Lontani da Casa

Addestramento Haruki/Hoshi

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  1. Bartok
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    Lontani da Casa - Post Primo



    Per Haruki, pregare era come far rotolare un masso lungo le pendici di una montagna. Una volta iniziato, i grani del rosario scorrevano veloci e diveniva impossibile fermarsi. Non era infrequente che si trattenesse per intere giornate nelle sale da meditazione, senza interrompere quei riti nemmeno per bere o mangiare. Il monaco rosso sosteneva che rinunciare ai piaceri materiali lo avvicinasse a Dio. La fame e la sete, così come le punizioni corporali e l'annullamento dei sensi, costituivano una parte fondamentale del suo rapporto con il divino. Dopo la sua breve permanenza a Suna, Haruki aveva deciso di dedicare molto tempo a tutti i rituali necessari per purificare la sua anima dai peccati che aveva commesso. Allenarsi per diventare più potente non sarebbe stato sufficiente a cancellare le sue inadempienze come monaco e come ninja. La sua debolezza era inaccettabile. Solo il dolore poteva redimerlo da quella colpa. Haruki prendeva molto sul serio quelle pratiche e non sopportava di essere disturbato. Pertanto, quando Shirai si presentò al suo cospetto per avvisarlo dell'arrivo di Hoshikuzu, il rosso non poté che domandarsi quale fosse la reale entità delle sue trasgressioni. Era evidente che avesse fatto qualcosa di molto grave per meritarsi tutto ciò. Da quando era tornato al Villaggio, il mondo non sembrava volersi dimenticare di lui. Era rimasto isolato nel monastero per dieci anni senza che nessuno venisse a cercalo, mentre ora non riusciva a trovare un attimo di quiete. Prima Shinichi Kurogane e adesso alla sua porta era giunto anche Hoshikuzu. Allontanò quei pensieri, preparandosi per accogliere il forestiero. Sono solo un umile strumento della Fiamma. È mio dovere accettare qualsiasi compito mi venga affidato. D'altronde non poteva pretendere di cancellare i peccati del mondo senza immergersi in esso.


    In seguito alla loro piccola avventura, Haruki aveva fatto qualche ricerca sul suo conto di quell'uomo. Con suo grande disappunto, il capoclan dei Chikuma non era noto per le virtù che aveva immaginato. Pur essendo un combattente senza eguali, la sua condotta non rispecchiava le doti che un ninja esperto avrebbe dovuto possedere. Anzi, associati alla sua personalità, aveva spesso letto gli aggettivi: "sconsiderato", "infantile", "irrispettoso", "avventato" e "irresponsabile". Indubbiamente, non possedeva il rigore e la disciplina che a lui erano stati insegni con il sangue e il fuoco.


    Per questa ragione, Haruki si era preparato ad assistere a qualsiasi genere di stramberia. Nonostante ciò, come faceva sempre, si profuse in tutte quelle formalità previste dall'etichetta. Chikuma-sama è un onore rivederla. Poi, si sarebbe piegato in un profondo e rispettoso inchino. Mi hanno riferito che sono stati i Saggi a mandarla qui e che ha richiesto espressamente di vedermi. A cosa devo questo privilegio? Quindi, immobile come una statua, le braccia raccolte in grembo, avrebbe pazientemente atteso una risposta dal Jonin. Osò sperare che, a dispetto della sua fama, a spingerlo fino in quel luogo fosse una questione importante.
     
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17 replies since 29/10/2015, 21:45   283 views
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