Un Bagno di Sangue

Nami no Kuni

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    « Finirà mai la stoltezza della vostra razza? »

    Su quella spiaggia, nel cuore della notte, faceva molto freddo ed una lieve pioggia cadeva dal cielo. Il Flagello, una figura più nera dell'oscurità stessa, era in piedi al centro di quello che rimaneva di un fortino militare, con una lama tinta di rosso in mano: le palizzate esterne costruite in legno erano spezzate ed annerite in molti punti, dove violenti urti di qualche tipo avevano avuto luogo. Dappertutto, l'odore acre e metallico del sangue impregnava ogni cosa. A terra giacevano una quarantina di cadaveri, soldati di qualche tipo guidati da un comandante cocciuto che si era ostinato a negare accesso all'oscuro pellegrino che aveva bussato alle porte della fortezza.

    Qua e là, fievoli lamenti riempivano l'etere, creando una lenta litania di sofferenza e dolore. Alcuni guerrieri non erano stati abbastanza fortunati da morire al primo colpo: a diversi il torso era stato tranciato di netto dalle gambe, ma non abbastanza in alto da recidere una porzione di intestino tenue sufficiente per l'oblio; altri avevano perso un arto o la mascella, o era stato loro spappolato un organo interno, ma l'oscurità non li aveva ancora accolti. Quelli che avevano attaccato il Flagello come un sol uomo erano soldati ben addestrati, nutriti e pagati. Una forza non trascurabile, istituita dal governo locale del Paese delle Onde (in realtà una semplice isola), per uno scopo preciso. Ma alle volte, considerò l'oscuro pellegrino, possedere una forte energia vitale si dimostrava essere una maledizione terribile, più che una benedizione. Come uno spettro illuminato solo dal fioco bagliore delle torce e, quando il passare delle nuvole notturne lo permetteva, dalla luce della luna, l'Immortale si aggirava lentamente in quel campo di battaglia isolato da tutto e da tutti, macchiando i suoi stivali neri di liquido cremisi.

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    « ... »

    Come al solito, prima di procedere verso una nuova meta, egli aveva trascorso un paio di notti a preparasi a dovere ed aveva reso il proprio corpo immortale un ricettacolo di potere. Non aveva avuto bisogno di usarli, almeno fino a quel momento. La sua schiacciante superiorità sul campo di battaglia, da sola, era bastata per mettere a tacere le grida di battaglia, prima, e di dolore, dopo. Certo, non aveva ancora soddisfatto la propria curiosità, che era il motivo per il quale aveva intrapreso il viaggio ed aveva cavalcato Shosei tra le nubi del continente un'altra volta: si diceva che in quel luogo fosse "nata la forza" di Zabuza Momochi, uno shinobi leggendario di un'epoca lontana, famoso per la sua crudeltà e soprannominato come Kiri no Kijin, il Demone della Nebbia.

    Mancava ancora circa un mese all'incontro del Bersaglio con quel Shotaro, nel Paese del The, e così Jeral aveva eletto di dedicare una frazione del suo tempo a quel luogo di cui aveva sentito. Per quanto il soprannome di quello shinobi fosse datato, il collegamento con i Kijin di cui aveva sentito per bocca di Near Nara, il biondino sprovveduto che aveva incrociato a Taki, era immediato. Ma oltre a quello, Jeral era stato curioso di scoprire l'esatta natura di quella forza che aveva portato ninja di tempi passati ad attribuire un simile nome di guerra, soprattutto in luce di quanto erano temuti i nove Cercoteri, o Demoni, in quel continente.

    Un lamento alle sue spalle, più intenso degli altri, attirò la sua attenzione. Uno di quei mortali sfortunati con il corpo scomparso dalla vita in giù, si trascinava verso l'uscita della fortezza immerso nel sangue fino al mento, sgomitando tra le interiora e le feci dei suoi compagni caduti.

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    Con un'energia che poco aveva in comune con lo stato in cui l'uomo versava, questi ostinatamente continuava a muoversi, forse illudendosi di poter trovare la salvezza fuggendo. La sua pelle color oliva era pallida come i raggi di luna che la illuminavano: le conseguenze dell'irreparabile perdita di liquidi vitali, insieme al trauma subito dal suo organismo, si manifestavano implacabili sul suo corpo in anticipo rispetto alla sua dipartita. Davanti a lui, a meno di un paio di metri di distanza, gli occhi scintillanti del Flagello scorsero una figura nella notte. Uno shinobi, a giudicare dalla dimensione discreta del suo chakra (non dissimile da quella delle decine di sciocchi ora riversi a terra esanimi) [Percezione del ChakraPercezione del Chakra [0]

    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.
    ]
    . Era alto, persino più dell'Immortale, e sembrava piuttosto massiccio. Un uomo che molti non avrebbero esitato a definire una montagna.

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    « D-Demone... il Demone è tornato... a-aiutatemi, vi prego... »

    Lo scrosciare della pioggia si confuse con i ultimi gorgoglii che uscirono dalle labbra dell'uomo tagliato a metà mentre questi raggiungeva i piedi del nuovo arrivato e vi si attaccava con la forza della disperazione, implorando per aver salva la vita mentre veniva scosso dai tremiti.

    « Povero sciocco. »

    La voce dell'Immortale era intrisa di una fredda nota di divertimento. Il Flagello Immortale era ben diverso da qualunque demone partorito da mente mortale. Non rivolse la parola al nuovo venuto; desiderava scorgere la sua reazione allo scenario infernale con cui doveva confrontarsi in quel momento. Aveva visto mortali di ogni tipo, dal sadico sociopatico che amava cibarsi dei propri simili al guerriero virtuoso con sangue di valchiria, e si chiedeva chi avesse di fronte in quel momento.

    Appesa al suo fianco, la Lama delle Tempeste scintillò malvagia.

    OFF GAME
    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 30/30
    Vitalità: 18/18
    Danni: /


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    Chakra Rimanente: 1250/1250 [Chakra Nullo Attivo]
    Spese di Chakra: /
    _________________________________________

    Angolo Commenti

    Giocata privata con Ade Geist.

    Per quanto riguarda i sigilli preparati, darò accesso al Giudice GdR ad una discussione del mio forum personale dove è presente un post, precedente a questo, in cui è indicato tutto.

     
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    Necessità di Sangue
    Capitolo Primo


    Atto I
    Demoni della Nebbia
    Se c'era una cosa di cui fossi davvero felice era la biblioteca interrata del palazzo Kenkichi. Da quando capitò quella strana questione del bosco dell'upupa ero perennemente rinchiuso lì dentro a leggere trattati storici e componimenti di ogni tipo. Quel giorno, qualcosa riportò alla mia memoria una fiaba che mia madre soleva leggermi quando ero poco più che un bambino: "La nascita del Demone della Nebbia".
    L'incipit del brano, scritto da un certo Kaio Kishimoto, era il seguente: "Nel momento in cui la luna era più luminosa, nella notte più oscura dell'anno, nell'anfratto di foresta più tenebroso, laddove il mare s'incontrava con la vegetazione, dove neanche i lupi osavano andare a rintanarsi, lì una giovane donna, ormai abbandonata e sola, diede alla luce un bambino. L'urlo straziante della donna mobilità persino gli Oni che subito si manifestarono dinnanzi ai suoi piedi lordi e sporchi di sangue. Essi bramavano il bambino, quel frutto inumano del terrore e dell'agonia, quel sentimento d'odio e di strazio divenuto carne. Il più grande tra i Demoni sopraggiunti lo strappò dalle braccia della madre e lo portò via con sé. Quella stessa notte, a Kiri, un fabbro stava forgiando la leggendaria Tagliateste, l'arma che si nutriva del sangue delle sue vittime per accrescersi e potenziarsi." fui immediatamente invaso dai pensieri più peculiari, le mille fantasie su quella spada e sui poteri che avrei potuto ottenere da essa. Ma non furono le mie fantasie ad aprirmi gli occhi: fu Saruhyondo.

    Zabuza non era un Kenkichi ma la Tagliateste era un prototipo di Lama Insanguinata.
    Entrambi erano demoni rinchiusi in un corpo per loro troppo stretto.

    Tuonò la secolare lama di clan. Stava dunque sostenendo di essere una discendente diretta del potere della Tagliateste? Sì. La descrizione delle particolarità di quella spada, poi, coincidevano esattamente con le abilità che Saruhyondo mi spiegò più di una volta essere proprie delle Lame più profondamente legate ai loro utilizzatori.

    Che fine ha fatto la Tagliateste? E' andata distrutta?
    Nessuno lo sa. Ma, in cuor mio, so che è nascosta da qualche parte,
    in attesa che un vero Kenkichi possa tirarne fuori le potenzialità.


    [...]

    Quando terminai la lettura di quell'interessante fiaba che narrava dei primi terrificanti nove anni di vita di Zabuza Momochi, fui sorpreso da una piccola note a margine del testo: essa indicava il titolo di un altro tomo, "I luoghi e la vita di Zabuza ed Haku", ed anche la sua esatta posizione all'interno della biblioteca. « Bhè, questa è decisamente fortuna. » pensai, mentre di scatto mi fiondai verso lo scaffale citato. Scansai la polvere che vi si era depositata in tutti quegli anni e presi quel tomo che non sembrava neanche, all'apparenza, così grande. Pesava però tremendamente tanto. Quando lo aprii, notai che consisteva soltanto in uno svariato numero di pagine aventi titolo ed una mappa, seguita da una accurata descrizione storico-geografica dei luoghi trattati. « Credo che questi luoghi si meritino un po' del mio tempo. Se posso scoprire qualcosa sulle origini dei Kenkichi con la storia della vita di Zabuza Momochi, è il caso che mi adoperi al più presto. » pensai, mentre rapidamente risalivo le scale verso il primo piano. La mattina seguente mi sarei diretto al primo luogo menzionato da quel libro: il Bosco della Nascita nel Paese delle Onde.

    [...]

    Il viaggio fu incredibilmente lungo, impiegai giorni e notti intere per raggiungere il luogo descritto dal libro. I paesani a cui avevo chiesto informazioni giungendo, mi avevano riferito che non avrei potuto sbagliarmi, una volta giunto sul luogo: un vecchio fortino militare mi avrebbe fatto intendere d'essere arrivato.
    Durante la notte del terzo giorno, scostando l'ultimo ramo dell'ultimo albero del bosco nel quale mi ero inerpicato, sentii il rumore fragoroso delle onde del mare ed intravidi una alta torre. « Ci siamo. » sussurrai, come a voler informare Saruhyondo che, come sempre, pendeva al mio fianco. Proseguii qualche decina di metri, costeggiando il forte; all'improvviso il panorama che avevo d'innanzi mutò tristemente: cadaveri su cadaveri, nelle peggiori condizioni possibili, si trovavano riversi su quella che oramai si era trasformata da fertile terreno boschivo in spiaggia. Un numero inimmaginabile di interiora coprivano di cremisi tutta la porzione di spiaggia che si stagliava davanti alla fortezza. Più mi avvicinavo, più le urla dei malcapitati, che quindi, per loro sfortuna, non erano ancora morti, si facevano intense ed inumane. D'un tratto, alla vista di quel sangue, sentii nuovamente quel prurito, il solito prurito. Non so cosa fosse stato, quella volta, forse la vista di tutto quel sangue, l'odore nauseabondo e virulento del posto, la mia astinenza: eppure, un'altra volta, persi il controllo delle mie facoltà. La mutazione fu troppo repentina, troppo improvvisa perché io potessi accorgermene. I sintomi si fecero subito gravissimi, con la mia pelle che si lacerava di istante in istante ed il sangue che ne sgorgava a fiotti copioso. Notai chiaramente una sagoma, in piedi, oscura, al centro del fortino, a qualche metro da me. Tutto intorno a lui era terra bruciata, le palizzate poste a difesa del forte, lì vicino brillavano sinistramente, oscure, alcune recise. D'un tratto, ai miei piedi, un uomo, anzi, mezzo uomo, cinse le mie gambe ed iniziò a chiedere pietà. Quel cadavere putrefatto non poteva essermi d'alcuna utilità per placare la mia sete. Avevo bisogno di carne viva, fresca e ciò che avevo ai miei piedi era poco più di uno scarto, data la sua condizione. Estrassi Saruhyondo dal mio fianco e con un secco colpo trapassai da parte a parte il cranio del malcapitato. La Lama Insanguinata si conficcò a terra ed iniziò a vibrare, entusiasta dalla piega che stava prendendo la situazione. « No, amico mio, » dissi all'ormai esanime corpo del soldato che avevo ai piedi, « sono IO il Demone della Nebbia! » in quel momento strinsi Saruhyondo, che si stava nutrendo del sangue con cui si era appena trovata a bagnarsi, irrorandola di chakra. Quando essa fu sazia, con un colpo altrettanto secco, poggiando il mio piede destro sul cranio della mia vittima così da fare leva, la estrassi, facendola roteare poi al mio fianco, schizzandomi le vesti di sangue. Iniziai lentamente a chiudere quei pochi metri che mi separavano dall'oscura figura: nel frattempo, il mio viso oramai tumefatto, si era nuovamente tramutato in quella maschera distorta della volta precedente; un sorriso innaturale si era stampato sul mio volto, gli occhi erano spalancati e sembrava che le ciglia non sbattessero mai per idratarli; i capillari al loro interno erano gonfi di sangue, rossi, sporgenti. « Sei tu l'artefice di tutto questo? Se tu il sangue fresco che la mia spada va cercando? » dissi, una volta arrivati a circa quattro metri di distanza. « Posso, gentilmente avere un po' del liquido cremisi che scorre nelle tue vene? Giusto una goccia, giusto per riempire questo piccolo filatterio e porre fine alle mie bramosie. »
    Qualora il ninja non avesse accettato le mie richieste, mi sarei nuovamente pronunciato. « Quindi dovrò prendere il tuo sangue con la forza? Che peccato! »
    Correndo contro il misterioso ninja, avrei portato un colpo orizzontale, mirando a recidere la testa dal collo del mio avversario, da destra verso sinistra, con Saruhyondo. Sarebbe stata aiutata da un po' di chakra e il suo potere sarebbe stato notevolmente aumentato grazie alle sue abilità. [Slot Azione I]Tributo di Sangue: L'utilizzatore può potenziare la propria Lama Insanguinata. Il Tributo di Sangue aumenta di potenza dell'arma di 5 ogni consumo ¼ Basso impiegato per 1 slot. Riducendo di 10 la potenza della Lama Insanguinata, la lama può causare 1 volta a round un Sanguinamento (DnT Medio).

    Forza: 500
    Velocità: 400 + Impasto + Tributo di Sangue x2 = 500
    Potenza Spada: 30 + Tributo di sangue x2 (+10) = 40
    Qualsiasi fosse stato l'esito del colpo, avrei provato a portare un affondo al cuore del mio avversario, brandendo la spada con due mani e caricando il movimento da sotto l'ascella destra fino al petto del mio avversario, distendendo rapidissimamente le braccia. Questa volta il colpo sarebbe stato più lento, ma non meno insidioso: attingeva sempre dai poteri di Saruhyondo. [Slot Azione II]Tributo di Sangue: L'utilizzatore può potenziare la propria Lama Insanguinata. Il Tributo di Sangue aumenta di potenza dell'arma di 5 ogni consumo ¼ Basso impiegato per 1 slot. Riducendo di 10 la potenza della Lama Insanguinata, la lama può causare 1 volta a round un Sanguinamento (DnT Medio).

    Forza: 500
    Velocità: 400 + Tributo di Sangue x2 = 450
    Potenza Spada: 30 + Tributo di sangue x2 (+10) = 40
    Il terzo attacco sarebbe stata una cosa totalmente inusuale per me. Che il secondo fosse andato a segno o meno, avrei fintato un colpo discendente diretto verso il collo del mio avversario con la lama di sbieco, come se avessi voluto che la lama si conficcasse tra il collo e le scapole, e, quando la lama sarebbe giunta all'altezza della testa circa, avrei lasciato col braccio sinistro il vincolo Kenkichi, spostato la gamba sinistra avanti e, girando con un movimento fluido ma deciso il bacino, avrei provato a colpire con il gomito il mento del mio avversario, spingendo questo leggermente verso l'alto dalla posizione salda cui si trovava sulla spada. [Slot Azione III]Forza: 500
    Velocità: 400
    Potenza Spada: 30


    Se invece il mio avversario avesse concesso di darmi il suo sangue, avrei riposto il filatterio nel mio cappotto, prima di ritornare in me. A quel punto però, avrei avuto mille domande da porre alla figura che avevo davanti: « Chi sei? Perché hai ucciso queste persone? E cosa diavolo ci fai qui? » Sarei stato nuovamente pronto al combattimento, rimettendomi infatti in guardia, con Saruhyondo stretta in entrambe le mani, portate al fianco e la punta della spada rivolta verso l'altro; le gambe erano invece una distesa in avanti, quasi distesa, l'altra, che sosteneva il peso, flessa. Rispetto alla volta precedente, avrei acquisito lucidità un po' prima, tanto da poter osservare la reazione del ragazzo nel vedere le ferite sul mio volto richiudersi velocemente e risanarsi come se niente fosse mai accaduto. Certo era che non avrei condiviso con lui nessuna informazione senza prima averne ricevute altrettante.

    Le mie richieste diventavano sempre più strane ogni volta che i miei denti prudevano con più insistenza.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    Il nuovo arrivato dalla statura considerevole reagì in maniera brutale alla richiesta d'aiuto del soldato tagliato a metà: estrasse una lunga katana e senza cerimonie la conficcò nella tempia dello sventurato, trapassandogli cranio da parte a parte. Gli occhi scintillanti dell'Immortale riconobbero in quell'agire una frenesia sanguinaria non comune, confermata dal tremore che si era impadronito del gigantesco corpo dello spadaccino e, soprattutto, dalla curiosa mutazione che prese vita sul viso di quest'ultimo; i capillari si strapparono, le vene emersero, la pelle venne fatta a pezzi, finché il nuovo arrivato non assunse le inquietanti sembianze di un ibrido scheletrico e sanguinolento. Davanti a quello spettacolo Jeral non fece una piega, limitandosi ad osservare nell'oscurità. Quell'immagine grottesca non era che un pallido riflesso di ciò che gli stesso aveva fatto e faceva, come, tra le altre cose, dimostrava il mare di sangue, interiora e cadaveri su cui i due camminavano.

    « ... »

    Quando l'altro, dopo aver estratto la spada dalle membra della sua vittima, si incamminò senza paura verso il Flagello, quell'immagine completò il paragone che era andato formandosi nella mente dell'Immortale: il gigante sanguinario che stoltamente si stava avvicinando gli ricordò della Serpe, il chunin di Oto che era scomparso qualche tempo addietro nella Cascata; nonostante la differenza fisica - sinuosa e scattante la Serpe, torreggiante e massiccio lo spadaccino - i due facevano mostra dello stesso comportamento così singolare in un mortale: un efferato e brutale istinto predatorio nei confronti dei propri simili. L'immagine delle fauci mostruose dell'uomo con i poteri della serpe strette sul corpo spezzato di una donna attraversò brevemente la mente di Jeral. Forse, considerò, poteva usare l'uomo che aveva davanti.

    Poi l'altro parlò, e la simiglianza con la Serpe divenne più marcata. Lo spadaccino, che impugnava una lama dall'aura sinistra, ebbe l'ardire di domandargli un po' del suo sangue. Anche lui, come il chunin di Oto a suo tempo, non aveva la più pallida idea al cospetto di chi si trovasse in quel momento.



    « Perché non provi a cavarmelo dalle vene. »

    Lo provocò, rimanendo immobile. Quando l'altro scattò in avanti di corsa, con un sorriso innaturale stampato su quel volto orribilmente mutilato in qualche modo dallo spadaccino stesso, Jeral lo fissò con i suoi occhi viola profondo, scintillanti alla luce della luna, ed suo sorriso arrogante si intensificò. Nonostante lo scenario da tregenda che si era trovato di fronte, l'uomo non era scappato. Il che significava che Jeral aveva trovato un altro giocattolo con cui divertirsi.

    Il gigante divorò lo spazio tra sé e l'Immortale con poche falcate e sfruttò l'energia cinetica accumulatasi per sferrare un accurato tondo all'altezza del collo nemico, nella chiara intenzione di decapitare colui che considerava la propria seconda vittima. Il Flagello continuò a guardare lo spadaccino nei suoi occhi iniettati di sangue e, compiaciuto per la scelta senza scrupoli dell'altro, non fece nulla per evitare l'impatto della lama con la sua carne [RES:Nera+2Viola (Base) + 6 tacche (Impasto Medio)][Botta LievePOT 40 [30 (Saruhyondo) + 10 (Tributo di Sangue)] vs POT 50 [5*10 (Differenza Forza Blu/Resistenza Nera+2)]]. Ci fu un tonfo sordo, interrotto subito dalla voce sprezzante dell'Avatar.

    « Cos'è, tagliente lo sembra solo? jpg »

    La lama insanguinata non aveva neanche scalfito la cute dell'Immortale, potenziata da una minima quantità della sua sterminata energia. Per ottenere anche solo una goccia del sangue che così ardentemente bramava, il gigante sfigurato avrebbe dovuto sviluppare artigli ben più affilati di quelli attuali. Il secondo colpo giunse senza ritardo e, mirando al cuore, anche quest'ultimo provò l'assoluta mancanza di empatia o freni morali nello spadaccino. La mancina di Jeral si mosse come un lampo, una macchia sfocata nella notte verso il proprio fianco [RIFL:Nera]. Un clangore metallico ed uno sfarfallio di scintille riempirono la notte quando il colpo nemico si perse nell'aria marina dell'isola delle Onde, deviato da un'arma superiore brandita da un individuo più abile.

    Lo spadaccino non sembrò turbato, forse perso nella sua smania omicida, e dopo aver recuperato l'assetto della lama tentò di colpire dall'alto il Flagello. Di nuovo egli si mosse ed intercettò facilmente il movimento della lama nemica alzando la Lama delle Tempeste. In quel momento, la natura dello spadaccino si rivelò in tutta la sua insidiosità: il suo poderoso braccio libero salì dal fianco ed atterrò con violenza sul mento dell'Immortale, che per la seconda volta si lasciò colpire di proposito per mettere in chiaro le cose e saggiare accuratamente la forza fisica del gigante [Botta LievePOT 10 (Base) vs POT 20 (Differenza Forza Blu/Resistenza Viola)]]. All'impatto con il massiccio braccio dello spadaccino, il mento di Jeral non si mosse di un centimetro; i suoi occhi violacei rimasero fissi sul volto martoriato del dissennato assalitore.

    « Se non altro, i tuoi colpi sono più pesanti di quelli delle nullità che ho falciato qua attorno. », disse, lasciando cadere la Lama delle Tempeste. In un istante, la mano libera, ricoperta da un guanto nero come la destra, tentò di chiudersi sulla lama dello spadaccino con rapidità impensabile [FOR:Nera+1Chakra Adesivo: Tocco Adesivo Superiore][VEL:Nera]. « Ma ti muovi con l'agilità di un cadavere. » L'altra mano afferrò al volo l'impugnatura della lama grigia in picchiata e la scagliò con brutalità in pieno sterno al gigante sfregiato, per sua fortuna ruotandola così che l'impatto avvenisse con il piatto [VEL:Nera][POT:6520 (40 di base/2 per il piatto) + 45 (differenza tra Forza Viola/Resistenza Verde+3)]. « E la tua guardia fa acqua da tutte le parti. »

    Lo spadaccino, infatti, non aveva sollevato alcuna difesa in seguito al suo colpo di gomito. Un errore da principiante, che non necessitava certo di un avversario del calibro dell'Immortale per risultare fatale. Se colpito, lo sfregiato sarebbe probabilmente stato scaraventato indietro di diversi metri, atterrando nel sangue, e Jeral avrebbe sfruttato la sua superiore forza fisica (ed un piccolo trucchetto adesivo) per trattenere l'arma del gigante nella sua mano.

    [Se Keiji viene colpito e sbalzato via, perdendo la spada]

    « Lama interessante. », commentò l'Immortale, osservando la spada del gigante tra le sue mani. La lanciò in aria, facendola ruotare, e la riafferrò per il manico. Era di ottima fattura, concluse, saggiandone la distribuzione del peso tra pomolo, elsa e lama. Ma, più di tutto il resto, ciò che attirava la sua attenzione era l'inconfondibile sensazione di sete di sangue che avvertiva potente dall'artefatto, quasi come se fosse uno spirito affine all'appetito di distruzione del Flagello. Rinfoderò la Lama delle Tempeste al proprio fianco; l'impatto con quest'ultima non aveva fatto bene alla lama dello spadaccino, che seppur preziosa rimaneva uno strumento forgiato dall'uomoDurezza 4 (Lama delle Tempeste) > Durezza 3 (Saruhyondo).

    « Penso che la terrò con me. Se desideri riaverla, vediamo... » Indicò con un cenno del capo una piccola costruzione di legno massiccio alle sue spalle. Aveva un aspetto un po' bruciacchiato e sulle pareti c'era sangue ovunque, ma era dotata di una porta metallicaPOT: 20, durezza 3 e con sbarre di ferroPOT:15, durezza 3, larghe abbastanza per far passare un braccio alle finestre. Da queste ultime, un fioco bagliore trapelava nella notte. « Comincia trascinando qua fuori il comandante del forte. Si è barricato all'interno mentre ero occupato a squartare l'ultimo plotone che mi ha mandato contro. », aggiunse, con un rinnovato ghigno in faccia. « Mutilalo come più ti aggrada, se ne sei capace, ma ti è proibito ucciderlo. » L'uomo aveva infatti ancora un ultimo compito da eseguire prima di morire: soddisfare la curiosità del Flagello.

    A quel punto Jeral tacque e rimase a guardare lo spadaccino con sadica aria di superiorità. L'uomo, se non era uno sciocco, avrebbe dovuto capire che non aveva altra scelta se non seguire il comando dell'Avatar. Se l'altro avesse obbedito, Jeral sarebbe rimasto immobile, osservando i suoi sforzi dal centro del forte semi distrutto. Nel mentre, un'ulteriore dose della sua forza si sarebbe sparsa nell'etere, analizzando in lungo ed in largo la spiaggia ed il bosco in cerca di altre forme di vita [Sesto SensoSesto Senso [2]

    Arte: L'utilizzatore può percepire la presenza di manifestazioni di chakra entro 900 metri (3 passi); può essere applicata Percezione del Chakra. Sono necessari 2 round di concentrazione.
    (Consumo: Basso)
    ]
    . Come aveva immaginato, visto il tipo sanguinario, l'uomo era venuto solo. Non c'era un'anima viva in quella notte di sangue e violenza. E naturalmente nessuno, da quel forte, era scappato alla sua danza omicida. Gli unici sopravvissuti erano cinque uomini ancora a terra, con ferite tali da lasciare loro ben poca speranza, e a cui l'Avatar avrebbe dedicato la sua attenzione in seguito.

    Non c'era alcuna fretta.

    OFF GAME
    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 29.5/30
    Vitalità: 17.5/18
    Danni: Botta Lieve al collo. Botta Lieve al mento.


    png
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    Chakra Rimanente: 1217.5/1250
    Spese di Chakra:

    -1x Mediobasso(20)[Impasto]
    -1x ¼ Basso(2.5)[Tocco Adesivo Superiore]
    -1x Basso(10)[Sesto Senso]
    _________________________________________

    Angolo Commenti

    Buon primo post d'addestramento. Per quanto riguarda il prossimo: Saruhyondo qua, Saruhyondo là. Keiji dovrà rinforzarsi mentalmente, oltre che fisicamente.

    Ergo, niente spada :guru:

    Da regolamento, gli oggetti sono sempre parienergia l'attaccante. Poiché Jeral ha già danneggiato la casetta di legno, però, tu considerala pure come se avesse le statistiche di una Rossa. Il comandante ti aspetta all'interno. Buona fortuna.



    Edited by Boreanz - 25/10/2015, 01:13
     
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    Necessità di Sangue
    Capitolo Primo


    Atto II
    Demoni senza spada †
    Avevo in circolo così tanta adrenalina che ogni mio movimento era percepito dal mio corpo come rallentato; le endorfine inondavano le mie vene di un piacere così intenso che i miei muscoli facciali si contorcevano nelle più strane delle smorfie. Mi sentivo una furia inarrestabile, seppur totalmente cieca. Così cieca da lanciarsi contro quella figura oscura che stava al centro di quel forte. Così cieca da non percepire l'incredibile potere che egli emanava. Il fio da pagare per una sensazione così intensa, per un potere che sembrava inesauribile era l'incoscienza, l'inabilità di controllare le proprie azioni fino in fondo. Ma era davvero così? Saruhyondo mi aveva spiegato che i Guerrieri del Sangue del Clan Kenkichi erano totalmente padroni delle loro pulsioni, anzi, erano capaci di utilizzarle a proprio vantaggio in combattimento. Perché questo non mi accadeva? Ero forse un Kenkichi meno meritevole? Impossibile. Impossibile. La mia disciplina e la mia rettitudine all'arte della spada non mi permettevano di prendere in considerazione questa ipotesi. E allora perché? Lo avrei scoperto molto presto.
    Quando lentamente mi avvicinai, ponendo le mie semplici richieste, nient'altro che un po' di sangue fresco, egli rispose che dovevo andarglielo a cacciare dalle vene. Mi stava invitando a nozze, in sostanza. Abbagliato dalla sete, mi lanciai immediatamente verso quell'oscuro figuro che mi si stagliava innanzi. Era più piccolo di me, sia fisicamente - chi poteva ergersi al confronto del Gigante della Cascata? - che d'età, pareva una preda sicura, un piacevole banchetto. Ma questo fu soltanto il primo di una lunga serie di errori che quella sera commisi. Con tutta la frenesia che le mie membra emanavano, sferrai un colpo con la mia spada di clan al collo del mio avversario con movimento circolare, sfruttando l'incredibile velocità che Saruhyondo poteva donarmi grazie ai suoi immensi poteri ed il chakra che in quel momento si stagliava nelle mie vene più intensamente del mare che mi circondava sugli scogli adiacenti, eppure, mestamente eretto, il mio avversario non osò controbattere; la mia lama suonò sorda sul suo corpo, non oltrepassando neanche il primo strato di cute, non cacciando neanche una goccia di sangue da quel venoso pezzo di carne fresca. Non poteva essere una tecnica, non poteva assolutamente essere un qualche trucco ninja, lo avevo colpito e nel mentre non era successo niente nel modo più assoluto. Che dinnanzi avessi un essere dalla pelle inscalfibile, impenetrabile? Nuovamente parlò, con un tono di superiorità che mi avrebbe dato noia da lucido, figurarsi in quelle condizioni: « Cos'è, tagliente lo sembra solo? » disse, rivolgendosi alla mia savia Lama Insanguinata. Non avrei mai permesso ad un tale essere di anche solo pensare d'offendere Saruhyondo. Non sapeva chi avesse d'innanzi, non sapeva quale vincolo di potere fosse quell'arma, ma, soprattutto, non sapeva cosa essa fosse per me. Andai a ritrarre la spada, in vista del seguente affondo: non appena i miei muscoli si mossero all'unisono verso il cuore del mio avversario, come una luce improvvisa nel buio più totale, estrasse la sua lama e la frappose alla mia. Una forza maligna percorse sulla lama della spada di clan e si riverberò nelle mie braccia prima e nel resto del mio corpo, successivamente. Non avevo niente da temere finché Saruhyondo sarebbe stata al mio fianco; il suo potere immenso avrebbe sovrastato qualsiasi altra creazione inanimata. Non mi persi d'animo e passai alla mia ultima offensiva, la finta con colpo di gomito sotto al mento: il mio avversario cadde nella trappola, portando la sua oscura lama a frapporsi con la mia, mentre io arrestavo la corsa di Saruhyondo al fine di utilizzare il mio arto per colpire il mio avversario. Il colpo andò a segno, esattamente come il primo, con tutta la sua forza e velocità, con tutta l'adrenalina e la smania frenetica di quel momento ... ma ancora una volta si bloccò come se avessi impattato contro un muro. L'essere che avevo davanti non fece una piega, non si mosse di un centimetro. Eppure in corpo non avevo altra forza, non mi stavo trattenendo nella maniera più assoluta; i miei occhi per un attimo tornarono più umani, il mio volto si fece più cupo e meno estraniato, il sorriso si perse, lasciando soltanto un'ombra di sé, divenendo espressione di concentrazione: il tempo si fermò in una morsa agghiacciante d'insicurezza. Davvero non ero riuscito a rendermi conto della disarmante potenza del ninja che avevo di fronte? No, non ne avevo colto neanche lontanamente le facoltà. Si pronunciò una terza volta, rivolgendomi dei mezzi complimenti, ma parlando con un tono di voce volto completamente ancora una volta a sottolineare la sua superiorità: « Se non altro, i tuoi colpi sono più pesanti di quelli delle nullità che ho falciato qua attorno. » disse, mentre, con una velocità che ancora una volta mi lasciò stupito, dopo aver lasciato la spada che impugnava, strinse Saruhyondo nella sua presa mancina. « Cazzo! » riuscii a stento a pensare, preoccupato della potenza che poteva avere la sua presa sulla mia Lama, prima che, come il fulmine che preannuncia l'inizio di una tempesta, un violentissimo colpo impattasse contro il mio largo sterno. Con la mano destra spinse il piatto della sua spada, quella che aveva lasciato cadere soltanto un istante prima, verso di me, imprimendoci una forza inaudita: le mie bende e il mio cappotto non poterono nulla contro una tale manifestazione di forza, ma riuscii a stento a indurire la mia pellaccia putrescente con un flusso costante ed armonico di chakra. Sentii un rumore tonfo, seguito subito da un piccolo ma udibilissimo crack. Probabilmente l'impatto mi aveva rotto una costa.



    Senza rendermene conto, mi ritrovai a terra, steso di schiena in quella lordura di sabbia insanguinata. « Incredibile ... sono stato steso così facilmente! » pensai. D'un tratto però, mi resi conto di un altra cosa parimenti importante: stavo pensando. Mi passai rapidissimamente la mano sinistra sulla faccia e notai che le mie piaghe ancora non si erano rimarginate; ero tuttavia pienamente cosciente, mi rendevo conto di tutto ciò che mi stesse succedendo, riuscivo persino a formulare pensieri complessi ed a distogliere l'attenzione dalla mia sete, anzi, quasi non la percepivo più. Tuttavia le piaghe, le ferite sanguinanti, come detto, erano ancora presenti e sembravano non volersene andare: il mio corpo necessitava del sangue per risollevarsi. Istintivamente, cercai Saruhyondo vicino alla mia mano destra, come se mi aspettassi che, dopo l'impatto, essa fosse schizzata via con me. Razzolai furiosamente nella fanghiglia cremisi, spostai interiora e onde di sangue con violenti movimenti della mia mano, scostai i liquidi e le feci che tutt'intorno avevano saturato l'aria di un mesto odore ma della Kenkichi non vi era neanche l'ombra. Perfino il legame che prima si era attivato, come in ogni situazione di pericolo o adrenalinica, adesso, si era disattivato. Trovai la forza di tirare su la testa, cercando di alzare la porzione superiore del busto per guardare nuovamente in direzione di quella ombrosa figura che avevo dinnanzi, adesso a circa cinque metri da me, e fu solo in quel momento che realizzai i danni subiti durante l'urto: un forte dolore all'altezza delle mie coste più basse, sulla sinistra, mi penetrò le carni. Probabilmente avevo una costa rotta, visto che dall'esterno non si vedeva del sangue - anzi, non si vedeva del mio sangue, elemento che avrei riconosciuto tra altri mille - e visto il lieve dolore che sentivo respirando. Nonostante l'agonia - sopportabile, la situazione non mi permetteva distrazioni - vidi chiaramente che stava maneggiando la mia spada! Era riuscito a trattenerla durante l'offensiva e non mi capacitavo di come ci fosse riuscito. Richiamai a me tutte le forze che il corpo poteva darmi, mentre continuavo ad ascoltare le sue parole: « Lama interessante. » disse, lanciandola in aria e facendola roteare. « Penso che la terrò con me. Se desideri riaverla, vediamo... » il cuore mi sobbalzò in gola, l'ira offuscò la mia mente, l'odio pervase ogni mio pensiero all'udir tali parole: nessuno, né umano, né immortale, né divino mi avrebbe portato via Saruhyondo. Mi alzai, con un po' di fatica, ergendomi in tutta la mia maestosità, mentre i miei occhi cercavano i suoi. « Comincia trascinando qua fuori il comandante del forte. Si è barricato all'interno mentre ero occupato a squartare l'ultimo plotone che mi ha mandato contro. Mutilalo come più ti aggrada, se ne sei capace, ma ti è proibito ucciderlo. » disse, mentre il mio sguardo si faceva sempre più torvo. Lasciai che quella brezza che stava giungendo dal mare ci avvolgeste le vesti: chi mi trovavo dinnanzi? Se c'era una cosa che avevo imparato sotto le armi era che un Ninja più abile era automaticamente meritevole del mio rispetto. Mi trovavo in una posizione in cui non potevo assolutamente contraddire gli ordini di un superiore, pur non sapendo chi fosse. Riconoscevo la sua autorità. Se volevo riavere la mia spada, dovevo dargli retta: se volevo placare la mia sete, dovevo dargli retta. Alla fine, se quella notte non fossi morto, forse avrei conosciuto qualcuno da utilizzare come metro di paragone, qualcuno che mi avrebbe potuto indicare la vita; o semplicemente, quella sera, potevo aver incontrato la mia nemesi. Si arrestò anche il vento, a questo pensiero. Eravamo due demoni nel profondo buio della notte, uno dinnanzi all'altro: demone contro Demone senza spada.

    Mi voltai lentamente verso la piccola capanna che l'uomo aveva indicato con cenno del capo mentre mi dava i suoi ordini. « Sarà fatto. » dissi sonoramente, scandendo bene ogni sillaba, accennando poi un inchino e pentendomene subito amaramente, visto il dolore che scaturì dal mio costato. Con la stessa velocità con cui mi ero proferito, iniziai a dirigermi verso l'abbrustolita costruzione in legno. Dall'interno mi pareva di sentire brusii di vario tipo, ma non me ne curai. Giunto davanti alla porta avrei divaricato leggermente le gambe ed atteso un istante: mi sentivo osservato, come se quell'essere mi stesse sottoponendo ad un test, come se fossi un piccolo giocattolo, uno strumento. Era la sensazione di una vita, era ciò che più mi mancava dell'esercito. « Una volta completato il suo ordine, potrò avere il piacere di sapere quale sia il suo nome? » chiesi, senza attendere risposta, un istante prima di iniziare a prendere a pugni la costruzione che avevo davanti ai miei piedi. Non intrapresi nessuna via traversa: la nuda e cruda potenza del mio corpo avrebbe stillato ogni goccia del sangue dal corpo del Comandante del forte - anzi, non proprio ogni goccia, altrimenti l'avrei ucciso e questa cosa non sarebbe, probabilmente, piaciuta al mio compagno d'avventura.
    L'offensiva verso l'inanimato ingresso metallico partì con un muto tonfo: il pugno che scagliai era decisamente forte e tutti i colpi subiti indirettamente qualche tempo prima lo avevano decisamente indebolito. Il secondo pugno, dritto, semplice, diretto al centro della porta - non avrei adoperato sotterfugi, come detto, la porta sarebbe dovuta saltare via per la mia potenza, non per il mio ingengo -, caricato accanto al bacino, col palmo chiuso rivolto verso l'alto e che avrebbe ani_Tsuki2ruotato a metà strada per drizzarsi ed imprimere una forza rotatoria aggiuntiva al colpo, provocò un leggero stridio dei cardini. « Già cedi, vecchia mia? E dov'è il divertimento? » sussurrai, mentre il terzo colpo, identico ai primi due, fendeva l'aria. Questa volta però, l'impatto fu più sordo: la porta sembrava non muoversi più, come se qualcosa dietro la bloccasse, o come se si fose bloccata da sola. « Mi hai preso in parola, eh? » dissi, fermandomi un secondo. Dovevo assolutamente entrare, non avevo tempo da perdere. Provai un altro colpo, poi un'altro ancora, ed infine un altro ma la porta sembrava non volersi muovere. Saruhyondo, la mia storia, la mia eredità dipendeva da quella azione: non sarei mai riuscito a scoprire la storia dei Kenkichi, non sarei mai riuscito a rifondare la mia terra natia, non sarei mai riuscito a far vedere al mondo l'idea perfetta del mio mondo in pace. Era troppo presto perché tutto finisse così. Strinsi i denti, contrassi i muscoli del petto, alzai le spalle, come a voler gonfiare ancor di più la mia già immensa figura. Portai nuovamente il pugno al bacino ma questa volta accompagnai l'oi tsuki, questo il nome della tecnica che utilizzavo per colpire senza la mia fida arma bianca, con il kiai, cioè quel grido che unifica tutta l'energia vitale di un individuo nelle arti marziali.

    Gyyyaaaaarr!


    Vociai con tutto me stesso. Il colpo suonò quasi metallico, un po' sinistro ma fu così forte che il metallo si flesse tutt'intorno. Non potevo ancora ritenermi soddisfatto. Mi impegnai ancora, raccogliendo altra energia, altro ki.

    Gyyyaaaaarr!


    Riecheggiò nuovamente in tutto quell'istmo. Le mie nocche iniziavano a sentire i contraccolpi di quel comportamento, sbucciandosi e iniziando a sanguinare, ferendomi. Ero proprio un catorcio, in quello stato. Il sangue andò a disegnare un cerchio al centro della porta metallica, simmetrico, quasi perfetto. Il segno delle mie nocche era oramai impresso su quella lamina d'acciaio, tutt'intorno era perfino deformato. « Manca poco. » pensai, tornando a caricare la mano destra. L'urlo anticipò il colpo che si rivelò di una potenza inaudita, qualcosa che il mio corpo non aveva mai sperimentato prima: stavo tirando fuori forza a me estranea. Era istinto di sopravvivenza? Era un'altra forma del potere atavico di Saruhyondo che agiva a distanza, era soltanto il mio potenziale che si metteva in atto? Non ne avevo idea, sapevo solo che quel colpo suonò stridulo, spingendo indietro la porta di qualche centimetro, facendo definitivamente saltare i cardini che la reggevano attaccata alla totalità del complesso. Grottescamente, la mia voce si piegò, diventando familiare ma aliena alla mia persona. « Toc, toc, c'è nessuno !? » dissi, mentre la mano destra era già a mezz'aria proiettata verso il solito bersaglio sanguigno del cerchio della mia mano presente sulla porta. L'ultimo colpo, di forza straordinaria come il precedente, fu l'ultima piccola spinta necessaria ad entrare. Non appena le nocche toccarono contro il freddo metallo, la porta venne spinta via, sollevandosi da terra ed andandosi a schiantare violentemente contro il muro opposto della piccola costruzione in legno. Il sangue sgorgava dalle mie nocche non troppo copioso, o almeno, molto meno copioso del sangue che imbrattava le mie vesti - quello che mi si era attaccato dopo la caduta - ma sopratutto molto meno intenso del sangue che sgorgava da ogni piaga presente sul mio corpo. « Capitano, sei forse qui dentro? Voglio soltanto qualcosa da bere! » dissi, con voce flebile e sibilante.

    Avrei dovuto eseguire gli ordini di quell'individuo se avessi voluto riavere indietro Saruhyondo. E questa premessa era già abbastanza per potermi costringere a compiere qualsiasi atrocità.



    StatisticheStatusBusto: 5 Leggere, costola rotta.
    Mano Dx: Ferita Lieve.
    Mano Sx: Ferita Lieve.
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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    « Let alone yourself. »

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    « Questo dipenderà dal modo in cui tornerai.

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    »
    , fu la fredda, minacciosa risposta dell'Immortale alla impertinente richiesta dello spadaccino senza lama.

    [...]

    La massiccia porta rinforzata cedette al quarto colpo sferrato dal ninja bendato: i cardini saltarono, le assi di legno si frantumarono in mille pezzi e l'intera struttura venne scaraventata in avanti di qualche metro, sbattendo contro un'armatura inutilizzata che rovinò a terra accompagnata da un forte clangore metallico. Per fortuna dell'intruso, dall'interno della struttura non giunsero attacchi a sorpresa ed al contempo nessuno venne ferito da quella sconsiderata manifestazione di violenza. Sangue caldo colava dalle nocche di Keiji Kagome, mentre questi entrava nella dimora legnosa senza alcuna paura.

    L'ultima difesa del forte era davvero tale: in quello spazio angusto, non più lungo e largo di una decina di metri, ogni centimetro era ricoperto di armature, picche, mazze ferrate, balestre, kunai, shuriken, frecce e tante altre armi. Alcune catene pendevano dal soffitto, ciondolando piano nell'aria della notte. Il sangue dell'armata spezzata dal Flagello, fino ad ora tenuto all'esterno dalla solida porta rinforzata, iniziò ad entrare nell'ambiente, macchiandolo di cremisi. Alla destra dell'entrata, dall'altro lato della stanza, dietro una tenda di iuta si intravedeva una sagomaa dir poco enorme, che tuttavia rimaneva immobile. Nei contorni di quell'ombra, proiettata dalle candele che erano visibili dalla finestra, qualcosa pareva muoversi, lambendola piano, con un sottofondo metallico e un distinto schioccare di labbra a contatto con carne umana.

    « Invasore. », chiamò da dietro la tenda una voce calda e raschiata. « Hai massacrato i miei, uh, uomini, ma il segreto del, ah, Demone non sarà tuo. Che tensione! La tua bravata mi ha fatto schizzare il battito alle stelle. Ho dovuto, uh, calmarmi, sai. Prima di prenderlo. Altrimenti il cuore mi sarebbe schizzato in mano attraverso la gabbia toracica! Uhh. Ma ora, ah, sono quasi pronto! »

    Una carrucola si attivò da qualche parte, spostando la tenda di lato per rivelare una scena che pochi si sarebbero aspettati in quel frangente: un uomo oscenamente obeso, con il cranio rasato e due enormi orecchie, era seduto su un trono di pietra. A protezione del petto, egli indossava un'armatura che faceva mostra di due strane protuberanze in corrispondenza degli angoli dello sterno. Le sue tozze braccia erano adornate da due massicci bracciali in ferro, da cui partivano le catene legate ai collari delle donne: due creature femminili dai capelli color carbone e vestite in stracci gialli coccolavano l'enorme figura seduta; una, in ginocchio davanti a lui, era la fonte di quei rumori uditi in precedenza, mentre la seconda accarezzava il braccio sinistro dell'uomo e sembrava tenere qualcosa nella mano destra, che lentamente si avvicinava alla bocca di quest'ultimo.

    ziVRGpX

    « Ancora non lo sai, uh, ma presto ti pentirai amaramente di avermi costretto a calmaahhhhhhhhrmi. » Il volto dell'uomo si contorse in una smorfia di piacere, mentre le sue dita carnose si stringevano con forza sui braccioli di pietra. Durò qualche istante: subito la massiccia figura parve rilassarsi, beata, ed afflosciarsi pigramente sul trono. « Di' le tue preghiere! », lo minaccò il comandante della fortezza, spalancando l'ampia bocca per ricevere una anonima pallina di colore scuro dalle mani della ragazza alla sua sinistra.

    kAsaBaL

    « ...ma tanto, munch, non le sentirò! »

    Lo sguardo del comandante parve cambiare. Vene varicose si gonfiarono sul suo collo, mentre le pupille dell'uomo si ingrossavano oltre misura ed egli digrignava i denti in un ringhio feroce. Si alzò di scatto, rivelando la sua altezza torreggiante (superava tranquillamente i due metri), e spingendo di lato le due ragazze incatenate si lanciò in avanti ad una velocità folle. La sua stazza a quanto pareva non era un problema, grazie alla misteriosa sostanza che aveva appena ingerito [JuuganJuugan (Tonico della Bestia) [Combattiva]

    Prima Pillola
    Una sfera scura di dimensioni medie, da ingoiare intera. L'utilizzatore subisce un repentino aumento del metabolismo e del battito cardiaco: riceve un bonus di 4 tacche alle statistiche principali. Ogni round subisce una Medioleggera alla Vitalità e una considerevole riduzione delle facoltà intellettive: Intuito e Concentrazione sono ridotte di 4 tacche. Gli effetti durano per 3 round. Al termine, l'utilizzatore avrà Emicrania (DnT Medio). I danni e il dolore possono essere guariti solo con il riposo.
    Tipo: Supporto – Supporto
    (Potenza: 1 | Durezza: 1)
    [Da Genin]


    ?

    ?
    [Da Genin]


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    [Da Chunin]


    ?

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    [Da Chunin]


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    [Da Jonin]
    ]
    . Le lardose braccia dell'uomo tremarono di potere, mentre questi diveniva una macchia sfocata e si scagliava contro lo spadaccino bendato con una maschera di furia dipinta sul volto [VEL:BluRossa (Base) + 4 tacche (Juugan, Prima Pillola)]. La distanza tra i due svanì in pochi istanti: giunto ad un metro di distanza, il lardoso comandante della fortezza distrutta piantò con forza il piede destro a terra e tentò di stringere in una presa di ferro entrambe le braccia di colui che aveva identificato come invasore [VEL:Blu+3Colpo Brutale
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può tentare di afferrare gli arti superiori dell'avversario, presente entro 1,5 metri, con Velocità incrementata di 3 tacche. Se afferrato, l'utilizzatore eseguirà un calcio al fianco con Forza incrementata di 3 tacche accompagnando il gesto con uno strattone che può causare semiparalisi per 2 round.
    Tipo: Taijutsu - Rendan
    (Livello: 5 | Consumo: Mediobasso)
    [Da studente in su]
    ]
    .

    [Se la presa ha successo]

    Le enormi mani di colui che sembrava improvvisamente divenuto una bestia si chiusero con la forza di un maglio sulle braccia dell'invasore, bloccandolo sul posto mentre la poderosa gamba destra del comandante si alzava e tentava di assestare un tremendo calcio al fianco sinistro di Keiji, che se colpito sarebbe stato con tutta probabilità sbalzato al di fuori della casetta - anche attraverso le assi di legno - ed atterrato nuovamente nel mare di sangue [POT:4510 (Base) + 35 (Differenza Forza Blu+3/Resistenza Rossa).

    Naturalmente, il secondo ammontare è riducibile diminuendo la differenza tra le tacche.
    ]
    .

    Se davvero così fosse andata, l'invasore sfigurato, una volta fuori, avrebbe potuto notare l'assenza dello sconosciuto incontrato poco prima. Allo stesso modo, nessun timido lamento accompagnava più il debole risciacquo delle onde sulla sabbia insanguinata fuori dal fortino. Forse per dissanguamento, forse per un ulteriore intervento da parte dell'oscuro pellegrino, in quella landa erano tutti morti. Non rimanevano che due combattenti, intenti a darsi battaglia sotto lo sguardo osservatore di colui che li manovrava entrambi, facendoli danzare nel pugno della propria mano nera.



    L'obeso combattente fuoriuscì dalla casetta poco dopo, accompagnato da urla strozzate ed un fastidioso clangore di catene. « FATTI SOTTO, INVASORE! TI SCHIACCERÒ. », ululò, battendo i pugni contro il petto in un gesto di supremazia.

    OFF GAME
    Hai di fronte a te un Chunin Rossa molto, molto speciale. :guru:

    Mostrami come combatti senza poter far affidamento sulla tua spada. E occhio, questo picchia!

     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Legami di Sangue
    Capitolo Secondo


    Atto III
    Edonismo sfrenato †
    La porta cedette sotto i miei colpi innaturalmente forti, volando via e schiandandosi contro una armatura appesa al muro opposto a dove mi trovavo, causando un terribile stridulo metallico che mi innervosì ulteriormente. « Silenzio! Perché deve essere tutto così difficile? » dissi, parlando tra me e me. Probabilmente ero entrato in quella che pareva essere l'armeria personale del comandante del forte: picche, mazze ferrate, kunai e ogni altro effimero oggetto di morte tipico dei ninja ricopriva ogni centimetro di quella stanza.
    I miei piedi furono bagnati da un rivolo di sangue ed acqua che giungeva dalla spiaggia che ormai mi ero lasciato alle spalle, portando dentro il fortino anche qualche rimanenza di cadavere. « E' inutile che tu ti nasconda oltre, comandante. I tuoi uomini sono stati sterminati, anche tu, presto farai la stessa fine. Prima però, lasciami BERE! » dissi ancora, gridando letteralmente l'ultima frase. Quando feci un altro passo dentro la stanza, notai in fondo alla stanza, alla mia destra, una enorme tenda sulla quale era proiettata una gigantesca sagoma con dei contorni raccapriccianti sulla sinistra. Immediatamente mi concentrai, cercando di percepire se quella strana cosa che avevo dinnanzi fosse seriamente così ambigua. I miei sensi però mi indicarono la presenza di tre persone, dunque, ai miei occhi si stava semplicemente manifestando un gioco di ombre reso ancora più tetro dall'atmosfera generale della zona. Chi diavolo si sarebbe rintanato dentro una tenda, dentro ad un forte, mentre questo viene assaltato? Un fifone od un pazzo; e come ebbi modo di notare qualche istante dopo, il mio interlocutore era indubbiamente una persona con delle deviazioni di ogni tipo molto forti. Sentii un lieve cigolio metallico ed un rumore alquanto strano. Il comandante poi si pronunciò:
    « Invasore, hai massacrato i miei, uh, uomini, ma il segreto del, ah, Demone non sarà tuo. Che tensione! La tua bravata mi ha fatto schizzare il battito alle stelle. Ho dovuto, uh, calmarmi, sai. Prima di prenderlo. Altrimenti il cuore mi sarebbe schizzato in mano attraverso la gabbia toracica! Uhh. Ma ora, ah, sono quasi pronto! » una voce profonda e gracchiante, rauca, uscì dalla tenda. Faceva delle strane pause, mugolava in modo bizzarro e parlava di qualcosa che nell'immediatezza non capii. Si attivò un meccanismo che spostò la tenda e mi permise di vedere chi avevo dinnanzi. Istintivamente portai la mano dentro la giacca e presi quattro Spiedi Potenziati [Distanza]
    Simili a dei normali spiedi, posseggono un'anima in acciaio che permette loro di essere estremamente più dannosi, senza sminuire le capacità di penetrazione, velocità e l'aerodinamica. Possono essere utilizzati come AdCC. La gittata è pari a 30 metri.
    Tipo: Da Lancio-Perforazione
    Dimensione: Piccola
    Quantità: 8
    (Potenza: 10 | Durezza: 3 | Crediti: 15)
    spiedi
    , due che posi tra l'indice ed il medio delle mie due mani sanguinanti, sporgenti di circa cinque centimetri, gli altri due che uscivano allo stesso modo dal fondo del palmo. Una visione raccapricciante - ma non di quel tipo di raccapriccio che avevo provato precedentemente sulla spiaggia, qualcosa di più perverso - mi si manifestò davanti agli occhi: un uomo schifosamente grasso, rasato, con due orecchie a dir poco gigantesche, era probabilmente seduto, in tutta la sua lardura, su una specie di trono. Alle sue ginocchia, legata tramite una catena, una donna gli stava praticando una fellatio - ecco spiegati gli strani rumori che avevo sentito in precedenza - ed un'altra era avvinghiata al suo braccio sinistro - e questo spiegava i terribili giochi di ombre di cui ero caduto vittima. Indossava una massiccia armatura che in prossimità del petto aveva due strane protuberanze, simili a gocce. Le braccia, oltre che vantare di due bracciali metallici molto ben intarsiati che legavano l'uomo alle due donne, vantavano una tonicità muscolare oscenamente molle, con il grasso che pendeva da sotto le ascelle, ondulando. La donna che aveva la fortuna di stare in piedi, sembrava avere qualcosa stretta nella mano destra, la stessa mano che poi vidi avvicinarsi alla bocca dell'obeso. « Ancora non lo sai, uh, ma presto ti pentirai amaramente di avermi costretto a calmaahhhhhhhhrmi. » Purtroppo per le mie orecchie, le performance della donna genuflessa non parevano interrompersi durante il nostro dialogo, né tanto meno fermarsi. L'uomo si contorse tutto, impettendosi e stringendo le mani sui braccioli di quel trono su cui sedeva. L'oscena e privata visione durò qualche istante, il tempo necessario per permettermi di voltare il mio volto verso la finestra sbarrata e urlare le seguenti parole, rivolto al misterioso uomo che era all'esterno e che mi aveva comandato di entrare: « Quest'uomo è estremamente grasso, non ho intenzione di abbeverarmi di un sangue di così infima qualità! » di tutto punto, l'uomo riprese a parlare, minacciandomi. « Di' le tue preghiere! » e nello stesso momento la ragazza al suo fianco lo imboccò di una strana pallina. Forse un tonico? La sua reazione non parve essere quella di chi godeva degli effetti di un tonico: le vene sul suo collo si gonfiarono all'inverosimile, mentre le pupille dei suoi occhi si dilatarono ed il suo sorriso si trasformò in un ghigno malvagio. Alzandosi di scatto - credevo che un uomo di quelle dimensioni avesse dimenticato come si camminasse da tempo - mi mostrò come fosse ben più alto di me. Malamente spinse le due donne a lato e si lanciò verso di me, annullando la distanza che ci separava. Non appena mi si parò dinnanzi, con fermezza, rapidità e forza incredibile, pestò violentemente il piede a terra, ed allungò le sue viscide braccia verso di me. La sua velocità era incredibile, non potei fare niente per evitare quello che stava accadendo. Bhè, a dir la verità, qualcosa la feci: il clima era tutto a mio favore, io ninja di Kiri, legato così tanto all'acqua, a quell'elemento. Immediatamente mi concentrai affinché il mio corpo si irrobustisse, diventasse una vera e propria fortezza vagante grazie all'enorme quantità di quel liquido a me affine della zona - e per una volta, non stavo parlando del sangue; stavo eseguendo la tecnica del Passo Incalzante dell'Assassino Counter
    La Counter è l'esecuzione di una tecnica per difendersi da una tecnica offensiva avversaria. È possibile
    effettuare tecniche offensive in reazione a tecniche offensive avversarie se il numero di posizioni magiche è
    pari o superiore. Le tecniche difensive possono essere utilizzate sempre in reazione a tecniche offensive; è
    considerata un'azione sleale solo se il numero di posizioni magiche della tecnica difensiva è oltremodo
    superiore quella offensiva. Richiede 1 slot Tecnica.



    Passo Incalzante dell'Assassino
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare Forza o Resistenza di 3 tacche se presente nebbia o uno specchio d'acqua nelle vicinanze. L'utilizzatore guadagna 1 slot azione extra per effettuare AdO o SeM; utilizzare lo slot azione richiede l'utilizzo della tecnica. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: ½ Basso a colpo )
    [Da genin in su]
    . La sua presa era fortissima ma se avessi voluto, avrei senza dubbio potuto liberarmi, forse tuttavia potevo volgere la situazione a mio vantaggio. Quando egli mi afferrò, il mio corpo si volse come in un moto di disgusto per quella circostanza: ho sempre odiato essere toccato, figurarsi da quelle mani unte, tozze, grasse. Come precedentemente, una forza che mi parve totalmente a me estranea si impadronì della mia persona. Ero sempre più convinto che fosse Saruhyondo che da lontano mi stesse fornendo di altro atavico potere. Ebbi giusto il tempo di realizzare quanto appena detto che l'uomo si apprestò a ferrare un violentissimo calcio all'altezza del mio busto, potendomi tenere ben saldo per la parte superiore delle mie braccia. Subito concentrai una bassissima quantità di chakra nel mio braccio sinistro, cercando di irrobustire ancora di più la mia dura pellaccia putrescente. Frapposi il braccio che già si trovava in quella posizione cercando di attutire il più possibile il colpo, piegandolo leggermente. Il calcio mostrò una forza davvero sbalorditiva considerata la sua stazza, ed andò ad impattare contro il mio arto superiore sinistro flesso. La fortuna volle che quel ciccione maledetto stesse colpendo proprio nello stesso punto dove il misterioso figuro mi aveva probabilmente spaccato una costola, causandomi un dolore intenso al busto pur non colpendomi. Il braccio, invece, risentì eccome della maestosità dell'offensiva avversaria. Ancora percepii quella sensazione di forza, di crescita che stava avvenendo dentro di me. Che fosse il mio legame di sangue con Saruhyondo che mi spingeva oltre i miei stessi limiti, che mi permetteva di perfezionarmi? Eppure sentivo quel corpo ricoperto di piaghe terribilmente più imponente, più saldo. Era una sensazione davvero inebriante.
    Adesso però toccava a me. Nell'esatto istante in cui il colpo del mio avversario aveva impattato contro il braccio sinistro, subito passai all'offensiva
    Subisci e Mena
    Il Subisci e Mena (S&M) è una reazione offensiva a discapito della propria difesa. Con il Subisci e Mena si
    rinuncia alla propria difesa per un ipotetico attacco successivo che coglie di sorpresa l’avversario. Il Subisci e
    Mena può essere effettuato solo sull'ultima azione offensiva di una combinazione offensiva di colpi. È possibile
    rafforzare la propria difesa tramite il chakra e variare leggermente la traiettoria del colpo subito ma lo si subirà
    comunque. Richiede 1 slot Azione e 1 slot Difesa.


    Passo Incalzante dell'Assassino
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare Forza o Resistenza di 3 tacche se presente nebbia o uno specchio d'acqua nelle vicinanze. L'utilizzatore guadagna 1 slot azione extra per effettuare AdO o SeM; utilizzare lo slot azione richiede l'utilizzo della tecnica. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: ½ Basso a colpo )
    [Da genin in su]
    . Mi aiutai ancora col chakra affinché potessi colpire con elevata certezza il mio avversario. Quando andai ad irrorare i miei arti con il flusso proprio del tantien, la mia percezione del tempo andò a rallentarsi: mi sentivo un ricettacolo di potere infinito, una macchina assassina, esattamente come sperimentai alla costiera di Kiri, questa volta, però, in totale lucidità. Non era dunque il potere dei Guerrieri del Sangue a farmi sentire così inebriato ... cosa poteva essere allora? Nonostante tutto, le piaghe mi rendevano meno incline a carpire l'ovvio. Le mie braccia si mossero simultaneamente con velocità disarmante, che neanche io immediatamente riuscii a realizzare. La mia intenzione era quella di conficcare i due spiedi che avevo posizionato tra l'indice ed il medio delle mie mani sotto le ascelle dell'obeso comandante; alzai di scatto gli avambracci, conscio della mia spropositata energia, andando a forzare la presa del mio avversario, sperando che cedesse leggermente. Le braccia si mossero verso l'alto, aiutate da una lieve flessione delle gambe per scaturire ancora più forza nel movimento. Mi ricordavo che non potevo uccidere quell'individuo, inoltre la sua armatura non mi permetteva certo di colpirlo al busto con leggerezza, quindi mi sarei dovuto soltanto degnare di farlo soffrire il più possibile nelle zone scoperte, cioè le braccia, la testa e le gambe, che risultavano coperte da solo un pantalone. Mi domandavo come avrei posto fine alla mia libidine di sangue, dato che niente mi avrebbe costretto a bere quello schifo. Cercai, come già detto, di conficcare i due spiedi sotto le ascelle del mio avversario, il più possibile in profondità, con l'intento, magari, di riuscire ad inabilitargli l'utilizzo degli arti o di rendere questo assai complesso. [Slot Azione Extra & Subisci e Mena]Forza: 600
    Velocità: 450 + 3 Tacche = 525
    Potenza Spiedi: 10

    Quando poi il colpo del mio avversario finì la sua corsa, immediatamente dopo la mia offensiva fui sbalzato contro il muro a gran velocità e con grande forza. L'impatto non fu eccessivamente traumatico, oramai avevo preso tante di quelle botte quel giorno che solo Khorne poteva picchiare più duramente. Il debole muro di legno fu sfondato agilmente dalla possanza del mio corpo che si ritrovò rivolto nel sangue e nei cadaveri ancora una volta quella sera, rovinando sul fianco destro. Approfittai della situazione di trambusto per infilare nuovamente la mano nella giacca e prendere una delle mie Cartabomba
    Cartabomba I [Bomba]
    La cartabomba è un piccolo foglio sul quale è inciso un fuuinjutsu: causa una potente esplosione di diametro pari a 1,5 metri quando attivata; entro un raggio di 3 metri causa danni dimezzati. L'attivazione è percepibile tramite udito, vista e tatto; è possibile scegliere il tempo dell'esplosione, da tre secondi fino a 30 ore.
    Tipo: Speciale-Ustione
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 2
    (Potenza: 30 | Durezza: 1 | Crediti: 45)
    : velocissimamente, mentre quell'uomo ancora non si faceva vedere fuori dal forte, la arrotolai intorno allo spiedo che avevo nella mano sinistra, facendo attenzione che non sporgesse dalla mia mano e che rimanesse dunque celata alla vista. Lo rimisi poi al suo posto, cioè saldo nel palmo della mia mano, fuoriuscente da questo di circa cinque centimetri. Soltanto a quel punto mi ritirai su, ancor più sozzo negli abiti, rimettendomi in posizione. Il dolore al fianco sinistro era davvero intenso ma non potevo perdermi in pensieri futili, quella costa si sarebbe lentamente curata da sola come sempre accade per ferite di quel tipo, anche se il recupero è solitamente molto lungo. Mi voltai, in cerca del mio esaminatore ma non vidi nessuno. Il panico mi colse, un odio immondo si infiltrò in ogni più nascosto anfratto della mia mente: Saruhyondo era scomparsa assieme all'essere che prima mi aveva comandato. Nuovamente il Potere dei guerrieri del Sangue prese il sopravvento, accecando la mia capacità di ragionare: l'unica cosa che importava adesso era rendere inabile quel ciccione e sperare che lo straniero ricomparisse con la mia spada. Quando il comandante fuoriuscì dal fortino, ancora legato alle sue donne, ci separavano circa cinque metri. L'odio mi rendeva più forte, la passione mi rendeva più veloce, la volontà mi rendeva più resistente: avrei dato la vita pur di riavere Saruhyondo. Il Gigante si pronunciò, in un atteggiamento ai limiti del banale, battendo le mani sul petto come uno sciocco primato: « FATTI SOTTO, INVASORE! TI SCHIACCERÒ. » mi disse. Non me lo lasciai ripetere due volte: « Stai zitto, ciccione di merda. » lapidariamente mi espressi, un istante prima di lanciarmi all'attacco con tutte le energie che il mio corpo mi permetteva. Bruciai la distanza che ci separava in un batter d'occhio, spostando tutta la mia colossale stazza in poco più di due falcate: piantando violentemente il piede destro a terra, similmente a come si era comportato il mio avversario precedentemente cercai di portare un gancio col braccio sinistro sotto il mento del mio avversario. [Slot Azione I]Forza: 600
    Velocità: 450
    Sia che il colpo fosse andato a segno, sia che non lo fosse, subito mi sarei impegnato in un dritto all'altezza del mento con il braccio destro, caricato come si deve dal fianco corrispondente del mio corpo. Più mi impegnavo a combattere quel gigante, più sentivo l'adrenalina scorrere nel mio corpo a velocità incredibile! Dopotutto, era, ancora una volta, in gioco la mia vita. Mi stavo superando in tutto e per tutto: questa seconda offensiva sarebbe stata il segno del mio ennesimo miglioramento in quanto notevolmente più veloce del colpo precedente; L'incostanza della velocità dei miei colpi poteva essere un risvolto interessante ai fini della percezione della mia forza da parte dell'avversario. Ero fortemente divertito, ero tutta un'estasi frenetica! [Slot Azione III]Forza: 600
    Velocità: 500

    Ancora una volta, che la mia seconda offensiva avesse o non avesse colpito il mio avversario, mi sarei immediatamente dopo esibito in una azione decisamente peculiare: specularmente, con le due mani a martello, mostrano i due spiedi al mio avversario avrei cercato di conficcare questi ultimi nella giuntura delle spalle, con forza, il più in profondità possibile. Ero deciso a fare del male al mio avversario, tanto da impastare una buona quantità di chakra nel colpo che stavo portando. [Slot Azione III]Forza: 600
    Velocità: 500 + 3 Tacche di Impasto = 575
    Potenza Spiedi: 10


    Se il colpo fosse andato a segno, avrei lasciato la presa sui due spiedi, mettendomi in guardiakase_kamae, dirimpetto al mio avversario, col braccio destro vicino al petto e la mano chiusa a pugno il cui palmo era rivolto verso la cassa toracica; il sinistro invece era leggermente proteso in avanti, flesso, col pugno chiuso all'altezza del volto con le nocche rivolte verso l'alto, parallele al terreno. Le gambe si sarebbero piegate e distanziate, distribuendofudo equamente il peso del corpo su di esse.

    Se il colpo non fosse andato a segno, avrei mantenuto la presa sugli spiedi e mi sarei posizionato nuovamente dirimpetto al mio avversario, mettendomi nella medesima posizione sopra decritta.

    Niente mi avrebbe separato dalla mia Kenkichi: né un ciccione amante dell'edonismo sfrenato né nessun altro.




    StatisticheStatusBusto: 5 Leggere, costola rotta.
    Braccio Sx: 2 Leggere.
    Mano Dx: Ferita Lieve.
    Mano Sx: Ferita Lieve.
    Forza: 600
    Velocità: 500
    Riflessi: 400
    Resistenza: 475

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I] S&M


    [Slot Azione Extra] S&M

    [Slot Azione I] Gancio
    [Slot Azione II] Dritto
    [Slot Azione III] Colpo speculare con gli spiedi [Mischia]


    [Slot Tecnica Avanzata]
    Passo Incalzante dell'Assassino
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare Forza o Resistenza di 3 tacche se presente nebbia o uno specchio d'acqua nelle vicinanze. L'utilizzatore guadagna 1 slot azione extra per effettuare AdO o SeM; utilizzare lo slot azione richiede l'utilizzo della tecnica. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: ½ Basso a colpo )
    [Da genin in su]


    [Slot Movimento Gratuito] 4,5 m


    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.



    Edited by Ade Geist - 7/11/2015, 17:08
     
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    « Let alone yourself. »

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    Quando le ossa dell'invasore scricchiolarono rumorosamente all'impatto con il calcio che aveva sferrato, un'espressione di gioia selvaggia si dipinse sul volto del comandante del forte. Una luce folle risplendeva nei suoi piccoli occhietti neri, per certi versi simili a quelli di un ratto obeso, e fu proprio quella smania di spezzare le ossa e strappare i nervi ad impedire all'enorme soldato di reagire efficacemente al subdolo attacco che il ninja sfigurato lanciò per tutta risposta: gli spiedi dell'altro si infilarono in profondità nella carne all'attaccatura delle braccia, conficcandosi saldamente [2x Lacerazione MedioleggeraPOT 20 [10 (base) + 10 (Differenza Forza Blu+4/Resistenza Rossa+6)]].

    L'uomo grugnì, rinnovando la spinta e scagliando con forza sovrumana l'invasore contro il muro della capanna, che si infranse in un'esplosione di legno e metallo. Lo spadaccino senza lama atterrò pesantemente a terra, ma sfruttò con abilità il breve lasso di tempo al di fuori dal campo visivo nemico e preparò una trappola. L'obeso comandante, per contro, non parve neanche accorgersi di essere stato ferito e non si disturbò ad estrarre gli spiedi dalle braccia lardose; con tutta probabilità, lo strato di grasso era stato tale da impedire che le armi raggiungessero i nervi e causassero problemi nell'utilizzo degli arti. L'invasore rispose con un lapidario insulto alla provocazione del comandante, che in quel momento ricordava un enorme gorilla glabro, e senza esitare nonostante la differenza di stazza si scagliò contro l'ostacolo che lo separava dal riottenere la propria amata lama.

    Una carica frontale. Imbottito di adrenalina com'era, il comandante del forte (peraltro già di per sé un tipo piuttosto fisico, piuttosto che cerebrale) non avrebbe potuto chiedere altro! Un urlo belluino del lardoso guerriero accompagnò l'inizio della sua difesa: il braccio destro si sollevò in tutta la sua pesantezza con sorprendente rapidità e il pugno dello spadaccino venne mandato fuori asse dalla stessa manona che pochi minuti prima stringeva per i capelli la ragazza in ginocchio [I Slot Difesa][RIFL:Rossa+4]. A causa degli spiedi conficcati al principio dell'articolazione, la manovra dovette costare un certo dolore al comandante, il cui cervello registrò il danno. Di conseguenza, invece di intercettare il secondo attacco, questi si esibì in una miracolosa schivata con uno spostamento laterale del capo, dimostrando ancora una volta un'agilità innaturale [II Slot Difesa][RIFL:Rossa+6]. Quando l'altro, poi, alzò entrambe le mani in un gesto di sfida, il gigante vide gli spiedi nelle mani dell'altro e, cogliendo la sfida insita in quella mossa, ruggì la sua rabbia in faccia all'assalitore.

    SABgLXw

    « GRAAAAAAAAH! »

    Le due strutture a goccia sul suo petto si illuminarono improvvisamente di chakra azzurro, mentre le braccia discendenti dello spadaccino vennero intercettate ed afferrate all'altezza dei polsi dai tozzi arti del comandante, la cui velocità innaturale ancora una volta superò le aspettative dell'avversario [III Slot Difesa][RIFL:Rossa+8OVERCAP: Semiparalisi per 4 turni][2x Botta MedioleggeraPOT 20 [10 (base) + 10 (Differenza Forza Blu+4/Resistenza Rossa+6)]]. Gli anelli di metallo dell'armatura si strapparono come una cucitura malfatta e due braccia extra avvolte dal chakra fuoriuscirono dal petto del comandante, che con un ghigno malvagio stampato in faccia urlò il suo desiderio all'assalitore.

    A53Nr8r

    « CREPA! »

    I due arti in eccesso, più piccoli, snelli e muscolosi di quelli normali del soldato nato mutato, saettarono con rapidità impensabile contro lo sfigurato un attimo dopo che questi aveva fatto cadere i propri pugni armati di spiedo [Slot Tecnica Avanzata][Sinfonia del Dolore Note del Dolore: Do! Re!
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore, colpendo l'avversario, può allontanare la vittima fino a 9 metri di distanza tramite il chakra compresso. La Forza del colpo sarà incrementata di 3 tacche. Può essere utilizzata a mani nude o con [Potenziamenti]. È possibile combinarla con le tecniche "Note del Dolore: Mi! Fa! Sol!" e "Note del Dolore: La! Si! Do!" sfruttando un singolo slot tecnica avanzato per attivare le tecniche insieme, sullo stesso colpo.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 | Consumo: Basso)
    [Da studente in su]

    Note del Dolore: Mi! Fa! Sol!
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore, colpendo l'avversario, può causare Dolore (DnT Medio) nella zona colpita tramite il chakra compresso. La Forza e Velocità del colpo saranno incrementate di 2 tacche. Può essere utilizzata a mani nude o con [Potenziamenti]. È possibile combinarla con le tecniche "Note del Dolore: Do! Re" e "Note del Dolore: La! Si! Do!" sfruttando un singolo slot tecnica avanzato per attivare più tecniche insieme, sullo stesso colpo.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 | Consumo: Mediobasso)
    [Da genin in su]

    Note del Dolore: La! Si! Do!
    Villaggio: Oto
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore, colpendo l'avversario, può incrementare la potenza del colpo di 20 tramite il chakra compresso. La Velocità del colpo sarà incrementata di 3 tacche. Può essere utilizzata a mani nude o con [Potenziamenti]. È possibile combinarla con le tecniche "Note del Dolore: Do! Re" e "Note del Dolore: Mi! Fa! Sol!" sfruttando un singolo slot tecnica avanzato per attivare più tecniche insieme, sullo stesso colpo.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 3 | Consumo: Medio)
    [Da chunin in su]>
    ][POT:5510 (base) + 20 (La! Si! Do!) + 25(Differenza Forza Rossa+8/Resistenza Rossa+3)

    - Causa Dolore (DnT Medio)
    - Sbalza a 9 metri di distanza
    ][VEL:Rossa+8Rossa (base) + 4 tacche (Juugan, prima pillola) + 3 (Do!Re!) + 1 (Mi! Fa! Sol! CAP)]
    . Quell'attacco a sorpresa era l'asso nella manica del gigante, che aveva fatto della propria costituzione unica il suo punto di forza: da una parte, il fisico lardoso gli consentiva di gestire gli effetti del Juugan abbastanza a lungo da ridurre l'avversario in poltiglia senza stramazzare subito al suolo, e dall'altra le sue orride braccia mutate gli consentivano di cogliere il nemico di sorpresa con il suo attacco più terribile: la sinfonia del dolore!

    Se colpito, il nemico sarebbe stato probabilmente sbalzato via come un fuscello per la seconda volta. Del resto, il gigante comandava quel forte per un motivo. Egli preso dalla foga del momento, avrebbe fatto un passo avanti, intenzionato a raggiungere l'odiato invasore e squartarlo sul posto. Accadde però qualcosa: una vena sul suo collo parve gonfiarsi in maniera abnorme e l'uomo lanciò un urlo di dolore, invece che di rabbia. Le sue labbra, aperte in un'espressione di agonia, lasciarono cadere nel mare di sangue a terra diverse gocce di bava, mentre egli iniziava a schiumare. « Guh! No. N-non ancora. » Scosse il capo, scrollando le enormi orecchie. « D-devo, devo... DISTRUGGERLO! »

    Garti superiori naturali corsero dietro la schiena dell'uomo, riapparendo un istante dopo ripiene di armi estratte da chissà dove. Le braccia più piccole presero alcuni degli oggetti metallici, lavorando oscenamente bene insieme all primo paio: lo spettacolo che il gigante offriva era ributtante. Egli inarcò la schiena, ergendosi in tutta la sua altezza, e continuando a schiumare scagliò con un movimento a forbice un nugolo di affilati pezzi di ferro! Un'offensiva devastante, destinata ad investire l'intera figura dell'invasore se questi non avesse fatto qualcosa di concreto per difendersi [I&II Slot AzioneSemiparalisi][Attacco Doppio][Pioggia di Metallo1x Shuriken Gigante
    1x Fuuma Shuriken
    6x Kunai
    10x Shuriken
    1x Chakram
    ][FOR:Rossa+6]
    .

    Nel mentre, tutto attorno le assi di legno del forte apparivano sempre più malandate, nere e consunte. Leggeri scricchiolii si sollevavano da ogni dove, esprimendo il lamento di qualcosa che una volta era stato vivo ed ora, pure da morto, era costretto a soffrire una seconda volta per la perversa volontà di qualcuno.

    L'Immortale, dopotutto, non era un tipo paziente.

    OFF GAME
    Sorpresona :guru:

    Gestisci la situazione al meglio e ricordati che il problema più grande non è quello che vedi.



    Edited by Boreanz - 8/11/2015, 15:25
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Legami di Sangue
    Capitolo Secondo


    Atto IV
    Pioggia di Metallo
    L'uomo uscì dal forte, coi miei spiedi ancora incastrati sotto le sue lardose braccia; non ci mise molto prima che, con noncuranza, strappasse via i due estranei oggetti metallici. Possibile che non l'avessero neanche scalfito? Eppure mi parve di essere riuscito a far penetrare gli spiedi abbastanza in profondità!
    Quando poi mi lanciai all'offensiva, il gigante ancora si esibì in atti poco consoni: si mise ad ululare stranamente, quasi come se stesse compiendo un rito da guerra. Io, dal canto mio, non avrei più proferito alcuna parola, avendo sigillato, qualche attimo prima, ogni opportuna occasione di dialogo. C'era anche da considerare che stavo cacciando, sotto comando per giunta, e che la mia preda non fosse affatto di mio gusto: non avrei sprecato il fiato per inutili discorsi d'odio o di fame dato che non vi era intento di nutrirmi.
    Quando sferrai il mio primo attacco, l'uomo frappose con innaturali riflessi - se era vagamente giustificabile il fatto che un uomo di quelle dimensioni avesse una forza sovrumana ed una velocità al di sopra di ogni più rosea aspettativa, ed anche un corpo d'acciaio, visto come reagiva ai danni infilittigli, lo stesso non si poteva dire dei riflessi - la sua gigantesca mano al mio gancio sinistro, spostandolo dalla sua traiettoria e mandandolo a vuoto. Mentre mi apprestavo ad eseguire la mia seconda offensiva, però, notai come una smorfia di dolore comparire sul suo volto, così accesa che, durante il viaggio rettilineo del mio secondo pugno, ero quasi certo che il colpo avrebbe impattato fortemente contro il brutto muso del mio avversario; sembrava stesse soffrendo: che ciò che aveva assunto fosse una specie di droga in grado di oscurargli la sensazione di dolore e mandarlo in questo stato di iracondia e belligeranza perenne? Cosa interessante, visto che il mio corpo riusciva a farlo per derivazioni naturali, di discendenza, senza l'ausilio di chimica. Tuttavia l'uomo all'ultimo istante disponibile scostò la testa, mandando a vuoto il mio secondo colpo. Tutta la mia offensiva verteva sul mio attacco finale: la velocità che stavo di volta in volta maturando, sarebbe stata abbastanza per penetrare ancora le difese avversarie? Ero forse troppo speranzoso. Per l'ennesima volta, quel giorno mi trovai a calcolare male la situazione. Rapidissimamente il comandante mosse le sue lardose braccia affinché parassero il mio colpo all'altezza dei polsi, andando successivamente poi a bloccarli. Era riuscito nuovamente a tenermi stretto in una presa, tecnica che sembrava la sua via d'assalto prediletta. All'improvviso, le due gocce dell'armatura che aveva sul petto iniziarono a brillare di una forte luce bluastra. Due agili, muscolosissime, esili braccia ruppero l'armatura e mi si manifestarono davanti agli occhi. Dire che ero disgustato è un eufemismo: non sono quell'uomo era oscenamente obeso ma, probabilmente, anche deforme. Ancora una volta, dovevo ringraziare Khorne per la natura che mi era stata data, il fisico prestante, la moderazione e le capacità intellettive: dinnanzi avevo un individuo che peccava di tutte e tre queste caratteristiche. Forte nella sua manovra difensiva, l'uomo ancora una volta mi rivolse parole poco dolci: « CREPA!! » furono le sue parole un istante prima che i pugni delle due aberrazioni che aveva sul petto iniziassero il loro tragitto verso il mio busto.
    Fu proprio in quell'istante che tornai in me: l'effetto della sete era diventato sporadico, altalenante, mi donava sprazzi di lucidità piuttosto consistenti; era in quei momenti, quando ancora ero vittima della mia ancestrale discendenza e del suo potere che tiravo fuori il meglio di me stesso, che mi potenziavo. Fui in grado di vedere l'istante in cui il movimento delle mani del mio avversario si preparavano all'attacco, fui in grado di studiarlo in ogni minimo dettaglio ed anche di spostarmi leggermente a destra, di modo tale da non farmi nuovamente colpire sulla costa malandata. I miei riflessi si dimostrarono più reattivi del solito, seppur non sufficienti.
    Gli abomini del mio avversario mi toccarono appena e subito fui sbalzato via. La lucidità da poco acquisita mi permise di lasciare la presa su entrambi gli spiedi che avevo precedentemente stretti nei palmi della mia mano, sperando di riuscire ad attuare il piano che mi ero imposto diversamente da quanto prefigurato. La mia pelle non poteva più vantare di essere dura e resistente grazie alla taijutsu
    Passo Incalzante dell'Assassino
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare Forza o Resistenza di 3 tacche se presente nebbia o uno specchio d'acqua nelle vicinanze. L'utilizzatore guadagna 1 slot azione extra per effettuare AdO o SeM; utilizzare lo slot azione richiede l'utilizzo della tecnica. Mantenere la tecnica richiede uno slot tecnica.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: ½ Basso a colpo )
    [Da genin in su]
    che avevo attivato durante il primo assalto del lardoso colosso, dunque, se volevo davvero minimizzare i danni, dovevo renderla ancor più resistente tramite l'afflusso di chakra: impastai dunque una quantità di chakra superiore a quella che sapevo di poter impastare senza subirne le conseguenze, così da sapere di aver dato il massimo per subire il minor danno possibile. Questa azione non ebbe certo poche conseguenze, portandomi a sentir dolore, come se un fiume di fuoco stesse attraversando le mie vene, in tutto il busto. L'impatto fu devastante, fui sparato a circa nove metri di distanza da un poderoso colpo che raggiunse il mio pettorale destro causandomi un dolore davvero intenso. « ARGH! » mi trovai a gridare tra i denti, per la terza volta riverso nel sangue e nella lordura. Se il dolore al fianco sinistro era sopportabile, l'entità della ferita appena riportata non lo era affatto. Sentivo il petto caldissimo e pulsare. Immediatamente posi la mano all'interno della giacca per estrarre uno di quei tonici
    Tonico Coagulante Minore [Tonico]
    Questo tonico quando ingerito richiude ferite fino ad un valore massimo di Grave ma non rigenera vitalità. Dose Massima: 2 al giorno.
    Tipo: Supporto-Supporto
    Dimensione: Minuscola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 45)
    che ero solito portarmi dietro; avrebbe alleviato l'estremo dolore che sentivo. Subito lo masticai, ancor prima di rialzarmi. L'uomo, da parte sua, parve volermi correre subito in contro, arrestando la sua corsa dopo un solo passo: la posizione che aveva assunto era fantastica, dal mio punto di vista. Subito sotto alle sue gambe vi erano i due spiedi che avevo lasciato cadere durante il suo colpo. Cercando sempre di rimanere celato alla vista del comandante grazie alla posizione in cui mi trovavo, ed ai cadaveri che avevo tutt'intorno - dei quali soltanto due erano totalmente integri, attivai il sigillo della carta bomba che avevo apposto alla mia fine arma metallica di modo che scoppiasse qualche istante dopo. Il grassone urlò terribilmente, forse per il dolore - ero sempre più convinto che ciò che avevo visto avere assunto nella tenda qualche istante prima fosse una sorta di droga - e vidi che stava iniziando a sbavare copiosamente; scosse poi il capo, mentre la bava iniziava a schiumare: « Guh! No. N-non ancora. D-devo, devo... DISTRUGGERLO! » i suoi arti naturali si nascosero in un istante dietro la schiena per poi rivelarsi nuovamente stracolmi di armi. « Dannazione! » pensai, mentre con rapidità mi poggiai sul braccio destro per rialzarmi in piedi, impettito, pronto a fronteggiare, seppur denudato della mia fedele arma, il mio avversario. Il comandante inarcò la schiena, le braccia aberranti si mossero verso l'arsenale appena tirato fuori dagli arti propri e, con una fluidità e coordinazione obbrobriosa, scagliò un numero indescrivibile di armi. Mi parvero però incredibilmente lente, non degne degli assalti che fino ad ora avevo ricevuto - oppure i miei occhi si facevano più scaltri ed il mio corpo imponente più leggero? In quel preciso istante capii che quella situazione mi stava forgiando, mettendo alla prova, plasmando. Era come se fossi giunto in quel luogo chiamato da un atavico potere e che, per raggiungerlo, dovessi essere sottoposto ad un esame. Il comandante nascondeva i segreti del Demone della Nebbia, il forestiero che aveva la mia Saruhyondo era giunto lì prima di me per non so quali motivi ... che cercasse anche lui il demone? Eppure il suo comportamento, la grazia che sembrò mostrarmi, non parevano trasparire quella volontà di far proprio qualcosa. Che fosse anche lui uno strumento di quella sensazione che sentivo? Non lo so, ma appena vidi partire quell'arsenale di armi, la prima cosa che mi venne spontanea fu quella di cercare un riparo con gli occhi: l'armeria era troppo lontana, non potevo spostarmi, sarei stato investito da quella salva di colpi! Posai lo sguardo a terra e vidi i due cadaveri in cui mi ero dovuto dimenare qualche istante prima, leggermente davanti a me, uno accanto al piede destro, l'altro al sinistro: « E' già la seconda volta che un corpo morto, anche se in questo caso due, mi libera dai guai. » Mi chinai con una velocità nuova, provvidenziale, coadiuvai il tutto con del chakra, e afferrai i due cadaveri per la collottola, uno con la mano destra e l'altro con la mano sinistra, e li lanciai a poco più di un metro davanti a me, affinché intercettassero quei copi - nonostante la mia incredibile forza, non potevo scagliare quei corpi molto lontano tant'è che uno si sollevò a stento da terra, quello sulla sinistra, mentre l'altro lo sorvolò tranquillamente. [Slot Difesa I] Tutto il mio corpo era coperto da quelle salme, potevo ritenermi al sicuro. Le vidi contorcersi in vari punti, mentre le lame avversarie si incastravano di prepotenza dentro di loro: due oggetti però, particolarmente grandi, tagliarono in due i corpi, quello più in basso proprio sopra la scatola cranica, scoperchiandola, l'altro all'altezza della spalla destra. Non ero ancora al sicuro! Immediatamente mi concentrai, conscio della superiore forza fisica del mio avversario, dei riflessi maggiorati e della potenza persa dalle armi mentre deturpavano i corpi-scudo che avevo lanciato davanti, ricorrendo ad un'altra taijutsu
    Al Volo
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può afferrare al volo gli oggetti mobili che si trovano entro la sua portata tramite un movimento fulmineo di un arto superiore; può afferrare armi se la Forza o i Riflessi sono pari o superiori la Velocità dell'arma da afferrare. L'oggetto viene sempre afferrato dalla parte non dannosa, come il manico. Ogni slot difesa blocca un attacco extra.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 6 / Consumo: ½ Basso per Difesa )
    [Da studente in su]
    a me cara. Le pupille si dilatarono, i muscoli si rilassarono, pronti a contrarsi nel momento più opportuno. Arrivati a portata, allungai le mani e con ferma decisione fermai il fuuma Shuriken e lo Shuriken Gigante che mi erano stati lanciati, uno nella mano destra e l'altro nella mano sinistra. [Slot Difesa II]Forza 600 vs Forza 550
    Consumo: ½ Basso




    Un sorriso compiaciuto comparve sul mio volto. Era questione di un istante prima che nella costa si alzasse una densa nuvola di fumo e che un fragoroso boato riempisse l'etere. Non appena si attivò il sigillo della cartabomba, forte della coltre che essa avrebbe alzato, caricai le armi che avevo appena preso al mio avversario per lanciargliele, contemporaneamente e specularmente, con entrambe le mani, con traiettoria parabolica all'altezza delle due anche. [Slot Azione I]Forza: 600
    Se quanto fatto fosse stato abbastanza per mettere fuori gioco il mio avversario, mi sarei avvicinato a lui lentamente, con passo terribilmente scandito e cadenzato. Mi sarei fermato a poco meno di due metri da lui ed avrei atteso la venuta del mio comandante e, soprattutto, della mia spada. La smania stava per finire, ma io ero fortemente provato e necessitavo di cure e riposo immediati. Non so per quanto altro tempo sarei stato capace di proseguire quel combattimento.
    Se invece il mio avversario fosse rimasto ancora in piedi, avrei eseguito un breve scatto indietro di circa un metro mentre contemporaneamente estraevo gli ultimi quattro spiedi rimastimi, ponendoli nello stesso modo di prima, due tra l'indice ed il medio delle due mani e due che spuntavano verticalmente dai palmi, assumendo anche la medesima posizione di guardia descritta precedentemente, cioè, col braccio destro vicino al petto e la mano chiusa a pugno il cui palmo era rivolto verso la cassa toracica; il braccio sinistro invece sarebbe stato leggermente proteso in avanti, flesso, col pugno chiuso all'altezza del volto con le nocche rivolte verso l'alto, parallele al terreno. Le gambe si sarebbero piegate e distanziate, distribuendo equamente il peso del corpo su di esse.

    Eravamo alla resa dei conti finale.




    StatisticheStatusBusto: 7 Leggere e ½, costola rotta.
    Braccio Sx: 2 Leggere.
    Mano Dx: Ferita Lieve.
    Mano Sx: Ferita Lieve.
    Forza: 600
    Velocità: 500
    Riflessi: 500
    Resistenza: 475

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I] Sollevamento e lancio cadaveri


    [Slot Azione Extra] S&M

    [Slot Azione I] Gancio
    [Slot Azione II] Dritto
    [Slot Azione III] Colpo speculare con gli spiedi [Mischia]


    [Slot Tecnica]
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    (Livello: 5 / Consumo: ½ Basso a colpo )
    [Da genin in su]


    [Slot Azione Istantanea Gratuito] Assunzione Tonico di Coagulo




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    In piedi al di sopra di uno dei pochi pali ancora integri di tutta la fortificazione esterna, Jeral osservava divertito i risvoltidi quel piccolo gioco che aveva messo in moto per scacciare la noia. La reazione del comandante del forte era arrivata come una sorpresa per lui, dato il comportamento codardo e per nulla avvezzo al piacere del massacro che l'uomo aveva dimostrato mentre il Flagello mieteva le truppe della fortezza davanti ai suoi occhi. In quel momento, l'energia dell'obeso mortale era irregolare e violenta, come un getto d'acqua che tenta di farsi strada tra le crepe di una diga [Percezione del ChakraPercezione del Chakra [0]

    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.
    ]
    . Era piuttosto chiaro che la sua forza anormale derivasse da una droga di qualche tipo, il che era curioso: se l'Onda aveva a disposizione un simile tonico, perché non produrlo in massa e distribuirlo a tutti soldati? La presenza di effetti collaterali, denunciata dalle urla di dolore del comandante, non era una ragione sufficiente per escludere quella scelta. Dopotutto, i ninja erano armi spendibili e rimpiazzabili.

    « ... »

    Forse la spiegazione era un'altra. Il tonico non era a disposizione dell'Onda come tale, ma solo di un ristretto numero di individui. Un'ipotesi da possibili molteplici risvolti, che avrebbe presto verificato svuotando il cranio del comandante. La lama cremisi che stringeva nella mancina pulsava debolmente, emettendo una tenue, misteriosa energia. Jeral non aveva mai visto nulla di simile; di conseguenza, il suo interesse per l'oggetto era, almeno per il momento, considerevole. Quella circostanza era ulteriormente cementata da ciò che il suo sguardo attento aveva registrato nello shinobi amante del sangue: benché brutalmente malmenato dal suo avversario deforme, l'ex-spadaccino stava migliorando le proprie reazioni a vista d'occhio. Era quasi... un'evoluzione. Proprio in quel momento, questi cadde nel sangue e nei rimasugli di cadavere per la terza volta, scagliato a diversi metri di distanza da un devastante pugno. Eppure, si rialzò. Anche senza i suoi occhi così speciali, Jeral poteva sentirla. La sete di morte del guerriero cremisi.

    Un'improvvisa esplosione riportò la sua attenzione sul campo di battaglia.

    jpg

    « AAAAAAAARGH! »

    L'uluato di dolore del comandante del forte fu un'aggiunta gradita alla scena che gli si presentò davanti agli occhi: in qualche modo, l'ex-spadaccino era riuscito a preparare due cartabombe sul percorso che il suo nemico avrebbe seguito e le aveva attivate con abile tempismo, un attimo dopo al momento in cui questi gli aveva scagliato contro una vera e propria pioggia di metallo. A quel punto accaddero due cose. Il ciccione barcollò all'indietro, martoriato dall'esplosione; gambe e fianchi fumavano ancora e probabilmente erano ricoperti di ustioni, ma il danno più pesante fu registrato dalle braccia: senza protezione e già severamente danneggiate, queste accusarono un vero e proprio colpo di grazia dall'onda d'urto dell'esplosione e le ossa schizzarono orribilmente fuori dalla carne, lacerando la carne ed i tessuti. I bracciali con le catene che legavano le donne finirono in pezzi. Con un urlo strozzato, queste scapparono all'interno della capanna senza proferire verbo.

    Al contempo, mentre il soldato veniva colpito dall'esplosione, il guerriero cremisi si esibì in un sapiente utilizzo dell'ambiente circostante: Jeral lo vide afferrare due dei cadaveri a terra e lanciarli in aria davanti a sé. La pioggia metallica si infranse sulle corazze e sulle carni dei due sacchi inerti, martoriandoli e mutilandoli; la parte superiore del cranio di uno dei due cadaveri schizzò verso il cielo, tranciata di netto da un Fuuma shuriken. La pioggia metallica, però, era troppo fitta ed alcuni proiettili riuscirono a sorpassare la barriera di carne improvvisata dall'ex-spadaccino. Cosa farai?, si chiese l'Immortale osservando la scena con una punta di quieta curiosità. La risposta non tardò ad arrivare: il guerriero cremisi non si perse d'animo e, facendo mostra di un controllo impeccabile sul proprio corpo, afferrò entrambe le armi in arrivo e le rispedì al mittente con una potente rotazione del proprio asse.

    « Heh. »

    Ancora accecato dal dolore e dagli effetti combinati della droga e dell'esplosione, l'obeso comandante non vide neanche arrivare i due dardi metallici: il Fuuma shuriken e lo shuriken gigante penetrarono nella carne di entrambe le cosce con precisione, aprendo due profondi squarci su entrambe gli arti inferiori. L'uomo grugnì di dolore, barcollando, e ormai privato di un sostegno cadde pesantemente all'indietro nella pozza cremisi a terra.

    sQCSzy2

    « Gwoh! »

    L'enorme massa dell'uomo causò un piccolo maremoto nello specchio rosso in cui cadde. Subito, una figura nera comparve alle sue spalle. Uno stivale dell'Immortale si appoggiò appena al più grosso degli ossi sporgenti dalle braccia del malcapitato comandante, facendolo ululare di dolore. « Tu! », sbraitò, incredulo. « Dunque non eri solo! Per me è finita, ma non parlerò! Non potete farmi nulla di peggio. » Sangue nerissimo iniziò a colargli dal naso e dalla bocca. Jeral lo guardò con la stessa espressione con cui si guarderebbe un curioso animale per la prima volta. Possibile che la droga di cui si era ingozzato gli avesse consumato fino a quel punto gli organi interni? Non aveva mai visto nulla di simile. In un angolo della propria mente ipotizzò che forse erano gli effetti di un uso prolungato della sostanza, ma in fondo importava ben poco. « Andate all'inferno. », riuscì ad aggiungere il grassone, sputando un grumo di sangue.

    Sollevò lo sguardo, osservando il secondo gigante in quel luogo di morte. Prima di vedere con i suoi occhi il naturale talento per il massacro che il guerriero cremisi possedeva, Jeral aveva pensato di violare la mente del comandante del forte ed appropriarsi di tutti i segreti che custodiva, preoccupandosi allo stesso tempo di infliggergli una sofferenza indicibile. Lo spettacolo a cui aveva assistito, la strana sete dell'ex-spadaccino e le armi che aveva usato, però, gli avevano fatto sorgere un'ulteriore curiosità. Voleva vedere come lo avrebbe torturato per ottenere le informazioni desiderate. Tornò a guardare l'uomo riverso a terra e un'espressione di sadica gioia si dipinse sul suo volto, mentre faceva un passo indietro.

    « Nulla di peggio. », gli fece eco l'Immortale guardandolo dall'alto. « Pur con tutte le volte che l'ho sentita, rimane sempre una sfida fresca. » Senza sollevare lo sguardo, indicò all'ex-spadaccino il corpo martoriato a terra con la lama sottratta.

    jpg

    « Torturalo. », ordinò. « Potrai fargli la prima domanda dopo mezz'ora. Non prima. », aggiunse in un sussurro.

    Ogni traccia di colore abbandonò il volto del comandante.

    OFF GAME

    Scatena i tuoi istinti più oscuri sulla vittima designata :guru:

    Non dimenticarti le regole e occhio agli indizi!

     
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    Legami di Sangue
    Capitolo Secondo


    Atto V
    L'Arte della tortura †
    Riverso a terra, supino, giaceva il corpo quasi esanime del comandante. Nonostante la cartabomba gli avesse fatto letteralmente esplodere le ossa delle braccia fuori dalle carni, nonostante le due gigantesche armi da lancio conficcate nelle cosce, nonostante i colpi ricevuti in precedenza, quell'uomo non era morto. L'oscuro figuro con la mia Saruhyondo emerse dalle ombre ponendo con leggerezza il suo stivale un osso esposto del braccio destro. L'uomo urlò di dolore, un grido molto simile a quello precedentemente udito dopo essere stato colpito al petto dal suo devastante pugno. « Tu! Dunque non eri solo! Per me è finita, ma non parlerò! Non potete farmi nulla di peggio. » tuonò l'uomo, sputando un grande grumo rosso di sangue. L'essere incappucciato alle sue spalle fece un passo indietro, facendosi nuovamente ammantare dalle ombre, togliendosi il piacere della flebile luce lunare. Una tremante voce, particolarmente sadica, lo percepivo, uscì dalla sua bocca: « Nulla di peggio. Pur con tutte le volte che l'ho sentita, rimane sempre una sfida fresca. » disse, indicando con la mia Kenkichi, l'obeso a terra. Il mio volto si rinchiuse in una sorta di grugnito alla visione di Saruhyondo, tanto da ringhiare qualcosa con un tono oscuramente gutturale. « Grrr. »
    Fui poi riportato all'attenzione con un nuovo comando, un nuovo ordine che necessitavo di seguire se non avessi voluto allontanarmi dalla vita in pochi istanti: « Torturalo. Potrai fargli la prima domanda dopo mezz'ora. Non prima. » disse. Il mio volto tornò a distendersi, la mia espressione tornò rincuorata: tutti i terribili segni del potere dei Guerrieri del Sangue sul mio corpo si rimarginarono, il sangue smise di fluire, la mia testa si svuotò dai rinnovati pensieri d'odio, le mie membra si rilassarono. « Ai suoi ordini. » dissi, esibendomi in un piccolo inchino. Il mio subconscio non era certo così inetto: si trattava di torturare un uomo palesemente in fin di vita e di estrapolargli informazioni, non potevo farmi prendere la mano ed ucciderlo.
    Tornato in me, scorsi brevemente il corpo del malcapitato per vedere se potevo sfruttare in qualche modo le sue ferite per arrecargli ulteriore dolore senza provocargliene di nuovo - in sostanza, senza creargli nuove ferite ma solamente aggravando quelle già presenti. Quel che immediatamente mi saltò agli occhi furono le grandi ustioni presenti sulle gambe e sui fianchi di quell'uomo. Un ennesimo sorriso malsano di allungò sul mio volto mentre, portavo il mio sguardo ad incrociarsi con quello del grassone a terra: quando ebbi la certezza che l'uomo mi stesse fissando o che avesse ricambiato lo sguardo, lentamente mi voltai verso il mare, osservando quella enorme distesa salmastre che avevo a disposizione. Con i soliti passi lenti e cadenzati con i quali mi ero avvicinato al corpo dopo averlo martoriato, ancora mi sarei diretto verso la costa, estraendo dalla tasca uno dei miei tanti filatteri; questi erano soliti contenere sangue delle mie vittime - e forse lo avrebbero contenuto anche questa volta - ma in quella situazione dovevo fare un'eccezione. Ne riempii tre e tornai dal grasso comandante. Avevo promesso che non gli avrei più parlato, così, quindi non mi sarei espresso fino al momento opportuno.
    Lo guardai nel complesso, nel suo catatonico sguardo verso quel densissimo cielo stellato. Mi era capitato molto volte durante la guerra tra Iwa e Taki di dover torturare qualcuno: la differenza con questa volta però constava nel fatto che lo stessi facendo per un fine, per estorcere delle informazioni e non, come accadeva alla Cascata, per ripicca nei confronti degli invasori. Non ero dunque avvezzo agli interrogatori, li ritenevo una pratica piuttosto barbara ... ma quella sera cambiai idea. Sì, quella sera vidi la tortura sotto una luce diversa; non era il mero gusto sadico a portarmi ad infliggere dolore alla mia vittima, non era effimero desiderio di morte, era vera e propria ricerca della via più ispida per ricavare informazioni.
    Aprii il filatterio, facendo stillare una goccia sopra l'ustione sulla gamba destra dell'uomo: il suo volto si contrasse in una piccola smorfia. Feci stillare un'altra piccola goccia ed il risultato fu il medesimo. Poi rovesciai il contenuto di un intero filatterio: l'uomo urlò dal dolore.
    La tortura però, non è soltanto un gioco di prestazioni fisiche rovesciate, di tendini strappati ed arti rotti: è un'arte psicologica, una filosofia del potere, del comando, della paura. Quella sera, il comandante del forte avrebbe visto un demone, un Akuma, dinnanzi a sé. Riposi i due contenitori rimastimi nel cappotto, poi mi voltai a cercare un cadavere di un qualche soldato che corrispondesse a ciò che avevo in mente, questa volta chinando il capo dalla parte opposta al mare. Vidi un corpo divelto di netto, tranciato a mezzo all'altezza del busto, con buona parte delle interiora rivolte a terra; mi avvicinai e, poggiandomi sulle ginocchia, infilai la mano nella carcassa dell'uomo, strappando con forza una buona parte dell'intestino. Ancora, mi girai verso un altro cadavere, rialzandomi, questa volta cercavo un corpo intero, che avesse potuto soffrire un forte trauma di modo da avere una zona densa di sangue rappreso nel suo corpo. Trovai un uomo con un evidentissimo ematoma interno sull'addome, rigonfio e nero. Me lo caricai in spalla e lo accasciai accanto al corpo dell'obeso guerriero. Nuovamente lo fissai negli occhi, cercando il suo sguardo, poi alzai ciò che avevo preso dell'intestino dell'altro soldato, mostrandoglielo. A quel punto gli alzai leggermente la testa e feci passare le viscere intorno ad essa, all'altezza della bocca due volte: lo stavo imbavagliando con pezzi dei suoi uomini. Poi, non contento, tirai su di peso il corpo morto che gli avevo affiancato e con uno degli spiedi rimastimi gli premetti sull'ematoma: un fiume di sangue denso e grumoso scivolò via dalla zona squarciata, andandosi a riversare sul volto della mia preda.
    Una situazione, quella, che avrebbe causato il vomito ed il ribrezzo a qualunque essere umano: ma io non mi trovavo davanti ad un uomo.
    Erano passati circa dieci minuti dall'inizio della mia lenta esecuzione artistica e forse adesso, era arrivato il momento di lasciare a quell'uomo il suo intestino da masticare.

    [...]

    Passarono poco più di altri dieci minuti prima che tornassi nuovamente. Questa volta ero riuscito a munirmi di una sorta di secchio trovato dentro quel che rimaneva del forte, e riportai al mondo dei vivi - anche se probabilmente per poco - il malcapitato comandante con un poderoso getto di acqua salata su tutto il corpo, andando a colpire anche le varie fratture esterne. Un mugugno uscì da quel corpo martoriato, bavagliato mestamente. Non era ancora passata la mezzora concessami, quindi avrei dovuto esibirmi in altre piccole azioni di sfregio prima di poter porre la prima domanda. Iniziai a far roteare il mio spiedo tra le mani: quella sarebbe stata l'arma finale, la pennellata spessa di nero sulla mia tela perfetta. Gliela fermai davanti agli occhi, facendogliela osservare bene: erano gli spiedi di Kiri, incredibilmente più forti dei normali spiedi, infinitamente più insidiosi se saputi usare con una certa dimestichezza. Estrassi dalla mia tasca, nuovamente, un filatterio vuoto e rapidamente, decisi di riempirlo del sangue del mio avversario: lo poggiai sotto una delle tante ferite sanguinanti e ne raccolsi un po'. Lo riposi accanto agli altri che avevo, cioè ai due filatteri contenenti il sangue di Ryo - chissà che fine aveva fatto quel ragazzo -, che avevo conosciuto come portatore del demone a tre code e Isaka, il ragazzo della costiera. Contemporaneamente ripresi uno dei due filatteri rimastimi con l'acqua marina. Lo osservai un attimo e potei notare come i suoi occhi fossero sempre più vitrei, sempre più spenti. Pensai che fosse giusto non far seccare quegli inquietanti occhi piccolissimi, così presi in due dita, il pollice e l'indice, la palpebra del comandante e, nuovamente, stillai qualche goccia d'acqua salmastra dentro l'occhio, aprendogli la palpebra. Ah, gli occhi, che cosa meravigliosa! Ti permettono di accedere alla bellezza della vita ma non possono negarti gli ultimi istanti di essa. Feci la medesima cosa in entrambi gli occhi. Ma cos'è l'arte senza la scultura? Niente! Era dunque arrivato il momento di creare qualcosa di nuovo!
    Ripresi la sagoma spezzata e la portai vicino all'uomo. Le feci aprire la bocca e poggiai la testa morta proprio tramite l'orifizio faringeo, sull'osso che sporgeva dal braccio destro. Alla stregua trattai il cadavere con la tumefazione sull'addome, ponendolo però con la bocca sull'osso del braccio sinistro. Il peso morto insostenibile dei due cadaveri avrebbe causato un dolore infinito alla mia preda. Quella era un'ottima posizione per farlo attendere altri cinque minuti l'inesorabile arrivo della mia prima domanda.

    [...]

    Era il momento. La luna era altissima e piena in cielo, anche se la notte stava ormai volgendo al termine. Il mare echeggiava molto più tranquillo tra le alture circostanti e si scagliava con meno forza contro gli scogli presenti. Si sentiva il profumo delle prime ore del mattino, nonostante fossero ancora lontane. Mi alzai dalla sedia che avevo portato all'esterno dalla capanna, e mi riportai verso l'obeso, togliendogli dalle ossa i due cadaveri: dovevo far sì che parlasse e sotto un dolore di quelle dimensioni, probabilmente, non sarebbe riuscito neanche a aprir bocca. Lo guardai negli occhi per una terza volta, e gli mostrai lo spiedo per una seconda, poi, pronunciai: « Sai, se c'è una cosa che non vorrei mai che mi succedesse, specialmente in punto di morte è perdere la vista: è ciò che tiene legati al mondo, ciò che mi connette con tutte le persone care che avrei intorno, con la quale posso godere anche nell'ultimo istante della mia esistenza. Guarda te! Sei qui, in questa bellissima spiaggia, circondato da persone carissime - o per lo meno, a parti di esse - e puoi godere di questo magnifico panorama, oltre che della nosta » dissi, alzando lo sguardo « regale presenza. » feci una pausa molto lunga, fissando ancora i suoi minuscoli occhi. Ripresi poi « Quali sono i segreti legati a Zabuza Momochi di questo luogo? »
    Se l'uomo non avesse risposto alla prima, avrei semplicemente messo un piede su quel che doveva essere il suo organo riproduttivo e, con molta grazia, avrei schiacciato con forza verso terra, finanche a spappolarglielo, se, sotto il nuovo dolore avesse preferito non parlare neanche per le seguenti domande.
    « Di cosa eri il comandante? Chi era il gruppo di soldati qui presente? » avrei chiesto applicando una maggiore pressione alla suddetta parte.
    « Cosa ci facevate qui? Chi è il vero capo? »
    Avrei ancora aumentato la forza della mia presa, per poi lasciarla d'un tratto, quando avrebbe risposto.
    « Cosa devo fare per ottenere il potere del Demone della Nebbia? »
    Avrei infine chiesto. Se l'uomo non avesse voluto rispondermi, mi sarei chinato su di lui, sussurrando leggermente « Non ci siamo, non ci siamo. » prima di infilargli lo spiedo che avevo in mano nell'occhio destro, ma solo in superficie, dentro la pupilla. Non era un danno irreversibile, fintanto che l'oggetto fosse rimasto nel suo occhio lui non avrebbe visto ovviamente, ma con delle cure poteva non perdere la vista. « Rispondimi. » avrei fermamente e con voce particolarmente fredda pronunciato. Se ancora non avesse risposto, avrei proceduto infilando leggermente più in profondità lo spiedo prima di rivolgerlo verso l'alto in modo da strappare l'occhio dal cavo orbitale. « Dimmelo, inutile ammasso di lardo! »
    Qualora l'uomo non avesse ancora parlato, avrei, sempre mediante il solito procedimento, estratto anche l'altro occhio. Le parole sarebbero diventate più aspre, ma le informazioni che cercavo erano sempre le solite. « Parla, devo saperlo! »

    Saruhyondo era lì che mi scrutava. Ancora poco e - speravo che - avrei potuto riaverla.



    StatisticheStatusBusto: 7 Leggere e ½, costola rotta.
    Braccio Sx: 2 Leggere.
    Mano Dx: Ferita Lieve.
    Mano Sx: Ferita Lieve.
    Forza: 600
    Velocità: 500
    Riflessi: 500
    Resistenza: 475

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]


    [Slot Azione Extra]

    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica]


    [Slot Azione Istantanea Gratuito]




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.



    OT/ Non ho aggiunto alcun tipo di ferite in quanto Keiji aggiungerebbe status (Dolore) con le sue azioni, senza aggravare o creare ferite, ad eccezione ovviamente delle ultime due, dove però lascio libera interpretazione al buon Boreanz, date le circostanze. /OT
     
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    « Let alone yourself. »

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    In piedi davanti alla scena di cui aveva orchestrato la nascita, Jeral osservò in silenzio il quieto scempio perpetrato dallo spadaccino. Il volto di quest'ultimo non era più sfigurato, forse per via del cambio di stato mentale, e la rigenerazione dei suoi tessuti facciali parve all'Avatar tutto l'opposto della macabra opera delle sue mani: il comandante era stato seviziato, umiliato, atterrito e persino costretto a respirare e nutrirsi delle interiora di uno dei suoi uomini. Questi non emise urla, nemmeno quando l'acqua salata cadde sul suo corpo martoriato, ma l'insano gorgoglio che proveniva senza pausa dalla sua gola era segno che il danno, forse, non era stato fatto solo a livello fisico.

    I piccoli occhietti scuri dell'uomo erano incorniciati da una fronte madida di sudore e il suo petto si alzava in maniera scostante, mosso da un respiro irregolare. Lo scherzo della natura soffriva. I due l'avevano rotto, dentro e fuori, in ogni aspetto che egli aveva sempre considerato la sua forza. Lo spadaccino rispettò diligentemente il limite di tempo imposto dal nero pellegrino che impugnava la sua lama, mostrando tra l'altro una certa noncuranza nel suo ispezionare l'ambiente in cerca di strumenti di tortura. Egli aveva l'aria di chi eseguiva un semplice ordine e, come tale, si sentiva protetto dalla propria manifestazione di obbedienza. Una linea di pensiero semplice che però, accompagnata dall'atteggiamento da veterano di cui faceva mostra, era la prova di una rigida disciplina mentale forgiata in anni di esperienza.

    Tortura a parte, una ragazzina spaventata si sarebbe potuta comportare nello stesso modo, ma per ragioni diverse. Dopotutto, considerò l'Immortale mentre l'altro riempiva un flacone di vetro con un po' di sangue dell'uomo, l'evoluzione della strategia militare aveva sempre seguito una struttura circolare: mutavano solo i motivi. Ed il guerriero cremisi aveva agito con perfetta cognizione della situazione e dei rapporti di potere in atto, mantenendo allo stesso tempo un occhio sul proprio personale obiettivo: come Jeral, anch'egli ben sapeva che il comandante era la chiave per le informazioni che cerca. E così, allo scadere della mezz'ora, egli iniziò con le domande sventolando alcuni spiedi davanti agli occhi della vittima.

    « T-tu... pronunci il suo nome così, ma non comprendi ciò di cui parli. », boccheggiò l'uomo, il cui volto era contorto in una maschera di dolore. Gli effetti collaterali della droga iniziavano a fare effetto [Emicrania (DnT Medio)Danno: ½ Leggera alla Vitalità
    Vitalità rimanente dopo le torture: 2,5 Leggere
    ]
    . La reazione dell'altro, per il divertimento di Jeral, fu immediata: lo spadaccino appoggiò uno stivale in mezzo alle gambe della sua vittima e premette con forza. Si udì un rumore simile a quello di acini d'uva scoppiati e per la prima volta il comandante del forte urlò. Urlò come se gli avessero schiacciato le palle fino a farle esplodere [MedioleggeraVitalità: 0,5 Leggere].

    « GRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! »

    Iniziò a singhiozzare, più per riflesso incondizionato che altro, e la sua voce divenne diversa, mutata dal dolore in qualcosa di ancora più rauco ed irriconoscibile. L'agonia parve risvegliarlo un po' dal torpore in cui era caduto con la tortura mentale, ma era chiaro che l'uomo ormai non aveva molto tempo.

    « NO! No! Parlerò. N-non.. non fatemi più nulla. Vi prego. »

    Sputò sangue e catarro e le sue gambe iniziarono a tremare debolmente.

    « Q-questo luogo è un simbolo per l'Onda: rappresenta il terrore che hanno dovuto subire e che sono riusciti a sconfiggere costruendo il grande ponte che porta il nome di un Hokage del passato. Per questo lo difendono c-così bene. I soldati, il forte, serve tutto a questo. Per rendere meno evidente a Foglia e Nebbia che l'Onda è solo una briciola pronta ad essere divorata. Ma per noi è diverso. » Una luce fioca parve riaccendersi nei suoi occhi da topo. « E-egli è stato il primo. Zabuza Momochi. L'assassino silenzioso, il sovversivo di Kiri, il portatore della leggendaria Tagliateste. Ma, soprattutto, il Demone. » Nel pronunciare quelle parole il suo tono di voce si colorò d'orgoglio e, con sorpresa dell'Immortale, di speranza.

    Una folata di vento gelido si sostituì alla gentile brezza marina del luogo per un breve momento. Il comandante del forte tremò. « I-il potere del Demone? Tu desideri un simil- » Un sibilo attraversò l'aria. Un tonfo secco e due spiedi si infilarono con precisione mortale nel retro del collo dell'uomo a terra, morì senza rendersi conto di essere stato colpito. Il Flagello rimase immobile, a braccia conserte, ma i suoi occhi scintillanti saettarono verso la direzione da cui erano provenuti i dardi. Lo sguardo subito cadde sulla malridotta casetta in legno, dove un'ombra entrò senza degnarli di attenzione.

    « Seguimi. », disse, freddo, e senza aggiungere altro si incamminò con passo sicuro verso la costruzione. In effetti nell'ultima mezz'ora si era concentrato esclusivamente sulla corruzione della carne e dello spirito del comandante e di conseguenza non si era curato dell'ambiente circostante; chiunque avesse scagliato quei dardi era un cecchino spietato e preciso, ma soprattutto rapido. La situazione si faceva interessante. Jeral varcò la soglia semidistrutta, dando senza paura le spalle allo spadaccino, e una volta dentro si girò a destra, dove dietro gli inutili rimasugli di una tenda stracciata una figura di schiena, alta e longilinea, era in piedi sulla base di alcuni gradini in pietra. Un massiccio trono di pietra era a terra, come se un meccanismo lo avesse catapultato di lato. L'uomo, o la donna, era fiocamente illuminato dalla luce delle lanterne ancora accese, che rivela una lunga chioma bionda, stivali da guerra ed un mantello mimetico sporco di sangue rappreso.

    HuUFBRQ

    « Chi sei? »

    La voce dell'Immortale era neutra, ma la cadenza delle sue parole era quella di un ordine.

    « Flagello Immortale. », disse la figura, la cui voce non aveva nulla di umano. « Abbiamo sentito molto dei tuoi massacri. Potresti essere tu, ma sentiamo che è ancora presto per dirlo. Noi sappiamo aspettare. Con quella sete di sangue, anche la goccia cremisi in cui ti sei imbattuto potrebbe esserlo. Una notte singolare, questa. »

    « Ridicolo. » L'Avatar fece un un passo avanti. La voce della figura non lasciava nemmeno capire il sesso del suo interlocutore, ma una cosa era certa: sapeva quello che faceva. La sicurezza di cui era intrisa ogni sillaba confermò a Jeral che quell'incontro non sarebbe stato che il primo, forse di una serie, e che l'altro era essere sicuro di potergli venire così vicino e poi riuscire a sfuggirgli.

    « Non annoiatemi. », aggiunse, digrignando i denti.

    « Non accadrà. Presto la Campana suonerà di nuovo. Egli finalmente ritornerà. E per te, Flagello, qualsiasi lato della scacchiera andrà bene. » Il lato sinistro del mantello militare si mosse e il braccio della figura si alzò, rivelando un'inquietante oggetto nella mano.

    aHiaf6O

    « Noi siamo Namida.

    Non abbiamo credo.
    Non abbiamo identità.
    Non abbiamo pietà.

    Noi serviamo il Demone.
    »


    Qualcosa di rotondo cadde a terra, tra gli stivali macchiati di scuro della figura, e in un istante l'intero ambiente venne immerso in una fitta cortina fumogena. Jeral non si mosse, lasciando che il fumo lo toccasse. La maschera bianca luccicò, emettendo un bagliore malevolo un istante prima di venire sommersa dal fumo.

    « Ci rivedremo, in un modo o nell'altro. Noi non cessiamo mai di osservare. » Le parole risuonarono ovattate nel fumo, come se provenissero da ogni direzione. Quando la visuale si diradò, la figura era sparita. Jeral avanzò sino al basamento del trono. Sbirciando dall'alto, i suoi occhi scorsero una piccola alcova nella penombra. Al suo interno, uno scrigno in legno giaceva aperto, con una piccola chiave a forma di lacrima abbandonata nella serratura. Dentro allo scrigno c'era solo un tessuto purpureo di qualche tipo, piegato in modo da ospitare un oggetto ovale. Con tutta probabilità, la maschera che la figura aveva recuperato. Questo significava che il comandante del forte era stato un infiltrato nelle forze dell'Onda.

    Namida. Non aveva mai sentito quel nome, ma a quanto pareva aveva appena scoperto una nuova fonte di distrazione. Adorava avere a che fare con mortali folli: adottavano le misure più estreme con poco riguardo per le conseguenze. Una compagnia oltremodo piacevole per il Flagello. Decise di non impegnarsi ad inseguire il cecchino della setta. Nonostante la curiosità di scoprire di più su quella strana maschera, sarebbe stato più divertente lasciarlo andare e vedere cosa Namida avrebbe combinato nei Cinque Paesi.

    « Ho visto fin troppi mortali aspirare ad usurpare poteri al di fuori dell'orizzonte loro concesso. », sibilò l'Immortale, voltandosi verso il guerriero cremisi. La lama sottratta scintillò malevola alla luce delle lanterne. « La sete di sangue che ti domina, spadaccino, sarà al contempo causa della tua rovina e la pietra su cui fonderai la tua forza. Mi chiedo in che ordine. », aggiunse, criptico, incamminandosi verso l'uscita. I suoi occhi violacei caddero su quelli del guerriero cremisi. « Hai eseguito i miei ordini per riavere ciò che ti è caro. »

    « Ma non sei che all'inizio. »

    La sua voce era tinta di sadico piacere. Dopotutto, come l'altro forse ricordava, nel formulare il primo ordine aveva detto di proposito "per cominciare."

    « Recati all'East Gate di Oto. Quando saprai, sarai pronto a comprendere la scelta che aneli di compiere. Hai due settimane. Poi spezzerò la lama e la getterò nell'oceano. »

    Continuò a camminare con deliberata lentezza verso l'uscita, non degnando più lo spadaccino della propria attenzione. Una volta varcata la soglia, sparì con un salto nella notte, lasciando dietro di sé un chiaro monito.

    « Presentati al mio cospetto prima di allora. »

    OFF GAME
    Jeral, Flagello Immortale
    Nukenin A Nera

    Energia Vitale: 29.5/30
    Vitalità: 17.5/18
    Danni: Botta Lieve al collo. Botta Lieve al mento.


    png
    pngpngpng
    pngpng

    Chakra Rimanente: 1217.5/1250
    Spese di Chakra: /
    _________________________________________

    OFF GDR

    Pensavi forse che fosse così semplice?:guru:

    Namida (分かつ)Kanji for tear, divide, separate, part, distinguish, disconnect
    ha scoperto la tua esistenza, e viceversa.

    La vera caccia deve ancora cominciare.

     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Legami di Sangue
    Capitolo Secondo


    Atto VI - Epilogo
    Potere per Potere
    Nonostante i miei metodi poco ortodossi, inizialmente l'uomo non si fece sentire neanche in un flebile grugnito. Pativa in silenzio, nella più totale apatia verso la situazione in cui si trovava. Ma io sapevo, sapevo con certezza che l'essersi ritrovato a nuotare nei resti dei suoi compagni, di aver saggiato parti di loro, non poteva averlo lasciato indifferente. Quell'uomo, dentro di sé era già morto. Alla prima domanda, però, l'uomo sembrò voler aggirare la questione, dandomi addirittura, tra le righe, dello stolto. « T-tu... pronunci il suo nome così, ma non comprendi ciò di cui parli. » disse, mentre il suo volto iniziava a mostrare qualche segno di cedimento. Ma non era quello che gli avevo domandato, quindi, era giusto che capisse chi aveva dinnanzi. Lentamente appoggiai la gamba sui suoi testicoli ed iniziai a premere con costanza fino a quando non lo sentii urlare dal dolore, subito dopo aver percepito un lieve crack sotto la suola della mia scarpa. « NO! No! Parlerò. N-non.. non fatemi più nulla. Vi prego. » disse, pregandomi, prima di sputare un rivolo dal colore mesto, probabilmente un miscuglio di sangue e "qualcosa che non andava" del suo corpo. L'ironia del caso volle che l'ambiguità con cui ci eravamo incontrati qualche minuto prima pervadesse anche i suoi ultimi minuti di vita. « Q-questo luogo è un simbolo per l'Onda: rappresenta il terrore che hanno dovuto subire e che sono riusciti a sconfiggere costruendo il grande ponte che porta il nome di un Hokage del passato. Per questo lo difendono c-così bene. I soldati, il forte, serve tutto a questo. Per rendere meno evidente a Foglia e Nebbia che l'Onda è solo una briciola pronta ad essere divorata. Ma per noi è diverso. E-egli è stato il primo. Zabuza Momochi. L'assassino silenzioso, il sovversivo di Kiri, il portatore della leggendaria Tagliateste. Ma, soprattutto, il Demone. » La lingua dell'uomo si era sciolta tutta insieme, andando non solo a parlare dell'Onda, paese del quale io, purtroppo, sapevo ben poco, ma anche parlando del motivo per cui ero giunto fino a quel punto: il Demone della Nebbia. Mentre parlava potevo percepire l'orgoglio che quell'uomo sentiva, la speranza che quell'idea nutriva nel suo animo, la luce tornò nei suoi piccoli occhi, illuminandoli di una grazia propria solo di chi sa in cuor suo di agire per una idea. Per un momento mi rispecchiai in quell'uomo: la mia fervida ricerca delle mie radici, la voglia di riportare ai fasti di un tempo il mio clan, l'intenzione di creare una società di ottimati che potesse indicare la via del futuro in un mondo grigio e schiavo della mediocrità; avevo dinnanzi un lussurioso, certo, ma un lussurioso che credeva in qualcosa. Non sapevo se era accostabile a questa categoria di individui anche il mio comandante del momento, di lui non sapevo niente nel modo più assoluto. Solo in questo caso, però, sarei stato contento di sottostare ai suoi ordini: finché, almeno, non avrei potuto farne a meno, come in quella situazione. Quando poi gli chiesi la domanda regina, ciò che davvero mi avrebbe portato ad una nuova conoscenza, ebbi soltanto una risposta tronca: « I-il potere del Demone? Tu desideri un simil- » riuscì a dire, prima che l'uomo venisse colpito dietro la nuca da due spiedi magistralmente lanciati. D'istinto portai la mano al fianco, cercando Saruhyondo, così da mettermi in guardia in quella ipotetica situazione di pericolo. Non avevo nessuna arma a cui attingere, però. Digrignai i denti in un ennesimo gesto di rabbia, per poi riportarmi immediatamente alla realtà. Mi girai verso la direzione in cui avevo percepito gli spiedi arrivare e vidi una sagoma entrare nella capanna da dove ero riuscito a tirare fuori il comandante. Prima però che potessi prendere una qualsiasi iniziativa, il sinistro figuro si rivolse a me, incamminandosi verso il fortino. « Seguimi. » disse, mentre mostrava una calma marziale in quella situazione. Qualcuno ci aveva appena impedito di conoscere l'informazione per la quale, credo, anche l'uomo si trovava qui e lui si comportava come se nessun pericolo fosse all'orizzonte: nonostante tutto, non potevo far altro che seguirlo. Il dolore al petto si fece leggermente più intenso e l'adrenalina del combattimento precedente stava lentamente scomparendo, sostituendo ad essa i numerosi acciacchi portatimi dalla circostanza. L'uomo incappucciato mi stava davanti, dandomi la schiena, conscio, ormai della sua incredibile superiorità; entrò per primo nella stanza nella quale, vicino al trono del comandante, giacente su di un lato, dentro la tenda ormai distrutta, vi era una figura longilinea dai fluenti capelli d'oro, indossante un abito decisamente caratteristico seppur sozzo. Probabilmente era anche quello un segno di riconoscimento, un po' come il cappotto che avevo io stesso indosso. « Chi sei? » chiese il mio compagno con voce atona. Subito rispose un'altra voce tutt'altro che naturale, dandomi, tra le altre cose, indizi sull'identità del mio compagno: « Flagello Immortale. Abbiamo sentito molto dei tuoi massacri. Potresti essere tu, ma sentiamo che è ancora presto per dirlo. Noi sappiamo aspettare. Con quella sete di sangue, anche la goccia cremisi in cui ti sei imbattuto potrebbe esserlo. Una notte singolare, questa. » Flagello Immortale? Che fossi accanto al nemico pubblico numero uno, colui sul quale l'accademia stessa aveva messo una enorme taglia? Avevo sentito più volte parlare di lui, sul momento mi venne in mente del massacro nel Paese del Ferro e di colui che si riteneva essere il responsabile. Cercai di trattenermi il più possibile, di non far capire a nessuno che avevo ricollegato la sua figura a qualcuno, che, in sostanza, avessi inteso con chi avevo a che fare. Le dimensioni della devastazione che avevo intorno, probabilmente, avrebbero dovuto suggerirmelo. Mi soffermai poi sulla seconda parte del discorso, dove pareva che fossi stato citato anche io: Goccia Cremisi era l'epiteto che mi fu affibbiato. Si parlava di "essere qualcosa": ormai ero abituato a vedere come il mio destino fosse scritto da altri e non dal sottoscritto, prima coi Guerrieri del Sangue, poi con le vicende del Bosco dell'Upupa e della Negromante. Ma ero fermamente convinto che tutto ciò fosse solo il contorno e non il mio vero mondo, che fossero strumenti per la mia costruzione e non paletti insormontabili di delimitazione. « Ridicolo. » disse il Flagello, avanzando di un solo passo. Stava mettendo in dubbio la mia validità relativa a ciò cui insinuava quello strano essere che pareva asessuato dinnanzi a noi. « Non annoiatemi. » aggiunse poi, come se avesse inteso più affondo ciò che prima aveva quasi negato fortemente. La risposta fu lapidaria: « Non accadrà. Presto la Campana suonerà di nuovo. Egli finalmente ritornerà. E per te, Flagello, qualsiasi lato della scacchiera andrà bene. » disse il nostro interlocutore, prima di muovere il suo braccio da sotto il mantello, mostrandoci una inquietante maschera. « Noi siamo Namida. Non abbiamo credo. Non abbiamo identità. Non abbiamo pietà. Noi serviamo il Demone. » si pronunciò ancora, prima di far cadere a terra qualcosa, in mezzo ai suoi piedi: la stanza fu subito pervasa dal fumo e la maschera, debolmente illuminata dalle lanterne della stanza, si illuminò per un istante, mentre le ultime parole dell'asessuato riecheggiavano in ogni angolo di quel forte: « Ci rivedremo, in un modo o nell'altro. Noi non cessiamo mai di osservare. » Quando la cortina fumogena si diradò, nella stanza non vi era più nessuno oltre me e l'Immortale. Quest'ultimo immediatamente si portò verso il trono sovvertito in pietra dove avevamo visto la misteriosa figura appena entrati nella capanna: vi era un collegamento con una stanza interrata e dalla nostra posizione si intravedeva benissimo un forziere in legno, aperto, con una piccola chiave a forma di goccia dentro la serratura. Dentro questo scrigno vi era soltanto quella che pareva una seta color porpora, segno che oramai era già stato trafugato. A giudicare dalla forma della suddetta seta, probabilmente la maschera che avevamo visto era il tesoro di quel forziere. Il Comandante del forte conosceva dunque Namida? Sembrava esserne un membro, se ne custodiva dei segreti. Ebbi un istante, in quel momento, per riflettere sulle parole della figura ammantata: disse che per il Flagello qualsiasi lato della scacchiera, parafrasando una situazione di conflitto, sarebbe andata bene. Che quindi l'Immortale non fosse un uomo d'idea ma di fatti, magari di fatti egoistici e meri? Avrei dovuto attendere del tempo prima di avere una risposta a questa domanda. In ogni caso sembrava che anche io fossi un pezzo di quella partita, magari una semplice pedina, magari no. Anzi, certamente no. « Ho visto fin troppi mortali aspirare ad usurpare poteri al di fuori dell'orizzonte loro concesso. La sete di sangue che ti domina, spadaccino, sarà al contempo causa della tua rovina e la pietra su cui fonderai la tua forza. Mi chiedo in che ordine. » disse il Flagello, rivolto al sottoscritto, mentre si incamminava verso l'uscita. « Hai eseguito i miei ordini per riavere ciò che ti è caro. Ma non sei che all'inizio. » aggiunse poi sadicamente. Non potevo perdere però le staffe in quel momento, sicuramente sarei stato spazzato via con l'ennesima facilità che prima aveva caratterizzato la sua offensiva solo che adesso ero molto, molto più malconcio e non avrei avuto nel modo più assoluto, modo di controbattere. Dovevo nuovamente ricomportarmi da bravo soldato. « Recati all'East Gate di Oto. Quando saprai, sarai pronto a comprendere la scelta che aneli di compiere. Hai due settimane. Poi spezzerò la lama e la getterò nell'oceano. Presentati al mio cospetto prima di allora. » concluse continuando per la sua strada, senza darmi più attenzione. Si gettò poi con un lunghissimo salto, nel cuore della notte, scomparendo alla mia vista.
    Caddi sulle ginocchia, sull'uscio di quella porta, straziato, sfinito, distrutto. Avevo ceduto un potere per un potere. Alzai la testa al cielo e con le ultime forze che mi erano rimaste in corpo gridai più forte che potei.

    Saruhyondo!

    Crollai a terra sfinito; soltanto dopo qualche ora, prima che chiunque potesse giungere su quel luogo di sconforto, riuscii a svegliarmi ed a rimettermi in cammino verso Kiri ed il palazzo Kenkichi.




    StatisticheStatusBusto: 7 Leggere e ½, costola rotta.
    Braccio Sx: 2 Leggere.
    Mano Dx: Ferita Lieve.
    Mano Sx: Ferita Lieve.
    Forza: 600
    Velocità: 500
    Riflessi: 500
    Resistenza: 475

    Agilità: 500
    Precisione: 500
    Concentrazione: 500
    Intuito: 500

    Vitalità


    Chakra
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    [Slot Tecnica]


    [Slot Gratuito]




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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