Sulle orme del Mithril

Shiltar - Near

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  1. lNearl
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    Zong Wu



    Il lavoro era buono. L'idea di bucare le piastre di metallo per fissare adeguatamente il tessuto era funzionale, e non esponeva l'armatura a troppi buchi e debolezze. Ciò che mancava ora era una sana dose di pratica, esperienza, frustrazione e dolore. Come in tutte le cose è fondamentale scottarsi per imparare adeguatamente, è necessario sprecare ore di lavoro per aver commesso uno stupido errore, ed è necessario che tutto questo accada quando non si ha tempo a disposizione. Ciò che rendeva queste cose meno importanti per lo Shogenin era il fatto che lui non ne avrebbe fatto principalmente un lavoro, ma una necessità per la propria natura ninja. Poteva permettersi di rifare due o tre volte un'armatura affinchè fosse adatta alle sue esigenze, cosa che chi doveva consegnare il mattino seguente non poteva permettersi.


    Benissimo, per oggi il tuo lavoro è finito. Dormi sulle conoscenze che hai appreso durante la mattinata, e da domani inizierai a lavorare in officina. Ogni giorno avrai un compito ben preciso, in maniera tale che potrai concentrarti per l'intera durata del giorno sulla singola mansione, assistito dai migliori in ogni settore. Al termine del periodo sarai un buon armiere!

    Gechi terminò così la prima giornata di lavoro del risorto, il quale avrebbe potuto a sua scelta continuare la visita o distarsi a suo modo. I giorni successivi sarebbero stati impegnativi, come gli era stato anticipato il primo giorno nell'officina c'erano diverse persone, ognuna addetta ad un suo preciso compito, e che avrebbero assistito il risorto, spiegandogli ognuno i propri segreti, cercando di tramandare la loro arte.
    Il primo giorno Zong Wu avrebbe avuto a che fare con due diverse persone, una sceglieva teoricamente quale materiale fosse più adatto ad una determinata armatura, mentre l'altro sceglieva direttamente in magazzino quale pezzo prendere del materiale indicato dal primo. Il secondo aveva un occhio fino, era incredibile come fosse abile a scorgere le impurità negli scarti da fondere. Grazie alla sua abilità venivano fusi solo i pezzi migliori, ciò garantiva un'alta qualità delle corazze realizzate. Nessuno di noi vorrebbe scoprire di un'impurità nell'acciaio della propria armatura proprio sul cuore, il punto più importante. Di conseguenza è necessario un'occhio vigile ed esperto. Il secondo ed il terzo giorno il risorto li avrebbe passati con Yatari. Un vecchio ottantenne che passava le sue giornate davanti al fuoco nel quale venivano fusi i materiali. Lui, data la sua esperienza decideva il momento in cui introdurre e togliere il metallo.. Le sue conoscenze sui punti di fusione erano invidiabili. Il quarto giorno si dovette impegnare in una noiosa giornata con Yozzi, un vecchio marinaio che attualmente sceglieva il liquido nel quale temprare gli oggetti, ed il quinto giorno invece ebbe a che fare direttamente con la tempra. Il carico di informazioni era enorme, ogni giorno il risorto di svegliava all'alba e lavorava fino a sera. I personaggi con cui aveva a che fare erano diversi, ed ognuno comunicava a suo modo le diverse passioni e conoscenze. Il sesto, settimo ed ottavo giorno li passò a battere il ferro. Anche se durante il la presentazione Genchi l'aveva incoraggiato dicendogli d'aver fatto un buon lavoro, l'addetto aveva voluto che migliorasse. Tal Yomiro, odiava i produttori di armi, essi battevano il ferro in maniera semplice, solo in punti precisi. L'arte delle armature per Yomiro era di tutt'altra leva morale, e voleva che l'ex mizukage imparasse la vera arte del ferro. Per tre giorni poi venne il momento di unire le armature, dove Junko gli passò tutti i segreti delle cerniere, dei ganci e delle molle. Il quattordicesimo giorno infine lo passò con Miaza, donna di novant'anni, che faticava tremendamente a parlare e ceca, ma che gli avrebbe trasmesso i segreti del cucito.


    Siamo dunque giunti all'ultimo giorno Zong Wu, oggi, con la mia supervisione, forgerai l'armatura per il nostro cliente. Qui, ti segno le dimensioni, e qui ti dico che quest'armatura serve al nostro cliente per proteggersi dagli attacchi di un particolare tipo di corvi, con becchi molto affilati. A te, la scelta del materiale, della fusione, e ci come congiungere il tutto.

    L'ultimo giorno di lavoro il risorto si sarebbe ritrovato ad essere accompagno da Gechi in ogni momento, in maniera che potesse eventualmente consigliarlo laddove necessario. Spiccava invece la particolare circostanza, un cliente, che richiedeva un'armatura per una stazza fisica superiore a quella del risorto, cosa più unica che rara, chiedeva un'armatura per ripararsi da un particolare tipo di corvi che in pochi al mondo conoscono, il tutto condito da uno strana conoscenza fatta proprio a casa di Hoshizuku Chikuma. Non si deve proprio credere alle coincidenze.



    Ryoshi Okura



    Non potei non sorridere quanto Lodo pronunciò il nome di Gaara-San. Incredibile ma vero, l'uomo cui avevo copiato l'arte ninja era anche un'abile artigiano. Artigiano dal quale si tramandava la costruzione delle famose giare di sabbia, di cui io stesso ne possedevo una a casa. Avevo precauzionalmente rinunciato ad essa prima di iniziare il viaggio, e mi ritrovavo oggi a sentirne parlare, ed a doverne realizzare una.


    Conosco leggende sul sommo Gaara, ma questa della giara mi mancava proprio. Non solo artigianato, lei oggi arricchisce la mia cultura.

    Per il fanciullo che in realtà ero questo linguaggio forbito e cortese era vomitevole. Pian piano avevo dovuto imparare a padroneggiarlo, in quanto poteva tornare utile nel mio lavoro di spia, ma indubbiamente era una forzatura non da poco.
    Dopo qualche veloce spiegazione teorica, Lodo mi portò ad un banchetto, dove era più che ovvio che mi sarei dovuto sporcare le mani. Senza perdere tempo in chiacchiere feci mia una buona dose d'argilla, e mi sedetti veloce sul seggiolino. Arrivavo con i piedi al pedale per miracolo, giusto qualche centimetro mi permetteva di premerlo a sufficienza da azionare il meccanismo per far girare la macchina.


    Truccare in questo momento sarebbe sin troppo semplice, potrei usare la sabbia per realizzare una giara da sogno, ma sfortunatamente non è quello di cui ho bisogno. L'arte della menzogna è già mia, devo apprendere quella dell'artigianato oggi.

    Iniziai piano, appoggiando l'argilla fresca al disco, ed iniziando a farlo girare mentre tenevo l'argilla accanto ad esso in maniera ben salda. L'inizio era complicato, spesso mentre stavo attendo ad una parte l'argilla creava dei buchi dall'altra, o più semplicemente si staccava, obbligandomi a ricominciare o a dover fare una giunta. Ancor più che nella realizzazione della corda di canapa questo era un lavoro totalmente manuale, richiedeva esperienza, ed abilità con le mani nel saperle posizionare. Passai qualche ore fermo, a far girare l'argilla, aumentando sempre di più la grandezza della giara che stavo realizzando. Iniziai con una dimensione modesta, non partì certo con la presunzione di poter realizzare un duplicato della famosa giara di gaara. Quella su cui stavo lavorando era circa un terzo dell'originale, lunga circa quanto il mio avambraccio. Dopo le prime ore di utilizzo iniziai a capire come bombare la struttura senza creare buchi e senza far cedere l'argilla. Iniziavo a prendere confidenza con il disco girante, ed poco riuscivo a modellare l'argilla a mio piacimento. Pian piano che il tempo passava riuscivo a ricreare la giara in maniera decente. L'estetica presentava delle imperfezioni, ma perlomeno in questa fase era importante che fosse solida la struttura. Lasciai la prima piccola giara a seccare per essere messa in forno. Per poter verificare eventuali errori commessi. In questo genere di lavoro purtroppo non saltano all'occhio subito, ma a lavoro finito, quando non vi è modo di tornare sui propri passi.
    Una volta pronta controllai la giara, notando come in alcuni punti l'argilla si era assottigliata troppo, in altri depositata e di come si fosse assestata. Una volta compreso il motivo e la causa di queste imperfezioni tornai al lavoro. Se c'era una cosa sicura era l'assenza di fretta in quello che stavo facendo, volevo indubbiamente capirne i segreti, senza bruciare le tappe. Tornai al seggiolino, e cominciando dall'inizio presi dell'argilla fresca. Iniziai tenendola ben ancorata al disco, formando inizialmente una base solida della giara, che avrebbe dovuto reggere l'intera struttura ed il peso dell'eventuale sabbia. Dopo, iniziai, con altra argilla, a formare le pareti della stessa, stando ben attendo a dare una giusta bombatura, nè troppo accentuata nè troppo poco, in maniera che anhe l'occhio potesse avere la sua giusta ricompensa, ed infine perfezionai la parte più alta. Una volta terminata continuai a far girare la giara sul disco, perfezionandola proprio nei punti in cui avevo notato gli errori nella giara precedente, finchè, a lavoro ultimato, non lo sottoposi al giudizio del sensei.
     
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