Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    SHI-E-EN

    Let's just start and see what happens.




    La faccenda ebbe inizio in questo modo....


    «...Shi-e-En?»



    Distesa sul pavimento di legno di una sala tanto grande da poter rappresentare almeno la metà di una casa normale, una giovane donna dai lunghi capelli castani e un paio di occhiali storti sul naso, piegò la testa all'indietro, stiracchiandosi dentro il grande maglione di lana intrecciata che indossava sopra ad un paio di aderenti pantaloni neri. Sbadigliò, poi fissò stancamente un uomo che aveva l'espressione goliardica di chi non ha aspettato altro da molto tempo, il quale si strofinò le mani sorridendo entusiasta. Aveva gli stessi profondi occhi verdi della sua interlocutrice e i medesimi lineamenti nobili ed eleganti che sembravano esser tratti da un antico libro di Principi e Principesse. Quello che avrebbe benissimo potuto essere visto il suo portamento elegante e la bellezza del suo vestiario.
    «Shizuka... Shi-e-En non è una festa... è LA Festa!! Anche quest'anno dobbiamo presenziare, capisci?!» Tuonò l'uomo, tirandosi un paio di volte il colletto del kimono, evidentemente solo per darsi un tono, annuendo poi in modo grave. «Siamo la più ricca Dinastia del Fuoco, ne va del nostro titolo! Dobbiamo portare onore a Konoha!»
    «L'unica cosa che portiamo ogni anno sono cospicui introiti per le casse del Paese delle Sorgenti Termali. Non c'è un solo anno in cui riusciamo a vincere qualcosa.»
    Gemette con voce rotta Shizuka Kobayashi, la Principessa della Foglia, mettendosi a sedere e spostando da sé un grosso tomo di medicina e tre rotoli aperti, pieni di scarabocchi strani. «...E poi Okaa-sama non aveva detto che non ci avremmo più rimesso piede?» Domandò, facendosi calare gli occhiali sulla punta del naso e lanciando poi uno sguardo perplesso al padre.

    Cadde il silenzio...
    ...mentre nella mente di entrambi esplodevano nitidamente i ricordi dell'anno precedente, quando loro due, insieme al solidale aiuto di tredici bottiglie di saké caldo, erano riusciti a perdere ben 13.504 ryo ai giochi della roulette, ed Heiko Uchiha, nel saperlo, era esplosa talmente tanto di rabbia che con un pestone aveva fatto esplodere un intero pontile, sul quale per pura disgrazia si trovava suo suocero, il quale era stato sbalzato contro uno dei tendoni galleggianti della Festa, che aveva trapassato come un proiettile rimanendo poi incastrato nelle impalcature interne di legno. C'erano volute tre persone per estrarlo (vivo), altre quattro per fermare Heiko, cinque giorni per trovare Toshiro che era scappato nelle profondità delle foreste (dove si era perso), e circa due settimane di riabilitazione per le punizioni che Shizuka aveva ricevuto da sua madre e ambo nonne, che l'avevano costretta sui talloni, con sei mattoni sulle ginocchia, per tre giorni di seguito senza dormire né mangiare.

    Deglutendo, il Capoclan dell'Airone e la sua unica Erede si guardarono negli occhi.
    Entrambi sudavano.

    «Parla a tua madre. Lei ti ama. Dille che andremo a Shi-e-En.»
      «Ho molte cose da fare nella mia vita, Otou-sama, stavolta non posso rischiare...»
    «...ma io ho già prenotato le stanze più alte e riservate del "Sonno del Ginken” e ho anche invitato il tuo SSSSSSSSSimpatico fidanzato e la SSSSSSua guardia del corpo. Quella che SSSSSSSSSembra impagliata come un cervo.»


    Silenzio.

    «...Devo irritarmi per il fatto che da quella volta al Dojo stai continuando a imitare un serpente ogni volta che parli di e con Masaki, oppure dal fatto che hai speso già una follia per un viaggio non organizzato?» Domandò educatamente la Principessa, alzandosi con eleganza da terra prima di mettere le mani attorno al collo del padre. Benché questo si mise istantaneamente a ridere, lei non esitò a scuoterlo come un tacchino, strillando inferocita. «COSA DIAVOLO HAI FATTO VECCHIO FOLLE?! PERCHE' FAI SEMPRE TUTTO SENZA PENSARE?!»
    «SONO MESI CHE ASPETTO QUESTA FESTA E NON INTENDO RINUNCIARCI! GUARDA, GUARDA COSA HO GIA' PREPARATO!»
    Ruggì furioso il Capoclan dell'Airone, che si diceva per qualche motivo essere anche uno dei Signori più potenti del Continente, e così dicendo indicò in fondo alla stanza una pila di oggetti mal riposta.
    Laggiù, all'ombra di un grosso tanuki di legno e una piramide di cubi di legno per bambini, c'erano due salvagenti, una scatola piena di paperelle gialle vestite da samurai, un coccodrillo di gomma, un ombrello, uno strano vestito lanuginoso tutto rosa con orecchie e codina da coniglio, una spada, un tagliere, una scatola di bicabornato, due corde spesse e almeno tre cesti pieni di serpenti di gomma di diversa forma, grandezza e colore.

    Silenzio.

    «Da medico credo che sia giunto il momento di diagnosticarti una grave forma di schizofrenia.» Disse Shizuka dopo aver esitato per un lungo, lunghissimo istante, sopra il cumulo di roba accatastata in fondo alla Sala della Linea, riservata solo al Capoclan e il suo Successore.
    «Oh no, mi sono dimenticato di scrivere a Masaki di portare un costume da bagno di ricambio...» Replicò per tutta risposta Toshiro Kobayashi, guardando contrito la figlia.
    «...ma alle terme non si va in costume da bagno...» Osservò lei, prima di sentire un brivido gelido lungo la spina dorsale nel vedere il sorriso sardonico del padre che la guardava con pietosa commiserazione.
    «Se quel sudicio ladro di figlie crede di andare alle terme nudo, con la mia Shizu-chin presente, è solo un povero idiota.» Sospirò con strafottenza il Signore dei Mercanti, facendo poi spallucce come se stesse enunciando una verità assai evidente.
    «Chi è un idiota tra i due?» Sorrise però Shizuka, cordiale.
    «Lui.» Replicò seriamente l'altro.

    Silenzio.

    «TU! TU SEI UN IDIOTA! QUANTE VOLTE PENSI DI METTERMI IN IMBARAZZO DI FRONTE A LUI?!»
      «SILENZIO! IO SONO TUO PADRE! SONO IL SIGNORE DI QUESTO CLAN! VEDO OLTRE QUELLO CHE I TUOI OCCHI DA BAMBINA VEDONO!»
    «NON HAI NEMMENO IL CORAGGIO DI DIRE A TUA MOGLIE DI AVER PRENOTATO PER TUTTI A SHI-E-EN, CHE GENERE DI ADULTO E' UNA PERSONA COME TE?!»
      «QUESTE SONO DINAMICHE TRA ADULTI CHE TU NON PUOI ANCORA CAP–»

    «...Chi ha prenotato a Shi-e-En?»




    La faccenda, finì in questo modo...



    «...E quindi verrà anche l'Erede dei Kurogane, mh?»
    Una donna anziana e dai grandi occhi verdi, distinta quanto impeccabile nel suo accollato Kimono scuro, si guardò in uno specchietto mentre un'altra donna, di circa la stessa età della prima, le sistemava con cura i capelli standole rispettosamente alle spalle.
    «Finalmente posso conoscerlo. E' uno Shinobi, vero?» Chiese un vecchio dai lineamenti induriti dalle intemperie e da un passato che solo la cicatrice che lo sfregiava dall'occhio sinistro alla mascella opposta sembrava poter conoscere. Inspirò da una lunga pipa d'argento, ghignando poi ironico. «Spero che sappia cosa sta facendo ad osare un matrimonio con la Principessa dei Kobayashi. Voi giovani ninja non siete più né carne né pesce, ormai, ma credo capisca che per Shizuka non basta un idiota con qualche dote comune.»
    «E' un giovane promettente.»
    Rispose Heiko Uchiha, sorridendo con dolcezza in direzione dei due anziani, abbassando poi la testa con rispetto. «E di buona famiglia.» Aggiunse, come se anche quello fosse un dettaglio da non dimenticare. «Sono certa che incontrerà i favori di tutti voi.» Annunciò ampliando lo sguardo verso tutti i presenti.

    Si trovavano al molo del Torii della Forza, la porta che dal Paese del Fuoco dava accesso a quello delle Sorgenti Termali, e c'erano stavolta davvero tutti: Mihoko Kobayashi, la precedente Capoclan dell'Airone, assieme a suo marito Toru e i rispettivi anziani Kumori; Masamune e Chizuru Uchiha al fianco della figlia, Heiko, rispettosamente seguita da Sanae Aoki...
    ...e poi, in un angolo del pontile, inginocchiati a terra e con la testa piegata c'erano Shizuka e Toshiro Kobayashi. Benché al fianco della prima vi fosse come sempre Ritsuko, austera nel suo kimono nero come la notte e con lo sguardo dritto e incurante, dietro il Capoclan non vi era stranamente Mamoru.
    «Ha lasciato tutte le paperelle a casa...» Si stava lamentando sottovoce il Signore dell'Airone, piegato vicino la figlia. Tirò rumorosamente su con il naso.
    «Non potevamo portarci tutta quella roba, Otou-sama...» Rispose la Principessa con tono consolatorio. Anche lei tirò su con il naso.
    «Mandando lui un giorno prima almeno ci siamo risparmiati di portare tutte le valigie, ma le mie paperelle...» Gemette Toshiro, tirando su ancora con il naso.
    «Vedrai che presto arriveremo e sarà tutto pronto per noi, potremo rilassarci e non pensarci più...» Replicò la figlia. Tirò su un'altra volta con il naso, poi, gemente, provò ad asciugarsi il viso con una mano. Purtroppo per lei la corda che la legava come una zampa di porchetta, e a cui era attaccato un macigno con su scritto “Stupida figlia” non glielo permise.
    «Ringraziate che non vi abbia sepolti vivi quando ho saputo cosa avevate fatto.» Sibilò Heiko Uchiha, fulminando con occhi dardeggianti di rabbia il marito e la figlia nel sentirli protestare per il trattamento ricevuto. «Se quest'anno punterete un solo centesimo, o farete qualsiasi guaio ad Hotami, la pagherete car–...»
    «...ma veramente sei sempre tu che distruggi qualcosa con la tua terribile forza senza controll–...»


    Qualcosa venne battuto come un tamburo di Kumo.

    «Ojou-sama.»
    Mentre Heiko Uchiha stava cercando di legare il marito alla prua di una delle imbarcazioni che avevano riserbato per se stessi, sperando così di vederlo affondare, Ritsuko Aoki si abbassò verso la sua Padrona e con dolcezza la slegò, aiutandola poi ad alzarsi.
    «Sta arrivando?» Chiese Shizuka. Si imbarazzò da sola per la tensione che la sua voce tradì, e si morse allora la lingua per punirsi, come una bambina.
    «Si, mia Signora. Sarà qui a momenti.» Rispose la Kumori, dissimulando per un secondo il naso che si muoveva come se stesse annusando il vento, alzatosi improvvisamente negli ultimi minuti. «Ritsuko, le corde hanno rovinato il vestito? I capelli come stanno?» Gemette per tutta risposta Shizuka, troppo impegnata a girare su se stessa come una trottola per percepire il vento che smetteva di librarsi e la sua guardiana tornare a sorriderle. «Come sto? Male, vero? Avrei dovuto mettere la pelliccia.» Protestò angosciata.
    Mettendosi sommessamente a ridere per poi scuotere gentilmente la testa, Ritsuko Aoki guardò con dolcezza la sua Principessa.
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    Guardò il bellissimo kimono purpureo di lei, ricamato da una fantasia di magnolie d'argento, e l'obi indaco che sbocciava sulla schiena in un bel fiocco intrecciato di perle. Ne guardò il viso ansioso, leggermente truccato, e i capelli raccolti, lunghi abbastanza per solleticarle egualmente i fianchi. La bocca di lei, scarlatta e carnosa, era mordicchiata per l'agitazione che cercava di non lasciar trapelare, e che era evidente nemmeno lei capisse, ma che i suoi occhi profondi e verdi traducevano nel la semplice tensione che si prova per l'arrivo di qualcuno che si desidera impressionare.
    Guardò il suo corpo formoso ed elegante, il modo in cui batteva gli zoccoli zori a terra per togliersi la polvere di dosso, il modo in cui con la punta delle dita tirava le maniche del kimono per nascondere le cicatrici della sua pelle da kunoichi, e per un attimo si chiese chi mai avrebbe potuto pensare che quella donna potesse stare “male” in qualsiasi modo. Era perfetta, dopotutto.
    La sua amata, amata Principessa...
    «Siete bellissima, Ohime-sama.» Rispose la Kumori degli Aoki, scostando una ciocca della frangia troppo lunga della sua interlocutrice, che ripose dietro l'orecchio destro di lei. «...E se quell'idiota e il suo animale impagliato non sono divenuti ciechi, oltre che stupidi, credo che lo vedranno anche loro.»

    Tutti avrebbero dovuto vederlo.
    Così aveva sempre creduto.
     
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