Kurohai: Shinjitsu

[Free GdR Itai & Raizen]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Kurohai: Shinjutsu

    Le Bianche Fiamme




    Non c'era odio in me che le fiamme nere potessero alimentare. Per chi aveva sperimentato le Fiamme Dorate senza l'anima intaccata da una Furia senza fine come quella dei Draghi dell'Ovest, non vi era odio residuo.
    Ed in quell'anno ero stato particolarmente attento a non ricadere in vecchi vizi del passato. Non arrivavo ad odiare nemmeno i miei acerbi nemici. Non odiavo Diogene Mikawa, che tanto dolore aveva inflitto a Kiri, non odiavo il Flagello a causa del quale mi ero dovuto separare ancora una volta dalla mia famiglia.
    Non li odiavo. Volevo sconfiggerli, ma le mie azioni erano guidate dalla ragione che fosse la cosa pi giusta da fare per il bene delle cose delle quali avevo la responsabilità. Kiri, la mia Famiglia, l'Accademia e quella pace così fragile ed instabile che sembrava destinata ad infrangersi contro venti di ignota entità.
    Quando Raizen commentò che ciò che avevo tra le mani non fosse abbastanza, sorrisi. Raizen. Ho tra le mani una tecnica che può tagliare qualsiasi cosa. Qualsiasi. Persino i tuoi pugni non sono un granché a confronto. Dissi con decisione. Ed era vero.
    Fuuryuga. La zanna del drago di vento.
    Ero un Ryukishi, ed ero legato ai Draghi col sangue e con l'anima. Non era il fuoco il mio elemento, come era per Yogan, bensì il vento. E dopo anni di esperienza avevo portato la manipolazione di quell'elemento al livello estremo della sua capacità principale, tagliare, creando quella che era una zanna in grado di passare attraverso qualsiasi difesa.
    Era una tecnica tutt'altro che esente da rischi, ma con l'aiuto di Yogan e Raizen avrei potuto toccare Kutsu e nel momento in cui questo fosse successo la zanna avrebbe lacerato la sua carne e tagliato le sue ossa.
    Non c'era altro destino per Kutsu.
    Non fallirò.

    All'interno il legame con Raizen aveva avuto effetti strani ed inaspettati nei miei confronti. Cosa aveva fatto?
    Com'era riuscito a raggiungermi lì con così tanta facilità? Doveva aver imparato, così come avevo imparato io dopo anni di legame con Chomei, ma le sue parole erano qualcosa che mi atterrirono.
    Non posso scordarlo. risposi, secco. Ed a darmi potere non è stata la furia. È stato l'atto di bruciarla via.
    Ma era troppo tardi.
    Raizen aveva iniziato la sua azione ed aveva deciso di riportarmi su un livello di esistenza inferiore rispetto a quello in cui avevo deciso di pormi. Più animalesco ed istintivo.
    Per quanto però potessi reggere, forse, quella furia che mi stava donando non volevo che essa inquinasse la mente ci colui che nel tempo era diventato il mio caro amico e fedele alleato. Mi voltai verso Chomei, mentre quella marea nera avanzava repentina verso me.
    Non preoccuparti. Me ne farò carico io.
    Potrebbe ucciderti. Potrebbe essere troppo per il tuo corpo. Percepisco che ciò che hai provato in tutta la tua vita è nulla a confronto di ciò.
    No. Torneresti ad essere Kaku. Non rifarò l'errore di Mikoto, Chomei. la marea continuava ad avanzare, inarrestabile. Non potevo e non volevo fermarla, poiché avevo compreso perfettamente cosa fare.
    Hai una famiglia.
    Lo so. Piegai appena le gambe, pronto a scattare verso la furia che Raizen mi stava regalando. Proprio per questo non posso morire, no?
    Feci un profondo respiro e scattai, veloce come il vento che incessante spirava in quel piano dimensionale che io e Chomei condividevamo. Colpii con violenza la nera pece che si avvolse attorno a me ed io la accolsi quasi con piacere, tenendo a mente che se fosse sfuggita a me avrebbe ferito Chomei e distrutto tutto ciò che con dolore avevamo costruito.
    E la furia si concentrò sull'essere che la bramava e si spostò, fermando la sua inesorabile avanzata per poi ritrarsi e concentrarsi sul mio essere, inquinando la stessa anima che avevo purificato tra le fiamme dorate. Ma non ne sarei uscito cambiato, per quella era furia, non era la mia furia. Mi era estranea ed incomprensibile. Con essa giunsero frammenti, ricordi della vita di Kurama e Raizen che non comprendevo e non riuscivo a collegare, ma tutti avevano in comune un indicibile dolore.
    Quel dolore divenne il mio, ma solo esso. Un dolore indicibile, ma la furia non penetrava. Non potevo sentirla, e ciò non era la cosa giusta da fare. Se io non avessi provato la furia di Raizen allora a cosa serviva quel dono? Se io dovevo essere vicolo della sua forza, non potevo sottrarmi a quel contatto. Chomei si agitò, avvicinandosi a me. Avevo assorbito tutta la furia che avevo ricevuto ed ora ero piegato sulle ginocchia, tenendomi la pancia come in preda a fortissimi crampi.
    Strinsi i denti con tale forza da arrivare quasi a frantumarli, il viso di un rosso acceso era solcato da vene gonfie di sangue spinto contro la gravità dal profondo respiro che avevo tratto e che non potevo lasciar andare. Ch... o...
    Smettila di preoccuparti per me. Il bijuu fu perentorio. Questo non è il TUO odio! LIBERALO!




    E lo liberai. Aprii la bocca in un muto urlo di rabbia e lasciai entrare quelle dolorose sensazioni che si accalcavano sull'uscio del mio essere. Ed urlai. Urlai fino a squarciarmi le corde vocali, finché l'aria nei polmoni non terminò, finché non spaccai le montagne e divisi in mari col mio urlo di pura furia sanguinaria.
    Le fiamme che Raizen mi aveva donato si nutrirono di quella furia che mi era estranea ma che ora mi apparteneva ed avvamparono furiose alimentandola ed ingigantendola.
    La parte più profonda di me, tuttavia, non volle cedere. E rimase aggrappata al ricordo di Ayame, del suo corpo nudo contro il mio, della felicità il giorno della nascita delle bambine, delle prospettive per il futuro. Avevo accolto la sua gravidanza come una maledizione, ma non era così. Non poteva essere così. Mi strinsi al pensiero di quel bambino non ancora nato per non tornare quello che avevo deciso di smettere di essere, isolando il nucleo della mia anima per non intaccarlo, lasciando che solo la parte più irrazionale di me si lasciasse andare a quella rabbia senza fine.
    Mio figlio doveva ancora nascere e già mi stava salvando la vita. E l'avrei cresciuto come l'uomo che avevo scelto di essere, non essendo l'uomo che la rabbia di Raizen e Kurama mi aveva reso.
    Ed allungai una mano.


    Yogan! Urlai alla dragonessa, che mi fissava assai preoccupata. L... le fiamme... dorate... Con difficoltà unii le mani a comporre tra sigilli, tenendo poi una mano tesa avvolta da una corrente ventosa estremamente rapida e rumorosa. Un sibilo. Penetrante, fastidioso e letale.
    Era il sibilo della fine di Kutsu. Con uno sforzo attinsi nuovamente alla mia riserva di chakra, profonda, e riattivai quella stessa tecnica che avevo creato precedentemente e con essa andai a potenziare me stesso come avevo potenziato Yogan precedentemente.
    Il vento aumentò di impeto [Dono Egoistico: +10 di Potenza], assumendo un aspetto ancora più letale.
    Ed ora... Socchiusi gli occhi e lasciai andare le fiamme che Raizen mi aveva donato ed il vento le magnificò. La lama di vento divenne una lama di nere fiamme pericolose e concentrate, dalla potenza inarrivabile. Garyu, la spada che aveva trafitto Jigoku, non era nulla in confronto all'assoluto potere di quella tecnica.
    Sei sicuro? Sì, me la caverò. Raizen... quando vuoi.
    La dragonessa fece un piccolo respiro, quasi appena accennato e le fiamme normalmente rosse divennero di un colore dorato simile a quello dell'oro liquido. Esse colpirono le nere fiamme che avevo nella mano e come quando una scintilla incontra l'esca l'incendio divampo' in una esplosione di potere.
    Le fiamme nere e dorate si combinarono con alchemica precisione sostenute dalla furia che Raizen mi aveva donato, l'una che le alimentava e l'altra che la bruciava e si combinarono in una bianca luce. Sentivo dolore? Non mi pareva di bruciare.
    Mi feci avvolgere dalle spire di Raizen, ma non lasciai sul posto alcun clone. La mano non era adoperabile finché quel concentrato di potere era attivo e non avevo modo di utilizzare alcuna tecnica. Ma Yogan risolse il problema, semplicemente alzando una cortina di cenere come quella che aveva accecato un tempo Jigoku prima che Raizen decidesse di infilarsi nel suo cervello.
    In men che non si dica Kurama saltò, raggiungendo e scalando il torrido e nero Drago e la coda alla quale ero saldamente tenuto tramite il chakra adsivo si irrigidì, segno che la muscolatura stava caricando la tensione necessaria al lancio esplosivo. Rilasciai il chakra adesivo, piegai appena il braccio come a voler caricare un fendente e dunque fu solo il fischiare del vento che rimbombava nelle orecchie.
    Le scaglie di Kuzu si fecero sempre più vicine.


    Mossi il braccio in un unico letale fendente.


    Non c'era nulla che la Zanna del Drago di Vento non potesse tagliare.
    Non c'era nulla che quelle Fiamme non potessero incenerire.


    Come ogni tiranno, Kutsu, nella sua cupidigia, aveva creato coloro che lo avrebbero condotto verso la fine e forse conscio dell'errore della sua stessa esistenza ci aveva fornito i mezzi per sconfiggerlo.
    Poiché una tale aberrazione non poteva esistere nel momento in cui decideva di distruggere ciò che di sacro e bello esiste al mondo.


    Edited by -Max - 13/12/2015, 17:39
     
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