Karyuuken

[Dojo Atasuke Uchiha]

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    火竜剣
    L'apprendista 一

    ~L'incontro~


    Atasuke Uchiha, maestro del dojo era nel giardino posteriore, beandosi dei ciliegi che lemntamente ricominciavano a fiorire per la primavera e meditando sul mondo e su ciò che lo circondava.
    Era da molto, se non da sempre che si interessava anche all'arte ed alla meditazione e da quando aveva aperto la sua scuola, aveva infine creato un piccolo angolo di paradiso in cui poteva entrare in contatto con se stesso, con la sua parte spirituale e con gli dei. Cosa che gli veniva confermata ogni giorno con le due piccole kitsune, Hari e Kitsu che gli ronzavano intorno ogni giorno, quasi come se fossero le sue due piccole figlie.
    Egli era in seiza, intent in una profonda meditazione quando il giovane Uchiha arrivò al Dojo. Atasuke al suo arrivo iniziò a percepire qualcosa, come se si fosse accorto dell'arrivo di un ospite, tuttavia, la sua abilità di percezione non era ancora affinata e necessitava di molto tempo ancora per essere perfezionata, motivo per cui ignorò la sensazione, limitandosi a proseguire.

    […]


    Intanto, all'interno della sala grande, il giovane Uchiha fece il suo ingresso, passando per la porta principale ed incamminandosi in quella che era la sala principale dove erano soliti allenasi anche i nuovi guardiani e dove venivano tenute le cerimonie pubbliche ed erano previsti i tornei.
    Per pura coincidenza quel giorno Saito aveva deciso di dedicarsi all'arte della scrittura, sfruttando la sala principale e ponendovi all'interno un piccolo tavolino su cui con dedizione si dedicava allo Shodo.
    All'arrivo dell'uchiha, egli si arrestò con fermezza, tuttavia, come i suo sguardo ed il suo capo si mossero con rapidità e solerzia per osservare il visitatore, il braccio e la mano che impugnavano il pennello invece si mossero lentamente, con dolcezza e precisione, sengo di un'enorme concentrazione ed una ricerca infinita della perfezione in ogni gesto.

    “Salve.....e buongiorno signore, il mio nome é Kazuki Uchiha e sono venuto a conoscere il maestro. La sua fama è notevole qui al villaggio ed io sono un ninja alle prime armi.....bhè vorrei apprendere da lui e dalla sua esperienza se sarà possibile e il maestro avrà voglia!!!”


    Saito non disse nulla per alcuni secondi, limitandosi ad osservare il giovane visitatore, per poi distogliere lo sguardo, ritornando a concentrarsi sul pennello che ripose con precisa cura nella custodia, rimandando a poco dopo la pulizia dello stesso, prevedendo che poco dopo sarebbe tornato ad esercitarsi.
    Quando ebbe fatto si alzò con compostezza, riportando poi lo sguardo sull'aspirante allievo, rivolgendogli la parola con il suo consueto tono distaccato.

    “Hajime Saito. Sono un'allievo del maestro Uchiha... Prego, seguimi nel giardino posteriore, il maestro è intento a meditare”


    Saito gli fece un chiaro cenno di venire avanti e di seguiro, prima di voltarsi, dandogli le spalle per aprire le porte che davano al giardino posteriore. Quando entrambi furono dall'altra parte, con la stessa cura si voltò chiudendo nuovamente le porte prima di procedere lungo il porticato per raggiungere le scale in legno che portavano al sentiero che si snodava nel giardino. Girarono attorno al “piccolo” laghetto mentre la fontana di bambù ritmicamente continuava a segnare il tempo che passava con i suoi regolari “TOCK”. Non ci volle però molto per vedere l'Uchiha posto sotto al sakura in seiza e con le mani congiunte davanti a se in meditazione.
    Aveva una postura retta, precisa e ricercata, tuttavia era calmo rilassato. Nella rigidità di quella posizione si percepiva chiaramente la morbidezza e la tranquillità del corpo e della mente. Era in quei momenti che si poteva comprendere che L'Uchiha non era solo divenuto maestro per la sua abilità, ma anche per il suo spirito.
    Egli era avvolto in un kimono nero di seta, completamente disadorno e monocromatico. Unica nota erano i 5 kamon bianchi, raffiguranti non lo stemma del clan Uchiha, come molti si sarebbero aspettati, ma tre tomoe chiuse in un cerchio, lo stemma che egli aveva deciso di adottare, almeno finchè il clan non avesse cambiato linea o non avesse guadagnato sufficente rispetto da poter nuovamente indossare i ventagli bianchi e rossi degli Uchiha.

    “Atasuke-sama... C'è qui un'ospite che vorrebbe parlarvi e divenire un vostro allievo”


    Saito fece un inchino cordiale al maestro, che tuttavia non aprì nemmeno gli occhi per osservare, continuando nel silenzio della sua pace interiore.

    «Arigatou, Saito. Ritorna pure al tuo esercizio»


    Saito rispose con un nuovo inchino al maestro, seguito da uno verso il giovane aspirante prima di ritornare indietro con compostezza al suo esercizio mattuitino di Shodo.
    Solo quando si fu allontanato Atasuke rivolse la parola al giovane aspirante allievo, schiudendo con calma gli occhi e voltando il capo nella sua direzione, osservandolo con assoluta calma.

    «Uchiha Atasuke... ma immagino tu sappia già chi sono... Dimmi, che cosa vorresti da me?»


    Il suo tono era gentile come lo era il suo sguardo ed il suo sorriso.
    Attese però delle risposte dal giovane prima di compiere ogni eventuale gesto o proseguire con il suo discorso, limitandosi a squadrare, nell'attesa, l'abbigliamento del giovane ragazzo, cercando di carpirne ogni dettaglio per ottenere quante più informazioni potesse dedurre.

     
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