Kurohai: Shinjitsu

[Free GdR Itai & Raizen]

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    L'odio sconfinato e la lancia adamantina








    Erano faccia a faccia adesso, il cancello era quasi un ricordo che quell’equilibrio, o forse l’ammaestrata furia del Colosso, erano stati in grado di avvizzire come se fossero fatte di cera e non di un materiale così resistente da non esistere nemmeno nella realtà.
    La volpe disse che il suo odio non aveva confini. La montagna la osservò, senza espressione.

    Mostramelo.

    Chiese con una capacità di sintesi che non aveva mai posseduto.
    La volpe si disse sorpresa da quella richiesta, o forse dall’apertura del cancello, o ancora dalla capacità di Raizen di domare un potere antico e pericoloso come quello di Kutsu.
    Ma tra i due il più sorpreso fu sicuramente Raizen quando la poderosa manata si abbattè su di lui, schiantandolo come un giocattolo inanimato addosso ad un muro di roccia che spaccandosi lo accolse in una culla in cui si aspettò di provare il dolore della rottura delle ossa che tuttavia non arrivò.
    Ammiccò qualche volta, ricordandosi solo successivamente che all’interno di se stesso le cose funzionavano in maniera leggermente diversa rispetto alla realtà, l’unica cosa che ritrovò era un filo che lo connetteva alla volpe.
    A guardarlo meglio non era proprio un filo, era più una connessione, l’emanazione di un desiderio. Lo guardò qualche volta prima di spostare i suoi occhi su Kurama che ne spiegava la funzione.
    C’era una diceria, o un racconto, o forse una leggenda che narrava degli uomini e degli dei, Raizen non era certo il tipo da tenere a mente quel tipo di leggende, ma qualche stralcio lo ricordava.
    Ricordava che l’uomo era la creazione più perfetta a cui gli dei avessero dato vita, pur lasciandogli le sofferenze dovute ad una vita che prima o poi si sarebbe dovuta concludere, una punizione o un modo per impedirgli di avvicinarsi al potere dei loro creatori. Tuttavia quella limitazione rese la vita degli umani del tutto incomprensibile a quella degli dei: i loro sentimenti erano tanto più intensi quanto più corta era la loro vita.
    Strinse il filo, o la corda visto lo spessore, senza timore.

    Ho conosciuto l’ira di Jigoku, ho conosciuto parte della tua.
    Credi davvero che un uomo in grado di sopportare entrambe possa provare timore di esse?
    Dopo la prima vittoria gli uomini diventano sciocchi e vanitosi.


    Agitò la corda, con un lieve movimento della mano, come se fosse una frusta, brillava di una luce intensa e bluastra che Raizen identificò come chakra.

    Oppure si abituano.
    Prenditi il tuo tempo, Kurama, e prima di credere che il tuo odio sia grande, scava in quello di chi ha l’angoscia di vedersi la vita spenta in meno di un soffio.


    Il bagliore azzurro, proprio di Raizen, scavò fine come un capello risalendo l’oscurità come un piccolo rigagnolo di luce, era infinitamente più piccolo, tuttavia concentrato esattamente come erano concentrate le emozioni umane, e col permesso della volpe potè giungere ad essa.
    Denti serrati in un ringhio di dolore, gengive sanguinanti e il respiro sempre più corto: il colosso stava esalando gli ultimi respiri mentre i polmoni si riempivano di sangue, eppure il suo sguardo era lucido, presente mentre osservava il fautore di quella disfatta. Aveva combattuto con tutte le sue forze ma non era stato sufficiente, artigli ben più affilati dei suoi erano stati preparati da parecchio tempo esclusivamente per un occasione come quella.
    Eppure mentre perdeva la cognizione del suo stesso corpo il suo sguardo rimaneva ancora vivo, le sopracciglia contratte, sarebbe morto, e niente ormai poteva portarlo indietro ma i suoi occhi avrebbero ricordato anche dopo la morte chi era la causa di quell’infausto destino, non gli serviva altro: poter maledire il suo aguzzino persino da morto.
    Quanti potevano dire di conoscere cosa si provasse nel momento della propria morte, quando l’inevitabile tocca l’anima e gli dice di abbandonare il corpo?
    Nessuna scena di vita passata, nessun ricordo, nessun rimpianto.
    Niente delle canoniche scene strappa lacrime, Raizen in quel momento si allontanava dalla realtà in un tunnel di rabbia sempre maggiore.

    Quante volte sei morto?

    Avrebbe voluto chiedere, ma non parlò, i suoi ricordi scorrevano ancora in un flusso ormai tranquillo in cui non si poteva distinguere che una furia crescente, le torture di Jotaro, gli abomini erano solo alcune delle tante. Raizen conosceva pochi sentimenti e quei pochi si trasformavano sempre ed inevitabilmente in rabbia, quando venne abbandonato da piccolo, quando venne abbandonato da adulto da persone che sapeva o credeva di amare, non riusciva a provare tristezza. Poteva trovarla se l’avessero maltrattato, ma erano semplicemente scomparse, come nuvole nel vento.
    Non poteva sfogarsi, attaccarle, accusarle, non poteva fare nulla solo arrabbiarsi con i loro ricordi, ricordava qualcuna di loro, erano tutte donne stranamente, come le Lame.
    Sorrise, e questa volta parlò.

    Questo è ancora niente.

    Arrivò la martellata finale, i ricordi di Jigoku, un mare di fiamme rosse come il sangue in una sequenza di violenza inaudita che a cui persino il Kyuubi doveva se non altro del riconoscimento, quella furia che prima di poter interagire nel suo mondo interiore con la volpe era passata attraverso di lui come un fulmine, seppure la sua cicatrice non fosse visibile la sua mente ricordava chiaramente quelle emozioni, quella rabbia.

    Io non penso di essere vanitoso, Kurama, vuoi verificare?

    L’invito parve essere a stento necessario, e il nero, quello della volpe questa volta, giunse come una notte liquida invadendo i suoi sensi con il nulla più totale.
    Crollò inesorabilmente al suolo, dopo una rapida tensione tutti i suoi muscoli si rilassarono, permettendo alla volpe di vedere solamente un sacco vuoto, divorato da un odio troppo grande.
    Ma ciò che l’esterno della proiezione interna di Raizen dava a vedere era nulla di ciò che accadeva al suo interno.
    La psiche dell’uomo è strana, curiosa a dir poco, quando lo shock era troppo grande si disattivava, spegnendosi per non perire durante lo sforzo di processare sentimenti o informazioni di una portata troppo grande: questo era ciò che il Kyuubi aveva causato. Per quanto forte e preparato fosse Raizen sotto quel colpo troppo pesante per chiunque anche lui dovette cedere.
    Cieli rossi, terra insanguinata, fiamme a nord, a sud, a est e pure a ovest, questo era il regno della furia, il regno dove Raizen tornò indifeso come un bambino, denudato da ogni difesa.
    Sentiva in lontananza un incitazione, o forse uno sbeffeggio, od entrambi, ma erano troppo distanti perché potesse percepirli lui era troppo distante, solo il crepitio delle fiamme lo accompagnava.
    Ma cosa bruciava in quelle torri di fuoco? Cosa c’era oltre di esse?
    La consapevolezza di essere unici e soli, la consapevolezza con cui ogni demone era cresciuto, grande e maestoso ma in un mondo ancora troppo grande per fuggire dall’intelligenza dell’essere umano. La specie dominante, così numerosa e intelligente da poter mettere le briglie persino ai Grandi 9, le creature che incarnavano la più brutale forza della natura, quegli ingrati esseri umani che avevano ricevuto intelligenza e forza soltanto perché Loro erano nati, perché la prima ed unica forza era stata scissa per sempre.
    Quella scimmia che continuava a imprigionarli e sfruttarli con l’ingratitudine tipica della propria razza, giustificata da un fine superiore che a detta loro pareva che nemmeno creature millenarie potevano comprendere.
    La passione.
    Quel gretto sentimento, quella misera energia che li trasportava, modificandosi di volta in volta in qualcosa di buono o cattivo secondo la loro visione ma sempre pessimo per i demoni che in un modo o nell’altro si vedevano imprigionati dentro corpi piccoli, deboli ed insulsi che erano costretti a proteggere per non dover provare l’esperienza della reincarnazione.
    Che fossero buoni o cattivi gli umani consideravano sempre i demoni come armi, inconsciamente o meno attingevano alla loro potenza per i loro scopi, chiudendoli in gabbie di ego che la loro natura divina e annoiata non era in grado di sconfiggere.
    Quanta rabbia poteva covare l’essere più potente dell’intero creato a venir sottomesso da strani e tristi omuncoli che in qualsiasi istante avrebbe potuto schiacciare con le proprie mani?
    Quanto poteva essere grande la rabbia di un Demone in grado di far tremare la terra con i suoi passi quando gli uomini, tristi greggi di esseri inferiori, lo imprigionavano con la forza dei numeri, evitando uno scontro faccia a faccia per timore di perire?
    Quanto grande poteva essere la furia di chi viveva la vita del suo stesso aguzzino, aiutandolo senza la reale intenzione di farlo, senza nemmeno poter avere il prospetto di una vita libera e indipendente dalle catene degli umani?
    Quanto poteva essere grande la rabbia di una creatura TROPPO grande per ogni prigione?

    Infinita.

    Il rintacco dei passi di Raizen suonò secco e ben distinto alle spalle di Kurama, mentre questo avanzava mutando la sua dimensione interna ad un bianco candido e immacolato, con una linea netta e decisa che avanzava ad ogni suo passo, solo quando si arrestò definitivamente questa avanzò in un unico lampo.

    Non posso comprendere a pieno ciò che provi, siamo esseri diversi, nel modo di pensare, agire, vivere e comprendere, tu non sarai mai uomo e io non sarò mai demone.
    Perché tu non potrai vivere mai con l’angoscia di una morte precoce ed io mai con la sicurezza di una vita eterna.
    Non voglio riempirmi la bocca di menzogne e leccarti il culo dicendoti “oh povero cucciolo mi dispiace ti capisco”. Non posso e nessuno può farlo. Ne ora ne mai.
    Non so come Itai e tuo fratello si siano messi d’accordo, ma possiamo paragonarli a me e te?
    Siamo due noccioli di odio ammaestrato, nero contro bianco se vogliamo esasperarlo.
    Oppure siamo semplicemente consapevoli del fatto che ci lega un sentimento che il mondo considera sbagliato ma che in realtà è semplicemente il risultato di ciò che il mondo ha dato a noi?
    Mi chiedo se davvero io sia il peggio che tu potessi trovare?


    Si abbandonò, sedendosi per terra, non sopportando di parlare in piedi.

    Abbiamo odi differenti, se il tuo è uno scudo spesso quanto le mura di una cittadella accumulato in millenni di vita il mio è una lancia dalla punta di diamante resa densa e affilata dalla passione, così stronza da essere in grado di passare tra le pietre che compongono il tuo scudo. Ma non penso debba essere uno scontro di odi, no?

    Tirò la “corda”, facendola ondeggiare.

    Non credo che riprovandoci tu possa ottenere un risultato differente, combatto con un arma che non conosci.
    Ma ora io conosco te, perché conosco il tuo odio.


    Un sentimento così radicato che bruciarlo con le fiamme dorate come Raizen aveva intenzione di fare avrebbe lasciato ben poco della volpe, come trapiantare una pianta troppo grande da un vaso troppo piccolo, all’interno di quest’ultimo non resterebbe nulla, le radici troppo fitte si porterebbero via tutto.
    Qualcosa che Raizen aveva compreso ora e che col senno del poi non avrebbe proposto, seppure la sua “passione” l’avesse mosso a fin di bene.

    Le fiamme nere, e l’odio potranno unirci come hanno fatto le dorate con Itai?

    Poteva sentire la volpe le scuse di Raizen condividendone la mente?


    Antichi metodi




    Kutsu osservò lo spillo che Itai teneva nella mano, la vista ormai ristabilita gli permetteva di vedere che questo non brillava della fiamma tipica dei Ryukishi dell’ovest.

    Ohh, niente fuoco, ragazzo?
    Un Ryukishi dell’ovest senza fiamme?
    Ahahahah! Ridicolo!



    Al risuonare della risata di Kutsu dal suolo si levarono imponenti colonne di quel materiale nero, una per Itai ed una per Yogan, erano abbastanza ampie da riuscire a ricoprirli per metà di quello strano composto oleoso in caso li avessero colpiti[diametro 9 metri] se schivati tuttavia avrebbero causato una pioggia fin troppo fitta entro un raggio ancora più ampio[diametro 18 metri dopo uno sot azione] seppur l’intensità minore avrebbe permesso di ricoprire a chiazze soltanto un terzo del corpo, rimuoverlo non sarebbe stato semplice in quanto avrebbero dovuto sacrificare tempo[in caso di rimozione si perde uno slot azione] a togliere una sostanza che pareva non li danneggiasse.

    I vecchi metodi sono Molto più dolorosi però.



    Il corpo di Kutsu si animò al pari di uno spettacolo pirotecnico, come se le sue squame sfregando fossero in grado di produrre scintille, tuttavia, scaltro ed attento, non si accese completamente, ma solo a corte [4 metri] le quali si rendevano visibili esclusivamente al momento del contatto con i corpi avversari, emergendo da quell’oscura pioggia come saette di morte[il tocco è inoffensivo, ma se a contatto col liquido nero causerà carbonizzato (dnt grave) finchè non rimosso, la pioggia alimenta lo status] dopo due passaggi di Kutsu, in grado di porre il suo corpo contemporaneamente sia sopra che sotto i due formando una U particolarmente lunga e ruotata di novanta gradi, sarebbe stato il suo clone nero ad attaccare i due, con una carica retta in grado di colpirli entrambi.
     
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