Sulle orme del Mithril

Shiltar - Near

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  1. lNearl
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    Il Fabbro : Zong Wu



    Il lavoro fatto con l'armatura era impeccabile. L'idea di sovrapporre due livelli d'armatura era ottima, e metteva ben in luce come avesse appreso dalle lezioni che i vari esperti delle officine gli avevano impartito. L'armatura funzionava a dovere, Genchi la prese in mano, rigirandola e studiandola a lungo. In realtà la corazza era particolarmente pesante, ma nonostante l'aspetto l'allievo del sommo Mithril sembrava possedere una forza senza precedenti. Nelle sue mani la corazza si muoveva come fossero piume, mentre i suoi occhi attenti ed esperti scrutavano il lavoro del risorto alla ricerca di un qualsiasi errore.



    Devo dire che ad una prima occhiata il lavoro è sontuoso!

    Parole importanti di incoraggiamento verso il Kiriano, il quale aveva ben meritato il titolo di fabbro.


    Se poi la scelta dei materiali e l'assemblaggio è corretto ce lo dirà solamente il tempo e la pazienza. Se tra due settimane il mio cliente me la manda indietro danneggiata, significa che hai toppato. Ma ora come ora, mi sento di dirti che il tuo lavoro è completo, ben fatto... Metti in mostra il tuo sapere, da questa lavorazione si intuisce che hai ben recepito le lezioni degli esperti.

    Chiamò un paio di sottoposti ai quali porse la corazza. I due poveretti facevano una fatica immane a tenerla e portarla, ma ciò non era un problema di Genchi. Disse loro di spedirla all'indirizzo di Oto che ben conoscevano, e che fatture e pagamenti invece sarebbe andato lui più tardi. Tornò poi a parlare con il Kaguya, invitandolo a seguirlo verso la sala da pranzo, che si trovava in un altro settore delle officine.


    Non ho premi, nè riconoscimenti nè tanto meno pezzi di carta che possano accertare la tua esperienza. Detto ciò, per me tu ora hai abbastanza conoscenze per iniziare questo lavoro. Ti mancano alcune malizie, ma queste non te le può insegnare nessuno, dovrai lavorare con fatica e scottarti. Solo gli errori ti potranno insegnare più di quanto è stato fatto in queste settimane. Ora, abbuffati e riposati, puoi rimanere nelle officine quanto preferisci, ma dubito ti si possa trasmettere altro.

    Dopo averlo condotto nell'enorme sala da pranzo, ricca di ogni cosa è bella, Genchi si avviò verso la porta. Il lavoro da quelle parti non scarseggiava, ed era evidente che non si potesse permettere una pausa fuori programma.


    Se cambi stile di vita, qui c'è sempre posto per dei fabbri esperti !


    Ryoshi



    Le settimane di lavoro furono lunghe e sostanzialmente ripetitive. Come in tutti gli allenamenti che avevo affrontato nella mia vita l'unica cosa ricorrente era la ciclicità. L'unico modo di apprendere qualcosa veramente era provare e riprovare, la cosiddetta esperienza, o prassi, che dir si voglia. Iniziammo dal filo di Nylon, per poi ripassare alle corde di canapa, per poi studiare la scelta dei materiali e quali funzioni e caratteristiche avesse ogni diverso strumento realizzato. Si, era noioso e ripetitivo, ma sapevo bene che tutto ciò era utile ed indispensabile. Non solo perchè mi era stata affidata come missione da Aloysius, ma proprio perchè questo genere di insegnamento mi sarebbe potuto tornare utile nella vita di tutti in giorni, in una qualsiasi missione, in una qualsiasi giornata. Era mio dovere apprendere al meglio tutte queste informazioni ed arti.
    L'ultimo giorno però mi aspettava qualcosa di inedito, e probabilmente ben più complesso di tutte le attività precedenti. Avrei dovuto sommare le lezioni di tutte le giornate precedenti per uscire vittorioso da quell'ultima prova.


    Lodo, lei ha perfettamente ragione. Non avevo pensato a tutti gli usi che si possono fare di un respiratore, il che lo rende uno strumento particolarmente utile. Devo dire, rispetto alle altre volte non so proprio da dove iniziare!

    L'onesta è una buona caratteristica, e la mia giovane età metteva in evidenza come non avessi ancora imparato a limitarla, tenendo per me alcune rivelazioni malsane e non particolarmente utili alla causa. Detto ciò, per quanto fosse vero che non avevo idea di dove metter mano, ero sicuro e determinato a ricostruire lo strumento in maniera eccelsa. Costi quel che costi.
    L'unico vantaggio era l'assenza di fretta, cosa che non mi avrebbe accompagnato nella vita reale, laddove ne avessi avuto davvero bisogno, ma che almeno oggi mi permetteva di studiare con calma la struttura di quel marchingegno.


    Non potrà certo essere più difficile dell'omicidio dei propri parenti insomma...

    Pensai ghignando, mentre un sorriso inquietante compariva velocemente sul mio viso, per scomparire ancor più in fretta.
    Davanti a me c'erano diversi pezzi, i quali andavano assemblati per ricostruire un respiratore funzionante. Perlomeno, nella visione ottimistica della cosa, non mi era stato richiesto di costruirlo proprio da zero.
    Sul bancone c'erano i diversi pezzi, un piccolo meccanismo quadrato, particolarmente pensante e con diversi fori sulla paratia frontale, ed un unico e più largo foro nella paratia posteriore, esso serviva a riparare dai granelli di sabbia, o da ciò che all'esterno del respiratore richiedeva il suo utilizzo. Era sostanzialmente un filtro, proteggeva l'utilizzatore dagli agenti esterni, qualunque essi siano. C'erano poi te pezzi piani di plastica, che indubbiamente andavano uniti a ricostruire la struttura esterna del respiratore, quella che si appoggiava al viso. Ai lati di questi pezzi c'erano diversi rilievi e buchi, che permettevano di incastrare gli altri pezzi in base alle diverse funzioni. C'era poi un pezzo abbastanza grosso, diverso rispetto al precedente. Qui c'era un buco unico frontale, un pezzo centrale, ricollegato ad un foro sempre sulla paratia frontale. Questo era per l'acqua, essa sarebbe entrata nel buco per poi riuscire da quello superiore. Questo meccanismo mi parve inizialmente inutile, non sarebbe bastato usare materiali impermeabili ?


    A cosa servi ?

    Faticavo a capire il reale utilizzo di quello strumento. Poi, rigirandolo tra le mani intuì il suo possibile funzionamento. In quella stanza centrale c'era probabilmente un doppio meccanismo, da un lato vi era una pompa che prendeva l'acqua per spingerla fuori, dall'altro vi era un sofisticatissimo filtro che riusciva ad estrarre microscopiche quantità di ossigeno dall'acqua, andando a ricaricare la bomboletta d'ossigeno. Non permetteva certo di resistere per sempre sott'acqua, ma in minima parte aumentava l'autonomia dello strumento. Infine, vi erano diverse viti, la bomboletta dell'ossigeno, varie colle e ganci, ed altri sistemi per l'unione dei materiali.


    Si inizia...

    Una volta effettuata la cernita, inizia a guardare come potevo incastrare i pezzi. Indubbiamente presi per primi i pezzi di plastica, studiando come si potessero incastrare tra loro pur permettendo al filtro ed alla bomboletta di agganciarsi. Dopo diversi tentativi riuscì a fissare i tre pezzi di plastica lasciando liberi solamente gli spazi per gli altri aggeggi. In questo modo la struttura esterna del respiratore era pronta, copriva buona parte del viso, senza permettere ad un qualsiasi agente esterno di entrare nella zona coperta. Ciò permetteva a naso e bocca di essere riparati dalle intemperie, in maniera di poter respirare senza difficoltà e senza il rischio di entrare in contatto con gli agenti esterni. Prima di tutto si collocava poi il filtro, il quale isolava completamente l'utilizzatore, ed infine si collegava la bomboletta d'ossigeno. Importante per quest'ultimo aspetto era le gestione delle riserve. Vi era infatti un piccolo pulsante interno che permetteva di " accendere " e " spegnere " il meccanismo, in maniera da regolare l'erogazione dell'aria, permettendo ai più accorti di non sprecarne minimamente.


    Dovremmo esserci Lodo, mi dica la sua opinione.

    Prima di consegnarlo alle mani del mio sensei valutai ancora l'operatore, ricontrollando la struttura generale del respiratore, e soprattutto l'assenza di buchi da nessuna parte, nè di difetti vari derivanti da un cattivo assemblaggio.
     
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