Tra i rami del bosco secolare

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  1. Arashi Hime
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    STUPID PEOPLE

    The real war is between intelligent and stupid people.




    Quando venne abbracciata, rabbrividì. Di orrore.
    Per un attimo rimase persino allibita.
    Non ricordava che Raizen l'avesse mai stretta a sé in quel modo nemmeno quando... beh, no, effettivamente non era mai successo. Mai.
    Trattenne a stento un conato di vomito. Quel genere di contatto con un uomo, che prescindeva da un sano divertimento notturno e denotava persino dell'affetto, la metteva profondamente a disagio. Era più o meno la stessa ragione per cui aveva rotto il naso al figlio del Daimyo del Fuoco, per altro suo promesso sposo, con un pugno ben assestato, o per cui aveva afferrato Atasuke per un piede e lo aveva lanciato fuori dalla finestra di casa sua gridando i peggior improperi che si potessero udire da una così nobile Principessa.
    ...Perché ultimamente tutti gli uomini con cui aveva a che fare volevano coccolarla e vezzeggiarla come se fosse un adorabile animaletto lanugginoso? C'era qualcosa di errato in tutta quella faccenda, soprattutto considerando quanto si impegnasse per apparire dura e autoritaria.
    «Cosa diavolo stai facendo?!» Ringhiò infatti Shizuka, furente, e così dicendo strinse ambo le mani in una morsa e le fece scattare in avanti con due pugni contemporanei e speculari, sperando così di spappolare l'intestino di quel maledetto Clone e vederlo scoppiare allegramente di fronte ai suoi occhi...
    ...per tutta risposta, però, questo scattò via con una tale velocità che lei, avendo caricato tutta la forza che possedeva in quell'offensiva, per poco non si picchiò da sola in testa.

    “Scusa, cercherò di migliorare.”



    «Tu non migliorerai mai, abominio!» Strillò la ragazza, girandosi con occhi furenti verso il Colosso avvampando di rabbia. «Forse affogandoti in acido e spellandoti fino a raggiungere il nucleo di quell'orrore che sei in verità potrei sperare di tergerti dai tuoi immondi peccati!» Abbaiò, caricando un altro pugno. Inutile dire che anche questo non andò a segno.
    In compenso, lei, la più orgogliosa e nobile tra gli aristocratici del Fuoco, ebbe un brivido gelido lungo tutta la spina dorsale quando qualcosa le toccò il culo. Spalancando gli occhi, si lasciò scappare un urlo, portandosi poi prontamente le mani alla bocca, sconvolta.
    [...] Oh no. A quel punto avrebbe dovuto essere lei quella bagnata nell'acido.
    Raizen l'aveva toccata (di nuovo). E considerando chi toccava lui di solito, era necessaria una passeggiata lungo la via del fuoco e delle fiamme di quel tempio del cazzo nell'anauroch di cui Haruki le aveva parlato con dovizia di particolari.
    «CHE TU POSSA ARDERE!» Ruggì la poveretta. Se l'ira avesse avuto un volto, sicuramente sarebbe stato il suo. «SCREANZATO, PRENDERTI GIOCO DELLA PRINCIPESSA DEI KOBAYASHI, TI FARO' IMPICCARE! CHIUDERO' I COMMERCI DI TUTTO IL CONTINENTE! MI HAI SENTITO?! DI TUTTO IL CONTINENTE!» Ma per quanto urlasse, era certa che l'altro non l'avrebbe ascoltata.

    “Ma da domani!
    Promesso!”



    Per l'appunto.
    Strillando fuori di sé dalla rabbia, Shizuka sbatté i geta laccati al suolo, maledisse tutti gli Dei del creato e sperò vivamente che quella troia di Oto esplodesse in una pioggia di interiora e sangue in qualsiasi stanza Raizen l'avesse chiusa per prenderla da dietro, perché si sa, se non fosse stata per la sua scenata, lei non si sarebbe ritrovata in un bosco, vestita come una bambola Kokeishi e con l'assoluta incapacità di tornare a casa autonomamente senza cadere da tutte le parti...

    ...lo voleva morto. Quel randagio doveva morire.
    Fu più o meno questo quello che urlò quando riuscì a tornare a casa, circa venti minuti dopo, infangata fino alle ginocchia e con i capelli pieni di rami e foglie.
    Era una disgrazia, per Konoha, quell'Hokage privo di contegno. Non capiva assolutamente niente che non fosse la legge del suo membro e pretendeva di dominare un popolo fiero e nobile come il loro seguendo il ruggito più potente. Doveva essere crocifisso nelle Lande del Fuoco e lasciato come cibo per i corvi.
    Annuendo distrattamente, suo padre continuò a camminare per i corridoi dell'immensa Magione dell'Airone, sfogliando il giornale della mattina mentre fumava la sua pipa di legno e argento. Non appariva affatto preoccupato. Del resto non era la prima volta che sua figlia tornava a casa fuori di sé dalla rabbia, inneggiando alla morte di Raizen Ikigami e a possibili quanto creative torture da apporre al suo corpo umiliato.
    Che peccato che non andassero d'accordo. Era così un bravo ragazzo, quello. Davvero un bravo ragazzo.
    Peccato solo che gli dovesse ancora una bevuta di saké.
    Vecchio volpone.
     
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5 replies since 5/10/2015, 21:56   81 views
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