La Fatale Debolezza dell'Hokage

Otafuku - Zona Mercantile

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  1. Boreanz
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    « Oh? », esclamai, sorpreso, quando Yato riuscì a divincolarsi con forza dalla mia disperata presa per trascinare entrambi lontano da quel luogo da incubo. Lo vidi voltarsi verso di me qualche attimo dopo, una volta che il Donno ci ebbe sbattuto la porta in faccia, e, con mia sorpresa, Yato mi sbottò in faccia! « Autocontrollo? », gli feci eco, non comprendendo bene a cosa si riferisse. « Il vento del deserto spira libero in ogni momento, giorno e notte, senza catene o bisogno di controllo. », risposi, chiudendo gli occhi con espressione beata, perso nel ricordo delle notti estive ad osservare la luna sdraiato sulle dune del deserto.

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    « Non so dove sia la biblioteca, ora che mi ci fai pensare, ma almeno abbiamo ottenuto delle indicazioni. È già qualcosa, no? », gli domandai, gioviale, tentando di incoraggiarlo a sorridere ad a godersi quella magnifica giornata di sole. Dato che ci eravamo già allontanati parecchio dalla casa di Babà la Zuccherosa il mio umore continuava a migliorare ad ogni passo. Poi Yato parlò di nuovo, e il colore abbandonò il mio volto. « M-muratori? E che intendi con "i loro attrezzi", s-spiegati. », dissi, rabbrividendo al pensiero che mi aveva attraversato la mente. Poi alzai subito le mani, facendo un salto indietro per lo spavento.

    « Anzi, no! Non dire nulla! A-andiamo semplicemente a cercare il nostro nuovo amico Uggiolo e vediamo di scoprire di più a proposito di quel leggendario segreto. » Non sapevo se avrei retto ad un altro incontro con individui come il Donno. Tentai di scacciare le orride immagini osservando le varie bancarelle di carne, frutta e dolciumi per le strade di Otafuku. Il mio stomacò brontolò rumorosamente. Stavo per domandare a Yato se gli andasse di fermarsi per qualche istante per assaggiare uno di quei succulenti quarti di marmotta affumicati, quando girammo l'angolo e ci trovammo davanti alla biblioteca cittadina. Sospirai, capendo dal tono del mio amico dagli occhi blu che non ci sarebbe stata alcuna pausa. Continuai a camminare verso il palazzo mentre Yato mi spiegava come fosse uno dei pochi di tutta Otafuku a non essere mai bruciato. L'informazione mi entrò da un orecchio e uscì dall'altro, occupato com'ero a ripromettermi che dopo la visita ad Uggiolo sarei tornato ad assaggiare quei deliziosi quarti di marmotta.

    « Va bene, va bene, stai pure tranquillo. », dissi a Yato mentre entravamo nell'edificio, non riuscendo a smettere di pensare alla visione delle bancarelle. Occhieggiai intorno in cerca di un qualche membro dello staff di sesso maschile, ma non ne vidi alcuno. Notai invece che l'intero ambiente aveva un che di sinistro ed era piuttosto cupo, nonostante fosse adibito alla lettura. Squadrai di sottecchi i vari avventori del posto, tutti chini su tomi di vario genere e tipo. Dovevano praticamente essere tutti delle talpe, ormai, considerai sorpreso. Con quella scadente illuminazione era di per sé piuttosto masochista tentare di leggere. Gli occhi sono un bene prezioso per tutti i cacciatori e gli esploratori, e immaginavo che la stessa cosa valesse anche per altre professioni. Il mio stomaco brontolò di nuovo.

    « Ehi tu! », tuonò una voce alle nostre spalle, proprio mentre Yato aveva fatto il primo passo nella sala di lettura principale. Le teste di diversi avventori, in effetti - notai - dall'aspetto poco raccomandabile, si sollevarono all'unisono per identificare la fonte di fastidio. Mi voltai anche io alle nostre spalle, e vidi un mingherlino con una vistosa pelata malamente coperta da un riporto che si avvicinava a passi decisi. « Per entrare nella sala comune di lettura serve la tessera. E io non ho mai visto te o il tuo amico, ragazzo! », disse a Yato con cipiglio severo, una volta arrivato sufficientemente vicino da sventolargli il suo dito ossuto davanti al viso. « Non è un posto per tutti, questo! Avete idea di quanto costi proteggere ogni anno le mura in legno dal pericolo d'incendio? Migliaia di ryo! E, naturalmente, queste devono venire da qualche parte, vi pare? », disse, accarezzandosi le mani con anticipazione. Attorno a noi, un paio di lettori contenettero a malapena una grassa risata. « Avete buona moneta con voi? Il sapere non ha prezzo, lo avrete di certo sentito. », disse, tentando di darsi un tono.



    L'unica cosa che sentivo io in quel momento era la puzza di imbroglio e da lontano un miglio per giunta! A causa della curiosa curva che i suoi capelli assumevano in corrispondenza della sommità del capo, nella mia mente battezzai il custode dal riporto sbarazzino come Punto di Domanda. Normalmente mi sarei piuttosto seccato per quel tentativo di estorsione e avrei assestato un pugno in pieno naso a Punto di Domanda, ma in quell'occasione iniziavo davvero ad essere intontito dalla fame.

    « No, no. Non ci serve entrare. », dissi, sventolando una mano per indicare a Punto che non ci fosse bisogno di proseguire. « Cerchiamo solo.. com'era il nome.. Cucinolo! », esclamai, ormai salivando vistosamente. « O forse non era così. Yato, ti ricordi il nome che ci ha detto la prostituta-travestito con la barba? », domandai, cogliendo con la coda dell'occhio un vero e proprio sobbalzo da parte di Punto di Domanda alle mie parole. « Ahem. Già che ci siamo, non avreste un tramezzino al pollo o qualcosa da mettere sotto i denti? Casco dalla fame. »

    Fu a quel punto che Punto - ahah! - esplose.

    « B-B-BUTTATELI FUORIII!!! »

    « Uh-oh. », esclamai, mentre due degli energumeni più vicini si alzavano dai tavoli di lettura ed iniziavano ad avvicinarsi con un ghigno sinistro stampato in volto. Scrocchiai il collo e mi voltai verso Yato. « Quanto te la cavi in una rissa? »
     
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