L'Ignoranza dello Studioso

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    L'Ignoranza dello Studioso

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    Aiutare un vostro Jinchuuriki dite? domandai agli uomini dinanzi a me. Erano due diplomatici sunesi dall'aria seria. Acconciati con il più classico dei vestiti di quel posto desertico, annuirono in tutta fretta per ribadire quella che era la loro richiesta.
    Dunque il Rokubi ha il suo Jinchuuriki. Dissi pensieroso. I due si fissarono abbastanza sconcertati nell'apprendere che già sapevo del Rokubi. Del resto nessuno di loro aveva accesso al più profondo dei reami dei Bijuu, quella frazione della mente del Juubi che permaneva e collegava tra di loro tutti i Bijuu che non erano rinchiusi dentro un Jinchuuriki.
    In quel momento in quella dimensione permanevano l'Ichibi, il Sanbi, lo Yonbi ed il Rokubi. Lo Yonbi era stato chiaro, non era a Suna e non intendeva chiarire dove fosse e collaborare, amando troppo la libertà che gli era stata negata troppo a lungo. Dunque doveva essere il Rokubi.
    Come... alzai una mano, bloccando la loro domanda sul nascere.
    Non importa come, finché un Bijuu è libero io posso parlarci. In ogni caso, la procedura non è ancora iniziata, vero? No, Mizukage-sama. Intendiamo svolgerla sotto la sua supervisione. Vogliamo chiederle di aiutare il Jinchuuriki a sviluppare il suo potenziale al più presto.
    I miei occhi si posarono su i due e dovetti compiere uno sforzo notevole per non sollevare il labbro superiore in un accenno di disgusto. Potevo comprendere la necessità di avere un Jinchuuriki nel proprio villaggio, tuttavia era – dal mio punto di vista – incomprensibile che il suo rapporto col demone potesse essere “aiutato”.
    Posso dare consigli, nulla più. Puntualizzai con certezza. Non posso di certo obbligare il Rokubi a collaborare.
    ... Ma il Rokubi è di Suna... uno dei due iniziò a sudare copiosamente, evidentemente non condividendo quella mia visione dei Bijuu. Lui...
    Volete parlare col Sette Code per sapere cosa ha da dire sull'argomento? Minacciai con tranquillità, sentendo l'amara risata di Chomei rimbombare nelle mie orecchie. Vi aiuterò, perché intendo aiutare il Rokubi. Ma il suo comportamento dipenderà da come si comporterà il vostro Jinchuuriki. Lui è... gentile. Potrebbe non sopportare di essere visto come un'arma.
    Il Rokubi era gentile.
    Ma era pur sempre un Bijuu. Era pur sempre capace di una distruzione senza pari.


    Circa una settimana dopo ero a Suna. Mi fu garantito l'accesso al Tempio del Rokubi anche se non mi fu concesso di sapere dove fosse. Bendato fui condotto e bendato sarei andato via. Non che me ne importasse: comprendevo benissimo la necessità di tenere nascosti i propri segreti. Il Jinchuuriki non era lì, ma mi furono dette diverse cose.
    Era un giovane privo di vista, un adepto del Culto della Fiamma qualche anno più giovane di me. Una personalità estremamente posata e rigida, che ammetteva scarse divergenze di comportamento da quello che era il suo credo ed il suo codice di comportamento.
    E cosa dice il suo codice di comportamento riguardo i Bijuu? Domandai, senza ottenere risposta.
    Insieme a me, in quella galleria in uno dei molti cunicoli in questione, vi era un uomo sulle trentina che indossava il classico coprifronte a bandana di Suna ma che non portava altri abiti se non un paio di rozzi pantaloni di tela. Era estremamente muscoloso ma silenzioso e riflessivo. Gli occhi grandi e neri fissavano l'oscurità alle nostre spalle. Lui era l'uomo che avrebbe estratto il demone dalla reliquia e l'avrebbe sigillato dentro Haruki.
    Nemmeno tu sai nulla di questo qui? domandai. L'uomo scosse il capo, rispondendomi con un eloquente: ...
    Lo prendo per un no.


    Un rumore di passi in avvicinamento attirò la mia attenzione. Finalmente questo tanto preparato Jinchuuriki stava arrivando! Non ero tranquillo però. Non avevo parlato col Rokubi, non volevo influenzarlo. Avevo un rispetto profondo per i Bijuu e loro lo sapevano fin troppo bene: se avessi usato le mie parole per spingere il Rokubi a fidarsi di un uomo non degno non me lo sarei mai perdonato.
    Mi rendevo conto che stavo arrogandomi un diritto di scelta che spettava solo a Suna, tuttavia nessuno di loro poteva anche solo lontanamente comprendere i Bijuu quanto li comprendevo io. Nessuno di loro li conosceva meglio di me.
    Nemmeno quel futuro Jinchuuriki che si era tanto preparato a quel momento: avrebbe compreso quanto ignorante fosse su un mondo che poteva essere scoperto solo da coloro che erano in grado di vivere e crescere assieme alle più potente e maestose creature generate dall'intelletto e dal chakra dell'Eremita dei Sei Sentieri.


    Iniziamo con un po' di GdR :wosd:
    Gestisci tu tutta la parte che precede la chiamata di Haruki ed il suo arrivo al tempio :zxc:
     
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    Avevo chiesto di non essere disturbato. Il calore di una torcia gli aveva permesso di capire che le tenebre che avvolgevano la sua stanza erano state dissipate. Chiunque fosse entrato, doveva essere piuttosto bravo a nascondere la propria presenza. Haruki non era riuscito a percepire nessun suono e nemmeno un odore. Tuttavia, quel ninja doveva aver sottovalutato le sue capacità, se pensavo di poter passare inosservato portandosi appresso un oggetto capace di alterare la temperatura dell'ambiente. Eppure il rosso non poté che domandarsi come una persona tanto allenata potesse commettere un errore così sciocco? Se non avesse accesso quella fiaccola, avrebbe potuto tagliargli la gola senza che il monaco nemmeno se ne accorgesse. Il Miyazawa sospettava che quella non fosse una scelta casuale. Doveva trattarsi di un avvertimento. Sono stati i 13 Saggi a convocarla. Il momento è giunto. Quelle parole fugarono ogni dubbio rimasto nella sua mente. Quella visita era un monito per ricordagli che la sua vita dipendeva dalla volontà di qualcun altro. Era un modo per insegnargli l'umiltà. Kazutoshi aveva scelto uno dei adepti migliori temendo che il futuro jinchuuriki non avesse ben chiara la propria condizione. Non avrebbe potuto sbagliarsi in maniera più clamorosa. Haruki non avrebbe mai potuto ignorare ciò che era e quali erano i suoi doveri. Niente avrebbe potuto cancellare dalla sua memoria la consapevolezza di essere un mero contenitore. Uno strumento vivente, nato solo per servire ed obbedire. Abbandonando il rosario che teneva tra le mani, Haruki si alzò, limitandosi poi a seguire il messo che gli era stato inviato. Non aveva bisogno di sapere altro. Il giorno che aveva atteso dal primo istante in cui aveva messo piede nel monastero era finalmente arrivato. Presto il Demone sarebbe stato sigillato dentro di lui.



    Inetti, beoti, deboli. Mentre procedevano verso il luogo in cui era custodita la reliquia, nella sua mente Haruki stava inanellando una lunga serie di epiteti poco lusinghieri rivolti agli Anziani del Consiglio. Non riusciva a capacitarsi di come potessero aver pensato che invitare uno straniero ad una cerimonia del genere potesse essere una buona idea. I Demoni erano armi pericolose che i Villaggi costruivano gelosamente. Non era insolito che l'identità dei portatori venisse tenuta segreta per evitare che qualcuno potesse decidere di impossessarsene. Commettere un solo errore avrebbe compromesso la sicurezza dell'intero villaggio e indebolito pesantemente il potere bellico di Suna. Per queste ragioni si usava la massima cautela nel gestire tutto ciò che aveva a che fare con i Codati. Queste erano cose che avrebbe potuto comprendere perfino uno studente al primo anno di accademia. Eppure, per ragioni a lui sconosciute, il Consiglio sembrava ignorare totalmente quei concetti basilari. Infatti, dopo il disastro che avevano combinato con lo Yonbi, quegli idioti avevano deciso di mettere a repentaglio anche la creazione di quella nuova arma. Tuttavia, nella loro somma imbecillità erano riusciti a superarsi, poiché lo straniero che avevano invitato era Itai Nara, il Kyuudaime Mizukage in persona. Sebbene niente nei suoi modi o nel suo aspetto avesse potuto tradire quanto stava provando, all'interno il monaco rosso era divorato dall'ira. Inoltre, nella sua mente aveva preso sostanza una consapevolezza che il Maestro Kazutoshi e gli Anziani avrebbe avuto ragione di temere. Solo io posso ricondurre il mondo al piano tracciato dalla Fiamma. Il fallimento dei suoi predecessori era ben evidente in ciò che era diventata Suna: la pallida imitazione di un villaggio ninja. Un triste avamposto nel deserto senza autorità, senza potere e senza alcuna influenza. Questo era ciò che rimaneva dei fasti di un tempo: nient'altro che rovine. Inoltre, Haruki sapeva benissimo di chi era la colpa di tutto ciò ed era sicuro che, un giorno, sarebbe toccato a lui mettere quegli uomini difronte all'entità del loro peccati.


    Giunti nella stanza dove avrebbe avuto luogo il rituale, Haruki si sarebbe esibito in un profondo inchino verso gli uomini che lo stavano aspettando. Poi, si sarebbe rivolto direttamente al Mizukage con la tipica rigidità che caratterizzava ogni aspetto della sua persona. È un onore poterla incontrare, Mizukage-sama. Sono lieto che lei abbia deciso di sostenerci in quest'impresa tanto ardua, tuttavia, penso lei potrà capire la mia perplessità, mi è difficile immaginare come la sua presenza possa esserci di aiuto. Haruki certamente non apparteneva a quel tipo di persone a cui piace tergiversa e Itai se ne sarebbe immediatamente reso conto.
     
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    II



    Un tipo retto. Quasi rigido per essere più precisi. Un portamento impeccabile senza dubbio, eppure c'era qualcosa in quel ragazzo così ossequioso che mi inquietava. Il modo in cui mi aveva posto la domanda era assolutamente impeccabile nella forma e nell'inclinazione. Educato e formalmente corretto, trasudava supponenza ed arroganza da tutti i pori. Mi domandai se quella domanda così educata fosse stata composta in quella maniera al preciso scopo di irritarmi, dunque pensai che in quel caso quel ragazzo dovesse essere davvero stupido e del tutto non corrispondente alla descrizione che mi era stata fatta. Era assai probabile allora che semplicemente non sapesse cosa fossi.


    Mph...ahahahahaha non sa che sei un Jinchuuriki! Ma chi l'ha istruito a questo? Chomei rise di gusto nel notare quel mio pensiero.
    Ma ti prego... credevo che non esistesse Shinobi che non lo sapesse. Però ok, forse è un pensiero superbo contare sulla mia fama. Ma sei un futuro Jinchuuriki e ti hanno detto che mi hanno aiutato per aiutarti! Perché non lo sa! Era quasi surreale che nessuno si fosse occupato di quel dettaglio alquanto importante. Perché senza quel significativo particolare star lì non avrebbe avuto alcun senso per me. Fa niente.
    Orgoglio ferito, eh?
    Taci.


    Se c'è una persona che ha una minima possibilità di rendere più facile la tua unione col Rokubi sono io. Per un attimo ho pensato che mi stessi prendendo in giro, ma ho realizzato che evidentemente tu non lo sai, anche se ormai il mondo intero ne è a conoscenza. Quella segretezza aveva smesso di avere senso per me. Avevo combattuto con troppa gente. Sono il Jinchuuriki del Sette Code e da parecchio tempo oramai. Sono il Jinchuuriki più esperto del continente ed in più ho parlato diverse volte col Rokubi, abbastanza da poter dire di conoscerlo e conoscerne il nome. Un tipo gentile. Dissi, osservandolo mentre dicevo quelle parole. Sospettavo che però il Monaco non avrebbe tradito alcuna emozione a riguardo. Mi domandavo se fosse rimasto sorpreso dallo scoprire che avevo avuto modo in diverse occasioni di parlare col Rokubi. Avrebbe sospettato che ero stato condotto lì segretamente più volte? Mi domandavo quanto sapesse effettivamente dei Bijuu e del loro mondo. Sarò franco, Haruki, non so bene che cosa posso fare. Mi è stato chiesto il favore di aiutarti quando ti unirai al demone, poiché l'unione non è nulla se lui non ti concede di usare il suo potere. Tuttavia dubito sia qualcosa che posso fare... non è compito mio intromettermi. Mi avvicinai alla reliquia, che sfiorai con la punta delle dita. Lasciateci soli.


    Quando dissi quelle parole tutti obbedirono senza esitare. Erano stati istruiti a dovere riguardo al fatto di seguire scrupolosamente le mie istruzioni. Haruki avvicinati e tocca la reliquia. Dissi al ragazzo cieco. Non mi arrischiai ad aiutarlo, vedendo come riuscisse a muoversi con straordinaria naturalezza anche se privato dell'importante supporto della vita. Dimmi, hai idea di cosa ti aspetterà? Domandai allora, curioso di conoscere la risposta.

     
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    La sua cecità, da lungo tempo, aveva cessato di costituire un limite nelle relazioni sociali. Imparando a dominare i sensi che gli erano rimasti, aveva trasformato quella condizione in un potente filtro. I suoi occhi spenti gli permettevano di ignorare il rumore di fondo, il disturbo generato dalla vacua apparenza, garantendogli un punto di osservazione privilegiato sulla specie umano. Emozioni, pensieri e sentimenti risultavano evidenti alla luce della sua rafforzata percezione ed erano diventati molto più semplici da rilevare e interpretare. Ovviamente, quella capacità era ben lontana dall'essere priva di errori. Esattamente come una spada appena forgiata, aveva bisogno di essere ben affilata prima di poter essere usata al massimo del suo potenziale. Tuttavia, questa maggiore chiarezza, non gli permetteva di comprendere il comportamento umano meglio di quanto potesse in precedenza. Le sue inclinazioni personali e l'educazione ricevuta l'avevano reso estraneo alla società contemporanea. Era del tutto incapace di agire e parlare in modo discorde rispetto alla rigida etichetta che gli era stata insegnata. Le ragioni che spingevano le persone comuni a comportarsi in un modo o nell'altro gli risultavano oscure. Nella sua mente esisteva solamente l'obbedienza e qualunque cosa fosse estranea a quel concetto gli risultava incomprensibile. Con quel piglio da automa, Haruki mostrava una goffaggine non indifferente nelle interazioni sociali. Pertanto, benché avesse rilevato una certa stizza nella risposta del Mizukage, non comprendeva da cosa quel sentimento potesse essere originato. Non aveva alcun interesse per la fama o la notorietà, quindi l'idea che Itai potesse essersi sentito ferito dal fatto che non sapesse della sua natura di Jinchuuriki non gli passò nemmeno per la testa. Al fine di porre rimedio ad un errore che non sapeva di aver commesso, scelse di scusarsi. Non era mia intenzione mancarle di rispetto, Mizukage-sama. Sfortunatamente l'educazione monastica mi ha impedito per molti anni di ricevere notizie su qualsiasi cosa succedesse all'esterno del Tempio. Si inchinò nuovamente, volendo sottolineare quanto fosse contrito per quella sua mancanza. Invece, il tono della sua voce, esattamente come i movimenti del suo corpo, non avverrebbero suggerito la presenza di alcun sentimento umano. Non aggiunse nient'altro e si limitò ad assecondare gli ordini, facendo attenzione a qualsiasi parola pronunciata dallo shinobi straniero. Ovviamente, quanto aveva detto successivamente si era rivelato una fonte di dubbi e incertezze ben più consistenti. Affidandosi al suo granitico autocontrollo, Haruki dominò la rabbia e lo sdegno causato dalla notizia che il Mizukage avesse interagito più volte con la reliquia. L'inettitudine del Consiglio di Suna aveva raggiunto un livello che non avrebbe immaginato nemmeno nel peggiore dei suoi incubi. Non solo avevano richiesto l'aiuto di un ninja straniero per un rito tanto sacro e rischioso, ma gli avevano addirittura permesso di visitare più volte la stanza in cui era sigillato il Rokubi. il Miyazawa non era a conoscenza dei poteri del Nara, quindi quella gli era apparsa come l'ovvia conseguenza delle sue affermazioni. Quelle rivelazioni rinsaldarono in lui la consapevolezza che l'attuale organo a guida del villaggio fosse del tutto inadatto al compito che era chiamato a svolgere. Inoltre, come era possibile che quell'abominio venisse definito "gentile"? I bijuu non era nient'altro che una minaccia, una fonte di potere altamente efficiente e altrettanto pericolosa. Niente di più che una massa di chakra dotata di vita propria. Non riusciva a capire come Itai potesse anche solo considerare l'idea di fare conversazione con un Bijuu. Anche l'opinione che aveva del Mizukage iniziò a spostarsi verso quella che nutriva nei confronti della dirigenza del Villaggio della Sabbia. Era uno sciocco se credeva che avrebbe lasciato a quella bestia la possibilità di decidere se collaborare o meno. Haruki gli avrebbe sottratto ogni stilla della sua forza, che quell'essere immondo fosse d'accordo o no. Lui rappresentava il volere divino e non avrebbe tollerato la disobbediente. E nemmeno il fallimento. Anche perché se non fosse riuscito nell'impresa di contenere il Demone, i sigilli tracciati sul suo corpo avrebbero agito nel migliore interesse del villaggio, uccidendolo. Haruki era ben consapevole della cosa e non ne era spaventato. Non riuscire in quell'impresa avrebbe costituito un disonore che era possibile cancellare solo con la morte.



    Quando Itai gli ordinò di avvicinarsi alla reliquia, rispose al comando con solerzia, compiendo velocemente i passi necessari a raggiungere l'oggetto sacro. La sua vita era stata costruita in attesa di quel singolo evento ed ora che era giunto il momento della verità, nel suo animo non albergava altro che serenità ed entusiasmo. Non v'era alcuna paura nel suo cuore, perché non aveva alcun motivo per averne. La sua vita aveva valore solo in quanto poteva agire come strumento della Fiamma. Se non si fosse dimostrato all'altezza di tale compito, avrebbe incontrato la sua giusta fine. L'idea di abbandonare il mondo agli Anziani del Tempio e ai membri del consiglio lo infastidiva leggermente, ma la Fede gli impediva di dubitare che Dio avesse presto trovato un altro adatto a servirlo, esattamente come aveva fatto con lui molti anni prima. Tese il braccio destro, appoggiando la mano sul contenitore del Demone. La volontà divina anima il mio corpo e la mia mente. Sono pronto ad affrontare qualsiasi prova. L'educazione ricevuta gli aveva permesso di accumulare un grande numero di informazioni sui nove demoni, garantendogli il privilegio di poter far fronte alle forme più comuni di rituale di sigillo. Ovviamente, nonostante la sua erudizione in materia, il monaco rosso non avrebbe mai avuto l'ardire di parlare apertamente di quella materia con un estraneo. Non avrebbe voluto macchiarsi d'arroganza, esprimendo un commento su un argomento tanto oscuro e non voleva rivelare accidentalmente informazioni segrete ad un ninja straniero. Non appeno toccò la superficie della reliquia, gli antichi sigilli tracciati sul suo corpo reagirono al contatto con il charka del demone. Come se fossero mossi da volontà propria, scivolarono sulla pelle di Haruki, invadendo la pietra che costituiva quel contenitore. Presto l'avrebbero ricoperto interamente.


    Edit: Corretti due errori che mi davano fastidio. >_<


    Edited by Bartok. - 6/5/2016, 12:14
     
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    L'ignoranza dello studioso

    III



    Il giovane Sunese, quando gli domandai se sapesse a cosa andasse incontro rispose tirando in mezzo una qualche divinità. Se c'era qualcosa che la vita mi aveva insegnato era non mettersi in mezzo ai fanatici e la loro fede, poiché ne sarebbero uscite solo inutili e lunghissime discussioni senza fine ed apparente risoluzione. Non si discuteva con chi poneva dogmi sulle sue convinzioni, senza essere in grado di accettare altre verità che non fossero quelle che il dogma prescriveva. Ovviamente, non riuscii a trattenermi.
    Non potevo. Non quando si trattava di loro.
    Prove?, domandai cercando di nascondere una vaga irritazione nella voce. Sospettavo che, una volta che una divinità fosse messa in ballo i bijuu potessero essere trattati secondo i canoni di quella divinità e non secondo ciò era loro più appropriato. Il solo fatto che continuavamo a tenerli rinchiusi ed usati come armi da un lato lo ritenevo disprezzabile per quanto necessario agli equilibri mondiali.
    Haruki, il problema non sono le prove che dovrai affrontare, mentre parlavo posai una mano sulla giara. L'uomo silenzioso che era stato presente poc'anzi era all'ingresso e fissava la scena con interesse, ma sempre senza fiatare.
    Direi che la tua risposta però è chiara: non sai assolutamente nulla, dissi in un mormorio quasi triste preceduto da un profondo sospiro. Condividere il tuo corpo e la tua mente con un bijuu non è qualcosa di semplice, non è qualcosa che si impara. Essi sono vivi e con pensieri ben più profondi di quanto un umano potrebbe mai sperare di avere in cento anni di meditazione. Non si può imparare a conoscerli prima di averli conosciuti davvero, non si può sperare di dominare il loro potere, si poteva solo sperare che esso ci fosse concesso, aggiunsi nella mia mente senza dire quel particolare.


    L'uomo silenzioso fece un pass avanti. A quel punto se Haruki avesse tentato di distaccare la sua mano dalla reliquia non ci sarebbe riuscito. Il rituale era già iniziato. Mi allontanati, mettendomi in disparte, mentre una furiosa quantità di chakra avvolgeva la reliquia man mano che il sigillo veniva dissolto mentre quello di Haruki veniva costruito dall'uomo che era lì per lo scopo. E man mano che il tempo passava il chakra del Rokubi passava dalla reliquia al monaco e man mano il tempo passava più il monaco si sarebbe sentito infuocato da una sensazione nuova. La sensazione inaudita di avere qualcosa unita alla radice della propria anima che non poteva essere separata senza che essa tentasse di portarsi dietro la tua vita. Quando il rituale fu completato Haruiki avrebbe sentito quella sensazione dominarlo per un istante, per poi scomparire, come se non fosse mai esistita.
    Il sigillo è completo, Haruki. Sei il Jinchuuriki del Sei Code., dissi. Ma il solo sigillo è inutile se il Rokubi non ti concede un po' di potere, sedetti con le gambe incrociate, invitando Haruki a fare altrettanto.
    Ogni Jinchuuriki può comunicare col proprio Bijuu in un piano esistenziale proprio ed esclusivo, spiegai. Se non comunichiamo col Bijuu noi Jinchuuri siamo praticamente senza alcun potere. Per cui, prima di pensare a come fare affinché il Rokubi ti consenta di usare una minima parte del suo chakra senza che ti schiacci come la mosca che sei al suo cospetto, dovrai trovare tale piano dimensionale. Quando l'avrai fato la strada sarà nota e potrai raggiungerlo quando vuoi e senza sforzo alcuno. Concentrati, Haruki, trova il Rokubi dentro di te e mostrati al suo cospetto.


    Trova il tuo mondo interiore e descrivilo!

     
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    Itai non capiva. Non poteva capire e mai avrebbe potuto. Dal suo incontro con la Principessa Kobayashi, Haruki aveva imparato quanto inutile fosse discutere con gli shinobi di alto rango, specialmente se provenienti da casate nobiliari. Il fatto che l'ennesimo membro di un'aristocrazia decadente intenzionato a redarguirlo su uno o quell'alto argomento potesse fregiarsi del titolo di Mizukage non avrebbe fatto altro che renderlo meno incline a riconoscere il volere di Dio. Conscio di questo fatto, Haruki si limitò ad ascoltarlo in silenzio, conservando la sua altera compostezza. Avrebbe fatto le cose alla sua maniera, che il Kage fosse d'accordo o no. Kiri e Suna erano alleate, ma non aveva alcun dovere verso di lui. Non in quell'occasione, almeno. I Bijuu era il suo campo. Aveva passato la sua esistenza a studiare i nove demoni e i metodi per sottomettere il loro potere, aveva sacrificato tutto per ottenere gli strumenti necessari e sapeva che un giorno avrebbe trionfato. Non possedeva ancora la forza necessario per raccogliere il frutto della sua esperienza, ma ciò non costituiva un limite, bensì uno stimolo a proseguire lungo la strada che Dio aveva tracciato per lui. Non aveva alcun interesse per le farneticazione del Kage sulla sensibilità di creature che potevano essere descritte più correttamente come un ammasso di chakra ambulante. Il fatto che fossero dotati di volontà propria non era un pregio, ma un difetto da correggere. Un così grande potere nelle mani di creature incontrollabili costituiva una minaccia impossibile da ignorare. Haruki non avrebbe tollerato che uno dei nove tornasse a calcare la terra, come era successo allo Yonbi. I Bijuu andavano incatenati con un sigillo abbastanza potente da renderli del tutto incapaci di tornare a devastare il mondo.


    Il rituale era cominciato nel momento in cui aveva posato la mano sulla reliquia, ma fu solo quando il Sigillatore iniziò a spezzare il vecchio sigillo che Haruki sentì il chakra della creatura scorrere dentro sé. Era un flusso caldo e costante che lentamente avviluppava la sua anima, stabilendo un legame che non avrebbe più potuto essere reciso. Invece che ostacolarne il corso, il monaco prese a costruire la prigione che avrebbe dovuto contenere quell'essere demoniaco. I sigilli presenti sul suo corpo l'avrebbero aiutato, ricompensandolo per il sacrificio che aveva pagato con i propri occhi. Le linee nere tracciate sul suo corpo, esattamente come era successo appena sfiorata la reliquia, si animarono, agendo secondo la volontà del loro creatore. Scivolavano lente sulla pelle di Haruki, costruendo un altro complicato sigillo intorno a quello preparato dal ninja silenzioso. Forme antiche e incomprensibili ai ninja che lo circondavano comparvero su tutto il suo corpo, concentrandosi sull'addome, dove poi sarebbe comparso il marchio di contenimento.


    Il monaco percepì ancora una volta quella strana sensazione, come se qualcosa si stesse aggrappando con forza alla parte più intima del suo essere, e poi più nulla. Il rituale si era concluso con successo. Aveva vinto. Aveva raggiunto il suo scopo. La sua vita aveva assunto un senso nuovo. Una sensazione di rinnovata felicità riempì il suo animo, obbligandolo quasi a piangere lacrime di gioia. Fortunatamente riuscì a mantenere un certo contegno, anche se per qualche secondo sarebbe stato possibile notare in lui i segni di un forte stress emotivo.


    Rapidamente, i sigilli tornano a segnare la pelle di Haruki e, benché ad un osservatore inesperto sarebbe stato impossibile notare la differenza, ai membri del Culto della Fiamma avrebbero assunto un aspetto totalmente nuovo. Quelle linee erano la prova tangibile del suo successo. Haruki aveva cessato di essere un semplice uomo ed era diventato qualcosa di può. Una prigione. Il carcere che avrebbe rinchiuso quella bestia fino alla fine dei suoi giorni, quando qualcun altro si sarebbe fatto carico di quel fardello. Il rosso, tuttavia, aveva altre ambizioni. Era logico pensare che per contenere un demone immortale fosse necessario trovare un ospite in grado di superare la prova dei secoli. Per questa ragione, Haruki, ora che si era personalemte fatto carico del Rokubi, aveva intenzione di iniziare a lavorare alla sua più grande creazione. Un sigillo che l'avrebbe trasformato in un essere senza tempo, in grado di costituire l'antidoto perfetto a quella piaga che gli uomini chiamavano Bijuu. Era ancora molto lontano da quel sogno, ma il ragazzo confidava che la fede l'avrebbe guidato al successo. Ovviamente, era conscio che il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo, ma ciò non gli importava. Era pronto a rinunciare a qualsiasi cosa e ad affrontare un'eternità di sofferenze pur di avere successo.


    Il neo Jinchuuriki seguì l'esempio di Itai e si mise in posizione di meditazione. Il potere del demone non gli interessava ancora, ma fare un tentativo per conquistarselo non l'avrebbe di certo ucciso. Il demone era ormai al sicuro nelle profondità del suo corpo e il Miyazawa non aveva intenzione di lasciarselo sfuggire. Estrasse uno dei suoi rosari e iniziò a pregare. Le dita correvano lente sui grani di legno, mentre la sua bocca componeva parole in una lingua ormai sconosciuta. La sua coscienza abbandonò il mondo materiale e raggiunse le profondità della sua anima, dove si trovava la Prigione.



    Haruki ricomparve sulla prima delle sei grandi piattaforme aeree che componevano la dimensione in cui era rinchiuso il Bijuu. Al centro di quella strutta galleggiante, esattamente come per tutte le altre, un braciere ardeva con vigore. Il monaco rosso sapeva che se avesse voluto dominare la Bestia, avrebbe dovuto sigillare ognuna delle sue code in quei grossi contenitori, così da dividerne il poterne e renderlo più facilmente controllabile. Sfortunatamente, Haruki non sarebbe ancora riuscito ad eseguire un rituale simile, ma la cosa non aveva importanza. Presto avrebbe ottenuto la forza necessaria. In quel luogo Haruki poteva contare sui propri occhi, pertanto era capace di vedere la sua creazione in tutta la propria maestosità. Gli ci vollero alcuni secondi per abituarsi alla ritrovata vista, poi riuscì a percorrere senza esitazione l'intricata struttura di catene e passerelle che conduceva fino alle segrete dove era nascosto il Rokubi. In quel luogo sarebbe rimasto il corpo principale anche dopo il completamento del sigillo. Nella sua mente dominava la fermezza di chi sa con certezza di essere guidato da Dio, ma il monaco non avrebbe potuto negare di provare una certa tensione nel dover comunicare con un Bijuu. Aveva passato molto tempo a studiare la natura di quelle creature, ma incontrarne una di persona era tutta un'altra storia. Un enorme cancello scavato nella roccia di quella montagna costituiva l'ingresso della struttura di contenimento. Haruki pose la mano al centro dell'enorme serratura e si preparò a fronteggiare il Rokubi.

    Mostrati, Demone.

     
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    IV



    Il monaco aveva passato molto tempo a studiare la natura di quelle bestie. E probabilmente non aveva imparato assolutamente nulla. Poiché coloro che con fermezza avevano decretato ciò che le bestie erano e ciò che avrebbero potuto pensare in realtà non aveva mai avuto modo di ospitarne una dentro di se e se così era non aveva mai avuto modo di approfondire un rapporto al di là di quell'odio iniziale che tra Bijuu e Jinchuuriki era una delle costanti della loro vita terrena. Questo però Haruki non poteva saperlo, accecato dalla sua fede anche nel suo spirito oltre che nella sua carne. Eppure qualcosa poteva accadere, cosa però non era ancora dato dirlo.


    Il Sei Code rise. Aveva una voce acuta ed energica ed in quel momento carica anche di un curioso sarcasmo. Haruki era giunto lì e la prima cosa che aveva fatto era stato comandare qualcosa a lui! Un essere millenario e potente non avrebbe ascoltato gli organi di un ragazzino troppo altezzoso



    Osi molto, giovane, anche solo a parole. Noi siamo il Rokubi



    Esatto. Aveva usato un plurale maiestatis. In termini di arroganza e confidenza in se stessi, purtroppo per Haruki, il Rokubi se la giocava al pari del Kyuubi. E difatti rimarcò la parola Rokubi con un carico di orgoglio tale che avrebbe potuto causare un certo attacco di nausea a chi, come Haruki, riteneva che i Bijuu fossero abominazioni prive di cervello.



    Sento in te fermezza ed una fede incrollabile. A cosa sei così devoto, giovane?



    La domanda era sincera. E mentre parlava qualcosa andava accadendo in quella dimensione: una specie di odore irritante avrebbe iniziato a sconquassare la fermezza di Haruki. Tempo pochi secondi e l'irritazione si sarebbe estesa dalle narici agli occhi, come se all'improvviso l'aria fosse stata appestata da una sostanza tanto inodore quanto... pericolosa. Qualcosa stava accadendo e lo stava facendo il demone. E più il tempo passava più quell'irritazione andava avanti e tempo pochi minuti Haruki avrebbe sperimentato un certo dolore che gli avrebbe impedito di respirar bene senza tirare giù del sangue assieme all'aria. E la vista, da poco riacquistata, gli sarebbe stata lentamente tolta da lacrime di sangue. Tutto ciò era acido! Se però il Demone lo stesse facendo volontariamente o meno non era dato saperlo, ma doveva trovare un modo per governare quella dimensione al pari del Rokubi oppure di lui - ben presto - non sarebbero rimaste che le ossa. Haruki avrebbe scoperto che non poteva accontentarsi di essere un semplice contenitore: doveva poter governare quella dimensione ed il potere del Demone per poter sperare di ottenere ciò che voleva... ammesso che fosse stato realmente possibile. Sì sa, i Demoni tendono a divenire violenti quando veniva minacciata la loro integrità.

     
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    La risata di quella creatura abominevole riempì l'aria, mentre ad Haruki veniva permesso di vedere la sua forma fisica. Fece un respiro profondo, si avvicinò di un passo e sollevò il capo, così che potesse abbracciarla con lo sguardo nella sua interezza. Come aveva studiato sugli antichi rotoli del Tempio, il Demone sembrava un'enorme lumaca dotata di sei code. Il monaco sospettava che dovesse essere alta almeno venti metri, ma non erano le sue dimensioni esterne a solleticare la sua attenzione. Anche ai bambini era noto che i nove fossero dotati di un potere sconfinato, ma esserne testimone di persona rappresentava un'esperienza totalmente disarmante. Benché Haruki non fosse ancora un sensitivo, in quel luogo poteva ammirare la forza del charka che ora era stato sigillato nel suo corpo. Per un secondo, lo attraversò l'idea che il suo allenamento non sarebbe bastato a fornirgli la forza per contenerlo. Soffocò immediatamente quel pensiero, vergognandosi perfino di averlo valutato. Lui era stato scelto dalla Fiamma. Era nato per portare a termine quel compito e niente l'avrebbe ostacolato. Strinse così forte il pungo destro che le sue unghie penetrarono nel palmo della mano, facendo cadere a terra qualche goccia di sangue. Il dolore purifica. Come sempre quella sensazione pungente riusciva a diradare ogni sua debolezza, obbligando la sua coscienza a ritrovare la forza necessaria a soverchiare ogni dubbio o paura.

    Ancora una volta la voce imponente della Lumaca rimbombò all'interno del Mondo interiore, distogliendolo dalle sue elucubrazioni. Faccio solo ciò che mi è concesso dalla Volontà di Dio. Non avrebbe pronunciato quelle poche parole con astio o disprezzo, ma in modo del tutto naturale e inespressivo, esattamente come gli avrebbe detto qualcosa di tremendamente ovvio. Il sole sorge sempre ad est, per poi tramandare ad Ovest: per il monaco questa frase era perfettamente equivalente a quella che aveva appena pronunciato. Aveva scelto di ignorare l'arroganza della creatura perché riconosceva nelle sue parole un fatale segno di debolezza: il bisogno di affermare la propria autorità, tipico di chi sa di non averne più alcuna. Il Rokubi possedeva un potere enorme, ma nemmeno tutto quel chakra gli sarebbe servito per sfuggire alla prigione che aveva creato. Poteva tentare di minare la sua fermezza mentale, ma Haruki non glielo avrebbe concesso. Per il momento, era pronto a rinunciare alla forza che avrebbe ricavato da quella bestia. Presto avrebbe ottenuto il potere necessario a piegarne la volontà e allora il Demone non sarebbe stato altro che un altro strumento della Fiamma. Una risorsa preziosa che l'avrebbe aiutato ad avvicinarsi ai suoi scopi. Nulla di più nulla, nulla di meno. Indubbiamente, l'idea di considerare quella creatura al pari di un essere umano non attraversò nemmeno la mente del rosso.

    Poco dopo la creatura aveva ripreso il filo del colloquio, interrogando il monaco sulla natura della sua ferrea determinazione. Io appartengo al Culto della Fiamma. La Fede in Dio è ciò che anima ogni mio respiro ed ogni mia azione. Aveva risposto a quell'inutile domanda solo per capire meglio la natura dei nove Demoni. Non gli interessava sapere veramente cosa pensasse della sua fede o di qualsiasi altra cosa. Quelle parole non erano nient'altro che una velleità da accademico, il prodotto dell'interesse di chi si ritrova difronte all'oggetto dei suoi studi. L'asettica curiosità di un tassidermia che si ritrova a sezionare un preparato. Il fatto che tutto quel chakra possedesse una propria volontà non era nient'altro che un tragico errore, ma Haruki era convinto che raccogliere maggiori informazioni si sarebbe rivelato utile in futuro.

    Mentre pronunciava quelle poche parole, il monaco rosso iniziò ad avvertire uno strano odore. A quel particolare si aggiunse anche una leggera irritazione alla pelle, agli occhi e al naso. Più secondi passavano, più quella sensazione diventava forte, fino a trasformarsi in dolore. Il rosso avrebbe potuto sopportare quella sofferenza per lungo tempo senza vacillare, ma il suo corpo non era allenato quanto la sua mente. In pochi istanti, perfino respirare sarebbe stato difficile, mentre la tosse che aveva preso a scuoterlo gli faceva sputare sangue. Anche la sua appena ritrovata vista sarebbe stata annebbiata da quegli effetti, colorandosi di rosso. Ormai non c'era punto del suo corpo da cui non colasse sangue. In preda agli spasmi, il monaco fu obbligato a piegarsi a terra, mentre con la mano destra si copriva la bocca, cercando di frenare i colpi di tosse. Probabilmente la creatura doveva aver iniziato a rilasciare una qualche sostanza nell'aria. Il Miyazawa non sapeva cosa fosse, ma non poteva ignorare l'enorme pericolo in cui si trovava. Non era il dolore a spaventarlo. Per anni era stato il suo fidato compagno, l'aveva accompagnato durante ognuna delle fasi del suo addestramento e ormai Haruki lo considerava un potente alleato. Ciò che gli dava da pensare era l'eventualità che quella rappresentazione del suo corpo cedesse, impedendogli di aver alcun controllo sul Demone. Un evento simile avrebbe avuto conseguenze disastrose. Probabilmente, il Rokubi avrebbe scardinato la sua prigione, riuscendo a liberarsi. Haruki non poteva permettere che ciò accadesse. Doveva trovare un modo per ribaltare la situazione e doveva farlo velocemente. La quantità di acido presente nell'ambiente stava continuando ad aumentare e presto di lui non sarebbero rimaste che le ossa. Non avendo molto tempo per decidere, avrebbe fatto ciò che sapeva fare meglio. Si sarebbe appellato alla Fiamma, attraverso una dimostrazione della propria determinazione. Ovviamente, ciò richiedeva un prezzo molto alto. Non si può ottenere nulla senza sacrificio. Un alone bluastro comparve intorno alle mani del monaco. E non c'è sacrificio senza dolore. Guarda, Demone. Questa è la misura della mia fede. Le avvicinò al proprio viso e ripeté il sacrificio che aveva compiuto in passato, quando ancora dimorava al Tempio della Fiamma. Il dolore fu immenso. Come se un mare di magma l'avesse appena travolto, carbonizzando qualsiasi cosa. Haruki dovette appellarsi ad ogni fibra del proprio essere per evitare di soccombere a tutto quello che stava attraversando. Niente di ciò era reale, tuttavia, benché questo gli impedisse di danneggiare il suo vero corpo, l'intensità di quell'esperienza non era per nulla ridotta. Invece di soccombere ad esso, Haruki avrebbe fatto ciò che gli Anziani avevano certato di insegnargli in anni di torture e supplizi. L'avrebbe incanalato e trasformato in forza da sfruttare per i propri scopi. Avrebbe mutato ciò che per i molti era una debolezza in potere. Con un enorme sforzo di volontà si sarebbe rimesso in piedi, mentre con la sua mente avrebbe cercato di prendere il sopravvento su quella dimensione. Voleva che il Rokubi provasse quello che lui stesso stava attraversando. Voleva che sentisse il suo dolore come proprio. Se Haruki avesse trionfato in quella manovra, avrebbe usato quell'occasione per minare il controllo che la creatura aveva sul mondo interiore, riportandolo ad una situazione in cui la sua esistenza non sarebbe stata minacciata. Avrebbe dimostrato al Demone che in quel luogo erano molto più simili di quanto pensasse e che la differenza che li separava poteva essere colmata. Quel giorno era ancora lontano, ma Haruki era sicuro che, grazie alla fede e all'impegno, avrebbe completamente piegato la volontà di quell'abominio.
     
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    Il rokubi osservò il giovane monaco cieco adattarsi all’ambiente ostile di quel luogo. Sul suo volto animalesco si dipinse quello che sembrava essere un accenno di sorriso. Il ragazzo avevo fegato, e la sua istruzione ne aveva fortificato il carattere e la determinazione. Poche volte il Rokubi aveva avuto un jinchuriki con una tale forza di volontà. Tuttavia, per quanto eccezionale, quel ragazzo rimaneva solo un giovane umano e lui un demone millenario: sarebbe servito ben di più per impressionarlo.

    Sei un umano interessate Haruki della Fiamma, ma rimani giovane ed ignorante. Lasciaci in pace, il Rokubi vuole adattarsi alla sua nuova prigione


    Non appena quelle parole furono pronunciate, Haruki sentì uno strattone al centro del suo corpo, in corrispondenza di dove il sigillo che legava il Rokubi alla sua anima era stato tracciato. Quella dimensione sfuggì al suo controllo, mentre una forza inarrestabile lo riportava indietro, verso la dimensione terrestre. Haruki si ritrovò seduto nella posizione in cui si era lasciato con Itai Nara. Sentiva la sua pelle leggermente sudata e le giunture delle sue articolazioni un po’ bloccate. Era una sensazione che conosceva bene, come chiunque che avesse speso qualche ora in una posizione statica a meditare. Ma quanto tempo era passato? Nonostante la cecità, Haruki percepì di essere da solo nella stanza. Il jonin di Kiri se ne era probabilmente già andato, lasciandolo concentrare sul suo compito. Ora che i suoi sensi ritornarono all'erta, Haruki percepì del profumo di cibo innalzarsi da un punto poco distante alla sua sinistra. Un vassoio era stato lasciato ad una decina di centimetri dalla sua mano. Tastando quello che era stato lì posato, il genin avrebbe trovato riso ed una ciotola contenente una zuppa, più fredda che tiepida. Nonostante i piatti potessero sembrare poco appetibili, il genin avrebbe provato un gran senso di fame e spossatezza fisica.
    Il cigolio di una porta lo avvertì di non essere più da solo. Un uomo, lo stesso che aveva compiuto il rituale demoniaco, era entrato con ampie falcate nella stanza. Vedendo che Haruki aveva ripreso coscienza del mondo esterno disse: Finalmente è tornato vigile. Mangi, avrà bisogno di forze. E' rimasto in quella posizione per circa 6 ore. Una cosa piuttosto normale: la prima connessione con il demone richiede sempre un po’ di tempo. L’uomo era completamente vestito di nero, e lunghi tatuaggi gli percorrevano il viso e continuavano anche sotto i vestimenti. Dall'accento, Haruki poteva dire che l’uomo era Sunese di nascita. Del resto era ovvio: l’accesso al tempio era riservato a pochissimi. Oltre al Kazekage e i consiglieri, soltanto il clan dei marionettisti, che era votato alla sua difesa, potevano metterci piede. Poter accedere fino alla reliquia, significava che l’uomo di fronte a lui doveva essere ai vertici di quella squadra di elite di guardiani. Abbiamo pronta per lei una stanza dove riposare, consigliere!
    Haruki avrebbe potuto a quel punto riprovare a rientrare nel piano mentale dove risiedeva il Rokubi, oppure riposare. Tuttavia, il genin avrebbe sperimentato con amarezza che, per qualche motivo, riconnettersi al qual piano sarebbe stato oltremodo difficile. Per i successivi tre giorni, qualsiasi tentativo di accesso al proprio mondo interiore sarebbe stato bloccato da una forza portentosa, ed il genin avrebbe nutrito ben pochi dubbi su chi ne fosse responsabile. Se il Rokubi non voleva essere disturbato, non sarebbe stato disturbato. In quel tempo, il genin avrebbe potuto dimorare nel tempio, ma i guardiani non lo avrebbero fatto uscire. Fin quando il ragazzo non avesse dimostrato un minimo di padronanza nel gestire il Rokubi, era semplicemente troppo pericoloso lasciarlo andare in giro per Suna. In realtà, anche qualora ci fosse riuscito, i guardiani raramente lo avrebbero perso di vista.
    Il terzo giorno, di sera, Haruki avrebbe finalmente avuto di nuovo accesso al mondo interiore dove abitava dal demone. Il Rokubi sembrava calmo dietro le immense sbarre che costituivano la rappresentazione del sigillo che gli impediva di ritornare nel mondo degli umani. Quando Haruki si fu presentato al suo cospetto, parlò per primo:

    E così è questo quello che vuoi farci, dividerci in mille pezzi per controllarci! Abbiamo visto il tuo cuore Haruki della Fiamma: ci temi come un bambino teme il fuoco. In un certo senso fai bene, perché la nostra forza non ha paragone e la nostra ira dura millenni. Ma non riuscirai nel tuo intento, il Rokubi è uno ed inscindibile


    L’aria nella stanza iniziò a farsi più oscura e pesante, mentre quello che sembrava un liquido nero iniziò a scivolare sotto le sbarre della sua prigione.

    Tu invece, piccolo umano, sei debole e fragile. Forse è ora che ti insegni qualcosa. Ti mostrerò cosa significa essere fatto a pezzi


    La pozza oscura si allungò fino a toccare il monaco. In quel momento, un’immensa quantità di chakra iniziò a percorrergli il corpo, irradiandosi dal suo tentien con la forza della vastità del chakra del demone. Quel chakra gli poteva dare poteri inimmaginabili, ed Haruki avrebbe sentito quella forza pulsargli nelle vene come nuova vita.

    Questa è la potenza di una demone ragazzo. Ciò che i tuoi libri non potranno mai dirti, ciò che tu temi, ciò che tu desidererai



    Ma poi qualcosa iniziò ad andare storto. Più chakra il suo corpo ospitava, più la mente di Haruki iniziava ad annebbiarsi, perdendo il controllo sul suo corpo. Muoversi divenne difficile, parlare divenne impossibile, persino formulare un pensiero divenne un’impresa disumana. E mentre la confusione lo attanagliava, il suo stesso corpo iniziò a sfaldarsi sotto i suoi occhi. La pelle si frammentò in microscopiche scaglie che iniziarono a volteggiare nell’aria, lasciando scoperti i muscoli. Il processo degenerativo era contrastato delle capacità di cura del demone, ma se Haruki non avesse trovato la forza di respingere tutto quel chakra, avrebbe finito con il disintegrare il suo stesso corpo.

    Questo è quello che tu vorresti fare a noi, Haruki della Fiamma. Come ci si sente?


     
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    La mano destra, armata di flagello, disegnò uno squarcio scarlatto sulla sua schiena, mentre nella sinistra le perle di un nenju scorrevano veloci. Chino difronte ad un piccolo braciere, Haruki pregava, chiedendo perdono per la sua debolezza e per i suoi peccati. La voce cantilenante del monaco si espandeva nella stanza in cui albergava da due giorni, mentre un cilicio metallico stringeva il suo ventre in una morsa che gli toglieva il fiato ad ogni movimento. Un altra sferzata. Altro dolore. Nessuna esitazione. Avrebbe dovuto continuare per ore se voleva redimersi. Era riuscito a sopravvivere all'assalto del Demone, impedendo che si liberasse, ma era stato comunque sconfitto. Dopo essersi risvegliato madido di sudore, il monaco si era ritrovato solo nella stanza della reliquia. Uno dei funzionari incaricati di vigilare sulla sua trasformazione in Jinchuuriki gli aveva detto di essere rimasto in quella condizione per sei lunghe ore. Haruki non poteva trattenere un moto di rabbia nel pensare che in tutto quel tempo non era riuscito a portare a termine il proprio compito. Era debole e inesperto. Meritava di essere punito per la sua inettitudine. Vibrò un altro colpo, facendo colare altro sangue lungo la sua pelle. Per giunta, ora non riusciva più ad accedere alla dimensione in cui albergava la bestia. Per quanto si sforzasse di ricreare la condizione mentale che gli aveva permesso di penetrarvici la prima volta, tutti i suoi tentativi si erano conclusi in un increscioso fallimento. Quel fatto lo riempiva di vergogna, poiché gli impediva di porre rimedio ai suoi errori. Carico di quel fervore sacro, Haruki avrebbe passato l'intera giornata a martoriarsi, in cerca di una redenzione che non avrebbe ottenuto.

    [Il Terzo Giorno - Sera]



    Seduto sul pavimento della stanza, Haruki meditava in silenzio, il volto segnato da un'espressione di rabbia. Non riusciva. Aveva provato centinaia di volte senza ottenere alcun successo. Espirò profondamente, cercando di mettere ordine nell'anima e nel cuore. Espirò, lasciando uscire lentamente l'aria. Poi provò nuovamente a forzare i cancelli del suo mondo interiore. Niente l'avrebbe fatto desistere. A costo di rimanere in quel tempio per tutta la sua stessa vita, Haruki avrebbe continuato a tentare di fare breccia in quel luogo. D'altronde apparteneva a lui quanto al Demone. Per ragioni che ancora non poteva comprendere, quella volta ebbe successo.


    Si ritrovò difronte alla gabbia che conteneva quella bestia. Sollevò leggermente il capo per osservare il volto della creatura. La sua voce era così potente da far tremare le pareti stesse di quella dimensione, ma Haruki sarebbe rimasto immobile, impassibile difronte alle sue minacce. Le sue parole non fecero altro che confermare quanto già pensava. Il fatto che i Bijuu fossero dotati di intelletto non era nient'altro che un'inutile seccatura, sopratutto considerando quanto poco acuto fosse quello del Rokubi. Il demone credeva di averlo capito, ma si sbagliava. Se quell'abominio aveva davvero guardato dentro il suo cuore, l'aveva fatto guidato dall'arroganza, abbandonadosi ad una superficialità che gli aveva impedito di comprendere le ragioni delle sue azioni. D'altronde, nemmeno il potere di un Bijuu poteva rivaleggiare quello di Colui Che Arde In Eterno. Non riconoscere un simile fatto lo rendeva cieco, incapace di comprendere che Haruki non era guidato dagli stessi desideri che muovono gli uomini comuni. Ciò che spaventava maggiormente il Miyazawa non era il potere, il dolore oppure la morte, ma il non riuscire a portare a termine il proprio scopo. Nella sua mente solo l'obbedienza aveva importanza, mentre il resto, compresa la sua stessa incolumità, non era nient'altro che un fastidioso rumore di fondo. Fallire, lasciare che il Rokubi tornasse libero fra i mortali, non lo terrorizzava perché il suo corpo sarebbe stato smembrato da quell'evento o perché avrebbe causato la morte di molte altre persone, ma poiché avrebbe tradito la fiducia dell'ordine e la Volontà che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta. Senza le sue preghiere, senza gli abiti monastici e senza la Fiamma, Haruki non era nient'altro che un inutile involucro. Senza il Culto non aveva alcuno scopo per vivere, non aveva nome, non aveva speranza. Senza la fede non sarebbe stato diverso da qualsiasi altro insetto che abitava la terra. Solo l'idea di essere venuto al mondo per puro caso, la triste consapevolezza che la sua esistenza non fosse nient'altro che una triviale combinazione di eventi privi di significato, riusciva a terrorizzarlo. Questo il Rokubi avrebbe trovato nel suo cuore se non si fosse fatto sopraffare dalla propria arroganza.

    Improvvisamente, l'atmosfera si fece pesante e un liquido nero iniziò a sgorgare dalla gabbia stessa, espandendosi rapidamente al resto della dimensione interiore. Il Miyazawa represse l'istinto di saltare, di scappare da quella minaccia. Sapeva che sarebbe stato inutile. Avrebbe affrontato la creatura a testa alta, senza fuggire. La Fiamma gli avrebbe fornito la forza per farlo. Finché Dio sarebbe stato al suo fianco, Haruki non avrebbe avuto nulla da temere. Su questo non aveva alcun dubbio. Non appena la sostanza raggiunse il suo corpo avvertì un colpo al sigillo posto sul suo ventre. Sentì il potere scorrere dentro sé, forte come una cascata, impetuoso come le fiamme di un incendio. Ancora. Cercò di fare presa su quel violento getto nel tentativo di ottenerne una quantità ancora maggiore. Ne voleva molto di più. Ne aveva bisogno. Non per sé stesso, non per la gloria o per dominare gli uomini, ma per poter finalmente diventare uno strumento adeguato. Quello era l'unico modo che conosceva per ottenere così tanta forza in poco tempo. Nel suo DNA non erano contenuti potenti segreti e non era nato in un clan che potesse trasmettergli le proprie arti. Il demone avrebbe colmato quella sua mancanza, rendendolo capace di affrontare qualsiasi altro ninja. Più la quantità di chakra aumentava, più facile diventava attrarne altro. Sfortunatamente, la creatura non aveva intenzione di lasciarlo fare. Più quell'energia cresceva in lui, più la sua mente veniva presa d'assalto da quella del Rokubi. Per evitare di perdere il controllo, Haruki dovette focalizzare le proprie energie solamente su quel processo. Muoversi e parlare avrebbero messo a rischio la stabilità del processo. Per portarlo al collasso, la creatura prese di mira anche il suo corpo. La pelle iniziò a staccarsi e a increspassi come carta, lasciando i muscoli esposti. Allo stesso tempo, quel processo veniva annullato dal potere rigenerativo del Demone. Evidentemente, stava cercando di fiaccare il suo corpo per piegare definitivamente la sua mente. Per evitare di soccombere, Haruki poteva fare solo una cosa: arrestare completamente il flusso. Si aggrappò con tutta la propria forza all'ultimo barlume di volontà che gli era rimasto e lo sfruttò per dare un forte strattone al cilicio, stringendolo intorno alle sue membra. La sensazione bruciante causata di decine di aghi lo rimise in contatto con la realtà. Aveva bisogno di altro dolore. Non era abbastanza. Non poteva fermarsi ora. Doveva continuare o sarebbe stato sopraffatto. Un sonoro crack indicò che il mignolo della mano sinistra era stato rotto. Un altro pezzo della sua lucidità tornò a dargli la forza. Il dolore è necessario. Un rumore identico avrebbe fatto seguito a quello precedente, segnalando che anche l'anulare era stato piegato in modo innaturale. Questo è il mio sacrificio. Questo è il simbolo della mia devozione. La pratica di infliggersi ferite durante la meditazione era comune all'interno del Culto della Fiamma. Martoriare il corpo permetteva di allontanarsi dalle distrazioni del mondo materia per abbandonarsi alla contemplazione del divino. Anche in quella situazione, quelle sensazione estreme avrebbero riportato la sua mente ad una maggiore concentrazione, sostenendo i suoi tentativi di far cessare l'enorme flusso di chakra che stava scorrendo verso il suo corpo. Ti supplico, ascolta le mie preghiere. Nel frattempo avrebbe proseguito quel macabro rituale, seguitando a stringere maggiormente il cilicio e, alternativamente, a spezzare le dita che gli rimanevano.

    Edit: Ho sistemato qualche refuso.


    Edited by Bartok. - 8/5/2016, 00:29
     
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    L'energia demoniaca che sgorgava dal Tentien del monaco sembrava inesauribile. Un fiume di pura potenza lo aveva investo e stava letteralmente dilaniando il suo corpo. Ma il dolore era da tempo un alleato del monaco della Fiamma: in esso lui era in grado di fortificare la sua volontà e questo era quello che importava, perchè lotta che coinvolgeva lui ed il demone poteva solo essere uno scontro tra ego. Una battaglia che, tuttavia, il monaco stava decisamente perdendo. Arrivato al terzo dito rotto, l'energia del demone non stava diminuendo in maniera visibile. La pelle di tutto il suo corpo e buona parte della muscolatura del polpaccio sinistro del monaco era praticamente evaporata, iniziando a mostrare il bianco dell'osso. Il demone osservava la scena divertito, gustandosi ogni attimo di quello show. Non era il dolore di Haruki a fargli gola, ma il vedere cosa sarebbe successo. Al quarto dito rotto, il dolore di tutte le ferite accumulate stava diventando insostenibile al punto da far perdere i sensi. Quello sarebbe stata una catastrofe perchè il demone avrebbe potuto completamente prendere il sopravvento e rompere il sigillo. Ma poi qualcosa accadde, lentamente il flusso di energia diminuì fino a diventare un flebile e stabile apporto, la mente del genin iniziò a schiarirsi, respingendo l'influsso del demone: sebbene fiaccato nel corpo, il monaco aveva trovato la forza per respingere il tentativo del demone di liberarsi.

    Bene, giovane Jinchuuriki. La tua forza di volontà è forte tanto quanto la tua stolta fede. Goditi la tua vittoria...se così si può chiamare!


    Nuovamente un forte strattone allo stomaco lo avvisò che stava uscendo dalla sua dimensione interiore per tornare al mondo degli uomini. Tuttavia, quando i suoi suoi occhi tornarono a vedere la stanza della reliquia, dove lui stava meditando per connettersi con il demone, mai si sarebbe aspettato di vedere quell'orrore. Tutta la sala era ricoperta di armi di vario genere: kunai, katar, katane e strani oggetti di legno dalla forma umanoide giacevano mezzi distrutti di qua e di là, mostrando le loro parti meccaniche. Le pareti, alcune colonne ed il pavimento erano incisi con profondi solchi, come di artigli, mentre pozze di sangue si potevano vedere ovunque l'occhio posasse lo sguardo. In un angolo, Tengo, il guardiano della reliquia che lo aveva accompagnato in quei giorni e che aveva compiuto il rituale di trasferimento, giaceva in un angolo, svenuto. Il braccio destro era completamente maciullato, e lunghi tagli esponevano tendini ed ossa all'aria. Un grosso squarcio si apriva sul suo volto in corrispondenza dell'occhio sinistro. Un leggero movimento del petto era l'unica indicazione che fosse ancora in vita. Haruki avrebbe potuto tentare di raggiungerlo per soccorrerlo, ma sarebbe stato inutile. Il suo corpo, sebbene in fase di rigenerazione, aveva subito troppe ferite per potersi spostare di un solo centimetro. Lui stesso era allo stremo delle forze ed infatti, una frazione di secondi, perse conoscenza.

    [...]



    Haruki si risvegliò nella sua stanza, nel tardo pomeriggio di 4 giorni dopo l'accaduto. Delle bende avvolgevano gran parte del suo corpo ed, in particolar modo, la sua gamba sinistra. Tuttavia, eccetto una gran fame, il genin non avrebbe provato particola dolore. Infatti, iniziando a rimuovere quelle bende, avrebbe scoperto che i segni dell'eccesso del chakra demoniaco erano praticamente spariti, persino sulla sua gamba. Non era da solo. Nella stanza Tengo aveva gli occhi vigili su di lui. Quando si accorse che il monaco era vigile si alzò con solerzia per avvicinarsi. Haruki potè notare che il braccio che aveva visto fatto in mille pezzi era di nuovo al suo posto, forse una protesi o forse un miracolo da parte dei medici. Al posto del suo occhio sinistro c'era una benda nera. L'uomo gli avrebbe raccontato quello che era successo.La verità è che è stata colpa mia. Dovevo essere più vigile e bloccare immediatamente l'influenza del demone quando mi sono accorto che stava diventando troppo forte. Conosco le tecniche per reprimere il chakra del Rokubi, ma è stato troppo veloce. Il suo corpo ha iniziato ad emanare un'immensa quantità di chakra che mi ha sbalzato dalla mia posizione, poi un colpo improvviso mi ha lacerato il braccio e non sono stato in grado di comporre i sigilli necessari. Il volto dell'uomo era serio e teso, con gli occhi rivolti ad un punto indefinito alla sua sinistra, immerso nei ricordi.Ho visto che il Rokubi aveva completamente annebbiato la sua mente ed è iniziata una battaglia nella sala della reliquia. Mi sono accorto che stava cercando di far qualcosa...forse di contrastarne gli effetti quando ho visto alcune ossa della sua mano rompersi. Ma il suo corpo si stava già sfaldando a causa del chakra del Rokubi. Ero quasi sul punto di attivare una misura estrema per risigillare il demone, quando un altro colpo alla faccia mi ha privato di un occhio e quasi completamente dei sensi. Ho visto il demone che stava per darmi il colpo di grazia...ma poi si è fermato. Il chakra del demone si è affievolito e lei è emerso dall'involucro di energia represso, mostrando una forza di volontà eccezionale. Poi ho perso i sensi...Finito il suo racconto, Tengo rispose alle eventuali domande del monaco, ma poi lo lasciò a riposare. Haruki ora conosceva cosa era accaduto. Il demone aveva volutamente condiviso una grossa quantità di chakra per sopraffarlo e liberarsi ma, in qualche modo, era riuscito a contrastarlo. Ora conosceva cosa poteva fare se si affidava al potere del Rokubi, ed era conscio di cosa il Rokubi poteva fare a lui se non si fosse dimostrato forte abbastanza. Era questo che il demone gli voleva insegnare, oppure c'era qualcos'altro? Ma quando quella domanda sarebbe affiorata nella sua mente, un'altra voce, proveniente dal suo mondo interiore, gli avrebbe detto:

    Haruki, non ci sei ancora arrivato? Non è stata solo la tua forza di volontà a respingere il nostro chakra, ma Noi lo abbiamo interrotto! Perchè lo abbiamo fatto? Perchè non ti abbiamo fatto uccidere il guardiano? Perchè non abbiamo distrutto il tuo corpo e spezzato il nostro sigillo? Cosa ti abbiamo dimostrato?


     
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    Pensieri confusi si rincorrevano nella sua mente, mentre lentamente il suo corpo si risvegliava da un periodo di lungo torpore. Era affamato. Molto affatto. Probabilmente avrebbe tranquillamente divorato le scorte di un intero ristorante. La cosa non poté che incuriosirlo. Haruki era abituato a digiunare per lungo tempo e a mangiare il minimo indispensabile perché il suo corpo funzionasse correttamente. Il fatto che ora percepisse una sensazione così forte significava che doveva aver fatto uno sforzo estremamente intenso. Accorgersi delle bende che avvolgevano il suo corpo rinforzò quell'ipotesi. Probabilmente si era ferito durante un combattivo, tuttavia non ricordava di aver fatto nulla di simile. Inoltre, non avvertiva dolori o fastidi: le lesioni erano completamente guarite. Realizzare questo fatto non poté che alimentare il suo senso di smarrimento. Dopo qualche tentativo, Haruki riacquisto il pieno controllo delle sue membra, riuscendo a mettersi seduto. Benché cercasse di sforzarsi il più possibile, niente sembrava in grado di diradare la nebbia che avvolgeva la sua coscienza. Doveva essere successo qualcosa durante il rituale. Il suo incontro con il Rokubi era l'ultima cosa che potesse descrivere con precisione. Tutto il resto non era nient'altro che sabbia che gli scivolava tra le dita. Quanto sono rimasto in questo letto? Aveva pronunciato ad alta voce quella domanda, avendo notato di non essere solo. Le caratteristiche della persona che si avvicinò a lui lo aiutarono a capire chi avesse difronte. La benda e il braccio destro causarono in lui una strana reazione. Rapidi flash mostrarono alla sua coscienza i frammenti di un ricordo che gli appariva ancora estraneo. Sangue, dolore, distruzione. Gradualmente quei tasselli si disposero nella giusta posizione, creando una sequenza di eventi che ancora non riusciva a comprendere completamente. Le parole del Sigillatore lo aiutarono in quell'impresa, consentendogli di ricostruire completamente i fatti successi nei giorni precedenti. Per la prima volta aveva sperimentato i poteri concessi ad un Jinchuuriki. Per poco era diventato più forte, più veloce, più resistente e le sue ferite si richiudevano ad una velocità impressionante. Mentre nella sua mente Haruki stava attraversando un calvario per cercare di dominare la volontà del Demone, nel mondo reale il Guardiano aveva dovuto affrontare il prezzo di quel potere. Il monaco si sentiva profondamente in colpa per aver causato un così grave danno al corpo di quell'uomo. Nessuno avrebbe dovuto soffrire per la sua debolezza. Il Bijuu era un fardello che aveva scelto di portare perché nessun altro dovesse assumersi una tale responsabilità. Quello era il suo sacrificio. Lui avrebbe dovuto patirne, non un altro shinobi. La cosa lo faceva infuriare. Avrebbe voluto in qualche modo porre rimedio a ciò che aveva fatto, ma non poteva fare niente perché quell'uomo avesse indietro il suo occhio. Per fare ammenda, giurò a se stesso che non avrebbe reso quel sacrificio invano.

    Eppure, il rosso non poteva fare a meno di pensare che ci fosse qualcosa che non andava in quella storia. Era un sensazione flebile, ma avrebbe scommesso che ci fosse un'importante dissonanza tra la realtà e il resoconto che gli era appena stato riferito. Per cercare di sedare quella preoccupazione, il monaco riavvolse la propria memoria, ricordando tutto ciò che era accaduto da quando era penetrato nella dimensione interiore per la seconda volta. Esaminò più volte il momento cruciale di quel rituale, concentrandosi sul modo in cui aveva interrotto il flusso di energia. In quel momento, la voce del demone interruppe il flusso dei suoi pensieri, fornendo una risposta ai suoi interrogativi. Non si era sbagliato. C'era davvero qualcosa che il Sigillatore non aveva compreso. Haruki non era riuscito a sedare il Rokubi in maniera autonoma, ma la creatura stessa aveva scelto di lasciaglielo fare. Non era ancora abbastanza potente per ottenere una simile vittoria da solo e la creatura gliel'aveva appena provato. L'hai fatto per umiliarmi. Per insegnarmi che sono debole e incapace di dominare la tua forza. È questo che volevi mostrarmi demone? Non attese una risposta da quella creatura, perché quelle parole non erano rivolte veramente ad essa. La sua non era nient'altro che una confessione. Il primo passo per raggiungere la redenzione è ammettere di aver peccato e il monaco aveva intenzione di sbarazzarsi di quella vergogna il prima possibile. Io sono inerme difronte alla potenza di un Bijuu, su questo non vi è alcun dubbio, ma c'è una cosa che devi sapere, Demone. Non avrai più un'altra possibilità per liberarti. Il Miyazawa aveva appreso la lezione e mai avrebbe commesso lo steso errore. Non ti permetterò più di tentarmi. Non avrai un'altra occasione per cercare di forzare il sigillo. Il tuo potere è prezioso, ma non posso lasciarti tornare a devastare la terra. Il Paese del Vento non vedrà mai più la morte e la distruzione che la tua razza è in grado di causare. Il rosso aveva promesso a se stesso che il guardiano della reliquia sarebbe stata la sua ultima vittima. Non poteva ancora piegare la volontà di quella creatura, ma era indubbio che potesse contenerla senza preoccupazioni. Ora, va'. Torna nelle profondità della prigione che ho creato per te. A quel punto, il monaco avrebbe tentato di chiudere rapidamente la conversazione con il Rokubi. Aveva cose ben più importanti di cui occuparsi.


    Haruki aveva perso, ma in quel momento il suo spirito era pervaso da una rinnovata determinazione. Il demone aveva commesso un grosso errore lasciandolo in vita, poiché ora sapeva. L'aveva visto. I testi sacri di cui quell'abominio si era preso gioco contenevano molto di più di ciò che gli era apparso come una vacua minaccia. Non erano i suoi sigilli ad aver fallito. Non era la conoscenza che gli era stata tramandata ad essersi rivelata inadeguata. Era lui ad essere debole. Ciò, tuttavia, poteva essere cambiato. Si sarebbe allenato ancora più intensamente e avrebbe rafforzato ulteriormente la propria volontà. Probabilmente ci avrebbe impiegato più di un secolo, ma Haruki non aveva dubbi sul fatto che prima o poi la Fiamma l'avrebbe guidato verso il suo obiettivo finale. Presto o tardi, anche il Rokubi avrebbe imparato a riconoscere l'autorità divina.
     
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    Hahahaha


    la risata del demone risuonò profonda nella testa del giovane consigliere di Suna. La risposta così carica di odio e determinazione di Haruki lo divertiva. Dopo tutto quel tempo passato dentro una reliquia nel grande tempio di Suna, interagire con qualcuno era senza dubbio piacevole. Certo, era solo un’altra sorta di gabbia. Sarebbe stato bello potersi muovere di nuovo liberamente nel mondo, ma quella condizione era molto migliore di altre.

    Si…e no. C’è davvero poca soddisfazione a mostrare la disparità di forza tra noi due. Tuttavia non è che un passatempo, non più importante di insegnare a contare ad un insetto


    Il grande volto del demone mostrava un misto di superiorità e divertimento allo stesso tempo.

    Tuttavia, il caso ha voluto che fossimo legati come demone e jinchuuriki, il che significa che dovremo sopportare la reciproca compagnia, la quale comunque consideriamo leggermente migliore di stare rinchiuso in quel barattolo.


    Oltre le sbarre, il demone avvicinò il suo enorme volto a quello del monaco fin dove poteva spingersi e continuò a parlare:

    Chissà alla fine ci intratterrai abbastanza da spingerci a non distruggerti ahahha


    Il demone si ritrasse. Haruki stava mantenendo la compostezza ed il freddo distaccamento che lo caratterizzava. Chiaramente aver capito i suoi limiti lo aveva frustrato, ma ne aveva anche rafforzato le convinzioni che lo spingevano in quell'impresa. Quando il consigliere tentò di mandar via il Rokubi, quello rispose:

    Mpf se fossi in te non sarei così solerte a mandarci via. Chissà cosa succederà quando tornerai qui strisciante da noi, chiedendo nuovo potere. Forse te lo concederemo, forse ti lasceremo massacrare i tuoi stessi compagni, forse ci stancheremo di questa gabbia e ci libereremo nel mondo. Dicci, quale di queste possibilità ti spaventa di più, piccolo umano? AHahha


    La possente risata del demone sfumò nella mente del genin mentre lui abbandonava quella dimensione interiore in cui poteva interagire con il Roubi.
    I guardiani del tempio lo tennero al letto per almeno un’altra giornata, assicurandosi che le sue ferite fossero completamente rimarginate e che le sue forze fossero tornate. Il riposo forzato al letto sarebbe stato come una piccola tortura, accompagnato dall’eco delle risate del Rokubi scatenate dall’ironia del vedere il proprio jinchuurichi prigioniero a sua volta. Con il passare del tempo, Haruki avrebbe iniziato a percepire il demone come un’entità più o meno sempre presente. Non era mai davvero solo. A volte avrebbe potuto percepire che il Rokubi era distante, mentre altre volte avvertiva che l’essere stava osservando quello che faceva sebbene in silenzio. Forse, per il giovane monaco della fiamma, la cosa più frustrante sarebbero stati i periodi di preghiera. Persino nei momenti di meditazione che condivideva con il Signore, poteva sentire la presenza invadente di un essere legato alla sua anima. Trovare un nuovo equilibro sarebbe stato una sfida non da poco.
    Alle luci del nuovo giorno, Tengo venne nelle sue stanze a visitarlo. Alcuni ninja medici erano appena usciti dalla sua stanza per i controlli finali, e li lasciarono soli dopo aver fatto un piccolo rapporto al Sigillatore, accertando il suo buono stato di salute. Ha il permesso dei guardiani del tempio di lasciare questo luogo. I miei superiori vorrebbero tenerla ancora un po’ in osservazione, ma non possiamo trattenerla eccessivamente per via della sua posizione di consigliere: sappiamo che per Suna è fondamentale riaverla operativo. Inoltre la prova di controllo che ha dimostrato sul demone è stata sufficiente per permetterle di rimettere piede su suolo sunese Mentre così diceva, il suo volto non fece alcuna piega, nemmeno intorno alla benda che copriva l’occhio che Haruki gli aveva strappato mentre era trasformato in forma demoniaca. Chiaramente le verrà affiancato un membro del nostro clan per la sua protezione, per quella della reliquia e per le persone che le sono intorno… con discrezione. Ma, con la sua posizione, non sarà difficile da giustificare Il marionettista non aveva chiesto il permesso. Semplicemente sarebbe accaduto. Passi una buona giornata signor Consigliere Haruki avrebbe potuto percorrere i corridoi del tempio fino ad uscire dalla grande struttura. Mentre le porte del santuario si aprivano, i raggi del sole penetrarono prepotenti nella struttura insieme una corrente di aria calda. Il vento portava con se l’odore del deserto, delle spezie che si vendevano al mercato del paese e il suono di voci umane ed animale. Varcando la soglia, Haruki fu pervaso da un sentimento di libertà che tuttavia non gli apparteneva: il Rokubi finalmente stava tornado in quel mondo.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Salve, la mia voce sarebbe giunta ad Haruki quasi all'improvviso. Ero in piedi davanti all'entrata del tempio. Sono felice di vedere che ti sei ripreso, non c'era menzogna nelle mie parole, ma se avesse potuto vedere il mio viso avrebbe notato la vaga preoccupazione che era disegnata nel mio sguardo. Ho deciso di allontanarmi perché non è mia abitudine influenzare il naturale sviluppo di un Jinchuuriki, immagino che se fossi rimasto vicino avrei potuto evitare quella reazione e che tu aggredissi la guardia, mi dispiaceva che ci avesse rimesso un occhio, ma la reazone di Haruki era stata imprevedibile. Perché? Cosa aveva spinto il Demone a far agire così il giovane Monaco? Cosa aveva voluto mostrargli col vano tentativo di distruggerlo?
    Però hai imparato qualcosa su di loro. Hai saggiato la smisurata dimensione del loro orgoglio, della loro rabbia ed il risentimento verso la nostra razza, voltai lo sguardo verso il Tempio, dunque nuovamente verso Haruki. Ma non sai ancora nulla su di loro. Non conosci le loro storie, le loro sofferenze, feci una piccola pausa Non conosci i loro nomi, allungai le dita fino a sfiorare la spalla di Haruki ed in un istante fummo entrambi catapultati nella sua dimensione spirituale. Con me avevo portato Chomei. Sedevo con le gambe incrociate sul suo enorme elmo ed a differenza del Rokubi Chomei era libero. Non vi era più bisogno di prigioni tra me e lui.
    Haruki, ti presento il Sette Code, Chomei, l'enorme Bijuu si parò davanti ad Haruki in tutta la sua intimidente stazza, stagliandosi libero e privo di costrizioni, in tutta la sua potenza. Ti sei mai chiesto come abbia fatto a parlare con il Rokubi prima d'ora?, dissi al Monaco.
    Non credi che sia troppo presto per portarlo lì?, i dubbi di Chomei erano comprensibili. Il Rokubi però non parlava, chiuso nella sua prigion. Probabilmente ascoltava ed osservava in silenzio.
    Sì, lo è, dissi a Chomei mentre il mondo di Haruki, lentamente, iniziava a collassare attorno a lui. Il cielo diveniva buio, la prigione del Rokubi andava sgretolandosi e tutti andava pian piano riducendosi ad una vastità infinita di nulla assoluto, un intimo circolo di ritrovo ormai quasi del tutto svuotato dai suoi partecipanti. Ma il Rokubi gli ha voluto dimostrare qualcosa, ma io voglio che veda ciò che siete veramente, perché il Sei Code non avrebbe mai e poi mai sottomesso in quella maniera brutale Haruki se non fosse stato convinto che il Monaco peccava di superbia. Le sue espressioni erano sempre impossibili da decifrare, ma la sua devozione era totale e dalla devozione nascevano dogmi, ed i dogmi erano un male assoluto.


    Quando quel viaggio fu completo Haruki si sarebbe ritrovato nella sconfinata immensità vuota del Mondo Profondo, che era ciò che esisteva non all'interno di un Jinchuuriki, ma all'interno di un Bijuu. Non gli era concesso ancora entrare, ero l'unico - nemmeno Raizen ci riusciva - ad avere l'accesso ma potevo guidare altri Jinchuuriki all'interno dello stesso.
    Cosa?, a quel punto però la frase non sarebbe stata proprio quella che Haruki si aspettava. Ero stupito, e confuso. Lì dentro c'era solo lo Yonbi. Son, cosa è successo? Dov'è l'Ichibi?
    Oh? E questo chi è? Il tuo nuovo galoppino Rokubi? AHAHAHAHA, rise, avrebbe sempre riso degli altri Jinchuuriki. È sparito ieri, all'improvviso, immagino l'abbiate preso finalmente eh?, domandò il Quattro Code. Aggrottai le sopracciglia.
    l'Ichibi risulta disperso da anni, a meno che Suna non avesse mentito... ma a che pro? Dovrò approfondire la questione. Haruki, io posso accedere a questo mondo, che è ciò che rimane della mente dello Juubi. Finché un Bijuu non è legato ad un Jinchuuriki io posso parlare con lui qui. Per questo ho parlato col Rokubi innumerevoli volte, e con lo Yonbi, e col Gobi e con l'Ichibi. Meno con l'Hachibi e praticamente mai col Kyuubi. Col Nibi occasionalmente. Ho imparato i loro nomi, ho cercato di comprenderli e studiarli, dissi.
    Ahahahaha, non che poi tu abbia avuto molto successo. Non sei mai riuscito a farti dire dal Monocoda dove diavolo si sia cacciato. Non che l'abbia detto a qualcuno di noi, lo Yonbi borbottò irritato. Che problemi ha sto' qui?
    Lasciatelo a me. il Rokubi parlò, finalmente. Ed in quella dimensioni sembrava meno formale. Mi assicurerò di fargli capire come gira il mondo. Ha solo convinzioni molto forti e molto sbagliate,, quella frase avrebbe probabilmente fatto innervosire il devoto Monaco.
    Come puoi vedere Haruki, sono ben diversi da accumuli di chakra senza senso, non sono armi, anche se finiamo per trattarli come tali, sospirai Ma finché tutto il mondo non si convincerà della loro natura, ci sarà qualcuno che vorrà usare i Demoni come armi distruttive, cercare di far comprendere a chi è legato a loro questo mio punto di vista spero pacifico è il meglio che posso fare, a quel punto saremmo tornati indietro, nel Mondo Reale.


    E lì la mia preoccupazione sarebbe esplosa. Qualcuno ha sigillato l'Ichibi. Siete stati voi Sunesi a farlo?, domandai. Se così non fosse stato significava che quel Bijuu era caduto nelle mani di altri oltre l'Accademia. Perché se non siete stati voi significa che l'Accademia ha un grosso problema, davvero un grosso problema.
     
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    Haruki non riusciva a trovare parole per rispondere al Mizukage e, anche se le avesse avute, sarebbe comunque rimasto zitto. Dare voce a tutto quello sdegno, alla rabbia abissale che provava in quel momento non avrebbe fatto altro che metterlo in pericolo. Avrebbe sopportato in silenzio, conservando la sua granitica compostezza. Era rimasto impressionato dalle capacità di Itai e aveva scoperto che, per quanto inetti, i membri del Consiglio non erano totalmente rimbambiti. Non erano stati loro a permettere che il Mizukage conversasse con quell'abominio. In ogni caso, la cosa doveva essere fermata. Avrebbe dovuto impedire a quell'uomo di fare nuovamente una sciocchezza simile. Non poteva permettergli di parlare ancora con il Rokubi o di trascinarlo in quella dimensione diabolica senza il suo consenso. Era successo tutto troppo in fretta perché il monaco rosso capisse pienamente, ma all'inizio aveva pensato che Itai fosse impazzito. Con quale coraggio veniva a fargli la predica sulla sofferenza e i nomi di quegli esseri ripugnanti? E cosa si poteva dire di lui? Conosceva forse i nomi dei morti che quelle bestie avevano causato? Sapeva con esattezza quanti avevano perso la vita per i loro capricci? Comprendeva veramente quanto dolore avessero causato? Poteva anche considerarli al pari degli umani, ma niente avrebbe cancellato i loro peccati. Poteva fingere che niente fosse mai successo, ma Haruki non avrebbe dimenticato. E nemmeno la storia l'avrebbe fatto. Esattamente come tutti quelli che si erano sacrificati perché quei Demoni non tornassero più a devastare la terra.


    Su una cosa i due sarebbero stati d'accordo: alcune persone volevano usare quegli esseri come armi per minaccia Suna e l'accademia. Ciò doveva essere assolutamente impedito. Haruki, ad ogni modo, non avrebbe mai condiviso i metodi di Itai. Considerare i Bijuu degli essere dotati di intelletto non cambiava assolutamente la situazione. Nessuno doveva possedere un potere simile. Nemmeno un Kage. Per la sicurezza del mondo, tutta quell'energia doveva essere sigillata in un luogo inaccessibile, lontano dalle ambizioni e dalle perversioni degli uomini. Haruki disprezzava quegli esseri, ma non aveva molta fiducia nemmeno nei suoi pari. Per questa ragione, impedire a chiunque di avere accesso a quei mostri gli sembrava l'unica via percorribile.


    Sordo a quei discorsi che gli apparivano al di là della follia, Haruki avrebbe mostrato interesse solo per la descrizione delle abilità del Mizukage e per la situazione dell'ichibi. Del primo argomento, sui testi antichi aveva già appreso i rudimenti. Tuttavia, vedere che qualcuno era davvero in grado di penetrare fino a ciò che era rimasto del Juubi non poté che rinsaldare la sua determinazione. Se un infedele era riuscito in una simile impresa, non v'era dubbio che un devoto discepolo della Fiamma avrebbe potuto fare altrettanto. Il secondo invece, portava con sé considerazione ben più pericolose. Nessuno a Suna sapeva dove fosse finito l'ichibi. Haruki aveva già fatto molte ricerche sull'argomento, visto il suo grande interesse per quelle bestie, ma non era riuscito a trovare nulla di soddisfacente. Anche i documenti a cui aveva auto accesso dopo la sua nomina a Consigliere erano stati piuttosto deludenti. Il fatto che gli anziani fossero riusciti a farsi sottrarre ben due Bijuu non poteva che farglieli odiare maggiormente. L'idea che una fonte di chakra tanto potente fosse finita nelle mani di qualche Nukenin o di un paese straniero lo disgustava. Quella reliquia apparteneva a Suna e Haruki avrebbe fatto del proprio meglio affinché vi ritornasse.


    Una volta usciti dalla dimensione profonda, Haruki avrebbe risposto al Mizukage senza abbandonare le maniere necessarie quando si conversa con un ninja straniero di alto rango. No, temo che l'Ichibi non si trovi a Suna ormai da lungo tempo. Nei documenti ufficiali del Consiglio non è menzionata nessuna informazione sulla sua attuale locazione.
     
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