Un Bagno di Sangue

Nami no Kuni

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Necessità di Sangue
    Capitolo Primo


    Atto II
    Demoni senza spada †
    Avevo in circolo così tanta adrenalina che ogni mio movimento era percepito dal mio corpo come rallentato; le endorfine inondavano le mie vene di un piacere così intenso che i miei muscoli facciali si contorcevano nelle più strane delle smorfie. Mi sentivo una furia inarrestabile, seppur totalmente cieca. Così cieca da lanciarsi contro quella figura oscura che stava al centro di quel forte. Così cieca da non percepire l'incredibile potere che egli emanava. Il fio da pagare per una sensazione così intensa, per un potere che sembrava inesauribile era l'incoscienza, l'inabilità di controllare le proprie azioni fino in fondo. Ma era davvero così? Saruhyondo mi aveva spiegato che i Guerrieri del Sangue del Clan Kenkichi erano totalmente padroni delle loro pulsioni, anzi, erano capaci di utilizzarle a proprio vantaggio in combattimento. Perché questo non mi accadeva? Ero forse un Kenkichi meno meritevole? Impossibile. Impossibile. La mia disciplina e la mia rettitudine all'arte della spada non mi permettevano di prendere in considerazione questa ipotesi. E allora perché? Lo avrei scoperto molto presto.
    Quando lentamente mi avvicinai, ponendo le mie semplici richieste, nient'altro che un po' di sangue fresco, egli rispose che dovevo andarglielo a cacciare dalle vene. Mi stava invitando a nozze, in sostanza. Abbagliato dalla sete, mi lanciai immediatamente verso quell'oscuro figuro che mi si stagliava innanzi. Era più piccolo di me, sia fisicamente - chi poteva ergersi al confronto del Gigante della Cascata? - che d'età, pareva una preda sicura, un piacevole banchetto. Ma questo fu soltanto il primo di una lunga serie di errori che quella sera commisi. Con tutta la frenesia che le mie membra emanavano, sferrai un colpo con la mia spada di clan al collo del mio avversario con movimento circolare, sfruttando l'incredibile velocità che Saruhyondo poteva donarmi grazie ai suoi immensi poteri ed il chakra che in quel momento si stagliava nelle mie vene più intensamente del mare che mi circondava sugli scogli adiacenti, eppure, mestamente eretto, il mio avversario non osò controbattere; la mia lama suonò sorda sul suo corpo, non oltrepassando neanche il primo strato di cute, non cacciando neanche una goccia di sangue da quel venoso pezzo di carne fresca. Non poteva essere una tecnica, non poteva assolutamente essere un qualche trucco ninja, lo avevo colpito e nel mentre non era successo niente nel modo più assoluto. Che dinnanzi avessi un essere dalla pelle inscalfibile, impenetrabile? Nuovamente parlò, con un tono di superiorità che mi avrebbe dato noia da lucido, figurarsi in quelle condizioni: « Cos'è, tagliente lo sembra solo? » disse, rivolgendosi alla mia savia Lama Insanguinata. Non avrei mai permesso ad un tale essere di anche solo pensare d'offendere Saruhyondo. Non sapeva chi avesse d'innanzi, non sapeva quale vincolo di potere fosse quell'arma, ma, soprattutto, non sapeva cosa essa fosse per me. Andai a ritrarre la spada, in vista del seguente affondo: non appena i miei muscoli si mossero all'unisono verso il cuore del mio avversario, come una luce improvvisa nel buio più totale, estrasse la sua lama e la frappose alla mia. Una forza maligna percorse sulla lama della spada di clan e si riverberò nelle mie braccia prima e nel resto del mio corpo, successivamente. Non avevo niente da temere finché Saruhyondo sarebbe stata al mio fianco; il suo potere immenso avrebbe sovrastato qualsiasi altra creazione inanimata. Non mi persi d'animo e passai alla mia ultima offensiva, la finta con colpo di gomito sotto al mento: il mio avversario cadde nella trappola, portando la sua oscura lama a frapporsi con la mia, mentre io arrestavo la corsa di Saruhyondo al fine di utilizzare il mio arto per colpire il mio avversario. Il colpo andò a segno, esattamente come il primo, con tutta la sua forza e velocità, con tutta l'adrenalina e la smania frenetica di quel momento ... ma ancora una volta si bloccò come se avessi impattato contro un muro. L'essere che avevo davanti non fece una piega, non si mosse di un centimetro. Eppure in corpo non avevo altra forza, non mi stavo trattenendo nella maniera più assoluta; i miei occhi per un attimo tornarono più umani, il mio volto si fece più cupo e meno estraniato, il sorriso si perse, lasciando soltanto un'ombra di sé, divenendo espressione di concentrazione: il tempo si fermò in una morsa agghiacciante d'insicurezza. Davvero non ero riuscito a rendermi conto della disarmante potenza del ninja che avevo di fronte? No, non ne avevo colto neanche lontanamente le facoltà. Si pronunciò una terza volta, rivolgendomi dei mezzi complimenti, ma parlando con un tono di voce volto completamente ancora una volta a sottolineare la sua superiorità: « Se non altro, i tuoi colpi sono più pesanti di quelli delle nullità che ho falciato qua attorno. » disse, mentre, con una velocità che ancora una volta mi lasciò stupito, dopo aver lasciato la spada che impugnava, strinse Saruhyondo nella sua presa mancina. « Cazzo! » riuscii a stento a pensare, preoccupato della potenza che poteva avere la sua presa sulla mia Lama, prima che, come il fulmine che preannuncia l'inizio di una tempesta, un violentissimo colpo impattasse contro il mio largo sterno. Con la mano destra spinse il piatto della sua spada, quella che aveva lasciato cadere soltanto un istante prima, verso di me, imprimendoci una forza inaudita: le mie bende e il mio cappotto non poterono nulla contro una tale manifestazione di forza, ma riuscii a stento a indurire la mia pellaccia putrescente con un flusso costante ed armonico di chakra. Sentii un rumore tonfo, seguito subito da un piccolo ma udibilissimo crack. Probabilmente l'impatto mi aveva rotto una costa.



    Senza rendermene conto, mi ritrovai a terra, steso di schiena in quella lordura di sabbia insanguinata. « Incredibile ... sono stato steso così facilmente! » pensai. D'un tratto però, mi resi conto di un altra cosa parimenti importante: stavo pensando. Mi passai rapidissimamente la mano sinistra sulla faccia e notai che le mie piaghe ancora non si erano rimarginate; ero tuttavia pienamente cosciente, mi rendevo conto di tutto ciò che mi stesse succedendo, riuscivo persino a formulare pensieri complessi ed a distogliere l'attenzione dalla mia sete, anzi, quasi non la percepivo più. Tuttavia le piaghe, le ferite sanguinanti, come detto, erano ancora presenti e sembravano non volersene andare: il mio corpo necessitava del sangue per risollevarsi. Istintivamente, cercai Saruhyondo vicino alla mia mano destra, come se mi aspettassi che, dopo l'impatto, essa fosse schizzata via con me. Razzolai furiosamente nella fanghiglia cremisi, spostai interiora e onde di sangue con violenti movimenti della mia mano, scostai i liquidi e le feci che tutt'intorno avevano saturato l'aria di un mesto odore ma della Kenkichi non vi era neanche l'ombra. Perfino il legame che prima si era attivato, come in ogni situazione di pericolo o adrenalinica, adesso, si era disattivato. Trovai la forza di tirare su la testa, cercando di alzare la porzione superiore del busto per guardare nuovamente in direzione di quella ombrosa figura che avevo dinnanzi, adesso a circa cinque metri da me, e fu solo in quel momento che realizzai i danni subiti durante l'urto: un forte dolore all'altezza delle mie coste più basse, sulla sinistra, mi penetrò le carni. Probabilmente avevo una costa rotta, visto che dall'esterno non si vedeva del sangue - anzi, non si vedeva del mio sangue, elemento che avrei riconosciuto tra altri mille - e visto il lieve dolore che sentivo respirando. Nonostante l'agonia - sopportabile, la situazione non mi permetteva distrazioni - vidi chiaramente che stava maneggiando la mia spada! Era riuscito a trattenerla durante l'offensiva e non mi capacitavo di come ci fosse riuscito. Richiamai a me tutte le forze che il corpo poteva darmi, mentre continuavo ad ascoltare le sue parole: « Lama interessante. » disse, lanciandola in aria e facendola roteare. « Penso che la terrò con me. Se desideri riaverla, vediamo... » il cuore mi sobbalzò in gola, l'ira offuscò la mia mente, l'odio pervase ogni mio pensiero all'udir tali parole: nessuno, né umano, né immortale, né divino mi avrebbe portato via Saruhyondo. Mi alzai, con un po' di fatica, ergendomi in tutta la mia maestosità, mentre i miei occhi cercavano i suoi. « Comincia trascinando qua fuori il comandante del forte. Si è barricato all'interno mentre ero occupato a squartare l'ultimo plotone che mi ha mandato contro. Mutilalo come più ti aggrada, se ne sei capace, ma ti è proibito ucciderlo. » disse, mentre il mio sguardo si faceva sempre più torvo. Lasciai che quella brezza che stava giungendo dal mare ci avvolgeste le vesti: chi mi trovavo dinnanzi? Se c'era una cosa che avevo imparato sotto le armi era che un Ninja più abile era automaticamente meritevole del mio rispetto. Mi trovavo in una posizione in cui non potevo assolutamente contraddire gli ordini di un superiore, pur non sapendo chi fosse. Riconoscevo la sua autorità. Se volevo riavere la mia spada, dovevo dargli retta: se volevo placare la mia sete, dovevo dargli retta. Alla fine, se quella notte non fossi morto, forse avrei conosciuto qualcuno da utilizzare come metro di paragone, qualcuno che mi avrebbe potuto indicare la vita; o semplicemente, quella sera, potevo aver incontrato la mia nemesi. Si arrestò anche il vento, a questo pensiero. Eravamo due demoni nel profondo buio della notte, uno dinnanzi all'altro: demone contro Demone senza spada.

    Mi voltai lentamente verso la piccola capanna che l'uomo aveva indicato con cenno del capo mentre mi dava i suoi ordini. « Sarà fatto. » dissi sonoramente, scandendo bene ogni sillaba, accennando poi un inchino e pentendomene subito amaramente, visto il dolore che scaturì dal mio costato. Con la stessa velocità con cui mi ero proferito, iniziai a dirigermi verso l'abbrustolita costruzione in legno. Dall'interno mi pareva di sentire brusii di vario tipo, ma non me ne curai. Giunto davanti alla porta avrei divaricato leggermente le gambe ed atteso un istante: mi sentivo osservato, come se quell'essere mi stesse sottoponendo ad un test, come se fossi un piccolo giocattolo, uno strumento. Era la sensazione di una vita, era ciò che più mi mancava dell'esercito. « Una volta completato il suo ordine, potrò avere il piacere di sapere quale sia il suo nome? » chiesi, senza attendere risposta, un istante prima di iniziare a prendere a pugni la costruzione che avevo davanti ai miei piedi. Non intrapresi nessuna via traversa: la nuda e cruda potenza del mio corpo avrebbe stillato ogni goccia del sangue dal corpo del Comandante del forte - anzi, non proprio ogni goccia, altrimenti l'avrei ucciso e questa cosa non sarebbe, probabilmente, piaciuta al mio compagno d'avventura.
    L'offensiva verso l'inanimato ingresso metallico partì con un muto tonfo: il pugno che scagliai era decisamente forte e tutti i colpi subiti indirettamente qualche tempo prima lo avevano decisamente indebolito. Il secondo pugno, dritto, semplice, diretto al centro della porta - non avrei adoperato sotterfugi, come detto, la porta sarebbe dovuta saltare via per la mia potenza, non per il mio ingengo -, caricato accanto al bacino, col palmo chiuso rivolto verso l'alto e che avrebbe ani_Tsuki2ruotato a metà strada per drizzarsi ed imprimere una forza rotatoria aggiuntiva al colpo, provocò un leggero stridio dei cardini. « Già cedi, vecchia mia? E dov'è il divertimento? » sussurrai, mentre il terzo colpo, identico ai primi due, fendeva l'aria. Questa volta però, l'impatto fu più sordo: la porta sembrava non muoversi più, come se qualcosa dietro la bloccasse, o come se si fose bloccata da sola. « Mi hai preso in parola, eh? » dissi, fermandomi un secondo. Dovevo assolutamente entrare, non avevo tempo da perdere. Provai un altro colpo, poi un'altro ancora, ed infine un altro ma la porta sembrava non volersi muovere. Saruhyondo, la mia storia, la mia eredità dipendeva da quella azione: non sarei mai riuscito a scoprire la storia dei Kenkichi, non sarei mai riuscito a rifondare la mia terra natia, non sarei mai riuscito a far vedere al mondo l'idea perfetta del mio mondo in pace. Era troppo presto perché tutto finisse così. Strinsi i denti, contrassi i muscoli del petto, alzai le spalle, come a voler gonfiare ancor di più la mia già immensa figura. Portai nuovamente il pugno al bacino ma questa volta accompagnai l'oi tsuki, questo il nome della tecnica che utilizzavo per colpire senza la mia fida arma bianca, con il kiai, cioè quel grido che unifica tutta l'energia vitale di un individuo nelle arti marziali.

    Gyyyaaaaarr!


    Vociai con tutto me stesso. Il colpo suonò quasi metallico, un po' sinistro ma fu così forte che il metallo si flesse tutt'intorno. Non potevo ancora ritenermi soddisfatto. Mi impegnai ancora, raccogliendo altra energia, altro ki.

    Gyyyaaaaarr!


    Riecheggiò nuovamente in tutto quell'istmo. Le mie nocche iniziavano a sentire i contraccolpi di quel comportamento, sbucciandosi e iniziando a sanguinare, ferendomi. Ero proprio un catorcio, in quello stato. Il sangue andò a disegnare un cerchio al centro della porta metallica, simmetrico, quasi perfetto. Il segno delle mie nocche era oramai impresso su quella lamina d'acciaio, tutt'intorno era perfino deformato. « Manca poco. » pensai, tornando a caricare la mano destra. L'urlo anticipò il colpo che si rivelò di una potenza inaudita, qualcosa che il mio corpo non aveva mai sperimentato prima: stavo tirando fuori forza a me estranea. Era istinto di sopravvivenza? Era un'altra forma del potere atavico di Saruhyondo che agiva a distanza, era soltanto il mio potenziale che si metteva in atto? Non ne avevo idea, sapevo solo che quel colpo suonò stridulo, spingendo indietro la porta di qualche centimetro, facendo definitivamente saltare i cardini che la reggevano attaccata alla totalità del complesso. Grottescamente, la mia voce si piegò, diventando familiare ma aliena alla mia persona. « Toc, toc, c'è nessuno !? » dissi, mentre la mano destra era già a mezz'aria proiettata verso il solito bersaglio sanguigno del cerchio della mia mano presente sulla porta. L'ultimo colpo, di forza straordinaria come il precedente, fu l'ultima piccola spinta necessaria ad entrare. Non appena le nocche toccarono contro il freddo metallo, la porta venne spinta via, sollevandosi da terra ed andandosi a schiantare violentemente contro il muro opposto della piccola costruzione in legno. Il sangue sgorgava dalle mie nocche non troppo copioso, o almeno, molto meno copioso del sangue che imbrattava le mie vesti - quello che mi si era attaccato dopo la caduta - ma sopratutto molto meno intenso del sangue che sgorgava da ogni piaga presente sul mio corpo. « Capitano, sei forse qui dentro? Voglio soltanto qualcosa da bere! » dissi, con voce flebile e sibilante.

    Avrei dovuto eseguire gli ordini di quell'individuo se avessi voluto riavere indietro Saruhyondo. E questa premessa era già abbastanza per potermi costringere a compiere qualsiasi atrocità.



    StatisticheStatusBusto: 5 Leggere, costola rotta.
    Mano Dx: Ferita Lieve.
    Mano Sx: Ferita Lieve.
    Forza: 500
    Velocità: 400
    Riflessi: 400
    Resistenza: 375

    Agilità: 400
    Precisione: 400
    Concentrazione: 400
    Intuito: 400

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica Base]
    [Slot Tecnica Avanzata]





    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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11 replies since 18/10/2015, 21:46   385 views
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