L'Ignoranza dello Studioso

[Add TS per Haruki]

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  1. Bartok
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    La mano destra, armata di flagello, disegnò uno squarcio scarlatto sulla sua schiena, mentre nella sinistra le perle di un nenju scorrevano veloci. Chino difronte ad un piccolo braciere, Haruki pregava, chiedendo perdono per la sua debolezza e per i suoi peccati. La voce cantilenante del monaco si espandeva nella stanza in cui albergava da due giorni, mentre un cilicio metallico stringeva il suo ventre in una morsa che gli toglieva il fiato ad ogni movimento. Un altra sferzata. Altro dolore. Nessuna esitazione. Avrebbe dovuto continuare per ore se voleva redimersi. Era riuscito a sopravvivere all'assalto del Demone, impedendo che si liberasse, ma era stato comunque sconfitto. Dopo essersi risvegliato madido di sudore, il monaco si era ritrovato solo nella stanza della reliquia. Uno dei funzionari incaricati di vigilare sulla sua trasformazione in Jinchuuriki gli aveva detto di essere rimasto in quella condizione per sei lunghe ore. Haruki non poteva trattenere un moto di rabbia nel pensare che in tutto quel tempo non era riuscito a portare a termine il proprio compito. Era debole e inesperto. Meritava di essere punito per la sua inettitudine. Vibrò un altro colpo, facendo colare altro sangue lungo la sua pelle. Per giunta, ora non riusciva più ad accedere alla dimensione in cui albergava la bestia. Per quanto si sforzasse di ricreare la condizione mentale che gli aveva permesso di penetrarvici la prima volta, tutti i suoi tentativi si erano conclusi in un increscioso fallimento. Quel fatto lo riempiva di vergogna, poiché gli impediva di porre rimedio ai suoi errori. Carico di quel fervore sacro, Haruki avrebbe passato l'intera giornata a martoriarsi, in cerca di una redenzione che non avrebbe ottenuto.

    [Il Terzo Giorno - Sera]



    Seduto sul pavimento della stanza, Haruki meditava in silenzio, il volto segnato da un'espressione di rabbia. Non riusciva. Aveva provato centinaia di volte senza ottenere alcun successo. Espirò profondamente, cercando di mettere ordine nell'anima e nel cuore. Espirò, lasciando uscire lentamente l'aria. Poi provò nuovamente a forzare i cancelli del suo mondo interiore. Niente l'avrebbe fatto desistere. A costo di rimanere in quel tempio per tutta la sua stessa vita, Haruki avrebbe continuato a tentare di fare breccia in quel luogo. D'altronde apparteneva a lui quanto al Demone. Per ragioni che ancora non poteva comprendere, quella volta ebbe successo.


    Si ritrovò difronte alla gabbia che conteneva quella bestia. Sollevò leggermente il capo per osservare il volto della creatura. La sua voce era così potente da far tremare le pareti stesse di quella dimensione, ma Haruki sarebbe rimasto immobile, impassibile difronte alle sue minacce. Le sue parole non fecero altro che confermare quanto già pensava. Il fatto che i Bijuu fossero dotati di intelletto non era nient'altro che un'inutile seccatura, sopratutto considerando quanto poco acuto fosse quello del Rokubi. Il demone credeva di averlo capito, ma si sbagliava. Se quell'abominio aveva davvero guardato dentro il suo cuore, l'aveva fatto guidato dall'arroganza, abbandonadosi ad una superficialità che gli aveva impedito di comprendere le ragioni delle sue azioni. D'altronde, nemmeno il potere di un Bijuu poteva rivaleggiare quello di Colui Che Arde In Eterno. Non riconoscere un simile fatto lo rendeva cieco, incapace di comprendere che Haruki non era guidato dagli stessi desideri che muovono gli uomini comuni. Ciò che spaventava maggiormente il Miyazawa non era il potere, il dolore oppure la morte, ma il non riuscire a portare a termine il proprio scopo. Nella sua mente solo l'obbedienza aveva importanza, mentre il resto, compresa la sua stessa incolumità, non era nient'altro che un fastidioso rumore di fondo. Fallire, lasciare che il Rokubi tornasse libero fra i mortali, non lo terrorizzava perché il suo corpo sarebbe stato smembrato da quell'evento o perché avrebbe causato la morte di molte altre persone, ma poiché avrebbe tradito la fiducia dell'ordine e la Volontà che aveva reso la sua vita degna di essere vissuta. Senza le sue preghiere, senza gli abiti monastici e senza la Fiamma, Haruki non era nient'altro che un inutile involucro. Senza il Culto non aveva alcuno scopo per vivere, non aveva nome, non aveva speranza. Senza la fede non sarebbe stato diverso da qualsiasi altro insetto che abitava la terra. Solo l'idea di essere venuto al mondo per puro caso, la triste consapevolezza che la sua esistenza non fosse nient'altro che una triviale combinazione di eventi privi di significato, riusciva a terrorizzarlo. Questo il Rokubi avrebbe trovato nel suo cuore se non si fosse fatto sopraffare dalla propria arroganza.

    Improvvisamente, l'atmosfera si fece pesante e un liquido nero iniziò a sgorgare dalla gabbia stessa, espandendosi rapidamente al resto della dimensione interiore. Il Miyazawa represse l'istinto di saltare, di scappare da quella minaccia. Sapeva che sarebbe stato inutile. Avrebbe affrontato la creatura a testa alta, senza fuggire. La Fiamma gli avrebbe fornito la forza per farlo. Finché Dio sarebbe stato al suo fianco, Haruki non avrebbe avuto nulla da temere. Su questo non aveva alcun dubbio. Non appena la sostanza raggiunse il suo corpo avvertì un colpo al sigillo posto sul suo ventre. Sentì il potere scorrere dentro sé, forte come una cascata, impetuoso come le fiamme di un incendio. Ancora. Cercò di fare presa su quel violento getto nel tentativo di ottenerne una quantità ancora maggiore. Ne voleva molto di più. Ne aveva bisogno. Non per sé stesso, non per la gloria o per dominare gli uomini, ma per poter finalmente diventare uno strumento adeguato. Quello era l'unico modo che conosceva per ottenere così tanta forza in poco tempo. Nel suo DNA non erano contenuti potenti segreti e non era nato in un clan che potesse trasmettergli le proprie arti. Il demone avrebbe colmato quella sua mancanza, rendendolo capace di affrontare qualsiasi altro ninja. Più la quantità di chakra aumentava, più facile diventava attrarne altro. Sfortunatamente, la creatura non aveva intenzione di lasciarlo fare. Più quell'energia cresceva in lui, più la sua mente veniva presa d'assalto da quella del Rokubi. Per evitare di perdere il controllo, Haruki dovette focalizzare le proprie energie solamente su quel processo. Muoversi e parlare avrebbero messo a rischio la stabilità del processo. Per portarlo al collasso, la creatura prese di mira anche il suo corpo. La pelle iniziò a staccarsi e a increspassi come carta, lasciando i muscoli esposti. Allo stesso tempo, quel processo veniva annullato dal potere rigenerativo del Demone. Evidentemente, stava cercando di fiaccare il suo corpo per piegare definitivamente la sua mente. Per evitare di soccombere, Haruki poteva fare solo una cosa: arrestare completamente il flusso. Si aggrappò con tutta la propria forza all'ultimo barlume di volontà che gli era rimasto e lo sfruttò per dare un forte strattone al cilicio, stringendolo intorno alle sue membra. La sensazione bruciante causata di decine di aghi lo rimise in contatto con la realtà. Aveva bisogno di altro dolore. Non era abbastanza. Non poteva fermarsi ora. Doveva continuare o sarebbe stato sopraffatto. Un sonoro crack indicò che il mignolo della mano sinistra era stato rotto. Un altro pezzo della sua lucidità tornò a dargli la forza. Il dolore è necessario. Un rumore identico avrebbe fatto seguito a quello precedente, segnalando che anche l'anulare era stato piegato in modo innaturale. Questo è il mio sacrificio. Questo è il simbolo della mia devozione. La pratica di infliggersi ferite durante la meditazione era comune all'interno del Culto della Fiamma. Martoriare il corpo permetteva di allontanarsi dalle distrazioni del mondo materia per abbandonarsi alla contemplazione del divino. Anche in quella situazione, quelle sensazione estreme avrebbero riportato la sua mente ad una maggiore concentrazione, sostenendo i suoi tentativi di far cessare l'enorme flusso di chakra che stava scorrendo verso il suo corpo. Ti supplico, ascolta le mie preghiere. Nel frattempo avrebbe proseguito quel macabro rituale, seguitando a stringere maggiormente il cilicio e, alternativamente, a spezzare le dita che gli rimanevano.

    Edit: Ho sistemato qualche refuso.


    Edited by Bartok. - 8/5/2016, 00:29
     
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