[Gioco] S.O.M.AGrado C

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    [Mare, 90 miglia a Est dell'Isola del Vortice, Area di competenza: Konoha]

    Durante l'infuriare di una forte tempesta, un peschereccio viene travolto e mandato alla deriva, è in questo luogo che gli uomini a bordo, fanno una scoperta sensazionale. Le strumentazioni, una volta tornate a funzionare, rendono possibile lo scandaglio del fondale sotto la nave, e permettono di capire cosa ha frenato la nave dalla furia del mare. Le reti metalliche dell'imbarcazione si sono incagliate in qualcosa, a circa cento metri di profondità, in quella che sembra una sorta di struttura metallica. E' stato necessario tranciare i cavi per permettere alla nave di ripartire. Lo scandaglio informa che la strana struttura cilindrica, simile ad una sorta di scivolo, o di ascensore, sembra scendere fino sul fondale oceanico, a circa 2 km di profondità.
    Dal momento che tale struttura non risulta sulle mappe nautiche del posto, l'equipaggio riporta la notizia alla foglia, appena rientrati al porto.

    Con discrezione, e sfruttando la tempesta passata da poco, il decimo Hokage della foglia invia un messaggero a Kiri, per scoprire qualcosa senza essere troppo chiaro sugli avvenimenti. La richiesta al Mizukage è di segnalare eventuali dispersi nella zona, affinchè le operazioni di soccorso di Konoha possano procedere al meglio anche nell'interesse di Kiri. Subito sarebbe stata approntata una nave, assieme ad una squadra, per indagare sul posto. Dal momento che potrebbe trattarsi semplicemente di un qualche relitto, il Kage invia unicamente due genin, nella speranza che possano far luce sulla vicenda, ma con l'ordine tassativo di rientrare in caso di elevato pericolo, per fare rapporto.
    Dal canto suo il Mizukage non cade nel tranello del Kage della foglia, e invia a sua volta un genin esperto per fare luce sugli accadimenti in quel tratto di mare. Anche per l'inviato della nebbia sarebbe stata approntata una nave da ricognizione, con un kit per immersione se ce ne fosse stato bisogno, e con un messaggio, affidato a Keiji, da consegnare a eventuali inviati della foglia che avesse trovato in quella zona. Il messaggio recitava:

    - Kage di Konoha, dal momento che eventuali dispersi di Kiri sono da sempre uno dei primi pensieri di un Mizukage, ma non di un Hokage, da che io abbia memoria, invio questo ninja, perchè possa aiutare i vostri uomini in qualunque operazione ne richieda l'intervento. Nella speranza di collaborazioni, da ora in avanti, più cristalline. -

    Il messaggio era ovviamente firmato dal Kage della nebbia, di suo pugno.

    [Le due squadre si preparano al viaggio. 3 giorni di navigazione da Konoha, 4 da Kiri]

    Giunti sul posto, i ninja avrebbero trovato le rispettive navi, praticamente nella stessa zona, in attesa di prendere contatto gli uni con gli altri, nella speranza di fare presto luce su cosa si trovava sotto i loro piedi. Qualunque cosa fosse.
    Entrambi gli equipaggi avrebbero fornito ai ninja un kit di immersione, che li avrebbe condotti almeno all'inizio della struttura metallica di forma cilindrica, situata a circa 100 metri sotto le imbarcazioni. A causa della pressione, l'utilizzo di quei kit era sconsigliato per discese ulteriori, qualunque cosa ci fosse lì sotto, iniziava cento metri più in basso.

    OT
    Hola, piccola intro, appena arrivate sul posto con le navi si parte. Siete dotati di un kit di immersione di alto livello, scendere al di sotto della quota di rischio, potrebbe mettervi in difficoltà. Ade Geist Casìn E Tupazzo che non funziona con i tag.
    Apro un topic per le schede a questo Link
     
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    S.O.M.A
    Approdo dei tipi Strani

    Ci aveva decisamente preso gusto, o almeno non si era ancora schifato. Era riuscito a trovare un buon equilibrio tra la sua vita da reietto, accecato dal desiderio di isolarsi utilizzando il liquore, e il suo nuovo inizio di carriera accademica. Non aveva mai pensato di unire entrambe le cose, probabilmente perché troppo ubriaco. Aveva soltanto bisogno di continui incentivi, altre persone che riaccendessero quella motivazione, quella voglia di agire di mettersi in gioco, anche a rischio della propria pelle. Stava forse ricominciando a prendere fiducia in se stesso e nelle sue capacità, ignaro degli effetti che avrebbe potuto avere sulla sua mente. Al momento, non desiderava certamente mettersi al costante servizio del villaggio, e quindi anche dell'Accademia, ponendo fine a dieci anni di continua ebrezza. Non che avesse realmente tenuto il conto.
    Proprio così, tra una bottiglia e l'altra, un'altra avventura comincerà a ridergli nuovamente in faccia. Un ordine proveniente dal Decimo stesso riguardava lui ed un altro genin della Foglia. Non aveva letto di preciso il suo nome, ubriaco com'era non fece caso a nessun dettaglio. Si limitò a fare spallucce, accettando anche questo nuovo compito. Magari da sobrio avrebbe dedicato più tempo in una riflessione, valutando i potenziali rischi e il suo compagno di viaggi, ma d'altronde ormai non poteva più fare affidamento sui suoi rari momenti di sobrietà.
    Si recò quindi al porto, osservando la nave che lo avrebbe trasportato a destinazione. Ah, la sbornia stava cominciando a svanire, meglio rimediare subito. Portò velocemente la mano alla sua tasca più sicura, un gesto rapido e fulminante per aprirla e una mossa altrettanto veloce per prendere il suo contenuto. «Uhm?!» Si fermò quasi terrorizzato da ciò che aveva scoperto. «Vuota?» Non poteva essere, non si era mai trovato in una tale situazione in tutto quel tempo. Stette immobile per chissà quanto tempo tenendo lo sguardo fisso sull'imbarcazione. Non mancava molto tempo prima della partenza ma poteva ancora fuggire, cercare il suo prezioso liquido e concentrarsi solo su di esso, o magari avrebbe tentato la fortuna, chiedendo un po' di sakè ai membri dell'equipaggio. Sì, l'ultima idea non gli dispiaceva, era comunque un compromesso tra dovere e piacere che si era abituato a tirar fuori negli ultimi tempi. Forse sarebbe stato addirittura il suo nuovo modo di agire.
    Si imbarcò quindi dopo qualche minuto, iniziando le ricerche del suo nuovo collega. Un genin anch'egli, di stazza incredibilmente fuori dal comune. Non aveva mai visto tanta muscolatura in un solo essere, se essere si poteva definire. Nel frattempo, l'astinenza da alcool stava già iniziando a dare i suoi frutti, donandogli un insolito pallore, molto probabilmente una volta partiti avrebbe anche risentito del mal di mare. Una volta partiti cercò di avvicinarsi all'altro genin della Foglia, avrebbe affidato a lui la sua vita e voleva almeno capire con chi aveva a che fare, non che lui fosse stato così rassicurante. «Ryo. Burp.» Ruttò, lo stomaco aveva già iniziato a fare le bizze. «Mi chiamo Ryo E tu sei?» Finì a stento la frase per poi ritrovarsi a vomitare a terra, vicino ai piedi del suo nuovo compagno. Una presentazione degna di nota.
    Nei tre giorni di viaggio a seguire non si fece vedere molto a giro. La voglia di bere gli era repentinamente passata e il mal di mare aveva ormai preso il sopravvento. Strano fatto per uno shinobi, che avrebbe potuto comodamente utilizzare il chakra per sopperire, o almeno alleviare, quell'indesiderata situazione. Ma, dopotutto, lui non poteva certo definirsi uno shinobi come tutti. Si sarebbe affacciato soltanto di tanto, in tanto, per rispondere ad eventuali domande del suo compagno, anche se non è che possedesse così tante risposte.


    Arrivato a destinazione sarebbe sbucato dal nulla, con rinomato vigore ma sempre pallido e con una strana aria. Ogni tanto si guardava intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa, adesso che il mal di mare se n'era andato, la voglia di bere era tornata prepotentemente a fargli visita. Si presentò in maniera minimale con altri possibili nuovi arrivati. Voleva bere, voleva bere tanto e voleva non farlo, voleva riuscire a vincere quella sua voglia di isolarsi, dando spazio alla sua vecchia dote da ninja. Ormai non erano rimaste molte, ma utilizzarle avrebbe impedito di dimenticarle per sempre. Forse era ancora in tempo per rimediare, si schiarì la voce, emettendo un rauco verso, per poi rivolgersi al kiriano che li aveva raggiunti. «Ryo Iwao. E tu?» Avrebbe ascoltato la spiegazione e eventuali domande della nuova conoscenza, per poi indicare le navi poco distanti. «Spero che il viaggio sia breve. Anzi... potrei...» Le ultime parole sembravano un ragionamento ad alta voce, si recò di fretta verso uno dei marinai. «Tu! Tu! Avete del sakè, del liquore, qualsiasi altra cosa a bordo?» Fece quasi per prenderlo per la collottola e strattonarlo, ma fortunatamente fu abbastanza lucido da trattenersi. Di lì a poco quell'uomo lo avrebbe portato a svolgere la missione per la quale era stato scelto, anche se sembrava andare in secondo piano a confronto con la voglia di bere.
     
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  3. Tupazzo
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    S.O.M.A
    Facciamo esplodere questo mare



    Era una fottutissima bella giornata a Konoha ! Il sole splendeva alto nel cielo, il vento accarezzava dolcemente il manto d' erba che ricopriva il terreno, gli uccelli cantavano spensierati nel cielo ma oltre a questo c'era una cosa che mi rendeva gioioso : LE FOTTUTE ESPLOSIONI.
    Erano tre giorni che stavo lavorando ad un nuovo esplosivo che sarebbe servito a demolire la grande roccia vicino a casa mia.Immagino che molti di voi si chiederanno il perchè di tale decisione, magari è una roccia che si intromette nella visione paesaggistica nella propietà del signor Torke ( Esatto, generalmente tutte le persone mi chiamano Torke) oppure quella roccia aveva fatto uno sgarbo a Torke picchiando contro il suo possente mignolino, invece no, volevo far saltare quella fottutissima roccia in aria e godermi la deflagrazione sdraiato sulla mia sdraio in pelle di cerbiatto, sorseggiando il mio cocktail di proteine e in caso la roccia non fosse saltata in aria, avrei colpito la roccia con i miei pugni d'acciaio fino a farla pentire di essersi trovata li.

    “Dannazione. Non riesco a trovare la giusta miscela di nitrato di potassio e zolfo. Probabilmente dipende dall' eccessiva quantità di umidità nello zolfo che ho preso dal magazzino”

    Dopo 5 ore nella mia proprietà ci fu la più grossa conflagrazione che avessi mai visto, un' immensa onda di calore, polveri e rocce di piccole dimensioni si sparse per tutta la zona. Quanto adoravo le deflagrazioni, quelle fantastiche creature divine che si manifestavano per pochi attimi e ti donavano uno spettacolo mozzafiato ma che allo stesso tempo si prendevano una piccola parte di te, come un piede, un dito oppure la vita.

    “ Ahhhhhhhhh ! Non c'è niente di meglio che far esplodere qualcosa di prima mattina.”


    Era stata una delle mie migliori esplosioni, anche se avrei potuto cercare di aumentare la velocità di espansione dei gas per ottenere una scomposizione della roccia in pietrame più fine in modo da rendere la ricaduta piacevole a contatto con la pelle.

    “Per tutti i secchi! Sono in ritardo per l' addestramento dei figli di Kugha”

    Esattamente, lo so che può sembrare strano ma qualche giorno fa mi presi la briga di addestrare i figli di un mio collega. Arrivai al luogo di ritrovo con 20 minuti di ritrovo e in men che non si dica i ragazzini impettiti mi guardarono e dissero:

    “ Sig. Torke ! Ha fatto nuovamente ritardo. Avevamo fissato per le 11:00”

    Stetti in silenzio contemplando la mia strepitosa massa muscolare e infine replicai:

    “ Il sig. Torke non arriva mai in ritardo e non provare a controbattere dannato nano! E adesso muoversi, fatemi qualche esercizio di riscaldamento, direi di iniziare con 10000 flessioni e subito dopo DOVRETE LOTTARE SOSPESI SULLA LAVA REGGENDO SULLE VOSTRE SPALLE DEI BARILOTTI DI POLVERE DA SPARO. HAHAHAHAAHAH”

    Fini con una sonora risata, stringendo il petto muscoloso per far vedere ai due mocciosi che con il signor Torke non si scherza . Dopo 2 ore di allenamento concessi loro una pausa abbondante.

    “Bravi ragazzi, adesso però voglio mostrarvi qualcosa! Voglio mostrarvi come dar fuco all' atmosfera attraverso il calore sprigionato dall' attrito dei pettorali ! GUARDATE!”

    Mi misi in posizione, concentrandomi il più possibile e convinto che la cosa non sarebbe mai accaduta, ma la cosa non mi importava,infatti il solo pensare che il semplice strofinio dei pettorali avrebbe potuto incendiare l' atmosfera mi mandava in estasi.

    Improvvisamente uno dei ninja dell' accademia si presento nella piazzola di allenamento, interrompendo la mia meditazione:

    “ Signor Kao ! Ho una lettera per lei dall' accademia”

    Sapevo che si trattava di una missione, finalmente dopo 5 mesi di fermo potevo rimettermi in gioco e far saltare qualche dente.

    “ Dannazione ragazzi ! Devo scappare, ho un incarico dall' accademia, quindi il nostro allenamento si conclude qui! Salutatemi vostro padre e ditegli che è un secco di merda !

    Presi il mio equipaggiamento e mi inoltrai verso una nuova ed esplosiva avventura.
    Per i ninja di Konoha l' accademia aveva messo a disposizione un'imbarcazione per arrivare nel luogo della missione.
    Una volta sulla barca notai che era presente un altro ninja della foglia, molto probabilmente, anzi sicuramente sarebbe dovuto venir con me in missione! Improvvisamente si avvicinò a me e si presentò, o perlomeno cercò di parlare ma dalla sua bocca usci qualche parola mista a un acre vomito, probabilmente dovuto al rollio incessante della nave.

    “AH carissimo Ryo non ti preoccupare ! Il mal di mare è una brutta bestia, comunque mi presento! Sono Kao, ma tu puoi chiamarmi Torke, anzi, DEVI! “

    Cercai di calmare il buon Ryo appoggiandomi al parapetto della nave e mettendo in mostra i miei rassicuranti bicipiti. Per il resto del viaggio il buon Ryo non si vide e io mi gustai tutto il viaggio, coccolato dai flutti e dalla dolce brezza marina che accarezzava i miei muscolosi zigomi.
    Arrivammo a destinazione nel bel mezzo del mare, la cresta di terra ferma che prima si stagliava all' orizzonte si era ormai fusa con l' immensa massa marina che ci circondava .Eravamo completamente isolati da tutto e da tutti, in balia del mare e della sua grandiosa potenza. Fantastico.
    Sull' imbarcazione kiriana vidi il ninja che avrebbe dovuto far parte della nostra spedizione, allora mi avvicinai e mi presentai:

    “Piacere Sono Kao, ma tu chiamami Torke”

    Sembrava una persona estremamente simpatica, ma magari mi sbagliavo.
    Aspettai le direttive impazientemente.






    Tabella Riassuntiva


    Legenda:
    Narrato
    Parlato
    Pensato


     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    S.O.M.A.

    Capitolo Primo


    Atto I
    Missive Accademiche
    Non rammento quanto tempo fosse che non ricevevo una lettera dall'Accademia; forse erano persino a conoscenza del forte disprezzo che riponevo in quel marchingegno burocratico che, non sulla base di idee e principi ma su fondamenti di civile coesistenza - umpf! -, riuniva i quattro Villaggi in un finto clima di pace e tolleranza. Dopotutto erano finiti i tempi delle antiche ideologie, del combattere per un ideale: certamente l'Accademia non faceva eccezione.
    Quella mattina ero sveglio fin dalle prime luci dell'alba, rintanato in biblioteca a leggere "Sul Ferro e la Meditazione" di Zenkachi Koji, un antico maestro dell'Arte della Spada; era un libro che mi fu donato durante la guerra tra la Cascata ed Iwa mentre militavo nei ranghi della XIV Armata Gōsuto dal mio Luogotenente - figurarsi, non riesco a ricordarmi neppure il nome -: Zankachi Koji era il suo sensei. Mi colpì particolarmente un passo che recitava: « E' indubbio che sia vero che l'uomo non è niente senza la sua spada: chiunque può pensare di riuscire a difendersi con un bastone, con le proprie nude mani. Un vero uomo però utilizza le armi dei Guerrieri. Ed un Guerriero è tale perché prima a meditato sulla sua essenza; non si può prescindere il conoscersi dal conoscere. » forse io ancora non mi conoscevo affondo; non conoscevo le ragioni del prurito - come ormai solevo definirlo - ai denti che avevo durante particolari notti, non conoscevo la storia antica del mio Clan né come io, natio della Cascata, potessi appartenere ad una linea dinastica propriamente kiriana. Nonostante questo ero nel mio studio, chiuso tra quattro mura come un topo, con la testa china sui libri e soltanto una candela ad illuminare le pagine che stavo leggendo: conoscere era divenuto il mio unico scopo; conoscere e conoscermi, dopotutto, abbiamo appena detto che non si possono scindere questi due concetti.
    Mentre meditavo sulle mie letture, un forte rumore sordo e cupo arrivò al mio orecchio. Era l'inconfondibile suono dei medaglioni del portone del palazzo; qualcuno mi stava cercando. Quando andai ad aprire mi trovai dinnanzi uno di quei ragazzetti che avevo sollevato dalla strada e che avevo ospitato, qualche tempo addietro, nel mio palazzo in cambio di prestazioni di ogni tipo - dal cucinarmi da mangiare a pulire l'immensità delle sale Kenkichi, dall'origliare conversazioni nel quartiere a raccogliermi la posta. Ed era proprio per quest'ultimo motivo che stava bussando alla mia porta: l'Accademico che si doveva occupare di consegnarmi la missiva riconobbe il ragazzo e, come solitamente accadeva in passato, gli consegnò la lettera, confidando che me la consegnasse. Le cose erano molto cambiate da quei tempi; i ragazzi erano cresciuti e con i compensi che davo loro di volta in volta erano riusciti a mettere da parte una quantità sufficiente di danaro per tornare autonomi. Ero anche meravigliato dei vestiti puliti che indossava. Non mi meravigliò invece il suo portamento: ero stato molto rigido con loro in quel senso.
    Lo ringraziai per il servizio non dovuto, presi la missiva e, schivamente, mi congedai. Non era più il loro tempo, la mia mente doveva essere concentrata su altro.
    Il sigillo dell'Accademia parlava chiaro: missione. Quando andai ad aprire, però, l'epistola notai immediatamente che all'interno di essa ve ne era un'altra, firmata dal Mizukage in persona. « Uno straniero siede sul trono di Kiri e nessuno sembra curarsene. » pensai, quando lessi il nome del Kyuudaime. Non era però il tempo di iniziare a polemizzare con me stesso: aperta la lettera notai che avevo, oltre al malaugurato compito di rappresentare Kiri in questa missione, anche l'obbligo di consegnare questa seconda missiva ai miei compagni di viaggio che, appresi, sarebbero stati dei ninja di Konohagakure. La prima lettera mi informava del tipo di missione a cui stavo andando incontro, cioè una missione di ricognizione e, al limite recupero, del punto dove sarei dovuto andare a prendere la nave che mi avrebbe portato dai miei colleghi e di ciò che avrei trovato a mia disposizione su di essa. La partenza era fissata per il giorno seguente. Avevo quindi ancora del tempo per apprendere qualcosa di nuovo, preparare il mio equipaggiamento e dirigermi al porto. Saruhyondo taceva ma sentivo benissimo che mi stesse giudicando: anche lei, come me, disprezzava quella falsa riunione di Villaggi, quel nodo di volontà effimero, e voleva averci a che fare il meno possibile.

    [...]

    Arrivai al porto con un buon anticipo e, con mia somma gioia, notai che la nave era già lì ad aspettarmi. Un giovane marinaretto, basso e particolarmente tozzo, si avvicinò al sottoscritto con fare bonario ed iniziò a indicarmi tutte le attrezzature presenti che mi sarebbero potute tornare utili, in particolar modo, mi spiegò in dettaglio come funzionava il kit di immersione che era lì accanto. Risposi con segni affermativi della testa, cercando di rimanere il più distaccato possibile. Allo stesso modo, il capitano, un uomo anziano con un fisico ancora asciutto e prestante ed una foltissima barba canuta e ispida, mi si avvicinò consegnandomi una ennesima lettera. Osservandola bene notai che era la stessa che mi era stata già consegnata insieme alla missiva riguardante la missione: probabilmente un piccolo fraintendimento dell'Amministrazione di Kiri. Fu proprio il capitano della nave a darmi anche la notizia che il viaggio non sarebbe stato breve e che sarebbe durato ben quattro giorni. Mi rassicurò sulle condizioni del mare, nonostante la recente tempesta, e mi chiese se soffrissi il mal di mare. « Soffro poche cose » risposi io, « e tra queste non vi è il mal di mare. »
    Salito in barca, il capitano mi indicò quale fosse la mia cabina: vi entrai e mi misi a mio agio. Nel giro di pochi minuti, con un deciso anticipo sugli orari prestabiliti, la nave si sarebbe mossa alla volta delle acque della Foglia.

    [...]

    Uscii sporadicamente dalla mia cabina, di solito all'alba ed al tramonto, cosicché potessi godermi il sole che si immergeva nel mare. Scambiai poche parole con l'equipaggio della nave: non che avessi grandi argomenti su cui poter discorrere con quel genere di persone. Alla fine, però, arrivai al punto prestabilito, ricongiungendomi con i due ninja di Konoha. Un ragazzo palliduccio, visibilmente turbato, non troppo alto, mi si avvicinò appena misi piede giù dalla barca per presentarsi sommariamente, biascicando delle parole che neanche capii. « Benissimo! » pensai, « un altro inetto da aggiungere alla lista delle persone da evitare. » Poi però egli si schiarì la voce, pronunciandosi in modo decisamente più comprensibile. « Ryo Iwao. E tu? »

    Risposi come mio solito, con voce impostata, molto formale. « Sono Keiji Kagome, Ninja originario della Cascata. » non appena finii di presentarmi, il ragazzo, quasi come se stesse pensando ad alta voce, iniziò un ragionamento per poi trovarsi persino ad inveire contro i marinai della nave. « Questo tizio non mi ispira affatto fiducia. »
    Finito il siparietto col primo ninja della foglia, mi si avvicinò un altro ninja decisamente più anziano, oserei dire quasi vecchio o quantomeno, un uomo decisamente poco curato. Dire che fosse imponente fisicamente era un eufemismo. Quel tizio era gigantesco. Certo, i suoi baffetti e gli occhiali che portava mi mettevano un po' a disagio: pareva tutto tranne che un ninja. « Santo cielo, dove sono capitato. » L'uomo però si dimostrò estremamente minimalista, presentandosi in due parole, aggiungendo pochi fronzoli o sceneggiate - a differenza del suo compaesano -. « Piacere Sono Kao, ma tu chiamami Torke. » mi disse. Non volle dirmi il suo cognome, io non fui da meno. « Piacere mio, Torke. Sono Keiji. » risposi, sempre mantenendo una certa aria di formalità.
    Terminati i convenevoli, mi rivolsi ad entrambi i ninja che da quel momento in poi avrebbero agito col sottoscritto secondo gli ordini accademici: « Ho l'ordine di consegnarvi questa lettera dal Kyuudaime Mizukage in persona. Non so bene perché ne possegga due, ma, date le circostanze, meglio così; tenete, una per uno. » dissi, allungando loro le due lettere.
    Adesso bisognava soltanto aspettare nuove direttive sulla missione. Nel profondo del mio cuore speravo che quei due tizi si rivelassero ninja migliori dell'impressione iniziale che mi avevano dato.




    StatisticheStatus
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    Nel blu profondo



    Il gruppo si riunì tutto proprio sopra la struttura misteriosa, che attendeva nelle profondità in attesa di essere scoperta. Il trio si presentò risultando molto eterogeneo; c'erano due ninja della foglia, uno dedito all'alchool e uno probabilmente affetto da qualche demenza, e un ninja di Kiri, probabilmente con qualche orribile psoriasi, date le copiose bende poste sul volto.
    I capitani delle due navi informarono i rispettivi ninja della possibilità di poter prendere in prestito dagli equipaggiamenti delle imbarcazioni i kit per le immersioni, comprensivi di tute e bombole per l'ossigeno. I ninja erano liberi di scegliere se equipaggiarsi con le attrezzature, o nuotare per i 100 metri che li separavano dall'entrata affidandosi solo al loro chakra e ai loro polmoni. Qualunque fosse stata la loro scelta, una volta pronti avrebbero dovuto scambiarsi le informazioni. Keiji aveva ricevuto ordine di appoggiare i fogliosi e scoprire se avevano qualche strano piano in mente; mentre i ninja della foglia dovevano indagare sulla struttura.

    Kyo e Torke, come adorava farsi chiamare, erano a conoscenza della conformazione della struttura metallica, e avrebbero dovuto informare il compagno Kiriano in merito alla questione. A cento metri sotto di loro era presente una sorta di cabina cubica, dalla quale partiva un condotto verticale, cilindrico, di circa tre metri di diametro, che proseguiva fino al fondale oceanico, o almeno questo era quello che le strumentazioni delle navi avevano rivelato.

    [Sott'acqua]

    Quando il gruppo si fosse immerso, avrebbe dovuto raggiungere la cabina. Il mare era calmo e l'immersione non avrebbe causato problemi alla squadra.
    Nell'avvicinarsi alla struttura, i ninja avrebbero potuto notare come questa era davvero formata da una sorta di grosso cilindro metallico che si dipanava fino al fondale, senza poter però scorgere altro data l'elevatissima profondità cui arrivava in quel punto il suolo definitivo del mare.
    La cabina, primo punto d'inizio della loro indagine, era in realtà una sorta di grosso container, alto circa due metri, di formazione quadrata, con 5 o sei metri di lato. Praticamente si trattava di una stanza a cui era attaccato un gigantesco tubo, per farla breve.
    Il container aveva una grossa maniglia, e risultava chiuso. i ninja avrebbero dovuto scegliere cosa fare per riuscire a vedere l'interno.
    Se avessero voluto scambiarsi informazioni per pianificare qualcosa, durante l'immersione, avrebbero notato che i caschi per l'ossigeno che avevano ricevuto erano comprensivi di ricetrasmittente, per scambiarsi opinioni. La loro prima sfida era incentrata sul come entrare dentro il container, primo passo per raggiungere il fondo della struttura.
    Il grosso cassone di metallo che si trovavano davanti era privo di finestre o scritte. Il plancton ci si era cristallizzato sopra, e le alghe si erano agganciate. Era privo di lucchetti o sbarre di ferro, era solo presente una grossa maniglia tonda, da ruotare, posta al centro di uno dei lati.
    Se forzata, la ruota avrebbe opposto resistenza a causa del possente strato di ruggine, risultando alquanto bloccata.

    OT
    Come ho spiegato sopra, i kit per le immersioni hanno una resistenza assicurata fino a 100 metri, come i marinai vi informano. Il container non è altro che un grosso scatolone di acciaio privo di qualunque tipo di finestre.
     
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  6. Tupazzo
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    S.O.M.A
    Esplodere o non esplodere?




    Alla fine i gruppo si riunii e ben presto mi sarei ritrovato in una trappola per topi, infondo a chilometri d' acqua e ignorando completamente cosa possa esserci all' interno della struttura. Considerando la particolare ubicazione avrebbe potuto trattarsi di una qualche sorta di struttura di ricerca, avrebbe potuto nascondere cose talmente malate e pericolose che chiunque sia il suo creatore aveva ben pensato di tenerlo nascosto dalla mano dell' accademia e ancora peggio non potevo utilizzare bombe all' interno della struttura, infatti l' improvviso aumento di pressione avrebbe potuto indebolire le strutture interne, portando ad un implosione dovuto all' enorme pressione marina che a quella profondità si sarebbe assestata sulle 200 atmosfere. Ma queste erano tutte teorie.
    Rivolgendomi ai marinai dissi:

    Ah scusate, in mezzo a tutte queste cose dimenticavo di presentare i documenti dell' accademia”



    Mostrai velocemente la foto che avrebbero visto solo i marinai della nave, poi mi rivolsi al kiriano e cercai di spiegarli la situazione.

    “Bene Keiji, qui abbiamo una struttura sottomarina di cui sono ignote le funzioni e gli utilizzatori! Secondo le strumentazioni d' analisi, la struttura è un grosso complesso che arriva fino al fondo oceanico tramite un condotto situato a 100 metri sotto il livello del mare, quindi saremo..come dire, inscatolati in un enorme scatoletta di tonno. Per quanto mi riguarda ci sta che dovremmo utilizzare degli esplosivi per entrare all' interno della struttura, quindi tenete presente anche quest' eventualità. Per prima cosa direi di raggiungere la camera di pressurizzazione e vedere come aprirla. Con le buone o con le esplosive! Voi che ne pensate?”

    Finii di parlare attendendo una risposta dai due ninja, successivamente una volta scelto il da farsi, avrei raccolto l' equipaggiamento di immersione, coperto l' attrezzatura più delicata con del materiale a bordo della nave sperando nella sua impermeabilità, e successivamente mi sarei appoggiato sul bordo della nave dicendo:

    “Bene io sono pronto”

    Aspettai i miei compagni e mi immersi nelle profondità. Avevo un po' d' apprensione, infatti l' ultima volta che mi immersi nelle acque dell' oceano venni scambiato per una sorta di bestia marina da un gruppo di pescatori, inutile dire che fecero una brutta fine; Per questo fatto venni messo in prigione per 3 mesi, ma riuscii a scappare scavandomi un tunnel con un pennello da pittura. Esatto, un pennello, e se non ci credi FOTTITI.
    L' acqua dell' oceano era tremendamente fredda, sentivo le estremità degli arti intorpidirsi sotto la morsa del freddo, e man mano che scendevamo in profondità sentivo agire sul corpo la pressione dell' acqua, sempre più opprimente e fredda. Fendevo l' acqua con i miei possenti muscoli e tutt'intorno a me la luce iniziava a svanire lasciando il posto al buoi più completo.
    Iniziai ad intravedere la struttura cilindrica della cabina e il tubo che scendeva perpendicolarmente al fondale marino. La cabina d' ingresso si presentava leggermente usurata dall' azione ossidativi dell' acqua marina, infatti era circondata da piccole incrostazioni di ruggine, strati di materiale biologico e molte alghe. Dovevamo trovare un modo per entrare.

    “ Io direi di provare ad aprirla con la forza, provando tutti e tre in caso non si aprisse e in caso non funzionasse ne l'uno ne l'altro direi di passare al piano “Qui salta tutto” “

    Avrei tentato di apre la porta se i due ninja si fossero trovati d' accordo, in caso contrario avrei ascoltato le loro idee. Dovevo trattenermi dal far esplodere tutta la struttura, sapevo che si sarebbe rivelato uno spettacolo fantastico, ma avrei potuto mandar in malora tutta la missione.







    Tabella Riassuntiva




    Legenda:
    Narrato
    Parlato
    Pensato


     
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    Capitolo Primo


    Atto II
    0,02 leghe sotto i mari †
    Una volta terminate le presentazioni, ci trovammo tutti sopra il punto designato dalla missione per l'immersione. I Marinai ci indicarono ancora una volta le attrezzature che ci erano state fornite e insistettero affinché ci ricapitolassero il funzionamento del tutto.
    I dettagli relativi al mio compito forniti dall'amministrazione della Nebbia si limitavano al semplice ruolo di "scorta", o più probabilmente di sostegno - anche se la mia indole sicuramente mi avrebbe predisposto ad un ruolo di ben altra rilevanza all'interno di quel gruppo di shinobi - alle indagini della Foglia, e all'indagine sui fini ultimi di Konohagakure; necessitavo, quindi, di essere messo al corrente di tutto ciò che mi avrebbe atteso e dei motivi specifici della mia presenza sul posto. Mentre elaboravo questi pensieri, Torke mostrò prima dei documenti ai marinai - a giudicare dall'espressione mista tra stupore e ilarità che essi assunsero subito dopo, forse non erano delle serie carte amministrative - e poi mi rivolse parola: « Bene Keiji, qui abbiamo una struttura sottomarina di cui sono ignote le funzioni e gli utilizzatori! Secondo le strumentazioni d' analisi, la struttura è un grosso complesso che arriva fino al fondo oceanico tramite un condotto situato a 100 metri sotto il livello del mare, quindi saremo..come dire, inscatolati in un enorme scatoletta di tonno. Per quanto mi riguarda ci sta che dovremmo utilizzare degli esplosivi per entrare all' interno della struttura, quindi tenete presente anche quest' eventualità. Per prima cosa direi di raggiungere la camera di pressurizzazione e vedere come aprirla. Con le buone o con le esplosive! Voi che ne pensate? » quando l'energumeno terminò il suo discorso, mi presi un istante per fare, cerebralmente, il punto della situazione. « Dunque, Konoha è interessata a scoprire l'utilità di un oggetto estraneo infondo all'oceano, in una zona franca come il mare a circa metà strada tra la sua sfera di influenza geopolitica e quella di Kiri. Che questi ninja sappiano qualcos'altro su questo relitto e me lo tengano nascosto? Non posso investigare oltre immediatamente senza risultare sospetto, quindi l'unica cosa che posso limitarmi a fare adesso è assumere un atteggiamento passivo riguardo alle informazioni. Riuscire invece ad ottenere il comando di questa spedizione potrebbe consentirmi di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili e tenere in scacco i due shinobi in quanto, per questioni tattiche e logistiche, dovranno fare rapporto al sottoscritto. Quindi è deciso: adesso c'è da prendere le redini della situazione. » arrivato a queste conclusioni, mi voltai verso Ryo, per vedere se fosse intento a pronunciarsi. Il suo viso pallido e i nervi tesi della fronte sembravano quasi comunicare la più totale assenza di attenzione del ragazzo in quel preciso istante, ma forse mi sbagliavo; dall'uscita che aveva avuto poco prima, capii immediatamente che si trattava di qualcuno con dei seri problemi di dipendenza da sostanze. Speravo solo non risultasse d'intralcio alla missione. Non sono mai stato tollerante in questo senso, anzi, specialmente in questo senso. Mi girai verso Kao, pronto a rispondergli: « Io invece sono qui con funzione di sostegno e supporto. Kiri mi ha inviato affinché potessi esservi utile in questa ricerca. Non mi sembra il caso di scendere in dettagli riguardo le mie capacità, ne parleremo in un'altra circostanza. Ti ringrazio tuttavia per le informazioni condivise, data la mia più totale ignoranza riguardo all'obiettivo della missione - sì, esatto, non ne ero stato messo al corrente. Per quanto riguarda l'utilizzo degli esplosivi, immagino tu stia parlando delle cartebomba ninja, sarei un po' restio ad usale: far detonare qualcosa sott'acqua implica che, qualora questo qualcosa sia effettivamente vuoto, venga immediatamente sommerso dall'acqua. Potremmo compromettere in modo irrimediabile la missione. Non è questo ciò che vogliamo che accada, mi sbaglio? » Avrei atteso una risposta di Ryo, se ci fosse stata, e ne avrei ascoltato i pareri.

    [...]

    Per fortuna avevamo a disposizione delle mute integrali per l'immersione, non avrei dovuto perdere tempo a togliermi le bende ed a rimettermele una volta entrati - sempre che fossimo riusciti ad entrare - nella struttura che si trovava sul fondo del mare. Presi tutto il necessario per l'immersione e mi equipaggiai al meglio. Le mute non mi permettevano di tenere Saruhyondo al fianco, quindi mi limitai ad impugnarla nella mano destra. Una volta che tutti si fossero dimostrati pronti, avrei fatto presente nel modo più minimalistico possibile della mia disponibilità, con un cenno della testa, e mi sarei immerso assieme a loro.
    L'acqua era molto calma, l'immersione si prospettava tranquilla; la muta mi isolava termicamente in modo degno, forse perché la temperatura non era ancora così bassa. Proseguendo con l'immersione, il buio lentamente avvolgeva tutto quello che avevo intorno. Il fondale marino era incredibilmente lontano da dove ci trovassimo, e quindi il panorama a noi circostante era davvero scarno, limitato alla terribile profondità del blu del mare e a quegli sporadici pesciolini che ci vagavano intorno. L'idea di dover entrare in una scatola metallica posta ad un centinaio di metri sotto il livello del mare mi piaceva pochissimo, in questo senso. Continuando ancora a scendere, e perdendo di conseguenza ancora capacità visive al diminuire della luce, riuscii a scorgere una enorme struttura, oramai visibilmente trasformata dalla vita marina. Un grosso rettangolo metallico, alto circa due metri, lungo un po' più del doppio, ad occhio e croce, avente sotto di sé un altrettanto grande tubo che scendeva fino alle viscere del mare. Sul suo lato destro vi era qualcosa di riconducibile per somiglianza ad un grosso pomello, ad una grossa maniglia. « Vado ad analizzare la superficie della struttura più da vicino. » dissi, parlando nella radiospia di cui era provvista la mia muta. Dovevo ricordarmi che il kit di immersione di cui mi ero equipaggiato sarebbe stato utilizzabile soltanto se non fossi sceso sotto i centro metri di profondità, quindi, se non fossi sceso oltre la cabina della struttura, cioè il container suddetto, come mi avevano informato i marinai. Una volta avvicinatomi, notai come sulla superficie esterna, cioè i tre lati disponibile ed il "soffitto" del quadrangolo metallico, completamente ricoperta di plancton ed alghe, non si intravedevano fessure né finestre - o forse dovrei dire oblò? - né nessun altro tipo di elemento che potesse essere utilizzato come un raccorto tra l'interno e l'esterno. Decisi di portarmi ancora più vicino all'involucro metallico, così da poter cercare qualcosa anche attraverso il tatto: le ricerche diedero comunque esito negativo; non era sull'esterno la chiave d'accesso. « Passo a controllare la maniglia. » dissi ai miei compagni, spostandomi verso il lato destro, l'ultimo da analizzare. Quando andai a toccarla, mi parve che, ad una leggera sollecitazione, la maniglia risultasse predisposta, per quanto, immediatamente dopo, smettesse di muoversi. Osservai intorno alla zona in cui questa protuberanza si congiungeva con la struttura della cabina ma la vegetazione cresciutaci sopra non mi permise di trarne grandi conclusioni. Allora passati, come già avevo fatto precedentemente per il resto della struttura a toccare la superficie con mano: sentii subito una fessura, probabilmente la piattaforma sulla quale l'enorme pomello ruotava. Riflettei ad alta voce insieme ai miei compagni, cercando di capire in che modo potessimo entrare all'interno. « Ragazzi, questa protuberanza che sembra una maniglia è poggiata su una base girevole, probabilmente bloccata per via della ruggine e di tutto ciò che ci è cresciuto sopra durante il tempo che ha passato sommersa. Davanti a me vedo solo due possibilità di agire: nella prima, proviamo ad unire le forze ed a far girare questa maniglia. Magari, non so, proviamo in tre fasi a forzarla, prima un solo ninja, poi due e, se non si aprisse, in tre, di moto tale che ci sia sempre qualcuno che possa monitorare la situazione dall'esterno » dissi, facendo una breve pausa. La precauzione non era mai troppa: chi si fosse trovato a girare il pomello, non avrebbe avuto modo di controllare l'ambiente circostante, e quindi sarebbe stato una facile preda da chiunque o qualunque cosa che si fossi avvicinata loro. « La seconda è quella che aveva preventivato Torke: se la maniglia non dovesse girare, e quindi non riuscissimo ad aprirla con solo la nostra forza, potremmo provare a farla saltare. Sapete cosa vuol dire questo, però, vero? Non appena il portellone si sgancerà, la stanza verrà immediatamente inondata d'acqua: le nostre tute non potrebbero essere sufficienti, a quel punto. Credo che sia necessario ponderare attentamente, in caso non riuscissimo a sbloccarla a mano, per così dire. » era il momento di passare all'azione ed io ero già in prima linea. Torke rispose dicendo che anche per lui dovevamo provare a forzarla, anche se tutti insieme. « Se non vi dispiace, proverei io per primo a forzare la maniglia, che dite? » dissi ancora ai miei compagni, fiducioso nella mia forza, sottolineando le testi che avevo appena sostenuto. « Un ultima cosa. » dissi, prima di iniziare a spingere, « Non appena sentiremo cedere la maniglia, Ryo, tu sarai il primo a cercare di entrare il più velocemente possibile all'interno. La tua corporatura permette uno spreco di energie minore da parte nostra. Successivamente andrò io e per ultimo Torke, così da massimizzare i tempi e minimizzare l'ingresso di acqua nella struttura, ok? » A quel punto, mi sarei appoggiato coi piedi sulla medesima superficie dove era posta la maniglia e, utilizzando entrambe le braccia, toccando con una mano la parte frontale, e con l'altra quella laterale della protuberanza metallica, avrei cercato con tutte le mie forze di far scattare la maniglia che pareva fin da subito bloccata. Inutile continuare a dire che l'impresa pareva tutt'altro che semplice.
    Se la maniglia non si fosse sbloccata, avrei parlato così alla ricetrasmittente. « Torke, tu che mi sembri bello massiccio, vieni a darmi una mano. Ryo, continua a monitorare l'area. » ed avrei atteso l'aiuto di Torke.
    Se ancora la maniglia non avesse dato segni di cedimento, avrei chiamato infine anche Ryo.

    Se niente di tutto questo fosse servito, avrei eseguito le istruzioni di chiunque altro avesse avuto una idea differente dal forzare la serratura o dal farla saltare in aria.

    Se neanche quest'altra soluzione fosse servita o se non ne fossero state proposte delle altre, mi sarei pronunciato in questo modo: « Si passa necessariamente al piano "qui salta tutto" di Torke. Utilizziamo tre carte bomba, ne possediamo tutti una nel nostro equipaggiamento? » Se tutti fossimo stati disposti ad utilizzarne una delle proprie, tanto meglio, se invece ci fossero stati problemi in questo senso, oppure qualcuno non ne possedeva alcuna nel suo inventario, qualora non lo avesse fato Torke - visto che sembrava molto ben disposto alle esplosioni - avrei messo a disposizione io personalmente le due cartebomba in mio possesso: la missione prima di tutto, il dovere prima di me, sempre. « Ora che ne disponiamo tre, direi di posizionarle due ai lati della giuntura che si sente qui, sotto alla maniglia, ed una all'attaccatura superiore o inferiore di questa, a vostra scelta. Direi di settare la detonazione dopo un minuto dall'attivazione del fuuinjutsu, che dite? » Mi sarei poi allontanato di una decina di metri, e salito di due, preparandomi alla detonazione e sperando che tutto andasse come doveva andare.

    La situazione era forse più complicata di quel che avevo previsto.




    StatisticheStatus
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato.
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    Crisi di acque

    Prese la lettera del Mizukage, riponendola con furia in una tasca senza curarsi di aprirla e leggerne il contenuto. Rispose al kiriano annuendo freneticamente «Sisi, ottimo.» La sua mente era chiaramente rivolta ad altro, e, come si poteva facilmente immaginare, quel qualcosa era l'alcool. I marinai aveva bellamente ignorato la sua richiesta, lasciandolo che il dubbio e la crisi di astinenza lo divorassero. Konoha si era affidata a lui e Torke per quella missione e, giudicando l'invio di solo due genin, non la riteneva di fondamentale importanza ma fallire avrebbe portato un suo nuovo rientro nel dimenticatoio del villaggio. A dire il vero finora non gli era mai dispiaciuto, ma ultimamente la vita del reietto aveva cominciato a stargli un po' stretta. Oppure erano effetti dell'alcool anche quelli.
    L'ubriacone si riunì ai suoi compagni giusto in tempo per sentire il piano di Torke. Ormai il suo viso era diventanto vistosamente pallido e la sua fronte si era arricchita di vene, probabilmente dovute al nervosismo. Rimase quindi in silenzio, lasciando il suo compagno di villaggio finire e udendo anche il logorroico discorso di Keiji. Forse nel suo stato non riusciva a sopportare due parole messe di fila, ma il kiriano sembrò raccontare l'intera storia della sua vita che, bendaggi a parte, sembrava molto più lunga di quella del giovane shinobi. Storse leggermente la bocca, se pur rimanendo in silenzio, sentendo come la possibilità di far esplodere l'entrata. Il vero obiettivo della missione era situato, almeno da quanto riportato, ad un paio di chilometri sotto il fondale e l'invasione delle acqua nella cabina, escludendo la possibile presenza di speciali meccanismi, avrebbe sicuramente compromesso la loro discesa portando al fallimento della missione oppure all'annegamento. Rimase quindi nel suo silenzio, per poi dirigersi verso una delle due imbarcazioni. Iniziava già a sentire la tensione che attanagliava gli altri membri dell'equipaggio, anche se non sarebbero stati loro ad immergersi.

    [ ... ]



    Gli vennero fornite delle avanzate mute, i marinai garantirono loro un'efficacia fino ai cento metri di profondità, mostrando come nel casco fossero integrati dei microfoni per permettere la comunicazione con gli altri soggetti sommersi. Indossarla non fu un problema, ma, forse a causa dell'ansia, Ryo trovò un po' di difficoltà ad adattare i suoi movimenti al nuovo indumento protettivo. Non era terrorizzato dalle profondità del mare, non era terrorizzato dalla possibilità di fallire, i suoi pensieri erano rivolti alla crisi che lo stava investendo. Non gli era mai capitato di rimanere così tanto tempo senza una bevuta ed ora non aveva la minima idea di cosa potesse accadergli. Anche il mal di mare, durante il breve viaggio, rimase in secondo piano, sconfitto dalla preoccupazione. Una volta giunti al punto di sgancio, il giovane non attese nessun segnale da parte dei compagni, buttandosi nelle acque. Non vedeva l'ora di arrivare a capo di quella situazione, cercando di velocizzare il tutto.
    Nelle acque sentì solamente l'ovattato rumore delle sue bracciate, il suo respiro affannoso e il fragore dei tuffi degli altri suoi compagni. Poté chiaramente distinguere il rumore del tuffo di Torke da quello di Keiji, dato l'enorme massa del suo compagno della Foglia. Attese i suoi compagni, per poi dirigersi insieme a loro verso l'oscurità del fondale.

    In lontananza fu possibile distinguere una leggera anomalia. Infatti l'oscurità si interrompeva, o meglio affievoliva, in un determinato confine che, se pur la luce rasentava l'assenza, indicava il ritrovamento della carcassa metallica. Il giovane si avvicinò fino a cinque metri di distanza, notando le alghe e il calcare troneggiavano sull'ascensore. Definire da quanto tempo si trovasse lì quell'apparecchiatura fu a lui completamente ignoto ma, giudicando il suo stato, non sembrava molto recente. In quell'oscurità, il container sembrava sospeso, anche se ancorato al fondale.
    Lasciò quindi la fase di esplorazione a Keiji, ascoltando il suo rapporto sullo stato del meccanismo di apertura. La sua idea sembrò molto valida, d'altronde erano tre shinobi, di cui uno poteva vantare una notevole massa muscolare, e non forzare la serratura sarebbe sembrata un'ingenuità. «Bene.» Si limitò ad esprimere. Avrebbe aiutato a forzare l'apertura nel caso ce ne fosse stato bisogno e, nel caso di successo, sarebbe entrato per primo aiutando dall'interno l'ingresso dei soi compagni.

    Nel caso in cui la forzatura della porta non avresse portato nessun risulato avrebbe espresso la sua opinione, cercando di fermare il posizionamento delle cartebomba da parte dei suoi compagni. «Fermi.» La sua voce si fece più decisa, anche se era possibile udire un sottile strato di sofferenza. «Se facciamo saltare la porta, chi ci garantisce che la struttura rimanga intatta anche per la risalita? » Effettivamente aveva esposto ciò che poteva essere balzato in mente anche agli altri membri. Non possedeva altre valide alternativa, ma voleva fare in modo che anche questa possibilità prevedesse un piano per un corretto e prudente ritorno.

    La muta non riuscì a separarlo dal freddo delle profondità, i brividi lo tormentavano di tanto in tanto. Deglutì nervoso, ormai era arrivato lontanto e anche se fosse ritornato in superfice non avrebbe ottenuto nessun tipo di liquore da nessuno. Tanto valeva osservare quanto sarebbe resistito senza il potente "afrodisiaco". Spostò lo sguardo sulla sua mano destra, vedendola freneticamente tremare.
     
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    La Discesa



    Il gruppo si organizzò davanti alla presunta porta di ingresso del container, analizzando con attenzione la struttura. Come intuito da tutti e tre, se avessero fatto saltare la porta "con le esplosive" come aveva in mente Torke, probabilmente tutta la struttura sarebbe stata invasa dall'acqua, e chi poteva dire se dopo tutto il tempo trascorso, la struttura fosse stata ancora in grado di reggere alla pressione. Non restava che la maniglia, consumata dalle acque dell'oceano. Keiji elaborò un piano di azione per aprirla ed entrare in un preciso ordine per fare il più in fretta possibile, quindi cercò di sbloccarla, con l'aiuto dell'energumeno se fosse stato necessario, mentre Ryo avrebbe controllato la situazione.
    La forza del kiriano da sola non sarebbe bastata a far muovere il marchingegno della porta, rendendo il supporto del muscoloso della foglia una necessità.
    I due si sforzarono assieme, riuscendo finalmente a far smuovere di pochi millimetri la maniglia, che dopo poco sarebbero divenuti centimetri, quindi avrebbe iniziato a muoversi del tutto, sbloccandosi dalla ruggine, che a quanto pareva aveva si formato uno strato solido, ma solo all'esterno del meccanismo.
    Quando la porta si aprì, l'acqua iniziò a penetrare nella struttura molto rapidamente, ma altrettanto rapidamente il gruppo dei ninja si sarebbe intrufolato, potendo con facilità richiudere la porta al loro passaggio. All'interno era presente un meccanismo molto più semplice, un paio di leve che sigillavano la porta impedendo all'acqua di passare.
    Se la cosa fosse stata eseguita in fretta come pianificato da Keiji, sarebbero riusciti a chiudere la porta con l'acqua che, nel container, sarebbe arrivata loro alle ginocchia. Chiusa la porta, 4 sigilli posti agli angoli della stanza, si sarebbero attivati, sputando l'acqua fuori dalla struttura, senza bisogno di aprire valvole di qualunque tipo; chiunque aveva creato quel posto, aveva pensato a tutte le necessità.
    Ripulita la stanza dall'acqua, operazione che venne completata in pochi attimi, si sarebbero resi conto che gli stessi sigilli posti alle pareti, che avevano fatto defluire l'acqua dalla struttura, forse facendola passare attraverso le pareti, illuminavano anche la stanza, emettendo una luce forte, ma non fastidiosa.

    [...]

    Intorno a loro, il vuoto, nella stanza non erano presenti oggetti di alcun tipo, nè residui, nulla, come se fosse stata ripulita, o forse come se non vi fosse mai stato stipato nulla; lo spazio era poco, e quel container era certamente una zona di solo passaggio. L'unico oggetto presente era una targa in metallo, posta accanto alla porticina che avevano davanti, le cui parole mezze cancellate, recitavano queste parole.

    CITAZIONE

    Ingr#sso ###vatore
    Atte##ere svuo###ento i#gresso
    In caso d# bl#cco rivolge##i al p#rson#le
    N#n usare ###### libere


    Essendo l'ingresso privo di acqua, la porta, apribile con un pulsante ben visibile accanto ad essa, si sarebbe sbloccata lateralmente, entrando della parete, rivelando l'ultima parte del container, una sezione cilindrica, non visibile dall'esterno, dato che la forma della struttura era uniforme, ma comprensibile data la sua ubicazione, esattamente sopra alla sezione cilindrica che arrivava sul fondo dell'oceano. Doveva trattarsi dell'ascensore. La zona di discesa presentava due sedili, e permetteva il passaggio a due persone sedute, o 3 in piedi, prive di bagagli, essendo molto stretta. L'unico meccanismo era una coppia di leve, con disegnate due frecce, una indicante il basso, e una l'alto. Inoltre era presente un ulteriore pulsante con disegnato una sorta di megafono, stilizzato; un qualche tipo di interfono.
    Se avessero deciso di portare con loro le attrezzature, avrebbero dovuto compiere 2 viaggi dato lo spazio limitato. Se invece avessero lasciato l'equipaggiamento da sommozzatore all'ingresso, avrebbero potuto raggiungere il fondo in una sola discesa, sempre ammesso che l'ascensore fosse funzionante, e non crollasse sotto il peso della pressione per la mancata manutenzione, e il tempo che era passato dal suo ultimo utilizzo.

    [...]

    Quando avessero provato ad azionare le leve, con sorpresa avrebbero notato che l'ascensore non solo era funzionante, ma si muoveva persino in maniera fluida. Non erano presenti corde, o meccanismi, quindi doveva muoversi grazie a un qualche marchingegno funzionante a chakra, o qualche altra misteriosa diavoleria. Appena fosse partito, nella parete si sarebbe aperta una piccola scatoletta, rivelando una sorta di misuratore di profondità. La discesa sarebbe stata lunga, molto lunga, e si sarebbe fermata 40 minuti dopo a 3500 metri di profondità. In qualche modo, la struttura era provvista di ossigeno, e di una qualche fonte di energia ancora funzionante.
    Arrivati sul fondo, assieme o in viaggi diversi, si sarebbero trovati davanti ad una porticina simile a quella appena incontrata, che separava il pozzo dell'ascensore dalla struttura vera e propria. Superata quella, sempre con lo stesso pulsante, si sarebbero trovati dentro a ciò che dovevano analizzare.
    La struttura cilindrica con la quale erano scesi non era trasparente, quindi non avrebbero potuto vedere come si presentava dall'esterno, ma durante tutta la discesa avrebbero sentito le vibrazioni delle correnti oceaniche divenire sempre più forti, fino all'arrivo.
    Entrati nella sala grande però, le vibrazioni sarebbero cessate, il posto era stato creato stabile e insonorizzato.
    Come in precedenza, dei sigilli si sarebbero attivati, illuminando la sala dove si trovavano, rivelando una strana parete che li separava dalla struttura vera e propria. Era stata eretta una sorta di paratia, posteriore alla costruzione della struttura, come avrebbero potuto notare dal diverso materiale, comprensiva di una ulteriore porta molto strana. La porta era semi trasparente, come liquida, ed era possibile vederci attraverso, intravedendo una sorta di sala operativa di accoglienza, ma prima avrebbero dovuto raggiungerla.

    [...]

    La porta semi trasparente, come fosse di gelatina fatta di energia, aveva una superficie che sembrava ribollire, come fosse fatta di chakra. Non sembrava pericolosa, ma i ninja non ne avevano alcuna certezza. Se avessero provato a lanciarvi cose attraverso, queste sarebbero rimbalzate contro la porta, impedendo il passaggio, ma avrebbe consentito l'attraversamento ai corpi dei ninja, risultando solo leggermente fastidiosa, come a creare un intorpidimento.
    Se avessero deciso di attraversarla rischiando il tutto per tutto, avrebbero dovuto farlo uno alla volta. Cosa avrebbero deciso ?

    Sopra la porta misteriosa, una targa:

    CITAZIONE

    BENVENUTI AL SOMA


    OT
    Salve! La porta di sicurezza non è pericolosa, e non lascia alcun effetto negativo su di voi. Forse.
    Eccezin fatta per la spesa di chakra necessaria ad attraversarla. 1/3 della riserva massima arrotondato per eccesso.
    Benvenuti al SOMA


     
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    Capitolo Primo


    Atto III
    Discesa
    Mi misi immediatamente a spingere la maniglia, dopo la conferma degli altri due al mio piano; Torke e Ryo stavano subito dietro di me, osservando la situazione. Per quanto mi sforzassi, quella maniglia sembrava inamovibile, eppure si doveva muovere! Che la mia forza non fosse necessaria? Nonostante la sicurezza nelle mie capacità, dovevo ammettere che gli intralci secolari della natura erano più forti di me, in questo senso. Con un gesto chiamai l'enorme foglioso affinché mi aiutasse a spingere: subito si avvicinò, lasciando la posizione accanto a Ryo, e mettendosi a lavoro. Finalmente la porta scattò, prima di pochissimo, poi perse presa sempre più velocemente. Appena la porta fu sufficientemente aperta, Ryo si gettò dentro come avevamo previsto, io subito mi staccai e lasciai l'enorme peso al possente Torke, e senza ulteriori perdite di tempo, appena anche io entrai, quest'ultimo si accodò a noi, richiudendo la porta alle spalle.
    Fummo veramente rapidi, tanto rapidi che sentivo l'acqua che era entrata dentro la stanza arrivarmi non sopra alle ginocchia. Ma non ebbi tempo di realizzare altro che quattro sigilli ai lati della stanza si accesero, emettendo una forte luce, e ripulendo la stanza dalla poca acqua che era entrata. Poi silenzio. Un silenzio così forte ed assordante che veniva interrotto soltanto sporadicamente dai rumori dell'oceano che circondava la struttura. Davanti a noi c'era una piccola porticina con una targhetta, sopra di essa, leggermente usurata, della quale non si leggevano alcune lettere. Era però una targhetta tipica delle zone di fabbrica, zone di manovalanza, ed aveva una funzione di avvertenza. « Ingresso ...qualcosa. Attendere svuotamento ingresso. In caso di blocco rivolgersi al personale. Non usare fiamme libere. » dissi, indicando la targhetta. « Se conoscete qualche jutsu che vi permette di sputare fiamme o cose del genere, tenetevelo per voi qua dentro. E Torke, mi sa che dovrai rinunciare ai tuoi esplosivi ... » aggiunsi, sorridendo. La porticina che avevamo davanti separava la zona in cui eravamo da un'altra area indicata dalla targhetta che avevo appunto mostrato ai miei compagni. Nell'immediato non riuscii a decifrare però quella seconda parola sbiadita. « Lì c'è un pulsante e, a ben dire rispetto a questi sigilli luminosi qui, deve avere una funzione ben più blanda. Credo apra, semplicemente la porta. » dissi ancora, rivolgendomi verso i miei compagni. Questa volta non attesi una loro risposta, mi limitai ad avvicinarmi ed a premere il pulsante.
    La porta si aprì lateralmente entrando dentro la parete. Mi ritrovai davanti uno strano marchingegno con due posti a sedere, molto stretto, che occupava tutta la stanza. Avvicinandomi potei notare tre pulsanti: due erano frecce e puntavano verso l'alto o verso il basso mentre un'altro era una sorta di megafono. Ripensando alla conformazione della struttura che avevamo visto dall'esterno, quello doveva essere l'ascensore che ci avrebbe portato verso il fondale. Attesi che i miei compagni si avvicinassero per poi provare ad entrare dentro quella carrucola a cui, mi sarei accorto, guardando in alto, mancava ogni sorta di cavo per la discesa. Che sfruttasse un'altra tecnologia? Appena però fui dentro potei notare immediatamente che lo spazio era troppo angusto per tutti e tre a sedere, ma soprattutto, lo spazio non era sufficiente se avessimo voluto caricare anche le attrezzature con noi. « Forse, uno accanto all'altro, in piedi, riusciremmo ad attivare questo marchingegno senza separarci, tuttavia quasi sicuramente non riusciremo a portare con noi le attrezzature. I Marinai hanno detto che sono garantite fino a cento metri di profondità però qua dentro il discorso pressione è ben diverso, potrebbero continuare a funzionare, magari non esplodendoci in mano. Che dite, volete portarle giù? In questo caso mi offro di andare per primo, da solo, con le sole attrezzature, di scaricarle dove arriverò, qualsiasi cosa troverò, e di tornare poi su a prendervi. In alternativa lasciamo tutto qui e scendiamo insieme. Lascio decidere voi. » dissi, attendendo poi una loro risposta.
    Qualora avessero assecondato la mia richiesta, avrei caricato tutta l'attrezzatura sulla piattaforma, mi sarei seduto, ed avrei iniziato la discesa.

    [...]


    Ormai era almeno trentacinque minuti che ero in viaggio per la scesa, eppure, quell'attrezzo infernale non pareva fermarsi. Quando diavolo mancava? Sperando di ammazzare il tempo, iniziai a togliermi di dosso la muta che non avevo tolto insieme agli altri. Lentamente mi sfilai il corpetto, poi aprii la lampo che avevo davanti e mi tolsi definitivamente la muta. Slacciai poi il casco e lo lasciai cadere a terra. Respirando, la gelida temperatura trasformò la mia anidride carbonica in un leggero sbuffotumblr_n2rid315UQ1rg3flro5_500. Senza casco potevo sentire meglio gli agghiaccianti rumori provenire dall'oceano che avevamo intorno - agghiaccianti però eravamo come pesci chiusi in gabbia, impossibilitati ad uscire in modo immediato. Poco dopo sentii un piccolo sobbalzo: ero arrivato. Mi trovavo ancora una volta in una sorta di zona di passaggio, con una piccola porta sul fondo di questa. Scaricai l'attrezzatura e senza perdermi d'animo mi rimisi in viaggio per arrivare su. Quella traversata era dannatamente infinita.

    [...]


    « Preparatevi, ragazzi. Il viaggio sarà davvero lungo. » avrei detto, non appena l'ascensore avrebbe raggiunto per una seconda volta la parte alta della struttura. Era passata più di un'ora da quando avevo iniziato la discesa, i due sicuramente avevano intuito che il viaggio sarebbe stato tutt'altro che rapido ... o almeno speravo. Avrei atteso che i due entrassero nell'elevatore prima di riazionare il pulsante di discesa. « Non ho proseguito oltre ma sappiate che sul fondo c'è un'altra stanza identica a questa, una ennesima zona di passaggio. Non costruitevi grandi aspettative. »

    [...]


    Arrivati sul fondo, non mi persi in chiacchiere, ripresi la mia attrezzatura e senza aspettare nessuno mi diressi vero la porta, come se sapessi cosa fare. Al suo lato vi era un pulsante, proprio come la sorella sulla cima della struttura: lo premetti e questa si aprì, scorrendo verso il muro. Entrai a quel punto, una volta che i miei compagni sarebbero sopraggiunti.
    Tutti i rumori stranissimi che avevo sentito più e più volte durante la discesa adesso sembravano cessati, come magicamente scomparsi. La sala in cui mi trovavo era grande, vasta e sembrava stranamente ben attrezzata. A separare in due parti questa sala, c'era uno stranissimo muro, anzi, più correttamente, una sorta di costrutto di chakra bollete, sulla cima del quale vi era una targa che recava la scritta « Benvenuti al Soma » dissi sussurando. Quel separé era inquietante e, inizialmente, avrei pensato a tutto tranne che ad attraversarlo. Poi riflettei un attimo tra me e me, cercando di comprendere la situazione. « Il percorso percorribile finisce qui. Oltre non è possibile andare. Allo stesso modo, non è possibile tornare indietro, non ci sono altre porte che abbiamo saltato, non c'è un qualche cunicolo che ci è sfuggito, qui è tutto metallico e squadrato, una insenatura l'avremmo subito notata. Che dunque quel muro sia una sorta di prova? Il cartello che c'è lassù mi invita ad entrare, in fin dei conti. Perché non provarci? » pensai, mentre mi avviavo verso quel muro. Provai, con molta cautela, a toccarlo con una mano ma non percepii niente se non un lievissimo intorpidimento, come se questa mi si fosse addormentato: notai però che la mano pareva sprofondare in questa sorta di gelatina in ebollizione, quasi come se non fosse totalmente solido. Mi decisi quindi a premere con forza, facendo sprofondare la mano per intero dall'altra parte: subito, prima che tutti gli altri potessero dirmi qualsiasi cosa, attraversai la paratia. Finito dall'altra parte mi sentivo come se avessi dormito malissimo e per tantissime ore, con tutti i muscoli intorpiditi ma funzionanti, con la testa pesante e leggermente scostante ma vigile. Mi sentivo però molto, molto più leggero e non riuscivo a capire come mai. L'avrei realizzato qualche tempo dopo. « Non fa male, ti lascia solo una strana sensazione addosso. Speriamo non sia niente di grave ... qualcuno di voi è un medico? »




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    Legenda


    Narrato.
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    Centro di accoglienza per pesci

    Respirava affannosamente Ryo, quasi come stesse percependo lo sforzo di Keiji nello smuovere il meccanismo d'apertura. Dopo svariati tentativi e sforzi, il kiriano chiese l'aiuto anche di Torke, che come da piano, si recò istantaneamente ad aiutare il compagno. Anche con la muta addosso, si potevano intravedere le grosse forme muscolari del foglioso, con la sua forza infatti la valvola cominciò a smuoversi. L'ubriacone si avvicinò di qualche metro, tenendosi pronto a fare il suo ingresso nella struttura. Qualche attimo dopo il meccanismo sembrò cominciare a smuoversi, il giovane deglutì nervoso avrebbero avuto poco tempo per entrare per evitare il riempimento della stanza.
    Con un enorme sforzo i due riuscirono a spostare la pesante porta quanto bastava per garantire l'ingresso a Ryo. Il giovane vi si infilò più velocemente che poteva, una volta entrato mise entrambi i palmi sulla superficie della porta, cercando di equiparare la spinta di Keiji, che intanto si stava recando anche lui verso l'entrata. I due riuscirono a tenere libero l'ingresso anche per Torke, che nonostante la sua dirompente massa, riuscì ad entrare senza problemi. La porta venne velocemente richiusa, un tonfo altisonante unito al crudo rumore del metallo arrugginito che si muoveva. Non entrò molta acqua Ryo, guardando in basso, poté notare il suo livello scendere velocemente. Dei sigilli ai quattro angoli della stanza si erano attivati, quella struttura gli stava già rivelando una bella sorpresa. Spostò lo sguardo verso Keiji, che si era messo a leggere una targhetta sopra quel che sembrava un altro ingresso. «Elevatore.» gli venne in automatico, come se fosse stata un'illuminazione. «Ingresso elevatore.» Si guardò intorno, come se stesse cercando vie alternative a quella piccola porta. Non aveva voglia di scendere ma non poteva neanche ritornare su dopo lo sforzo che lui e i suoi compagni avevano fatto per entrare. Fece poi qualche passo in avanti, studiando il nuovo ingresso e il pulsante misterioso che, a detta del kirano, sembrava possedere la sola funzione di aprire la porta. Quest'ultimo non si riguardò nel premerlo, rivelando uno stretto ascensore. Keiji entrò, il giovane poi spostò lo sguardo su Torke. Come sarebbero entrati anche con quella montagna vivente e le mute in quel piccolo spazio? Per fortuna lo spadaccino elaborò velocemente un'idea, Ryo si limitò ad annuire iniziando a togliersi la tuta. Si tolse il casco, scrollando la il viso in modo da smuovere i lunghi capelli. Ripose la muta sotto uno dei due seggiolini per poi uscire dall'ascensore.
    Salutò il kiriano ondeggiando leggermente la mano al chiudersi della porta, da una parte si pentì di aver consegnato così facilmente la sua attrezzatura. Nel caso fosse successo qualcosa all'elevatore i due fogliosi sarebbero rimasti lì, senza alcuna possibilità di scendere o di risalire.

    [ ... ]



    Il tempo passava e del kiriano ancora non vi era nessuna traccia. Sul viso del giovane ubriacone iniziò a farsi vivo un chiaro e distino pallore, accentuato dai sigilli luminosi. Aveva bisogno di qualcosa per smorzare quella tensione, che di lì a poco si sarebbe trasformata in disperazione. «Ehi, Torke mi stavo chiedendo...» Lo squadrò ben ben partendo dai piedi per poi arrivare fino al viso. «Ma quanto tempo ci hai messo a diventare così grosso?» Attese la risposta del colosso, qualsiasi cosa gli andava bene, bastava rompere quel dannato silenzio ed ingannare la lunga attesa. Si mise la mani tra i capelli, non aveva nemmeno la sua amata bottiglia ad interrompere quei tristi pensieri.

    [ ... ]



    Finalmente, dopo più di un'ora di attesa, Keiji fece il suo ritorno. La sua espressione era seria, di certo aveva trovato qualcosa là sotto ma, giustamente, non si era preoccupato di avventurarvici da solo. Un sospirò di sollievo riempì la piccola struttura d'ingresso, in un meno che non si dica il giovane si infilò dentro l'ascensore. Vi fu una nuova discesa, rumorosa ed inquietante. L'apparecchiatura dava violente scosse all'aumentare della pressione del mare, sarebbero arrivati in fondo sani e salvi? Come se tutto ciò non bastasse, un display mostrava a che punto erano nella loro discesa, le sue cifre assumevano valori assurdi. Stavano veramente andando così in basso? Una cosa era certa, senza alcool non riusciva a tenere a freno la sua mente, sperava soltanto che quel viaggio durasse il meno possibile.

    [ ... ]



    Per un certo senso, la discesa durò veramente il meno possibile. La sua fantasia stava viaggiando più o meno alla stessa velocità dell'elevatore, lasciando a svariate interpretazione di ciò che li attendeva in fondo. Keiji gli aveva già detto di non farsi grandi aspettative, ma quei pensieri erano il suo unico modo di trattenere la tensione. Arrivarono in fondo, i rumori dell'oceano si erano appiattiti, la stanza era insonorizzata e, rispetto a ciò che aveva provato fin'ora, traspariva un certo comfort. Si guardò attorno, il suo volto era decisamente più sollevato.
    Riprese la sua muta, tenendola ben salda con la mano destra e strusciandola per terra con poca cura. Si mise accanto a Keiji, leggendo la targa e osservando la strana parete che avevano davanti. Si limitò ad osservare la sperimentazione che stava facendo il kiriano. Vi mise inizialmente una mano, per poi farla completamente attraversare. «Bene, un centro di accoglienza per pesci. Il Kage sarà contento per loro, ora torn...» Il kiriano, che tra di loro poteva definirsi la cosa più simile ad un pesce, varcò quell'ingresso. Ryo fece qualche passo indietro. Silenzio per qualche instante, poi spostò lo sguardo su Torke per valutare anche la sua reazione.
    Tornò indietro all'elevatore, vi ripose la muta sopra una sedia, convito di ritornare in superficie. Sentì poi la voce di Keiji, quell'ingresso gli aveva fatto qualcosa, anche se non riusciva bene a capire cosa. Sembrava comunque in salute. Si alzò quindi dalla sedia, attendendo anche l'ingresso di Torke. Deglutì nervosamente, adesso era il suo turno, voleva veramente correre un rischio così grosso? Sarebbero stati in grado di tornare indietro? Passarono una trentina di secondi abbondanti, serrò i pugni, chiuse gli occhi, e fece un passo in avanti. Dall'altra parte vi era adesso solamente una gamba e metà del viso, uno strano formicolio si stava pian piano uniformando su tutto il corpo, come una mossa dettata dall'istinto si spinse in avanti.
    Si stupì ritrovando entrambi i compagni sani quanto lui. Gli era rimasta però una strana sensazione, come se si fosse risvegliato durante la notte dopo un intero giorno trascorso a bere alcolici. La testa gli ciondolava e i suoi movimenti sembravano disgiunti dal suo corpo, come se fosse stesse guardando la sua figura in terza persona e non fosse realmente lui a decidere di muoversi. Quella strana porta gli aveva fatto qualcosa, e in un certo senso non era dispiaciuto: il ricordo di qualcosa di simile agli effetti che gli donava l'alcool lo stava in qualche modo cullando. Erano appena entrati nel "SOMA", anche se non aveva la minima idea di cosa volesse dire.
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    S.O.M.A
    La camera delle sveltine




    Grazie alla mia maestosa potenza muscolare quella gracile porta venne aperta, permettendoci di entrare per la prima volta dentro la gigantesca struttura. Fortunatamente per noi la stanza era dotata di un sistema a base di chakra che permetteva all' acqua marina di essere pompata all' esterno della struttura, così non appena la porta fu chiusa, tutta la gelida acqua proveniente dall' esterno venne ricacciata.
    La stanza in cui ci trovavamo era di modeste dimensioni, a malapena riuscivo a far entrare il mio possente braccio, magari era una camera per le sveltine adibita ai sub, lo sanno tutti che generalmente arrivati ad una profondità di circa cento, centocinquanta metri tutti i sub hanno bisogno di fare una sveltina. Un classico.

    “Beh !Un po' squallida come camera delle sveltine”

    Iniziai a toccare le pareti della camera in cerca di un qualche tasto che ci avrebbe permesso di scendere fino alla struttura madre, ma nonostante tutto la mia concentrazione,l' unica cosa che riuscivo a sentire era l' umidità delle pareti e la superficie corrosa e viscida della superficie della camera, infatti era chiaro come l' azione dell' acqua avesse corroso la struttura, e l' unica cosa che mi veniva in mente era chiedermi per quanto tempo la struttura avrebbe retto, e sopratutto se quel figlio di puttana di jiro si era ricordato di sintetizzarmi i tonici per l' allenamento.
    Mentre il buon Keji trovava il pulsante, io continuavo a tastare le pareti e ad appoggiare l' orecchio sopra di esse dicendo:

    “Non preoccupatevi, ci sono quasi, i miei sensi di massiccio ci porteranno dritti dritti alla struttura madre.”

    Dopo poco tempo mi rigirai e mi trovai solo con Ryo, Keji era sparito!

    “Oh mio dio ! Gli uomini pesce si sono presi Keji”

    Mi buttai per terra imprecando verso il cielo:

    “Giuro che ti vendicherò keji! Lo giuro sulla tomba di....Di qualche morto”

    Inutile dire che keji non era stato catturato da nessun uomo pesce, e inutile dire che il piano che stavo per proporre in cui io e ryo andavamo a salvarlo cavalcando piovre e squali giganti andò a farsi fottere, infatti il buon Keji aveva trovato una specie di pulsante segreto per scendere.
    Allora soddisfatto delle doti di quel ragazzo, guardai la porta dalla quale era sceso e strofinandomi il muscolosissimo mento dissi:

    “Bravo keji, bravo!”

    Aspettammo un sacco di tempo in quella scatoletta di sardine umida e impregnata di salsedine e odori stranamente ferrosi, e improvvisamente il buon Ryo mi guardò e mi chiese:

    «Ehi, Torke mi stavo chiedendo...Ma quanto tempo ci hai messo a diventare così grosso?»

    Guardai il secco Ryo da capo a piedi, sorrisi e dissi :


    “Beh mio caro Ryo! Potrei darti dei numeri sul tempo impiegato per diventare così, come sette, otto oppure ernestomeda, ma nessuno di questi potrebbe sostituire quello che ti stò per raccontare, cioè una storia di passioni,dolori,stiramenti e strappi muscolari! Una storia talmente intensa che potrebbero scriverci una storia epicamente epica.
    Adesso permettimi di raccontartela attraverso il canto gutturale dei miei avi”


    Iniziai ad emettere un verso gutturale (Molto simile al suono di una chitarra elettrica), cercando di spiegare al secco come avevo plasmato il mio corpo.L' esibizione durò circa 3 minuti.

    “Quindi si, direi che il pompelmo è piu grosso del mandarino”

    Non so perchè alla fine l'imbarazzo dovuto al silenzio crebbe ancora di più.
    Dopo un eternità passata in quella cassa da sveltine, il buon keji si ripresentò per portarci a destinazione. Entrammo tutti e tre nella scatolina, e anche se di piccole dimensioni riuscimmo comunque ad adattarci. Conoscendo i tempi per scendere ne approfittai per farmi uno spuntino proteico a base di uova, pane e polvere da sparo, in modo da rendere il mio pasto più esplosivo, inoltre la polvere da sparo rende la pelle più ruvida e mascolina e i pugni più forti!
    Nel giro di due giorni ( Vi ricordo che Torke ha una strana concezione del tempo) arrivammo all' ingresso dell' impianto, ma prima dovevamo attraversare una specie di porta gelatinosa, dall' aspetto estremamente pericoloso, allora non persi tempo e seguii gli altri!
    Una volta attraversata notai che il chakra a mia disposizione era diminuito, in pratica avevamo pagato un pedaggio chakrico!

    “Puttana la miseria! Questa porta succhia più di Ino”

    Keji sembrava preoccupato per l' effetto della porta, e chiese se qualcuno di noi era un medico:

    "Mi dispiace keji! Non ho competenze mediche"

    Sopra la porta vi era un cartello con scritto benvenuti a SOMA! Presi un kunai e cercai di modificarne la scritta incidendo ulteriori caratteri, alla fine la nuova targa si sarebbe presentata con la seguente scritta:

    “Benvenuti a SOMA'puttana.....Torke regna”










    Tabella Riassuntiva




    Legenda:
    Narrato
    Parlato
    Pensato




    Edited by Tupazzo - 29/11/2015, 18:08
     
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    Jotty2Hotty

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    La Sala Principale

    Superando lo strano muro gelatinoso e passando dall'altra parte, i tre ninja avrebbero notato subito alcune cose. Innanzitutto la struttura appariva diversamente da come l'avevano vista al di fuori del muro, ora appariva semibuia, con le luci a parete e sul soffitto che sfarfallavano, si udivano rumori elettronici e metallici in lontananza, come ci fossero parecchie cose rotte che cigolavano o che sbattevano, c'era un pessimo odore di cadavere, ed erano circondati di gente morta. Per qualche motivo da fuori tutto questo non si vedesse, era ignoto.
    Persino vicino a loro, accanto al muro, c'erano cadaveri. Gente di tutti i tipi, da quelli in uniforme ninja, a quelli in camice bianco; alcuni erano perfino nudi. In gran parte i corpi apparivano seviziati, ad alcuni mancavano gli occhi, ad altri erano state strappate parti del corpo a caso, altri ancora sembrano essere stati sbranati, altri spellati vivi. C'erano kunai e shuriken conficcati praticamente ovunque, e il posto era inzuppato di sangue, anche se ormai totalmente secco. Avranno avuto attorno a loro, almeno fino a dove potevano vedere, una ventina di cadaveri, in un corridoio lungo all'incirca dieci metri, che terminava con un paio di scalette, dando scena ad una grande sala leggermente rialzata; una sorta di centro di accoglienza, o di hub, o di reception.
    La situazione lì era ancora più surreale, il salone di forma ovale, era letteralmente tappezzato di altri cadaveri, ridotti ancora peggio dei precedenti. Agli angoli della stanza si snodavano 4 ulteriori corridoio leggermente illuminati, ma con molte lampadine fulminate.
    Ad una analisi rapida, sembrava che in quel salone si fosse combattuta una terribile battaglia, una sorta di ultima linea di difesa; erano infatti stati disposti oggetti di qualunque tipo a formare barricate; e non solo, gli stessi cadaveri erano stati ammassati per bloccare gli accessi ai corridoi laterali, ma i muri di carne erano stati abbattuti, e ora la via era accessibile. Morti ovunque.

    Il salone, al centro, aveva un ulteriore rialzamento, con una porta situata nella direzione esattamente opposta all'entrata utilizzata dai ninja, con una porta scorrevole cilindrica, che si apriva e chiudeva ruotando su se stessa. [Tipo quella delle banche ndr.] Sopra la porta, era affissa una targa che recitava " FONDALE "
    Accanto alla porta, e al centro della sala, numerosi terminali elettronici, danneggiati ben oltre possibili riparazioni, alcuni sfondati, altri fulminati, tranne uno.
    L'unico elemento che sembrava in buono stato, era una console situata a circa un metro dalla misteriosa porta, recava 4 incavi, in uno dei quali era inserita una chiave con una catenella, alla quale era attaccata una mano, alla quale, era attaccato il suo proprietario. Un uomo in uniforme da ninja recante il simbolo del villaggio della Nuvola, era morto con la mano ancora attaccato alla chiave inserita. I suoi occhi erano flagellati dalla paura, e il suo corpo era stato dilaniato dallo stomaco in giù. Ne mancava letteralmente metà, ed era uno di quelli messi meglio.

    Nella sala era presente un ulteriore oggetto degno di nota, una mappa della struttura, o almeno della porzione in cui si trovavano i ninja, posta su una cartina in mezzo alla sala, coperta di schizzi di sangue e cervella.




    Il S.O.M.A era diviso in altre 4 parti oltre al salone in cui si trovavano i ninja: La mensa, il laboratorio, il dormitorio e la sala medica, e a giudicare dalla mappa, ognuno dei corridoi situati agli angoli, portava in una zona diversa del complesso. Ogni corridoio si snodava per parecchie decine di metri illuminate male, quindi dalla sala era impossibile determinare qualcosa dei singoli luoghi della struttura. Se volevano capirci qualcosa, dovevano indagare. Per ora, le uniche cose certe erano che quel posto era stato rigirato come un calzino, e che i ninja, da quando avevano messo piede nella sala principale, senza rendersene troppo conto, se non molto molto alla lontana, avevano iniziato a provare, singolarmente, tutti una strana sensazione, come se i loro nervi fossero più in tensione del solito; nulla comunque che fosse così presente da doverlo comunicare rispettivamente tra di loro.

    OT
    Il gruppo è sotto una costante illusione dal momento dell'entrata nella sala principale. La natura di questa illusione è un genjutsu, ma non è localizzabile come tale, e non può essere dissolto con il rilascio. Gli effetti dell'illusione sono i seguenti, e sono sempre attivi.
    Riguardo la percezione dei suoni, serve a me per giustificare ciò che i personaggi sentiranno all'interno del Soma, ma siete liberi di far udire ai personaggi quello che volete, purchè sia relativo all'ambientazione. Per intenderci, una finestra rotta o dei passi vanno bene, la mamma di Torke che lo insulta perchè non si masturba all'aperto, no.

    CITAZIONE
    Illusione della Sala principale
    Effetto: La percezione dei ninja aumenta di +3
    Effetto: I ninja tendono a percepire suoni inesistenti
    Effetto: I ninja sprecano 1 Basso senza rendersene conto ad ogni singolo consumo di chakra

     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    S.O.M.A.

    Capitolo Primo


    Atto IV
    Cadaveri e suoni
    Se io e Torke non ci perdemmo d'animo ed affrontammo la strana porta con tutta la temerarietà - ed incoscienza - possibile, lo stesso non si poteva dire di Ryo. Ci mise qualche istante, anzi, inizialmente fece cenno di volersene andare ma poi si trovò costretto a percorrere i nostri stessi passi, forse rendendosi conto che era in missione per conto del suo paese e che andarsene alla prima occasione poteva essere considerato alto tradimento. Quando comunque anch'egli ci raggiunse, Torke si esibì in una di quelle che avrei successivamente riconosciuto come sua tipica beceria, attività infantile, deviazione mentale: si mise ad incidere sulla scritta d'ingresso di quella stanza una volgarità. « Dio, ti prego, fa' che sia un genjutsu e che quello che vedo non stia realmente accadendo. » Pensai, voltando gli occhi al soffitto. E fu proprio durante questa azione che mi resi conto di un particolare nient'affatto piccolo che ci rimaneva celato da dietro la porta che avevamo appena attraversato: una carneficina era stata compiuta in quei luoghi. Non solo, l'illuminazione dovuta ai sigilli che precedentemente avevamo incontrato era adesso scarsa, bassissima e dovuta a luci a parete e sul soffitto. Insomma, come se i sigilli fossero stati posteriori alla creazione della struttura stessa. Nel silenzio si potevano udire distintamente svariati rumori metallici diverso, alcuni più sordi, altri squillanti; erano inoltre presenti rumori di apparecchiature elettroniche, strani bippettii ed un rumore stridulo e penetrante come quello dell'elettricità che fuoriusciva copiosa da cavi scoperti. L'odore poi era nauseabondo: i cadaveri erano in evidente stato di decomposizione, il sangue sulle pareti era secco - sangue alla cui vista seppi trattenermi -, e niente quindi sembrava ricollegare ad avvenimenti recenti le vicende. Mi avvicinai ad uno di questi cadaveri, chinandomi su di esso. Aveva il petto divelto, squarciato, portava un camice, era probabilmente un membro di una equipe medica o uno scienziato. Più avanti vi erano una manciata di cadaveri con uniformi ninja, delle quali non vedevo il coprifronte, alcuni senza occhi, altri senza interi pezzi del corpo, altri ancora spellati, scuoiati in più parti. Un medico ci sarebbe stato davvero d'aiuto in quel caso ma Kiri e Konoha avevano ben pensato di non dotarcene alcuno in squadra. Mi parve poi di udire una cantilena, come una donna che stava cullando un bambino e, di sottofondo ad essa, urla strazianti. « Ragazzi, lo state sentendo anche voi, vero? Questo canto, queste urla? Forse non siamo soli, stati in guardia! » Cercai di mantenere la calma e di tornare concentrato, riosservando l'ambiente circostante. La stanza era inoltre interamente costellata su tutte le pareti di armi ninja. Pareva proprio che il SOMA fosse stato teatro di una terrificante guerra ma a giudicare dalle ferite e dalle condizioni dei cadaveri non so dire se di uomini contro altri uomini. Sul fondo di quella sala intravedevo qualcosa, forse rialzato ma non ero certo di cosa fosse. « Ryo, Torke, c'è qualcosa sul fondo di questo corridoio, andiamo a controllare. » dissi ai miei compagni, aggiungendo inoltre un esplicativo gesto della mano. Fatti poco più di una decina di passi riuscii a distinguere una sorta di pedana, rialzata rispetto al nostro livello: montato sui tre scalini che, appunto, la sollevavano dal corridoio precedentemente percorso, il panorama non sembrò variare molto se non nell'efferatezza e nella violenza dei soprusi che i cadaveri avevano subito. Quei corpi mi riportavano indietro di tantissimi anni, di quando, giovane, combattevo per Maeda, nell'esercito del quale ancora portava le insegne sul cappotto. Niente avrebbe potuto turbare la mia anima in quel senso: avevo visto atrocità ben peggiori in età molto, molto meno matura.
    D'un tratto, sentii nuovamente dei passi dietro di me, e mi girai di scatto, ponendo la mano su Saruhyondo. « Ma che diavolo succede?! » pensai, digrignando i denti. Sembrava che qualcuno si stesse prendendo gioco di me. Mi concentrai poi un attimo sulla situazione, cercando di allontanare dalla mente tutti quei suoi che all'improvviso si manifestavano. A breve, avrei anche dovuto confrontarmi sui miei compagni sul da farsi: tutt'intorno avevo sedie, tavoli, mobili sparsi in terra, accatastati uno sopra l'altro come a formare trincee e barricate. Non solo, ia quattro angoli, forse in un ultimo, disperato tentativo di sopravvivenza in una guerra che forse era stata lunghissima ed estenuante se erano arrivati ad una soluzione di questo tipo, decide di cadaveri ammucchiati gli uni sugli altri per formare un muro di contenimento limitavano l'ingresso alle quattro diramazioni che partivano dalla pedana di forma ovale sulla quale ci trovavamo.
    Infine volsi lo sguardo in avanti, compiendo altri passi e godendo di nuova illuminazione sulla parete che avevo difronte: bhè, non era una parete. Vi era un altro rialzamento leggero, che dava su una porta scorrevole circolare, che aveva sopra di essa una scritta recitante, semplicemente ma pregnantemente "fondale". Accanto a questa porta vi erano molti terminali elettronici la maggior parte dei quali irrimediabilmente compromessa, tranne uno. Mi avvicinai subito ad esso, notando, tra le altre cose, la mano che faceva capolino tra quattro i incavi che erano presenti. Una volta più vicino notai anche il proprietario di quella mano, un ninja della Nuvola, ma non tutto, solo metà di esso. Chissà che fine aveva fatto l'altra metà. Comunque, gli incavi erano fessure adite a contenere delle chiavi, probabilmente per attivare la porta che portava sul fondale, ad occhio e croce. Siccome la situazione sembrava pericolosa, mi concentrai su dove fosse la chiave in quel momento, quale il suo incavo dedicato, e poi la tolsi dalla console, infilandomela in tasca. « Per qualsiasi evenienza, non si sa mai, è il caso di non lasciare qui queste chiavi. » dissi, mostrando ai miei compagni che avevo preso il piccolo oggetto metallico.
    Mi voltai ancora, alla ricerca di qualche altra utilità o indizio finché non notai, attaccata al muro e dipinta da una insolita tonalità cremisi e violacea, una mappa della struttura. « Proprio quello che fa al caso nostro. Venite qua, ragazzi! » dissi, chiamando i miei compagni ed indicandogli la mappa che avevo trovata. « Quelle muraglie di cadaveri improvvisati bloccavano i quattro accessi al lato di questa stanza: portano ad un laboratorio, ad una mensa, ad un dormitorio e ad una infermeria. Credo che per capire qualcosa di più su questa situazione sia il caso di analizzare ognuno di queste quattro stanze. » dissi, facendo una sorta di spallucce, come a voler dire che diversamente non avremmo, quasi sicuramente, potuto fare. « Io sarei per partire dall'infermeria. Magari troviamo qualche interessante bisturi da poterci portare dietro! » dissi, scherzosamente.
    In quell'istante sentii voci distinte parlare di una operazione chirurgica, poi rumori metallici insistenti di sottofondo, prima tonfi poi risonantissimi. Mi portai le mani alle orecchie, convinto che stessi impazzendo, poi tornò il silenzio. « Qui qualcosa non va. Decisamente qualcosa non va. » pensai. Anche i miei compagni, probabilmente, si erano accorti della peculiarità di quel luogo.






    StatisticheStatus
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica]
    [Slot Tecnica]


    [Slot Gratuito]



    Legenda


    Narrato.
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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  15. Tupazzo
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    S.O.M.A
    Sussurri nell'ombra



    Entrammo nella struttura principale e ben presto ci rendemmo conto che qualcosa non andava. Sangue, viscere a arti ricoprivano la stanza in tutte le sue direzioni, senza considerare il modo e la violenza con cui questa povera gente era stata uccisa,

    “Mio dio, sembra di essere in un mattatoio! Chi o cosa può essere tanto folle o malato da fare una cosa del genere?”

    Molto probabilmente avremmo scoperto molto presto il responsabile di tale mattanza, e l' unica cosa che ci restava da fare era scoprire qualche informazione su quello stramaledetto posto, e trovare il figlio di puttana che aveva fatto quel macello!Per tutti i massicci di konoha, mi promisi che lo avrei trovato per fagli esplodere la faccia a colpi di pungi.
    L' aria della stanza era pesante e impregnato da un intenso odore ferroso, presumibilmente derivato dal tutto il sangue sparso per il salone, e gli unici rumori che predominavano all'interno della stanza erano costituiti dai nostri passi, dal metallo che si dilatava e restringeva sotto l' effetto della pressione esterna e dall' improvviso intervento di kijiji che ruppe quel surreale silenzio!

    “A dir la verità non sento nulla!”

    Iniziai a guardarmi intorno cercando di non considerare i cadavere, notando che lo stanzone in cui ci trovavamo era di grandi dimensioni, caratterizzato da 4 corridoi che portavano ad altre zone della struttura, e al centro di questa vi era un corridoio che portava al fondale. Molto Inquietante.
    Avanzai lentamente verso lo stanzone che portava alla mensa, cercando di farmi strada tra la moltitudine di cadaveri che ne tappezzavano il suolo, quando all'improvviso sentii un rumore proveniente dal fondo del corridoio, allora mi avvicinai cercando di capire di cosa si trattava.
    Il rumore era come un tonfo sordo di passi, era come se qualcosa di molto pesante si stesse dirigendo verso di noi, qualcosa di molto pesante e massiccio.
    Passo dopo passo avanzava verso di noi, e ben presto iniziai a sentire anche un rumore simile ad uno stridio metallico, come se qualcuno stesse strusciando una spada o qualcosa di simile contro le pareti della struttura!

    “Ragazzi....Qualcosa si sta avvicinando! Lo sentite pure voi? Preparatevi!”

    Pochi secondi dopo il rumore sparì, facendo ricalare la struttura in un silenzio surreale e minaccioso.
    Venni richiamato da Kijiji il quale trovò una chiave e se ne appropriò per metterla al sicuro. Ben presto ci trovammo a decidere sul da farsi, avrei fatto qualsiasi cosa per scoprire cosa stava succedendo in quella struttura di merda, molto probabilmente qualcuno aveva esagerato con i funghetti allucinogeni.

    “Ok Kijiji! Per me va benissimo partire dall'infermieria, magari riusciamo a trovare qualche sopravvissuto !"

    Sentivo il metallo della struttura che veniva dilaniato dall'esterno, come se qualcosa stesse cercando di entrare all'interno della struttura dall'esterno! Non riuscivo a capire cosa stava succedendo!

    “Muoviamoci ! Voglio andarmene da questo posto!”







    Tabella Riassuntiva


    Legenda:
    Narrato
    Parlato
    Pensato



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29 replies since 13/10/2015, 17:11   497 views
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