La Baracca dello Sciamano nella Palude

Casa di Sanjuro

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    La Palude dello Sciamano
    Capitolo Quinto


    Atto III
    La spada nella roccia nelle liane

    Volevo con tutto me stesso rompere quella dannata tavoletta, lo volevo così tanto che non passò molto prima che ci riuscissi. Saruhyondo era la priorità e se avessi dovuto spellarmi le mani fino a mostrare le ossa vive, fino a strapparmi ogni singolo tendine, fino a strappare ogni singolo muscolo l'avrei fatto. Ma la punizione fu molto, molto più denigrante. La tavoletta si frantumò e lo sciamano - che aveva palesemente la testa da un'altra parte - cadde a terra rovinosamente, facendo sollevare il suo gonnellino. Purtroppo per me l'uomo non portava nessun tipo di intimo. Le sue zone intime presero una potente boccata d'aria, mostrandosi in tutto il loro lerciume paludoso. Un conato di vomito salì prima che riuscissi a porgere la mano e quando mi girai l'uomo era già in piedi col suo fido bastone. Mi ricomposi mentre rispondeva alla mia presentazione. « Sanjuro io sono, lo sciamano che trovare dovevi. Comunque, Mizukage? Quale Mizukage? » Terminata la frase si girò subito, incamminandosi ancora più in profondità della palude, a gambe larghe, quasi come se stesse evitando di pestare qualcosa. Nell'insicurezza e nella ignoranza di quel luogo imitai il suo movimento, portandomi le mani sul passante dei pantaloni al fine di sollevarli mostrando le caviglie, cercando di non sporcarli.
    Ogni tanto l'uomo si voltava, come se stesse controllando se fossi ancora lì o meno - forse non era neanche lui tanto sicuro di ciò che stavamo facendo - mentre percorrevamo quelle passerelle di legno marcio e piene di muschio, senza però proferir parola, continuando a gesticolare come un pazzo furioso. Chissà perché il Kage mi aveva mandato proprio da lui. Dopo qualche minuto di camminata ci trovammo in una specie di laghetto palustre che emanava un fetore ai limiti della sopportazione umana, sopra il quale una fittissima vegetazione di alberi e liane sembrava creare una terrazza soprelevata. Sanjuro indicò quest'ultima e mi rivolse, ancora una volta parlando in modo decisamente peculiare, queste parole: « Vedi quelle? Per il tuo obiettivo, quelle sono. Scala le liane fino in cima. Un forziere troverai, lì si trova dall'alba dei tempi. Questi alberi rigettano il chakra, dovrai scalare, o lo spirito della spada non ti riterrà degno. Una volta in cima, trova il forziere sulla cima degli alberi palustri, e fallo cadere in acqua. La palude lo sbloccherà dalla sua antica magia, e potrai recuperare la spada. Essa è nascosta nel forziere, ma niente può aprirlo, solo il fondale della palude riuscirà a sbloccare il sigillo. Falla cadere, si, cadere, e una volta sul fondo, recuperalo. Ti farò trovare un asciugamano e un pasto caldo, per quando avrai finito. » In quel momento non sapevo se avessi più il terrore di finire in quella melma mangiacarogne di cui era composto il lago oppure di gustarmi, una volta finito lo sforzo, un pasto caldo cucinato da Sanjuro ... dovevo però concentrarmi sul mio obiettivo e lasciare i brutti pensieri alle mie spalle. D'istinto, scattai verso un albero lì presente, esibendomi in un fantastico gesto atletico, cercando di usarlo per saltare più in alto possibile ed agganciare le liane ad una altezza decente per poter dimezzare le fatiche: un ninja è anche intento, oltre che mera forza fisica! Con prepotente forza mi poggiai alla pianta e saltai: l'eccessiva forza fece scricchiolare l'albero che si incrinò e mi fece perdere l'equilibrio. Riuscii ad afferrare al volo una liana ma la grande spinta dovuta allo slancio la spostò con foga eccessiva ed essa si spezzò, facendomi precipitare immediatamente in quella schifosa fanghiglia. « Meglio rimanere coi piedi per terra. No, aspetta, non posso farlo ... » pensai mentre, con un paio di bracciate in quell'acqua limacciosa tornai alla banchina. Non volli guardare Sanjuro per evitare di constatare quale fosse stata la sua reazione dopo la mia magra figura, subito infatti mi tirai su e afferrai, senza saltare né provare strane acrobazia aerobiche, una liana che mi pendeva davanti al muso ora sporco e puzzolente. Il candore delle mie bende da battaglia era perso, doveva rimanere intatto però quello dell'intento: lentamente, cercando di muovermi il meno possibile su quella liana, una bracciata alla volta, mi allungai verso l'alto. Ancora salii su quella stessa liana di qualche metro per poi trovarmi invischiato in mezzo a dei rami di un albero adiacente. Lentamente ondulai un poco e mi spostai saltando su una liana lì accanto. Sembravo Son Goku. Alzai la testa verso l'alto e notai subito la strada libera che mi si parava davanti. Con un piccolo sorrisetto e con non poco sforzo, cercando sempre di far muovere il meno possibile quel filo vegetale, arrivai fino alla cima.
    « Ed adesso come salgo? » Riuscii a stento a far passare la testa dentro quegli arbusti, intravedendo un piccolo scrigno a circa sei metri di distanza. Scesi di nuovo con la testa e nel buco appena creato infilai il braccio cercando di aggrapparmi a qualcosa di più solido. Trovai una liana più dura, quasi avente corteccia e potei poi cercane un'altra con l'altro braccio libero. A quel punto, un po' di sforzo sui deltoidi e sul dorso e mi tirai su, poggiando le ginocchia su quella nuvoletta di arbusti. Con passo leggero cercai di raggiungere lo scrigno, stando attento a dove mettevo i piedi e cercando di evitare di cadere di sotto e ricominciare tutto da capo nuovamente. Con mio estremo stupore andò tutto liscio. Appena presi il forziere, però, le liane sotto di me cederono e caddi rovinosamente, ancora, nella melma putrida. Mi ricordai le parole dello sciamano, quindi cercai semplicemente di stendermi il più possibile, cadendo "a candela", di modo da scendere immediatamente nel fondale del lago. Lo scrigno era a pochi passi davanti a me, però sarebbe sceso molto più lentamente del sottoscritto, dati i corpi estranei presenti nell'acqua.
    L'impatto fu terribile: non tanto per il volo, anzi, quello fu decisamente il meno, quanto per l'idea di riuscire a puzzare ancor più di quanto non puzzassi già prima, per l'idea di dover poi lavare il cappotto cerimoniale. Appena sentii il terreno sotto i miei piedi mi piegai, cerando di rimanervici il più attaccato possibile. Allungai le mani, sperando che lo scrignetto cadesse lì vicino. Furono i secondi più interminabili della mia vita: il silenzio di quell'acqua, il fatto che non vedessi niente e che fossi disarmato, poi, mi mettevano il terrore di poter fronteggiare qualche animale anfibio strano - dati gli abitanti di quella palude non ci si dovrebbe sorprendere di niente, in questo senso. Infine il baule mi sfiorò le dita, io lasciai che cadesse e che toccasse il fondo, così da permettere a quella palude di sbloccare la sua serratura protetta dal sigillo. Infine lo presi e con un forte sforzo, cercai di nuotare ancora verso la superficie. Uscii a prendere fiato appena in tempo. « Argh, ecco qua. » dissi, ponendo il sacro oggetto sul pontile. Per la seconda volta mi tirai su da quell'acqua ma adesso con l'ansia di sapere quale mai spada potesse contenere quel prezioso contenitore di legno: stavo morendo dalla curiosità di sapere quale oggetto mi avrebbe riavvicinato alla riconquista di Saruhyondo. « Allora, Sanjuro, apriamo questo forziere? A te l'onore. »




    Legenda


    Narrato
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    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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