L'Ignoranza dello Studioso

[Add TS per Haruki]

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  1. Bartok
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    Itai non capiva. Non poteva capire e mai avrebbe potuto. Dal suo incontro con la Principessa Kobayashi, Haruki aveva imparato quanto inutile fosse discutere con gli shinobi di alto rango, specialmente se provenienti da casate nobiliari. Il fatto che l'ennesimo membro di un'aristocrazia decadente intenzionato a redarguirlo su uno o quell'alto argomento potesse fregiarsi del titolo di Mizukage non avrebbe fatto altro che renderlo meno incline a riconoscere il volere di Dio. Conscio di questo fatto, Haruki si limitò ad ascoltarlo in silenzio, conservando la sua altera compostezza. Avrebbe fatto le cose alla sua maniera, che il Kage fosse d'accordo o no. Kiri e Suna erano alleate, ma non aveva alcun dovere verso di lui. Non in quell'occasione, almeno. I Bijuu era il suo campo. Aveva passato la sua esistenza a studiare i nove demoni e i metodi per sottomettere il loro potere, aveva sacrificato tutto per ottenere gli strumenti necessari e sapeva che un giorno avrebbe trionfato. Non possedeva ancora la forza necessario per raccogliere il frutto della sua esperienza, ma ciò non costituiva un limite, bensì uno stimolo a proseguire lungo la strada che Dio aveva tracciato per lui. Non aveva alcun interesse per le farneticazione del Kage sulla sensibilità di creature che potevano essere descritte più correttamente come un ammasso di chakra ambulante. Il fatto che fossero dotati di volontà propria non era un pregio, ma un difetto da correggere. Un così grande potere nelle mani di creature incontrollabili costituiva una minaccia impossibile da ignorare. Haruki non avrebbe tollerato che uno dei nove tornasse a calcare la terra, come era successo allo Yonbi. I Bijuu andavano incatenati con un sigillo abbastanza potente da renderli del tutto incapaci di tornare a devastare il mondo.


    Il rituale era cominciato nel momento in cui aveva posato la mano sulla reliquia, ma fu solo quando il Sigillatore iniziò a spezzare il vecchio sigillo che Haruki sentì il chakra della creatura scorrere dentro sé. Era un flusso caldo e costante che lentamente avviluppava la sua anima, stabilendo un legame che non avrebbe più potuto essere reciso. Invece che ostacolarne il corso, il monaco prese a costruire la prigione che avrebbe dovuto contenere quell'essere demoniaco. I sigilli presenti sul suo corpo l'avrebbero aiutato, ricompensandolo per il sacrificio che aveva pagato con i propri occhi. Le linee nere tracciate sul suo corpo, esattamente come era successo appena sfiorata la reliquia, si animarono, agendo secondo la volontà del loro creatore. Scivolavano lente sulla pelle di Haruki, costruendo un altro complicato sigillo intorno a quello preparato dal ninja silenzioso. Forme antiche e incomprensibili ai ninja che lo circondavano comparvero su tutto il suo corpo, concentrandosi sull'addome, dove poi sarebbe comparso il marchio di contenimento.


    Il monaco percepì ancora una volta quella strana sensazione, come se qualcosa si stesse aggrappando con forza alla parte più intima del suo essere, e poi più nulla. Il rituale si era concluso con successo. Aveva vinto. Aveva raggiunto il suo scopo. La sua vita aveva assunto un senso nuovo. Una sensazione di rinnovata felicità riempì il suo animo, obbligandolo quasi a piangere lacrime di gioia. Fortunatamente riuscì a mantenere un certo contegno, anche se per qualche secondo sarebbe stato possibile notare in lui i segni di un forte stress emotivo.


    Rapidamente, i sigilli tornano a segnare la pelle di Haruki e, benché ad un osservatore inesperto sarebbe stato impossibile notare la differenza, ai membri del Culto della Fiamma avrebbero assunto un aspetto totalmente nuovo. Quelle linee erano la prova tangibile del suo successo. Haruki aveva cessato di essere un semplice uomo ed era diventato qualcosa di può. Una prigione. Il carcere che avrebbe rinchiuso quella bestia fino alla fine dei suoi giorni, quando qualcun altro si sarebbe fatto carico di quel fardello. Il rosso, tuttavia, aveva altre ambizioni. Era logico pensare che per contenere un demone immortale fosse necessario trovare un ospite in grado di superare la prova dei secoli. Per questa ragione, Haruki, ora che si era personalemte fatto carico del Rokubi, aveva intenzione di iniziare a lavorare alla sua più grande creazione. Un sigillo che l'avrebbe trasformato in un essere senza tempo, in grado di costituire l'antidoto perfetto a quella piaga che gli uomini chiamavano Bijuu. Era ancora molto lontano da quel sogno, ma il ragazzo confidava che la fede l'avrebbe guidato al successo. Ovviamente, era conscio che il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo, ma ciò non gli importava. Era pronto a rinunciare a qualsiasi cosa e ad affrontare un'eternità di sofferenze pur di avere successo.


    Il neo Jinchuuriki seguì l'esempio di Itai e si mise in posizione di meditazione. Il potere del demone non gli interessava ancora, ma fare un tentativo per conquistarselo non l'avrebbe di certo ucciso. Il demone era ormai al sicuro nelle profondità del suo corpo e il Miyazawa non aveva intenzione di lasciarselo sfuggire. Estrasse uno dei suoi rosari e iniziò a pregare. Le dita correvano lente sui grani di legno, mentre la sua bocca componeva parole in una lingua ormai sconosciuta. La sua coscienza abbandonò il mondo materiale e raggiunse le profondità della sua anima, dove si trovava la Prigione.



    Haruki ricomparve sulla prima delle sei grandi piattaforme aeree che componevano la dimensione in cui era rinchiuso il Bijuu. Al centro di quella strutta galleggiante, esattamente come per tutte le altre, un braciere ardeva con vigore. Il monaco rosso sapeva che se avesse voluto dominare la Bestia, avrebbe dovuto sigillare ognuna delle sue code in quei grossi contenitori, così da dividerne il poterne e renderlo più facilmente controllabile. Sfortunatamente, Haruki non sarebbe ancora riuscito ad eseguire un rituale simile, ma la cosa non aveva importanza. Presto avrebbe ottenuto la forza necessaria. In quel luogo Haruki poteva contare sui propri occhi, pertanto era capace di vedere la sua creazione in tutta la propria maestosità. Gli ci vollero alcuni secondi per abituarsi alla ritrovata vista, poi riuscì a percorrere senza esitazione l'intricata struttura di catene e passerelle che conduceva fino alle segrete dove era nascosto il Rokubi. In quel luogo sarebbe rimasto il corpo principale anche dopo il completamento del sigillo. Nella sua mente dominava la fermezza di chi sa con certezza di essere guidato da Dio, ma il monaco non avrebbe potuto negare di provare una certa tensione nel dover comunicare con un Bijuu. Aveva passato molto tempo a studiare la natura di quelle creature, ma incontrarne una di persona era tutta un'altra storia. Un enorme cancello scavato nella roccia di quella montagna costituiva l'ingresso della struttura di contenimento. Haruki pose la mano al centro dell'enorme serratura e si preparò a fronteggiare il Rokubi.

    Mostrati, Demone.

     
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