Shi-e-En

[Free GdR aperta a tutti: Nuovo Anno]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Shi-e-en

    I principi



    Potresti provare a divertirti, Baiko? <dissi mentre legavo l'Obi nero e oro attorno alla mia vita con cura. L'uomo, dall'aspetto inquietantemente inespressivo mi fissò come se vessi detto una fesseria tremenda.
    A ben pensarci, era proprio così. Baiko non doveva divertirsi: doveva proteggere e servire l'erede dei Kurogane. Solo che la sua presenza era spesso così tremendamente ingombrante nel suo assiduo silenzio che avevo iniziato a chiedermi se per caso mio padre non gli avesse dato il compito di controllare me e Shizuka. Quell'uomo era in grado di annusare la puzza di un complotto dall'altro capo del mondo, che sia verso di lui o meno.
    Come non detto, come non detto... Aggiunsi con noncuranza, mentre mi passavo una mano tra i capelli albini. Il kimono nero intarsiato d'oro era preziosissimo e di splendida fattura ed io come erede dei Kurogane non potevo far meno.
    Ero sorpreso dall'invito di Shizuka. Quando le avevo proposto di andare allo Shi-e-en, da soli, lei mi aveva detto, testuali parole: “Perché no...” aveva detto lei, con timidezza. Salvo poi l'intromissione di Ritsuko Aoi che mi aveva palesemente minacciato di una morte orribile se avessi osato mettere in pericolo la sua Principessa. Non capii perché l'astio della nobile Heiko Uchiha verso quella gioiosa manifestazione, ma quando Shizuka mi raccontò gli sventurati eventi dell'anno prima compresi.
    Quando però era giunto l'invito mi chiesi cosa potesse essere successo.
    Baiko venne in soccorso.
    ”Toshiro Kobayashi. Di sicuro, Masaki-sama”.
    Baiko poteva scrutare le persone ben più in profondità di quanto fosse possibile immaginare dalla sua faccia totalmente smorta. Così, preparati i bagagli ed aver incassato con piacere il rifiuto dei miei nobili genitori a presenziare al viaggio ed alla vacanza (non c'era modo migliore di iniziare l'anno nuovo che star lontani da loro) io e Baiko – del quale proprio non era possibile che mi liberassi – ci dirigemmo con estremo piacere verso Hotami e quella che si prospettava essere una piacevole vacanza.


    No, non lo era.
    Non poteva mai essere una vacanza. Dovevo fingere, dovevo tenere le apparenze salde per far credere a tutti che quella unione era sincera. Era evidente che fin'ora eravamo stati convincenti, e forse era dovuta al fatto che lei era un'attrice splendida ed io incapace di fingere con lei.
    Quello che i primi tempi si era rivelato un dubbio, era divenuta certezza e quella certezza era pericolosa. Così pericolosa che dovevo negarla a me stesso, poiché avrebbe causato solo immenso dolore all'atto pratico. Eppure, come potevo negare i miei stessi, veri ed inconfutabili sentimenti.
    Ironico.
    L'uomo che aveva deciso di fingere un amore, alla fine, si era innamorato per davvero dell'altra figurante. Non avevo mai osato sperare che tutto quello fosse ricambiato. Se Raizen aveva scelto Shizuka era perché lui era certo che lei sarebbe stata perfetta per quell'incarico. Per cui non avevo modo di sapere quando lei fingeva e quando invece era sincera in ciò che diceva e faceva.
    Così, per essere certo di non esserne deluso, avevo scelto di credere che fosse tutta una menzogna come sarebbe dovuto essere. Avrei fatto i conti col mio cuore nel tempo: in quel momento di Kurogane avevano l'assoluta priorità. Sospirai, guardandomi un attimo allo specchio.
    Non ammiravo i vestiti, o i capelli, o il viso. Guardai i miei sessi occhi riflessi nel vetro e mi fu restituita l'immagine di due grandi iridi color nocciola, tristi e rassegnate.
    Andiamo, Baiko.


    Uscii dalla stanza del Sogno di Giken. Anche Shizuka alloggiava lì, ma non avevo ancora avuto modo di incontrarla. Camminai tra gente allegra, senza badare realmente a nessuno, ignorando persino la presenza di Baiko dietro di me.
    Lui non mi avrebbe mai perso.
    Dopo un tempo non a me ben chiaro, nel quale cercai di calmare il tumulto che provavo (ma che in realtà non faceva altro che aumentare ogni passo che facevo verso lei), mi ritrovai sul pontile del torii della forza. Baiko fissò il cielo, poi dinanzi a se. Socchiuse appena gli occhi e con fare solenne disse Qui poco fa si è consumata una tragedia.
    Eh? Dissi, voltandomi verso di lui, con fare allarmato.
    Ne sono sicuro... ma non so dire cosa. Come se la furia di una dea distruttrice si fosse abbattuta su questo luogo fino a poco fa.
    ... Esagerato! E mi incamminai verso i Kobayashi... che erano decisamente più numerosi del solito. Oltre Tosssssssshiro (non riuscivo a non sentire il suo nome senza il biascicare di un serpente che allungava in maniera intollerabile l'unica “s” nel suo nome) c'era la sua adorabile moglie Heiko ed altri quattro individui che data l'età, riconobbi come i nonni di Shizuka.
    Così mi avvicinai, con assoluto rispetto e riserbo, trovando per prima sulla mia strada proprio lei. Shizuka dissi con un sorriso, dolce, sulle labbra quando le fui davanti. Presi le sue mani nelle mie, stringendole appena, guardandola negli occhi con i miei, carichi di una segreta tristezza che non sapevo se sarei stato in grado di celare dietro le mie doti recitative. Finalmente sei qui. Aggiunsi, sfiorando con delicatezza le sue dita con le mie labbra. Le presi la mano e così, carico di rispetto e riverenze, mi rivolsi a tutti coloro che erano lì dietro.
    Toshiro-sama, Heiko-sama, sono incantato di potervi rivedere. Suppongo che costoro debbano essere i vostri nobili genitori. Misi le braccia lungo la schiena e mi inchinai, profondamente, in segno di grande rispetto. Sono profondamente onorato di fare la vostra conoscenza.

    Dopo le svariate presentazioni di rito, decidemmo di entrare ad Hotami. Era un concentrato di soffuse luci gialle e dolce musica, bancarelle e gente che parlava, rideva, scherzava, beveva e mangiava in compagnia. Lì il mio cuore parve rasserenarsi un attimo e strinsi appena le sue dita, con gentilezza. Baiko, Ritsuko e tutti gli altri sembravano delle guardie pronte ad osservare qualsiasi nostro movimento. Così avvicinai appena la bocca all'orecchio di Shizuka con la scusa di dire una cosa che solo lei poteva sentire.
    Niente di così strano, dopotutto. Dici che riusciamo a distrarre tutte le guardie il tempo di girare l'angolo? Domandai.
    Lei conosceva i nostri carcerieri molto meglio di me.

     
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