legata ad un individuo del genere. «Dimmi, Raizen... pensi di sposare quella puttana? L'otese, intendo.» Lo guardò stupita. «Ovviamente no, ma certo... in ogni caso non devi giustificarti su ciò che fai, giusto?» Scosse la testa. «La donna che ti sposerà, se mai ci sarà, e lo spero solo per il buon nome del mio Villaggio, sarà una creatura infelice. E pietosa. Ho commiserazione di lei.» Detto questo fissò Raizen di nuovo, e stavolta il suo sguardo era tornato quieto come acque di un lago. Non era più arrabbiata. Stava solo dando una lezione di educazione. Niente più, niente meno. «Sei libero di fare sesso con chiunque tu voglia, di aggredire persone che ti stanno antipatiche, di mancare di rispetto ad alte cariche e fare qualsiasi cosa sia affine al tuo carattere. Sotto Henge, ovviamente. Recitando in modo perfetto.» Puntualizzò. «Raizen Ikigami non ha questa libertà e non l'avrà mai più finché non abdicherà in favore di qualcun altro. E questo perché, torno a dire, è l'Hokage. E l'Hokage rappresenta Konoha e il Fuoco. E di questo posso garantirti che tutti si interessano. Nessuno guarda solo al tuo operato, come sei così convinto tu, ma a tutto ciò che fai.» Sorrise.
    A quel punto parve riprendere fiato. Si girò intorno, cercando di capire precisamente la collocazione in cui si trovava, poi cercò una via che avrebbe potuto seguire pur essendo in kimono, e alla fine annuì.
    «Ci sono state volte in cui anche io, sai, ho desiderato un uomo.» Disse a quel punto, controllando i suoi geta e tastando il terreno. «Il mio corpo reagiva al desiderio. Li volevo. Li volevo subito, solo per me. E loro volevano me, ovviamente. E' la cosiddetta “chimica”...e nessuno resiste a questo genere di cose.» Fece qualche passetto verso la via che aveva scelto per tornare a casa, sperando di non sbagliarsi, ma per un attimo tornò con gli occhi a Raizen. «Avrei dato loro me stessa e ne avrei goduto pienamente e senza rimpianti. Ma ecco, quelle volte, purtroppo, mi presentavo come una fiera “Chunin di Konoha” oppure come “La nobile Principessa dei Kobayashi”. Desideravo quello che il mio corpo urlava, ma non ho fatto niente. E questo perché, come futura Capoclan dell'Airone, e come spero futura Jonin di Konoha, ho delle responsabilità. E io non le manco mai.» Scosse le spalle con noncuranza. «Ovviamente è possibile che alcune donne, nei giorni a seguire, abbiano visitato quegli uomini e ne abbiano goduto più, più e più volte... ma, ecco, chi può dirlo? Come si chiamavano, scusa? Fuyu, Shion, Aiko, Mae... e avevano i capelli biondi, mori, rossi... non ricordo precisamente, e tu?» Sorrise educatamente. «Benvenuto nel gioco della Nobiltà, Raizen. Comincia a giocarlo oppure presto ne sarai fuori.» Detto questo tentò di andarsene.


    Edited by Arashi Hime - 6/10/2015, 15:31
     
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5 replies since 5/10/2015, 21:56   81 views
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