Sogni legati da un insolito destino

[Add Ts per Sho e Fenix]

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    Inception








    Ci volle un po’ di tempo per allestire i vari elementi utili al rituale, che come al solito non furono pochi e minuziosamente posizionati, era strano pensare che quando quel rituale toccò a lui stava sbavando come una bestia e non era presente nemmeno una singola misura di sicurezza.
    Solo tonnellate di terra che potevano cadergli addosso da un momento all’altro.
    Ma almeno era riuscito ad uscirne vivo.

    Va bene.

    Interloquì rassicurando il sigillatore.
    Non poteva sapere che ciò che sarebbe accaduto di li a pochi secondi l’avrebbe reso un bugiardo, seppur innocente.
    Al momento di chiudere gli occhi la nebbia si spanse attorno a loro avvolgendoli completamente, ma gli occhi chiusi gli impedirono di vedere l’irregolarità del processo, solamente una volta capitato all’interno di un mondo che non si aspettava di trovare gli sorse qualche dubbio.
    Restò immobile, nemmeno il suo viso cambiò espressione, solamente gli occhi ruotavano spasmodici da un angolo all’altro della stanza rievocando nella sua mente ricordi probabilmente non veri in quanto creati con l’influenza di una malattia praticamente sconosciuta.
    Tuttavia, per quanto visionario potesse essere, era un suo ricordo, era tutto uguale, eccezion fatta per le cinque porte che aveva davanti, un numero di porte uguali a quelle del demone che doveva sigillare.

    Mh.

    Mugugnò ad alta voce tentando quasi istintivamente di chiedere un parere alla volpe, stranamente muta nonostante la situazione inaspettata, ma un’altra stranezza gli si palesò: il contatto, se così poteva chiamarlo era estremamente disturbato, e per non riuscire a comunicare nel suo mondo interiore voleva dire che qualcosa di troppo grosso stava accadendo all’esterno.

    Maledetto demone.

    Provò in tutti i modi di acquistare contatto con la realtà ma pareva che il suo chakra per quanto interagisse con un terzo non fosse disturbato, era li dentro e ci era con tutte le scarpe.
    Nemmeno la più alta interazione con quel mondo, la ferita ed il sangue che cadeva a terra riuscirono a rivelargli la verità, o quantomeno a dimostrargli che stava all’interno di una bugia.
    Pareva al contrario che fosse stato trasportato in un’altra realtà.
    Finalmente si mosse, guardandosi attorno, pareva fosse una delle poche stanze stabili che avesse avuto durante la sua vita, fece un rapido giro su se stesso.
    Era incerto sul da farsi, se quella fosse stata un illusione e per qualche assurdo motivo si fosse scatenato nessuna delle persone presenti al tempio avrebbe potuto arginarlo, e contando che la reliquia rischiava di essere rotta avrebbe potuto almeno quadruplicare i problemi, doveva essere cauto e cercare di assicurarsi che all’esterno la situazione fosse tranquilla, ma come?
    Si sedette nella stanza tranquillizzandosi, se in qualche modo era finito un mondo interiore poteva calarsi in un secondo e provare ad uscire da due scatole contemporaneamente.
    Inoltre l’immobilità avrebbe impedito, almeno momentaneamente, problemi all’esterno.
    Fu il silenzio in poco tempo, poi soltanto il frusciare dei suoi vestiti tesi dalla cassa toracica in espansione, e dopo poco solamente l’aria che grattava nel setto nasale e sulla gola, infine il nulla.
    Ciò che doveva fare all’esterno l’avrebbe fatto all’interno, sperando di trovare li un uscita sconosciuta a chiunque l’avesse rinchiuso li, scendere nel profondo non era semplice, non lo era mai.
    C’era sempre un luogo in cui il silenzio regnava assoluto, bisognava solo essere in grado di raggiungerlo, e se nemmeno il livello della volpe era tranquillo non poteva che andare oltre unicamente per cercare la solitudine e l’estraneazione, dove nemmeno il bianco e il nero erano concepibili ed il vuoto regnava sovrano.
    Tutto rallentò, dal respiro al suo cuore, diventato ormai un gong lontano e vigoroso che scandiva il tempo in ritmici doppi passi.
    In quel punto così profondo era solo, non esisteva nemmeno la volpe, li il suo ventre non era marchiato da nessun sigillo, li la sua mente era vuota. Il vuoto presente attorno ad un contenitore.
    Era vero, se non poteva parlare a qualcosa sigillata al suo interno poteva allontanarsi da essa in modo da essere sufficientemente distante da poter vedere quello spazio e parlare al di sopra di esso, intorno ad esso.
    Se era il potere del cinque code ad avviluppare quello di Raizen e della volpe non restava che dire alla volpe di espandere il proprio fino all’esterno di quella scatola, una volta ristabilito il contatto sarebbe stato tutto più semplice.

    Cazzone a nove code.
    Vuoi ancora farti pressare da quella faccia di pizza pallida o riesci a grattarti qualche pulce di dosso?
    Non sarò ferrato, ma 9 mi sembra sia il numero più alto!


    Stava semplicemente cercando di spostare il piano di comunicazione in un punto in cui nulla avrebbe potuto disturbarlo, qualcosa di simile ma al contempo superiore ad un cambio di frequenza.
    Che il contatto avvenisse o meno, fuori da quel disturbo, avrebbe cercato di risalire il subconscio, portandosi all’esterno di quello che era diventato un doppio sogno, con il primo rinchiuso nella scatola emergere solamente da se stesso sarebbe stato uguale come sempre.
    In caso la strategia non avesse funzionato, si sarebbe alzato visibilmente preoccupato, constatando che un potere simile era quasi fuori luogo più che fuori norma, era il jinchuriki della volpe dopotutto!
    Ma di certo la volpe non si sarebbe arresa, la conosceva dopotutto, e quella situazione l’avrebbe a dir poco imbestialita.
    Si ritrovò quindi dinnanzi alle cinque porte, nuovamente. Il trucco più vecchio del mondo ed al contempo il più antipatico.
    Niente poteva dirgli cosa ci stava dietro ad ognuna di esse per cui puntò direttamente a quella che lo ispirava maggiormente: la terza.
    Corrispondeva alla coda che aveva tagliato a Keita durante la sua trasformazione in mezzo demone durante l’attacco a Konoha. Se proprio doveva scegliere, meglio scegliere la vittoria.
     
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