[Gioco] S.O.M.A

Grado C

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    S.O.M.A.

    Capitolo Primo


    Atto I
    Missive Accademiche
    Non rammento quanto tempo fosse che non ricevevo una lettera dall'Accademia; forse erano persino a conoscenza del forte disprezzo che riponevo in quel marchingegno burocratico che, non sulla base di idee e principi ma su fondamenti di civile coesistenza - umpf! -, riuniva i quattro Villaggi in un finto clima di pace e tolleranza. Dopotutto erano finiti i tempi delle antiche ideologie, del combattere per un ideale: certamente l'Accademia non faceva eccezione.
    Quella mattina ero sveglio fin dalle prime luci dell'alba, rintanato in biblioteca a leggere "Sul Ferro e la Meditazione" di Zenkachi Koji, un antico maestro dell'Arte della Spada; era un libro che mi fu donato durante la guerra tra la Cascata ed Iwa mentre militavo nei ranghi della XIV Armata Gōsuto dal mio Luogotenente - figurarsi, non riesco a ricordarmi neppure il nome -: Zankachi Koji era il suo sensei. Mi colpì particolarmente un passo che recitava: « E' indubbio che sia vero che l'uomo non è niente senza la sua spada: chiunque può pensare di riuscire a difendersi con un bastone, con le proprie nude mani. Un vero uomo però utilizza le armi dei Guerrieri. Ed un Guerriero è tale perché prima a meditato sulla sua essenza; non si può prescindere il conoscersi dal conoscere. » forse io ancora non mi conoscevo affondo; non conoscevo le ragioni del prurito - come ormai solevo definirlo - ai denti che avevo durante particolari notti, non conoscevo la storia antica del mio Clan né come io, natio della Cascata, potessi appartenere ad una linea dinastica propriamente kiriana. Nonostante questo ero nel mio studio, chiuso tra quattro mura come un topo, con la testa china sui libri e soltanto una candela ad illuminare le pagine che stavo leggendo: conoscere era divenuto il mio unico scopo; conoscere e conoscermi, dopotutto, abbiamo appena detto che non si possono scindere questi due concetti.
    Mentre meditavo sulle mie letture, un forte rumore sordo e cupo arrivò al mio orecchio. Era l'inconfondibile suono dei medaglioni del portone del palazzo; qualcuno mi stava cercando. Quando andai ad aprire mi trovai dinnanzi uno di quei ragazzetti che avevo sollevato dalla strada e che avevo ospitato, qualche tempo addietro, nel mio palazzo in cambio di prestazioni di ogni tipo - dal cucinarmi da mangiare a pulire l'immensità delle sale Kenkichi, dall'origliare conversazioni nel quartiere a raccogliermi la posta. Ed era proprio per quest'ultimo motivo che stava bussando alla mia porta: l'Accademico che si doveva occupare di consegnarmi la missiva riconobbe il ragazzo e, come solitamente accadeva in passato, gli consegnò la lettera, confidando che me la consegnasse. Le cose erano molto cambiate da quei tempi; i ragazzi erano cresciuti e con i compensi che davo loro di volta in volta erano riusciti a mettere da parte una quantità sufficiente di danaro per tornare autonomi. Ero anche meravigliato dei vestiti puliti che indossava. Non mi meravigliò invece il suo portamento: ero stato molto rigido con loro in quel senso.
    Lo ringraziai per il servizio non dovuto, presi la missiva e, schivamente, mi congedai. Non era più il loro tempo, la mia mente doveva essere concentrata su altro.
    Il sigillo dell'Accademia parlava chiaro: missione. Quando andai ad aprire, però, l'epistola notai immediatamente che all'interno di essa ve ne era un'altra, firmata dal Mizukage in persona. « Uno straniero siede sul trono di Kiri e nessuno sembra curarsene. » pensai, quando lessi il nome del Kyuudaime. Non era però il tempo di iniziare a polemizzare con me stesso: aperta la lettera notai che avevo, oltre al malaugurato compito di rappresentare Kiri in questa missione, anche l'obbligo di consegnare questa seconda missiva ai miei compagni di viaggio che, appresi, sarebbero stati dei ninja di Konohagakure. La prima lettera mi informava del tipo di missione a cui stavo andando incontro, cioè una missione di ricognizione e, al limite recupero, del punto dove sarei dovuto andare a prendere la nave che mi avrebbe portato dai miei colleghi e di ciò che avrei trovato a mia disposizione su di essa. La partenza era fissata per il giorno seguente. Avevo quindi ancora del tempo per apprendere qualcosa di nuovo, preparare il mio equipaggiamento e dirigermi al porto. Saruhyondo taceva ma sentivo benissimo che mi stesse giudicando: anche lei, come me, disprezzava quella falsa riunione di Villaggi, quel nodo di volontà effimero, e voleva averci a che fare il meno possibile.

    [...]

    Arrivai al porto con un buon anticipo e, con mia somma gioia, notai che la nave era già lì ad aspettarmi. Un giovane marinaretto, basso e particolarmente tozzo, si avvicinò al sottoscritto con fare bonario ed iniziò a indicarmi tutte le attrezzature presenti che mi sarebbero potute tornare utili, in particolar modo, mi spiegò in dettaglio come funzionava il kit di immersione che era lì accanto. Risposi con segni affermativi della testa, cercando di rimanere il più distaccato possibile. Allo stesso modo, il capitano, un uomo anziano con un fisico ancora asciutto e prestante ed una foltissima barba canuta e ispida, mi si avvicinò consegnandomi una ennesima lettera. Osservandola bene notai che era la stessa che mi era stata già consegnata insieme alla missiva riguardante la missione: probabilmente un piccolo fraintendimento dell'Amministrazione di Kiri. Fu proprio il capitano della nave a darmi anche la notizia che il viaggio non sarebbe stato breve e che sarebbe durato ben quattro giorni. Mi rassicurò sulle condizioni del mare, nonostante la recente tempesta, e mi chiese se soffrissi il mal di mare. « Soffro poche cose » risposi io, « e tra queste non vi è il mal di mare. »
    Salito in barca, il capitano mi indicò quale fosse la mia cabina: vi entrai e mi misi a mio agio. Nel giro di pochi minuti, con un deciso anticipo sugli orari prestabiliti, la nave si sarebbe mossa alla volta delle acque della Foglia.

    [...]

    Uscii sporadicamente dalla mia cabina, di solito all'alba ed al tramonto, cosicché potessi godermi il sole che si immergeva nel mare. Scambiai poche parole con l'equipaggio della nave: non che avessi grandi argomenti su cui poter discorrere con quel genere di persone. Alla fine, però, arrivai al punto prestabilito, ricongiungendomi con i due ninja di Konoha. Un ragazzo palliduccio, visibilmente turbato, non troppo alto, mi si avvicinò appena misi piede giù dalla barca per presentarsi sommariamente, biascicando delle parole che neanche capii. « Benissimo! » pensai, « un altro inetto da aggiungere alla lista delle persone da evitare. » Poi però egli si schiarì la voce, pronunciandosi in modo decisamente più comprensibile. « Ryo Iwao. E tu? »

    Risposi come mio solito, con voce impostata, molto formale. « Sono Keiji Kagome, Ninja originario della Cascata. » non appena finii di presentarmi, il ragazzo, quasi come se stesse pensando ad alta voce, iniziò un ragionamento per poi trovarsi persino ad inveire contro i marinai della nave. « Questo tizio non mi ispira affatto fiducia. »
    Finito il siparietto col primo ninja della foglia, mi si avvicinò un altro ninja decisamente più anziano, oserei dire quasi vecchio o quantomeno, un uomo decisamente poco curato. Dire che fosse imponente fisicamente era un eufemismo. Quel tizio era gigantesco. Certo, i suoi baffetti e gli occhiali che portava mi mettevano un po' a disagio: pareva tutto tranne che un ninja. « Santo cielo, dove sono capitato. » L'uomo però si dimostrò estremamente minimalista, presentandosi in due parole, aggiungendo pochi fronzoli o sceneggiate - a differenza del suo compaesano -. « Piacere Sono Kao, ma tu chiamami Torke. » mi disse. Non volle dirmi il suo cognome, io non fui da meno. « Piacere mio, Torke. Sono Keiji. » risposi, sempre mantenendo una certa aria di formalità.
    Terminati i convenevoli, mi rivolsi ad entrambi i ninja che da quel momento in poi avrebbero agito col sottoscritto secondo gli ordini accademici: « Ho l'ordine di consegnarvi questa lettera dal Kyuudaime Mizukage in persona. Non so bene perché ne possegga due, ma, date le circostanze, meglio così; tenete, una per uno. » dissi, allungando loro le due lettere.
    Adesso bisognava soltanto aspettare nuove direttive sulla missione. Nel profondo del mio cuore speravo che quei due tizi si rivelassero ninja migliori dell'impressione iniziale che mi avevano dato.




    StatisticheStatus
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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29 replies since 13/10/2015, 17:11   497 views
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