Lontani da Casa

Addestramento Haruki/Hoshi

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  1. Bartok
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    La locandiera insistette per accompagnarlo fino alla sua stanza, benché avesse sottolineato più volte che non avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. La cosa, ovviamente, era più comprensibile. Quanti potevano dire di aver mai incontrato un monaco ninja cieco? Probabilmente quei pochi fortunati potevano essere contati con le dita di una mano. Haruki quindi si limitò a seguirla fino alla piccola camera in cui avrebbe alloggiato per tutta la sua permanenza a Sanbashi senza ulteriori rimostranze. L'arredamento era decisamente spartano, ma non ci si poteva aspettare altrimenti. Non erano molti i visitatori che si spingevano fino a quella zona del Deserto. Mentre Shizue, questo era il nome della donna, gli stava elencando il contenuto della camera, il monaco rosso aveva posato il rotolo che conteneva le sue cose sul letto, cominciando a estrarre le sue cose e a sistemarle nei cassetti del comodino. A quel punto sarebbe stato evidente che non era un cieco normale. Sentendo lo sguardo perplesso della donna pesare su di sé, il Miyazawa decise di mettere a tacere i suoi dubbi. Anche un cieco deve imparare a prendersi cura di sé stesso. Girò il capo verso di lei, esattamente come avrebbe fatto una persona sana. Sulle sue labbra era comparso un sorriso sincero. Ora, se non le dispiace, vorrei lavarmi. Aggiunse, indicando la porta del bagno. La ringrazio per il suo aiuto. Congedata la donna, Haruki si levò i vestiti, dirigendosi verso la tinozza d'acqua che lo aspettava nella stanza accanto. Puzzo. Aveva decisamente bisogno di una bella pulita. D'altronde dopo tutti quei chilometri percorsi nell'Anauroch era normale che fosse in quelle condizioni. Hoshizuku gli aveva dato due ore di tempo libero, quindi avrebbe avuto abbastanza tempo per pregare e godersi un po' di riposo.


    Lui e il Turbine rosso si erano separati poco dopo essere arrivati a destinazione. Era stati accolti da Kon, un conoscente del Chikuma, che il monaco aveva salutato con il suo solito fare estremamente formale. Sapeva il suo nome ed era a conoscenza del fatto che fosse un adepto della Fiamma. Evidentemente, era stato informato della loro missione. La cosa non lo aveva stupito, visto il compito che gli era stato affidato. Haruki aveva ormai scoperto che non era stato scelto per qualcosa di importante come aveva immaginato. Era rimasto un po' deluso, ma la cosa non l'aveva turbato molto. Senza quelle provviste, gli abitanti di Sanbashi avrebbero avuto seri problemi. Sopravvivere in quelle condizioni rappresentava un'impresa ardua anche in abbondanza di acqua e alimenti e per la difesa del villaggio era necessario che fossero sempre pronti a far fronte ad un azione militare nemica.


    In quella vasca, senza armi, senza vestiti e senza equipaggiamento, Haruki era indistinguibile da qualsiasi altro ragazzo della sua stessa età. Quel pensiero improvviso suscitò un certo interesse nella mente del monaco rosso. Quand'era stata l'ultima volta in cui si era sentito "normale? Da quanto non si godeva un momento di pura quiete, senza dover pensare agli importantissimi compiti che gli erano stati affidati? L'idea di poter abbandonare i suoi doveri, anche solo per un secondo, gli apparve estremamente piacevole. Si immerse completamente nell'acqua, isolandosi dal mondo circostante. Passò una mano sul braccio sinistro, valutando con il tatto i marchi presenti sulla sua pelle. No, era impossibile che qualcuno pensasse a lui come un comune adolescente. I numerosi sigilli e le centinaia di cicatrici che ricoprivano il suo corpo lo rendevano impossibile. Si sentì ridicolo per aver solo immaginato una cosa simile. Lui era un Monaco della Fiamma. Era un onore poter essere riconosciuto come tale.


    Recuperate le forze e rivestitosi per la serata, il Miyazawa si era diretto al punto d'incontro con il suo sensei. Aveva dedicato del tempo alla meditazione e alla preghiera dopo essersi lavato, quindi non avrebbe avuto il tempo di farsi un giro del villaggio. Non che ci fosse molto da vedere, ma al monaco sarebbe piaciuto poter farsi un idea più precisa delle dimensioni di quell'avamposto. Aveva appena preso posto in una delle panche presenti vicino al falò, quando la voce di una donna si era diffusa nell'aria. Da quanto aveva detto, lei doveva essere il ninja di grado più alto a Sanbashi. Il rosso dovette ammettere di aver sviluppato una certa simpatia per quelle persone. Infatti, il caos che lo circondò pochi secondi dopo non aveva suscitato lo stesso sdegno provocato dai peccaminosi costumi di Hoshikuzu. Quel piccolo gruppo di ninja dispersi nel deserto, a causa della vita che conducevano, gli ricordavano molto i Monaci della Fiamma e ciò aveva ammorbidito il suo giudizio. Anche lui aveva sperimentato le durezze di una simile esistenza e comprendeva quanto fosse stancante sia per il fisico che per la mente. Ovviamente, quando il Chikuma gli si era avvicinato con un boccale pieno di birra, il Miyazawa aveva deciso che avrebbe intensificato i suoi tentativi di ricondurlo verso la disciplina richiesta dal suo status. A lui non era perdonabile un simile comportamento.



    Più tardi, mentre Haruki, in disparte, si stava godendo la musica e gli altri festeggiamenti organizzati per il loro arrivo, Kon lo avvicinò, invitandolo ad un combattimento. Non posso che accettare, ma forse sono io a dover combattere con un solo braccio. Sembra che lei abbia bevuto troppo. Sorrise, alzandosi dalla panca per dirigersi in un posto più consono a quella sfida. Un piccolo scontro di allenamento non poteva certamente nuocergli, inoltre quella sera avrebbe potuto concedersi di essere solamente Haruki Miyazawa, il genin di Suna.
     
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