I Rintocchi dell'Anima

Corso Base per **Kat**

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  1. Asgharel
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    Narrato

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    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    I Rintocchi dell'Anima 四

    ~Il Cancello del Purgatorio~


    Atasuke rimase a dir poco sconcertato dai risultati della ragazza. Poteva immaginare il livello della stessa, eppure, mai si sarebbe immaginato una tale reazione proprio alla fine della combinazione.
    Da un lato, rimase stupito di come ella non fosse riuscita ad evitare i primi due colpi, i quali, per quanto complessi da difendere, erano comunque prevedibili. Dall'altro invece apprezzò non poco l'adattabilità della ragazza nel cercare, e riuscire ad evitare almeno gli ultimi due, quelli che in effetti l'avrebbero realmente messa nei guai se solo non fosse riuscita a dileguarsi.
    Il fatto che in uno scontro reale, già con i primi due colpi sarebbe probabilmente morta tra sofferenze e laghi di sangue, era solo un dettaglio.

    […]


    Ascoltò poi con attenzione le risposte della giovane, osservandone il rossore delle guance. Non riusciva a comprendere a volte l'innocenza di alcune ragazze, o meglio: Spesso si trovava in difficoltà nel riuscire a capire che cosa ronzasse nella testa di quelle adolescenti, da un lato tanto sicure di se e convinte nell'intraprendere quella via, e poi estremamente emotive, quasi come a non aver nessun controllo su loro stesse, al punto di arrossire ad ogni suo discorso.
    Spesso si trovava a domandarsi se la causa di quelle rosse gote fossero i suoi discorsi, i suoi modi o egli stesso, anziché una qualche tara mentale che si supera oltrepassando quel fatidico periodo, tuttavia, non aveva ancora avuto modo di ottenere risposte su quel fronte.

    “Come posso superare questa insicurezza? Devo forse seguire l’istinto?”


    Una domanda che esigeva una risposta e che fece drizzare le antenne dell'Uchiha. La ragazza aveva posto un'ottima domanda, una domanda che molti davano per scontata ma a cui ben pochi in effetti avrebbero saputo rispondere.
    Egli stesso non si poteva dire sicuro della risposta, dato che la sua vita si era basata su di un misto tra ispirazione, intuizione, istinto e strategia. Ma poter dire se l'istinto fosse l'elemento fondamentale o meno, era tutt'altra cosa.

    «Si, ma allo stesso tempo No»


    Rispose sibillino, incrociando le braccia e chiudendo gli occhi per un'istante e compiendo alcuni profondi respiri prima di riaprirli e procedere con la risposta.

    «L'istinto può essere un'abile servo, ma è un pessimo padrone. Si lascia spesso sviare da ogni minima sensazione, mentre a volte tende ad ignorare i segnali più palesi. No, l'istinto non è la via per migliorare. Ne è parte, questo è certo... Tuttavia, l'Istinto e l'intuito sono ottimi per fronteggiare qualcosa di sconosciuto. Se il tuo istinto ti serve bene, sarai in grado di battere migliaia di avversari. Ma basta un solo errore per cadere...»


    I suoi occhi corvini la scrutavano con attenzione, mentre senza sosta continuava a mantenere la sua corretta postura, senza concedersi nemmeno un piccolo rilassamento, neppure una svista. Egli era rigido, eppure, in lui si poteva notare la morbidezza. Nella staticità quasi innaturale, ogni muscolo era rilassato, quieto, come se fosse comodamente sdraiato su di un divano o un futon. Ma quale poteva essere il segreto?

    «Ad ogni modo, ci sarà un momento adatto per rispondere a questa domanda. Prima però devo sapere una cosa...»


    Ascoltò quindi la risposta della ragazza. La soluzione a quella domanda era tutto fuorché semplice, a differenza di quanto molti credevano.
    Solitamente, i puristi del combattimento, additavano gli utilizzatori di armi come una sorta di feccia, un gruppo di combattenti abili certo, ma inferiori a loro, non essendo in grado di combattere e vincere senza l'uso di un'attrezzo o un pezzo di metallo in mano. Dall'altra, i puristi delle armi vedevano i combattenti a mani nude, come una categoria inferiore, grezza, poco armonica e che sapeva solo scaricare le proprie emozioni nella brutalità del combattimento, puntando sempre e solo ad essere più forti sul piano fisico, cadendo sul piano spirituale.
    La risposta della ragazza, per quanto imprecisa aveva colto un piccolo spiraglio di entrambe, trovandosi, forse, leggermente più in assonanza con la via della spada, ma in fondo, c'era da ammettere che ella forse non avrebbe dato quella stessa risposta se il maestro di fronte a lei fosse stato un maestro della via della mano vuota, anziché della via della spada.
    Atasuke, terminata l'esposizione, tacque, rimanendo in contemplazione per alcuni attimi, attimi che Ayuuki occupò chiedendosi e chiedendo del maestro che la seguiva in accademia.

    “Sono stata rimandata nell’ultimo Test scritto sul Taujutsu. Sono qui per recuperare?”

    «Okada? Okada Ieasu?»


    Il chunin osservò con aria interrogativa la ragazza, quasi come se quel nome gli avesse riportato alla mente qualcosa di importante, qualcosa di estremamente divertente, qualcosa per cui non potè trattenersi dal ridere con gusto.

    «Tu non hai idea, ragazza mia... ora capisco il perchè di tutti questi dubbi... hehehe... Devi sapere che Okada sta al taijutsu quanto la mayonese sta ad una torta alla panna»


    Sogghignò ancora per un po prima di riprendere la perduta serietà riprendendo il discorso lasciato a metà da quella sconvolgente rivelazione, anche se in effetti di sconvolgente non vi era poi molto.

    «Stai tranquilla, non è una prova bonus ideata con Ieasu... Anche perchè, conoscendo la sua teoria del combattimento... Io per primo credo che difficilmente raggiungerei la sufficenza... eppure eccomi qui e come puoi vedere il mio stile non è poi così insufficente... Senza offesa per il tuo maestro, ma lui è un teorico. Ottimo e perfetto per i ninjutsu che richiedono pratica e tecnica, ma soprattutto testa. Idem, se non maggiormente per i Genjutsu. Ma il combattimento corpo a corpo è un'altra cosa. Non si può limitare ad un semplice ammasso di tacche, indici e valori di potenza e questo lui non riesce ad accettarlo, come anche non accetta mai un combattimento diretto, anche perchè secondo la sua teoria dovrebbe essere imbattibile o quasi, eppure svariate volte ci siamo battuti, ma lui non ha mai vinto...»


    Per la ragazza, quella sarebbe stata una maledizione, oppure una qualche forma di rivelazione. Tutto stava sul come aveva intenzione di prendere le parole dell'Uchiha e farne tesoro, anche se il tesoro più grande aspettava ancora di essere rivelato.

    «Tornando a noi... Fondamentalmente, nel combattimento ravvicinato, esistono due tipi di scuole, o per meglio dire, correnti. L'una che pratica il combattimento a mani nude, l'altra combatte con l'ausilio di armi. Entrambe si guardano con disprezzo: da una parte i puristi del combattimento ritengono le armi un vile strumento, un vezzo per chi non sa realmente come si combatte, al punto da necessitare di un “qualcosa in più” per colmare le lacune del loro corpo. Dall'altra parte, essi ritengono i combattenti delle bestie. Degli sgraziati esseri che fanno della brutalità la loro unica via, martoriando il loro stesso corpo per irrobustirlo a sufficienza da poter resistere a tutto e perdendone in agilità, precisione e grazia nei movimenti, diventando in tutto e per tutto simili a degli animali...»


    Gli occhi dell'Uchiha, con quelle parole, si soffermarono in quelli di Ayuuki, osservandone eventuali reazioni, mentre il suo preciso discorso, su cui si basavano gran parte dei dettami della Karyuuken.

    «Eppure, entrambi non comprendono di essere parte della stessa grande cosa. Come lo Yin e lo Yang, essi si completano a vicenda per formare un'unica entità. Comprendo la tua difficoltà nel definire la differenza tra i due e questo per un semplice motivo: Non vi sono differenze»


    Con quelle parole, Atasuke levò la mano sinistra, mostrando il palmo all'allieva per spiegarsi nel migliore dei modi.

    «Rammenti poco fa? Con quale mano ti ho colpita? E poi che cosa hai sentito? Che tipo di colpo hai subito? Un taglio. Esattamente come se in questa mano, ora aperta, avessi invece stretto la lama di un pugnale, o ancora peggio, una spada. Se solo avessi voluto realmente farti del male, sia che avessi avuto una lama o la semplice mano vuota, dopo i primi due colpi, saresti già morta...»


    Se si fosse fermata a pensare, infatti, si sarebbe resa conto della precisione con cui quei de colpi, andati a segno, avevano colpito punti decisamente vitali senza fare danni per la delicatezza con cui erano stati sferrati. Eppure, se solo avesse premuto di più, avrebbe avuto ben modo di metterla fuori gioco rimanendo su quella che era la velocità della ragazza.

    «Non ho intenzione di sostituirmi al tuo maestro, beninteso, tuttavia, vorrei che tu ascoltassi anche il mio modo di vedere le cose. Se vorrai, poi, sarai libera di scegliere la via che ti è più congeniale. Io sono partito dal pugnale, poi alla spada corta ed ora ho raggiunto la maestria anche con la katana e grazie al mio percorso ho imparato anche a combattere senza un'arma in pugno, notando, senza un maestro reso cieco dai suoi dogmi importi, che queste due parti agiscono assieme, sono complementari e simbiontiche. Non può esistere una perfetta via dell'arma senza una perfetta via senza arma e viceversa»


    Concluse il discorso, dando spazio ad eventuali commenti o repliche della ragazza, prima di ritornare all'argomento principale di quel loro particolare incontro.

    [...]


    Era ormai giunto il momento per dedicarsi alla questione principe di quella giornata: Ai Fuyutsuki, la fuggitiva sorella di Ayuuki, ora considerata a tutti gli effetti una traditrice del villaggio. Gli occhi dell'Uchiha assunsero un'espressione enigmatica, velatamente rattiristata dal discorso che stava per fare. Un chiaro segno del fatto che non recava con se notizie propriamente "liete".

    «Direi che ora è giunto il momento di parlare di tua sorella, se sei d'accordo...»


    Attese una risposta o un qualsiasi accenno affermativo, prima di proseguire su quel discorso parecchio delicato e fondamentale.

    «Come ti avevo accennato prima, abbiamo ottenuto informazioni inerenti a tua sorella, o quantomeno questo è ciò che abbiamo potuto dedurre. Dalle informazioni che abbiamo, pare sia stata individuata in un piccolo villaggio nel territorio del fuoco. I miei informatori mi hanno comunicato che alcuni degli spettatori dicono di aver riconosciuto lo stemma dei Fuyutsuki ed a portarlo sembrava essere una donna mascherata... Fin qui nulla di anomalo, molte casate hanno stemmi simili ed è facile confondere, tanto quanto è semplice confondere la specifica casata, tuttavia, indagando maggiormente sembra proprio che quella donna sia Ai e per quello che ne sappiamo non si è spostata da quel luogo...»


    Sicuramente aveva attirato l'attenzione dell'allieva, tuttavia, una cosa certamente sembrava rimanere celato in tutto quel discorso: perchè tutta quella storia? Perchè le domande, l'addestramento e tutto il resto? A che pro la scelta del dojo come luogo d'incontro, le domande e l'esame?

    «Il Cancello del Purgatorio.»


    Concluse egli, dando quasi un tono mistico nel nominare quel misterioso luogo di cui la ragazza difficilmente avrebbe già sentito parlare.

    «Immagino tu non ne abbia mai sentito parlare prima d'ora... Si tratta di un'arena segreta, gestita da alcuni gruppi mafiosi. In quel luogo, avvengono combattimenti illegali alla morte. Non ci sono regole. Chiunque può partecipare, portando con se una qualsiasi arma. Lo scontro finisce con la resa dell'avversario o con la morte dello stesso e di solito la soluzione è la seconda... Nel fascicolo che ti ho preparato, troverai tutte le informazioni in merito al cancello e su come raggiungere il luogo designato. Uno dei miei ragazzi si è infiltrato sotto copertura e ci garantirà l'accesso. L'obbiettivo, ovviamente, è di verificare l'informazione ed eventualmente riportare a casa Ai... Parteciperemo a degli scontri per poter indagare, ma non c'è altra maniera... Il giro di scommesse in quel luogo è troppo grande e troppe mani sono invischiate per poterci permettere di far saltare quel luogo... Senza contare che è al di fuori dei territori sotto la diretta amministrazione di Konoha... Questa sarà una missione non ufficiale ed assolutamente personale. Se salterà la copertura, saremo soli e voglio che tu lo sappia prima di prendere una decisione definitiva...»


    Lasciò tutto il tempo alla ragazza per pensare a quelle parole, per meditare la scelta, non da poco, che sarebbe seguita, per valutarne i rischi, i vantaggi e le conseguenze.
    Nonostante la motivazione forte, infatti, i rischi per quella missione erano alti, esageratamente alti, forse, per una semplice studentessa, specialmente non molto avvezza al combattimento “reale”, essendosi sempre allenata contro un povero albero la cui unica colpa era di essere nato e cresciuto nel giardino dei Fuyutsuki.
    Attese quindi una risposta, prima di darle un appuntamento, il giorno successivo, al gare di Konoha, completamente bardata di tutto punto, ad eccezione del coprifronte, il quale, era un simbolo fin troppo distintivo, che rischiava di far saltare l'intera copertura prima ancora di cominciare...

    […]


    Il giorno dopo, una lieve nebbia si alzava per le campagne attorno al villaggio e quella strana foschia, particolarmente densa subito al di sopra delle strade, permeava anche all'interno del villaggio, disegnando quello che sembrava essere un candido fiume che scorreva placido lungo le vie. L'autunno era ormai inoltrato e quel misterioso alone di nebbia, del tutto naturale, non faceva altro che confermare questo dettaglio, aggiungendo una velata nota di misticismo, specialmente per i due shinobi della foglia che a breve si sarebbero incamminati verso quell'arcano luogo.
    Ad attenderla, vi era un'entità, completamente ammantata di un nero corvino. Di quella figura, non si potevano riconoscere tratti somatici o alcun dettaglio che ne potesse in qualche modo identificare la casata, la professione o più semplicemente la natura. Avvicinandosi, ed osservando con la dovuta attenzione, la ragazza avrebbe notato che il volto era celato dietro ad una bianca maschera demoniaca, compresa anche di corna nere ed uno sguardo rabbioso, mentre un mantello di un nero profondo ed uniforme, celava ogni altro abito dell'entità, mostrando solo i piedi dello stesso, chiusi in un paio di stivali in cuoio, particolarmente scuri e ben tenuti.
    In tutta quell'oscurità, risaltavano solo alcune finiture dorate, lungo i bordi del mantello e lo stemma della Karyuuken, ricamato con lo stesso filamento dorato alla base del collo dove il mantello era allacciato con una semplice fibbia al di sotto della inquietante maschera.



    OT - Ok, un breve cambio di scena. Ho visto che te la cavi bene con le descrizioni, non male con il combat, ma qui voglio vedere la tua capacità di introspezione. Ti ho dato un po di spunti per iniziare a provare una prima forma di crescita interiore e/o interiorizzare bene la cosa. Dal prossimo vediamo di condurre un minimo di indagini ed interazioni con il mondo esterno :zxc: - /OT
     
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