Karyuuken, L'Inaugurazione

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Karyuuken

    Un viaggio imprevisto




    Mi rigirai pigramente la lettera tra le dita prima di accartocciarla e lanciarla verso il cestino. La palla di carta rimbalzò contro il muro e poi cadde a terra, mancando in pieno l'obiettivo. Non ci vado. Sbottai malamente. Mi spiace per Atasuke, ma proprio non mi va. Yogan era stesa sul divano del salotto, intenta a leggere. Più ci pensavo, più mi veniva da sorridere: Yogan non sapeva leggere! Lei, in effetti, non ne aveva mai avuto realmente bisogno ma quando aveva imparato ad utilizzare la sua forma umana si era accorta che poteva sfogliare le pagine di un libro e dunque aveva desiderato leggere e scrivere. Le sue prime insegnanti erano state Jukyu e Nana, che da poco avevano imparato quell'arte (erano lente ed impacciate, ma sapevano riconoscere molti caratteri e tradurli in suoni, anche se non tutti). Poi fu aiutata da Ayame ed io riuscii a scampare il compito solo perché Ayame fece tutto ed io non potevo far altro. Vacci. Uh? E perché dovrei? Perché è ciò che ci si aspetta da te se hai paura. Vacci, e portaci Ayame e le bambine. Sfogliò un'altra pagina. La guardai interdetto. Ma sei pazza o cosa? Yogan sospirò e si tirò su, per poi lanciarmi contro il libro. Aveva usato così tanta forza che quasi non lo vidi partire e certamente non riuscii a schivarlo: mi colpì in fronte, mandandomi a cadere dalla sedia. E questo perché? Perché ragioni come un giornale stracciato! Se fosse stata un drago mi avrebbe morso, ne ero certo. Se non vuoi dare ai tuoi nemici l'impressione di sapere qualcosa che non dovresti, comportati come sempre. Yogan si avvicinò a me, torreggiando dal suo maestoso metro e mezzo d'altezza su di me con fare imponente. Verrò io, e saranno al sicuro. E magari portati anche un altro... mh Akira. Metti me e lui a fare la guardia alla famigliola e se anche tu rimani vicino dubito che qualcuno si avvicinerà. Ok ok... Dissi, convenendo che avesse ragione. Allora andiamo a prendere Ayame... è più vicina lei a Konoha che noi. Mh, si è portata parecchi vestiti dietro, dubito ci saranno problemi. Previdenza femminile caro, non potrai mai capirla. Paranoia. Ma utile, in questo caso. Non farti sentire da tua moglie eh! E tu non dirglielo.




    Yogan sfrecciò tra le nuvole in tempesta e quando l'ebbe superate giunse finalmente a Monte Corvo. Il rifugio del Tengu era splendido come sempre: i ciliegi erano spogli, tutti i colori erano smorzati, ma c'era una pace che regnava sovrana. Il tempio dove vivevano i Tengu, un'immensa struttura con i muri di mattone e marmo aveva la porta aperta. Di guardia c'erano due mie vecchie conoscenze, Nin e Shin. Il secondo Tengu, particolarmente inquietante, teneva tra le dita una Naginata ancora nel fodero e con la punta rivolta verso terra. Oh, Itai-kun. Oh, salve, sei venuto per vedere Ayame? Yogan, molto lieto di rivederti. Ciao ragazzi! Disse allegramente la ragazzino. Io annuii a Nin. Sì. Spero che stia andando tutto bene e che quelle due pesti non creino troppi problemi. Nin rise, bonariamente, mentre Shin distoglieva lo sguardo. Uh? Che vuol dire? Tsk, hanno paura di me. Il tengu sembrava oltraggiato! Ma faticavo a sorprendermi: aveva il volto butterato da due lunghe cicatrici che partivano dagli angoli della bocca, ed era alto, severo ed imponente. Era oggettivamente un Tengu spaventoso. Risi appena anche io, battendo una mano sulla spalla di Shin. Sono bambine, non farci caso. Allora io vado. E così entrai nel tempio, seguito da Yogan che balzellava allegramente al mio fianco, guardandosi attorno. Mh, io vado a cercare il vecchio. Mi disse, riferendosi a Sojobo, e così sparì iniziando a levitare in aria per andare in un'altra ala dell'enorme edificio. Io superai alcune porte e salii tre rampe di scale finché non mi ritrovai nelle stanze che i Tengu avevano adibito per Ayame. Non la trovai lì. Ayame? Jukyu? Nana? domandai, finché, accostandomi alla finestra non le vidi: Jukyu e Nana stavano giocando con Qan ed Ayame, seduta su una panchina di pietra, leggeva placidamente un libro, avvolta da una calda coperta rossa. Rimasi così, per qualche secondo, osservando e cercando di memorizzare quella scena dunque mi voltai per raggiungerle.


    Quando mi mostrai Jukyu e Nana smisero di giocare con Qan immediatamente e mi corsero incontro. Mi chinai e le strinsi in un abbraccio, dando ad ognuna un lungo bacio sulla guancia. Allora, come va? Tutto bene! Disse Jukyu, annuendo con vigore. Qui è bello. E Qan è buffo. Nana rise, annuendo. Sì, ma fate le brave. Comunque, devo parlare con la mamma... e se lei vuole, ci andremo a fare un viaggetto a Konoha. Dagli zii? Chiese Nana. Sì sì. Dai, che vedo la mamma mi guarda. Mi rialzai e le bambine tornarono da Qan, il quale aveva svolazzato lì vicino, alzando poi una mano in segno di saluto (che ricambiai rapidamente). Andai a sedermi vicino Ayame la quale, immediatamente, si strinse a me baciandomi rapidamente. Ciao... Dissi a bassa voce, accarezzandole i capelli. Come stai? Ti senti bene? Domandai. Ero stato lì due giorni prima, ma non riuscivo a non avere paura: se Ayame avesse avuto un malore certamente i Tengu se ne sarebbero occupati egregiamente, ma io non sarei stato con lei! Un po' di nausee mattutine, ma niente di così strano, e sopratutto niente di diverso da due giorni fa. Sto bene, tranquillo... piuttosto, come mai qui così presto? Ho ricevuto un invito per un'inaugurazione. Sinceramente non volevo andarci, ma Yogan mi ha fatto cambiare idea. Uh? Cosa inaugurano? Dove? Mi grattai appena i capelli. Ricordi quel ragazzo che mi cercava diciamo... un'anno fa? Quando ero a Kurohai? Ayame annuì. Ecco, lui, Atasuke. Inaugura il suo dojo, e mi ha invitato. E visto che Yogan mi ha ricordato che sarebbe stato peggio se per caso non ci fossi andato e se non ci fossi andato con voi, ho pensato che sarebbe l'ideale per star tranquilli via da Kiri per un giorno. Così Jukyu e Nana vedono anche gli zii e noi ci passiamo una giornata insieme... certo, dovrai sopportare una guardia in più. Ayame alzò un sopracciglio. Yogan? Aspetta, lei non conta scommetto. Chi costringerai a farci da guardia? Nella sua voce c'era un pizzico di esasperazione. Su non dire così. Akira Hozuki, il guardiano. Sono certo che un viaggetto a Konoha potrebbe farselo volentieri. Dissi con una risatina. La verità molto più semplice era che mi fidavo molto di Akira e se dovevo scegliere uno Shinobi adatto a quell'incarico non avrei saputo a chi altri chiedere. Gli altri erano troppo inesperti, Seinji era forte ma la mia fiducia non era ancora il massimo, Meika Akuma era brava quanto Akira ma le sue caratteristiche la rendevano una guardia meno adatta. Akira era uno Hozuki, avrebbe potuto incassare pugnalate senza avere paura di morire!


    Ayame annuì allegra e mi diede un bacio sulle labbra, accarezzandomi il viso. Sono felice di passare un po' più di tempo con te... Comunque, come facciamo? La strinsi appena a me ed Ayame posò la testa sulla mia spalla. Doo che Yogan si sarà riposata tornerà a Kiri ed andrà a prelevare Akira, e lo porterà a Konoha. Poi verrà a prendere noi. Da qui a Konoha in volo non è molto per Yogan. La donna fece un cenno di intesa e si alzò, allungando le mani per prendere le mie. Dunque resterai qui un po'? Stanotte. Al villaggio ho lasciato detto che andavo a Konoha. Ottimo... ah, aspetta che ti racconti cosa è successo tra Nana e Shin! Ho sentito qualcosa ma ora sono curioso di sapere tutta la storia.




    Akira avrebbe visto Yogan giungere a Kiri la mattina successiva, atterrandogli in forma umana proprio davanti. Yo, bei capelli! Disse la dragonessa, sedendosi sulle mura davanti a lui. Il tuo capo ha bisogno di te. Annunciò. Probabilmente Akira si sarebbe aspettato di andare in Amministrazione, ma non era così. A Konoha. Mh, diciamo che ti do il tempo necessario a prepararti, ti aspetto qui. Ah, sì, il perché ecco! Si batté una mano sulla fronte, con fare sbadato. Deve presenziare ad un evento, niente di che, e vorrebbe che tu mi dessi una mano a tenere d'occhio sua moglie e le due marmocchie... non tira una bella aria ultimamente. Ma comunque, dovrebbe essere una festa per cui quando finisce mi ha detto di dirti "puoi fare ciò che vuoi" e prenderti il resto del tempo prima del ritorno a casa libero.




    Una volta partito Akira si sarebbe ritrovato dopo una decina di ore di volo a Konoha, con l'ordine di trovarsi un posto dove dormire. Yogan gli infilò in mano un sacchetto con dentro abbastanza Ryo da permettersi una locanda di buona qualità dove attendere il Mizukage. Non era a Kiri, era con la sua famiglia nel Paese del Fuoco. Comunque, io li raggiungo e domani li porto qui. Va in questo dojo ed aspetta lì il Mizukage! Yogan si rialzò in volo, acquisendo nuovamente la sua forma umana, partendo a piena velocità verso sud, diretta a Monte Corvo. Akira si sarebbe dunque ritrovato con un bel po' di Ryo da spendere, un posto dove dormire da cercare ed il resto della serata da passare dove gradiva. Per qualche ora di sorveglianza si stava vedendo una vacanza pagata in pratica!




    Il giorno dopo giungemmo puntuali. Vestiti di tutto punto per un'occasione formale ma non eccessivamente elegante: un semplice kimono bianco e blu per me, verde per Ayame mentre Jukyu e Nana indossavano piccoli kimono dai colori vivaci ma dai motivi differenti, così da differenziarli il più possibile. Erano assolutamente identiche di aspetto e solo chi le conosceva da anni riusciva a cogliere elementi che permettevano di distinguerle, io ed Ayame eravamo fermamente convinti che vestirle uguali sarebbe stato un ottimo modo per generare in loro precocissime crisi di identità. Quando vidi Akira gli feci cenno di avvicinarsi a me. Akira, lei è mia moglie Ayame. Molto lieta Akira-kun. Mi spiace che ti abbia trascinato qui. Disse la giovane donna, quasi a mo' di scusa. È il suo lavoro, tranquilla. Poi loro due... sono Jukyu, ecco sì, lei, kimono giallo paglierino. Indicai la bambina che sembrava essere più attiva. E lei e Nanatsuya, detta Nana. Indicai poi la seconda, con un kimono azzurro chiaro. Dovrai semplicemente stargli vicino, sopratutto se non ci sono io nei paraggi. Quando questa festa terminerà sarai libero di andare dove credi... torneremo a Kiri insieme poi. Ayame, devo dire una cosa ad Akira in privato. Dissi alla donna che annuì, prendendo per mano le bambine, iniziando ad avvicinarsi all'ingresso. Akira, loro sono la mia debolezza. Dunque sono la debolezza di Kiri... ciò che ti ho chiesto di fare, non è differente dal vegliare alle mura. Poi sorrisi, dando una pacca sulla spalla al ragazzo. Ma almeno sarà meno noioso.


    Ci riavvicinammo ad Ayame e le bambine e mi rivolsi alle due pesti. Jukyu, Nana, lui è Akira. Ascoltate sempre lui e la mamma se non ci sono, mi raccomando. Fissai molto a lungo Jukyu. Parlo sopratutto con te, Jukyu. Lei parve sentirsi oltraggiata! Va bene... Disse mettendo su un classico broncio infantile a cui non diedi molto peso. Infatti appena alzò lo sguardo su Akira lo guardò per un istante e disse, con il candore tipico dei bambini. Ma che ti è successo ai capelli? E lì no, non potei non ridere.


    Una volta nel Dojo notai alcune cose. La prima, evidente, era un tizio entrato lì dentro già ubriaco. Urlando il suo nome e le sue intenzioni. Lo ignorai, passandogli vicino senza disturbarlo minimamente (l'ultima cosa che volevo era discutere con un ubriacone) per poi notare gli altri ospiti. Vidi, con una certa sorpresa (e divertimento visti i vestiti) Hoshi. Hoshi?? Domandai, con gli occhi alquanto sorpresi. Cosa... per tutti i Kami è da Iwa che non ti vedo! Come stai, vecchia canaglia. Mi avvicinai al Chikuma. Cavolo, sei molto più alto ora! Notai sorpreso. Lo ricordava decisamente più basso all'epoca. Quella giornata stava iniziando bene, Hoshi era sempre stata una compagnia simpatica ed esilarante.


     
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