Ascesa agli Inferi

Oni no Kuni

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  1. Roronoa™
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    Incubi.

    Villaggio dei Demoni pt. I






    Deveeeeraaux.
    Una voce femminile infranse il sonno in cui era caduto.
    Si ritrovò immerso in uno spazio bianco, senza muri o confini.
    Volteggiava nell’aria anche se le sue braccia erano ferme, distese lungo i suoi fianchi.
    Indossava un abito bianco, simile a quelli che il giovane era solito sfoggiare. Il simbolo degli Yotsuki era ben visibile al centro del mantello.
    Deveraux... ehy.
    Udì di nuovo quella voce.
    Il suono giunse a lui da più direzioni, segno che l'entità immateriale occupava ogni centimetro cubo di quel luogo avvolto da un'intensa luce bianca, come i suoi capelli. Per la prima volta nella sua vita, Deveraux si trovava in pace, senza timori o angosce.
    Sorrideva come un bambino, guardandosi a destra e a sinistra, come se da un momento all’altro qualcosa di cui aveva sentito la mancanza per molto tempo sarebbe apparsa a lui.
    Non era impaziente, come era solito esserlo a Oto.
    Oto? A quel pensiero un urlo di puro terrore sconvolse il clima di pace e armonia in cui si trovava. Il grido fu così potente che Deveraux, sorpreso e terrorizzato, non fu in grado di capire se ad urlare fosse stata la donna di prima.
    In lontananza, vide comparire dei puntini neri in avvicinamento da ogni direzione. Simili a cubi di piccole dimensioni, essi divennero muri oscuri alti quanto un palazzo.
    In trappola, a Deveraux non rimase altro che urlare. Sentì le corde vocali staccarsi dalla loro sede e la bocca riempirsi rapidamente di sangue caldo.
    Un attimo prima dell’impatto tra il ninja e le tenebre, egli chiuse gli occhi.
    Non provò dolore fisico, solo angoscia e terrore allo stato puro.
    Diverse immagini apparirono nella sua mente.
    La madre squarciata in due nella camera da letto della sua villa. Suo padre in lacrime.
    Il Neko e Yamata che insieme sfogavano la loro ira e odio sulla popolazione Otese.
    L'East Gate di Oto ridotto in macerie... con un piccolo dettaglio. In cima ai massi che per secoli avevano costituito una delle difese più impenetrabili del Continente Ninja, vi erano tre ninja, impalati.
    Febh, Aloysius e Nakora.
    I loro occhi erano scomparsi. La sua allieva aveva il ventre completamente aperto.


    [Su un Lettino]




    Non ricordava nulla di ciò che aveva sognato.
    Udì qualcuno muoversi al suo fianco. Chi fosse era solo un dettaglio insignificante.
    Era vivo e ciò gli bastava per il momento.

    Era all'asciutto e al caldo, disteso sopra un comodo lettino.
    Rimase con gli occhi chiusi.
    Ricordava ben poco di sé e del suo passato: il nome, il villaggio di appartenenza e il lavoro che ricopriva a Oto. Per il resto buio totale.
    Qualcosa era in grado di intuire, ad esempio, perché i suoi muscoli non rispondevano ai suoi comandi: qualcuno lo aveva picchiato a sangue, riducendolo in fin di vita.
    Ogni cellula del suo corpo gli doleva da morire. Il dolore era così intenso da smorzargli il fiato.
    A ogni respiro, la schiena e la cassa toracica scricchiolavano.

    Provò ad aprire gli occhi.
    Ci riuscì a malapena solo dopo due minuti. Avvolto dalla luce presente nella stanza in cui si trovavano, l’uomo che Deveraux era riuscito a percepire con l'olfatto e l'udito prese parola.

    CITAZIONE
    Come ti senti?

    Era un individuo di media statura, molto simile a Febh per via degli occhiali.
    Indossava un camice, o forse una semplice maglia bianca. Dal suo tono di voce, una cosa era certa: si preoccupava per il suo stato di salute.
    Sono in ospedale. Pensò, accennando un sorriso.
    Nessuno mi ha mai ridotto in questo stato. Non c’era odio nelle sue parole, solo dolore per via delle ferite riportate in battaglia.

    G-grazie Dottor Kamiya. La mano del dottore entrò in contatto con il suo braccio.
    Deveraux dovette sforzarsi per riuscire a percepire con chiarezza la pressione e il calore derivanti dal contatto.

    Una fitta improvvisa al petto impedì al ragazzo di pronunciare il suo nome.
    Il dottore ne approfittò per raccontare cosa fosse accaduto durante il suo stato di coma. Nell'udire le gesta della figura ammantata di nero, i ricordi ritornarono a lui all’istante, e gli effetti di tale evento furono ben visibili agli occhi del medico.
    Il suo cuore accelerò a dismisura, le palpebre si spalancarono e le pupille si restrinsero.
    Le vene sul collo e sulla fronte si gonfiarono a dismisura.
    jpg
    J-J-JERAL. Pronunciò con tutto l’odio e la rabbia che covava contro quella figura.
    Nemmeno a Oto mi ha portato quel lurido bastardo, altrimenti avresti saputo chi io fossi. Cambiato? Chi se ne frega! Doveva riportarmi ad Oto!!! Digrignò i denti come una tigre.



    Ma le squadre speciali dovrebbero arrivare. Spero presto. Sono Deveraux Yotsuki, Chunin e Guardiano dell'East Gate di Oto. Aveva una missione da compiere per conto di Aloysius.
    Il dottore rivelò il quadro clinico. La situazione non era per niente buona, ma il desiderio di vendetta fu così forte da mettere in secondo piano la sua salute.

    CITAZIONE
    Sei ferito alla base spina dorsale ed alcune vertebre sono incrinate, con il rischio che perforino il polmone. C'è anche qualcosa di strano nelle analisi delle tue onde cerebrali, forse dovuto ad una commozione. Non so ancora quanto grave, per il momento. Devo operarti al più presto, o rischi delle complicazioni a lungo termine.

    Rimettimi in sesto dottore. Lo supplicò. Oto ve ne sarà riconoscente e io vendicherò i vostri amici.
    Si guardò intorno, muovendo solo le pupille.
    Dove lo aveva portato Jeral?
    Dottore... ma dove mi trovo? Chiese.

    Anche se la curiosità era tanta, Deveraux si concentrò più sulla domanda del medico che sull' eventuale risposta di quest'ultimo.
    Doveva ritornare subito operativo, farsi trovare pronto quando Omoi sarebbe giunto a tirarlo fuori da lì.
    Oto aveva bisogno di lui, o forse lui di lei.
    Non era riuscito a scacciare la minaccia davanti al suo Gate, ma aveva evitato, secondo lui, la distruzione delle mura in cui suo padre aveva prestato servizio, trovando la morte.

    Sospirò.

    Ho tre sigilli dietro la schiena. Uno di localizzazione, il secondo di richiamo e il terzo ...non ricordo.Era sincero.
    Mai subito interrogazioni.
    Tossì. Parlando, un po' di sangue si era accumulato sulla sua gola.
    Mi sento stanco....e ancora dolorante. Concluse, socchiudendo gli occhi.





     
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11 replies since 15/12/2015, 19:36   383 views
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