Ascesa agli Inferi

Oni no Kuni

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  1. Boreanz
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    « Let alone yourself. »

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    L'uomo nel camice bianco osservò in silenzio le reazioni del suo paziente. Spaesamento, rabbia, lealtà, confusione, odio. Erano tutte lì, mescolate insieme in un unico amalgama che poteva solo essere il frutto di un'anima umana. « Sei al sicuro. », rispose Kamiya, rassicurante, alla domanda del giovane disteso sul letto. Poi quest'ultimo rispose alla domanda che gli era stata posta e qualcosa nell'espressione del dottore cambiò. « Va bene. », disse, alzandosi.

    Con una mossa fluida si portò alle spalle del lettino su cui era sdraiato lo shinobi canuto e iniziò a spingerlo verso la porta. Evidentemente si trattava di uno di quei letti da ospedale in grado di muoversi grazie a piccole rotelline alla base delle gambe di ferro. « Ti porto in sala operatoria. », gli spiegò, con l'ombra di un sorriso sulle labbra. Ma c'era qualcosa di strano. Quel sorriso, per quanto sincero a giudicare da come aveva raggiunto i suoi occhi, non aveva alcuna traccia della gentilezza dimostrata pochi istanti prima. Sembrava quasi una maschera. La porta si aprì da sola ed il letto scivolò fuori dalla stanza.

    Fu a quel punto che iniziò l'inferno.

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    L'ambiente era completamente diverso. I muri candidi e puliti della stanza illuminata dove era rinvenuto furono sostituiti da grossolane pareti d'intonaco grigiastro, con qualche scarsa luce sparsa qua e là e odore di muffa ovunque. Ma non era la muffa il problema in quell'enorme stanza-corridoio: per metri e metri, a destra e sinistra, le pareti erano ricoperte di corpi umani appesi. Delle catene arrugginite li tenevano in piedi, come appoggiati al muro, ma le loro fattezze non lasciavano dubbi sullo stato di salute in cui versavano: alcuni avevano la pancia aperta da un taglio verticale, con le budella penzolanti al di fuori, mentre altri avevano la testa piegata verso l'alto in un eterno grido di dolore senza suono e senza luce, data l'assenza di lingua e denti nelle loro bocche e le cuciture chirurgiche che tenevano unite le palpebre.

    « Ti piace? », chiese Kamiya dopo lunghissimi istanti, con voce insolitamente allegra. « È la mia collezione. »

    Mentre continuavano ad avanzare, Deveraux poté constatare che, anche con le eventuali botte di adrenalina saettanti nel suo corpo in risposta a quella visione, comunque non riusciva a muoversi nella maniera più assoluta. Lo stesso dicasi per il chakra, che pareva impossibile da sentire. Forse il medico non era stato interamente sincero sulla sua condizione. Ma era strano. Era sembrato così onesto, così interessato al suo benessere... un voltafaccia simile aveva dell'incredibile.

    In un cigolare di ruote, il carrello continuò a procedere per il corridoio. Vasi pieni di gambe e braccia di ogni colore ed età, amputati a chissà chi, abbellivano gli spazi tra un corpo ed il successivo, in un macabro progetto estetico che aveva il suo culmine in una porta nera macchiata ovunque di schizzi cremisi.

    « E oggi », anticipò Kamiya aprendo il pesante legno di mogano nero nero, « tu sarai mio capolavoro. »

    La stanza in cui entrarono era una via di mezzo tra le due appena attraversate: estremamente pulita e ordinata, ma con muri neri con sinistre tonalità di rosso, ed equipaggiata come la migliore delle sale operatorie ad uso chirurgico. Ai lati erano presenti diversi tavolini ricoperti con microscopi, garze, piccole teche di vetro con colture di cellule umane e una moltitudine di contenitori di vetro e vassoi in metallo ripieni dei più diversi oggetti taglienti, divaricanti e cauterizzanti.

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    Le pesanti porte di legno si chiusero dietro il lettino con un tonfo. Deveraux poté avvertire il dottor Kamiya passargli di fianco, passare le braccia sotto le sue gambe e busto e sollevarlo come un bambino. Anche provando, qualche sputo a parte, opporsi era impossibile. L'uomo lo depositò con estrema cura su un tavolino operatorio al centro della stanza. Il freddo metallo di cui era composto fece saettare brividi nella sua schiena e per tutto il corpo: era ancora nudo e nulla separava la sua cute dalla superficie del lettino. Sopra di lui, una luce di media intensità gli impediva di vedere qualsiasi cosa oltre al volto sorridente del dottore, che era intento a sistemargli le braccia lungo i fianchi.

    Chissà quali emozioni attanagliavano il cuore del giovane Yotsuki, ma di sicuro non poterono che peggiorare quando una sensazione orribile pervase l'ambiente all'improvviso; simile ad un nero miasma, una crepitante aura di potere lo avvolse, togliendogli il respiro. Dietro di lui, dove non poteva vedere per via della paralisi al collo, le porte di legno di aprirono e si chiusero un'altra volta. Lo shinobi canuto conosceva quella sensazione, ma non l'aveva mai sentita così forte e... nauseante. Sembrava quasi corrodere l'aria e con essa tutto ciò che era di naturale.

    Il Flagello era tornato per lui.

    « Sei un mortale coriaceo, Yotsuki. »

    La sua voce, soave e crudele al tempo stesso, lo avvolse come un'onda di marea. Anche se con quella luce puntata negli occhi non poteva vederlo, c'era qualcosa di diverso nel Flagello. Sembrava cambiato, cresciuto. E terribilmente affamato.

    « È tutto pronto, mio signore. », pigolò Kamiya, che aveva appena finito di preparare al suo fianco una serie di bisturi ed altri attrezzi e ora guardava Deveraux con un'espressione folle. « Per mio ordine, Saigokage si prenderà cura di te. La sua ombra è l'ultima che vedrai. », commentò Jeral, continuando a rimanere fuori dal campo visivo dello Yotsuki. « Se hai qualcosa da dire, fallo ora. », ordinò. Udite o meno le ultime parole dell'altro, Jeral proseguì.

    « Non tornerai più ad Oto.

    Non rivedrai più i tuoi cari.

    Nella morte e dopo di essa, apparterrai per sempre al Flagello. »


    Sancì l'Immortale, e il suo tono era definitivo.

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    « Gihihi, che l'operazione abbia inizio! »

    A quelle parole tutto iniziò a vorticare e Deveraux Yotsuki piombò in un sonno da cui non si sarebbe mai più risvegliato [Incoscienza IllusoriaIncoscienza Illusoria
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'illusione si attiva solo contro vittime svenute, prive di sensi o con vitalità pari ad una leggera. L'utilizzatore può rendere incosciente una persona a piacimento entro 6 metri, che non potrà più svegliarsi o effettuare altre azioni, come se fosse in coma. La vittima potrà svegliarsi solo se rilasciata l'illusione oppure se l'utilizzatore si allontana oltre 12 metri. L'efficacia è pari a 30, ma può essere rilasciata solo da terzi.
    Tipo: Genjutsu - Bakkin
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da genin in su]
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    OFF GAME

    Il sipario cala. Di' addio a Deveraux :guru:

     
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11 replies since 15/12/2015, 19:36   383 views
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