Una maschera migliore

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    Una maschera dava fastidio, dava noia, non dava la possibilità di vedere bene lateralmen
    te, chiudeva anche la vista frontale, e spesso limitava la capacità di percezione. Certo, il Mizukage lo aveva chiesto, e proprio su richiesta del Mizukage Seinji aveva accettato di portarla: nessuno doveva sapere del ritorno di Seinji Akuma a Kiri, Diogene e la sua allegra banda in primis. Le notizie potevano trapelare, le fonti d'informazione - tradire, e anche se solo Itai e Seinji erano a conoscenza del segreto, al mondo vi erano troppi ninja capaci di vedere oltre le mere barriere fisiche. Proprio quello, in combutta col Mizukage e una giovane Akuma, Seinji aveva accettato di buon grado di cambiare maschera, con una più... vera. Dicevano che Meika Akuma, quella genin di Kiri, fosse un'esperta di plastica facciale, e fosse in grado di dare una forma ai suoi lineamenti. Di cambiargli viso in modo permanente. Era una benedizione quella! E anche una maledizione! Nel contempo... Un po' di nostalgia afferrava l'animo sensibile dell'Akuma al pensiero di perdere il suo vero volto; un altro sentimento pari al primo lo portava nei meandri infiniti delle infinite possibilità: con un volto nuovo avrebbe avuto una identità nuova, e con una nuova identità, anche una storia nuova. Era, insomma, un coltello dalla doppia lama: positivo e negativo, come sempre, ma a differenza di sempre, in quell'occasione aveva poco margine di scelta.
    In ogni caso, senza ragionarci poi molto sul come e sul perché, Seinji realizzò subito nella propria mente il volto che voleva avere: apparteneva a un tizio morto nella Sala Giochi di Takurama, uno di quelli che passava la vita dinnanzi al monitor, e che quando non sostava dinnanzi al monitor, passava giornate su giornate a servire Takurama come maggiordomo della Villa. Un furto a un uomo morto poteva dirsi un furto? Del resto prima o poi sarebbe tornato al suo viso normale, dunque era più un... prestito. Un prestito di identità.



    Quando venne a trovare Meika Akuma nel luogo indicato, ovunque questo sarebbe stato, si sarebbe presentato nella maschera, accompagnato da un uomo, - ovviamente un'illusione, - con i tratti specifici del viso che Seinji voleva avere. Sarebbe stato un piccolo aiutino per la kunoichi in questione, un piccolo "esempio", su come Seinji sarebbe voluto essere.
    «Mi scuso per il ritardo,» - sospirò Seinji, - «dimmi dove mettermi.»
    Una volta messo avrebbe sospirato in modo pesante e nostalgico.
    «Sono poco voglioso di lasciarmi con il mio vero volto. Spero possa tornare com'era un giorno... Devo togliermi la maschera, vero?» - Chiese Seinji Akuma a Meika, riferendosi, probabilmente, alla sorpresa che la giovane Akuma avrebbe potuto vedere sotto alla maschera.
    Come avrebbe reagito ai lineamenti di un noto ricercato?
     
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  2. -Meika
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    Una maschera migliore

    I


    Il compito era chiaro.
    Me l'ero tirato abbastanza addosso quando avevo dichiarato con molta noncuranza che ero in grado di provare a cambiare il volto alle persone (arte della quale stavo lentamente divenendo capace) ma non avevo alcuna certezza di esserne effettivamente capace. Così quando ricevetti l'ordine di cambiare il viso ad un uomo per ragioni non a me del tutto chiare rimasi quasi tutto il pomeriggio di guardia nervosa al pensiero di ciò che mi aspettava quella sera... e notte.
    Sì perché l'intervento sarebbe stato lungo in quanto permanente, tuttavia ero davvero certa di fare bene? Non avrei combinato qualche strano pasticcio rendendo così il pover'uomo uno sgorbio indicibile? Il lavoro di guardiano dava un sacco di tempo da utilizzare per fissare il vuoto in preda all'ansia ed ai pensieri.
    Così il pomeriggio passò e venne la sera. In guardiola buttai giù qualcosa da mangiare. Akira era arrivato qualche minuto prima e gli avevo detto ciò che dovevo fare con Asmodai (del resto non aveva senso nasconderglielo) e che le mura quella notte sarebbero state tutte sue. L'altro Akuma giunse, mascherato come di solito, ma non era solo.
    Asmodai? Perché accompagnato? domandai perplessa. Il Mizukage era stato chiaro riguardo al fatto che nessuno dovesse vedere ciò che stava sotto la maschera. Scusa, non è che potresti andare via? Domandai all'illusione.
    Ecco.


    Non appena avessi scoperto che era un'illusione avrei scoccato un'occhiataccia ad Asmodai, voltandomi verso le mura sperando che nessuno mi avesse vista parlare con l'aria. Asmodai-san, potevi dirmelo che era un'illusione! esclamai sconsolata, sospirando per la pessima figura appena fatta.
    Non qui, abbiamo bisogno di un posto comodo. Casa tua? Sarà una cosa che andrà per le lunghe. Dissi, pensando a come quella notte non avrei dormito affatto.
    Una volta al sicuro di quattro mura Asmodai si tolse la maschera e la mia prima reazione fu quella di sfoderare la lama per affrontarlo. TU! Non c'era Akuma che non conoscesse la faccia di Seinji Akuma, il traditore.
    Ssss... no ok, il Mizukage lo sa sicuro, ecco perché mi ha chiesto di cambiarti la faccia sì. Dunque? Sei tornato a Kiri? esclamai, sorpresa, con gli occhi ancora sgranati. Nel clan tutti quanti sono abbastanza incazzati con te. Mio padre non fa che parlare male di te. Ok, sto zitta, scusa. Quando mi agitavo finivo per parlare troppo.
    Stenditi su un posto alto, che mi consenta di stare in piedi. Il tavolo della cucina andrà bene, anche se sarà scomodo per te immagino. dissi, attendendo che l'Akuma eseguisse quanto gli avevo detto. Ehm... dunque la faccia era quella del damerino di prima? Domandai, cercando di richiamarla a mente.
    Cavolo.
    Non la ricordavo più.

     
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    "Casa mia?" - rifletté Seinji sconsolato nel sentire la proposta di Meika, e dopo essersi rapidamente scusato per non avverla avvertita di essere venuto accompagnato da un illusione. - "Ma casa mia è un bordello!"
    "E poi," - a questo giro continuò Asmodai, - "non sarebbe meglio prima invitarla ad un bicchiere di saké, Seinji-san? Che ne so, magari camminare abbracciati sulla riva del mare al tramonto bevendo entrambi del buon vino frizzante della zona, - ovviamente a spese tue, - guardare i gabbiani come volano, ecc.?"
    "Ma se venisse a casa mia solo per farmi l'operazione!" - esclamò l'Akuma per continuare poco dopo: - "E poi guardala! E' così carina! I capelli bluastri che le cadono elegantemente sul viso, gli occhi che brillano di una luce intensta, e la pelle! La pelle!"
    "Tu ti sei lasciato influenzare dal Nara, caro Seinji... Ora anche tu ti sei innamorato!"
    "Non mi sono innamorato!"
    "Sì!"
    "No!"
    "Sì!"
    "No!"
    "Sì!"
    "NOOOOOOOOOOOO!"
    Immediatamente ricompostosi, Seinji reagì alla richiesta della giovane fanciulla con un piccolo inchino del capo, al che avrebbe parlato l'illusione a fianco a lui, anticipando non solo un cambio di volto del giovane Seinji, ma anche un cambio di intepretazione di sé, entrando nel ruolo più adatto alla faccia che stava per indossare da li a poco.

    «Ah, casa mia è un posto sicuro, Meika-san. Però abito da solo da molto, molto tempo in compagnia solo del pesce fresco che mi capita di pescare la mattina, e che finisce nel sushi...» - Si fermò per un attimo. - «Spero con tutto il mio cuore che l'angoscia delle 4 mura di una casa che accoglie un uomo solitario, non possa in nessun modo trasmettersi su di lei, giovane Akuma. Sarebbe alquanto sconveniente vedere la luce affievolirsi nei suoi occhi alla vista di quel che è la casa di un pover'uomo, miss Meika.» - La fissò per qualche attimo meravigliandosi ancora e ancora della sua belleza unica. - «Se tuttavia l'angoscia di una casa solitaria non può scalfire il suo, senz'altro sensibile, animo, allora mi permetta di comprare del buon vino pregiato e qualche cosa da mangiare...» - avrebbe concluso con un piccolo inchino alla sua signoria Meika Akuma, - «Giusto per rendere la Sua meravigliosa presenza nella mia piccola casa un po' più allegra del solito, e rendere più divertente il lungo lavoro che la Sua altezza Mizukage di Kiri Le ha ordinato di svolgere...»
    Dunque, l'illusione era chiara: Seinji avrebbe accettato di andare a casa sua a svolgere l'operazione solo se Meika avesse accettato di comprare del vino e del cibo per strada, e poi gustarselo in compagnia dell'Akuma.
    «Insomma, qualcuno dovrebbe pur dovrebbe offrirLe una cena in cambio del suo lavoro, no, Vostra bellezza?»

    Qualora Meika non si fosse posta molti problemi riguardante una piccola cena in compagnia di un noto ricercato, questo avrebbe accompagnato la kunoichi in giro per Kiri, e avrebbe comprato due bottiglie di vino pregiato, - qualche Ryo ce l'aveva ancora grazie ai suoi affari precedenti, - e dunque sarebbero entrambi entrati nella piccola casina di Seinji Akuma. Una casina abbastanza piccola, da lasciar spazio solo a un soggiorno, una cucina, e una piccola stanza da letto.
    «Puoi sistemarti sul divanetto intanto, » - avrebbe detto Seinji all'Akuma indicando un piccolo divanetto posto vicino al muro est della casa. - «Mi tolgo la maschera?»
    Alla risposta affermativa di Meika, Seinji avrebbe fatto quanto detto, togliendosi la maschera e lasciando il suo vero volto allo scoperto. La reazione che ne seguì fu alquanto divertente, e l'Akuma sorrise nel vedere la sorpresa di Meika. Era conosciuto e famoso da quelle parti, bha! Chi lo avrebbe mai detto?
    «Sono sicuro di poter rovesciare l'idea che il clan si è fatto su di me, Meika-san,» - avrebbe risposto Seinji con fare tranquillo, - «del resto è per quello che sono tornato, ed è per quello che io e Itai abbiamo il nostro piccolo segreto.»
    "Piccolo?"
    "Così-così..." - avrebbe risposto Seinji.
    «La faccia è sì del damerino prima...» - avrebbe risposto Seinji, lasciando di nuovo il chakra fluire, e una nuova opera d'arte nascere: lo stesso damerino di prima, il prototipo ideale di Seinji Akuma futuro.
    «Prima però di inizare, Meika-san, cosa ne dici di rinfrescarci un po' con del buon vino e del buon sushi? Potrei spiegarti la situazione meglio, e inoltre: fammi felice. Del resto è il mio ultimo desiderio da Seinji Akuma, quello di poter cenare in compagnia di una giovane promessa degli Akuma, dalla straordinaria bellezza tra l'altro.»
     
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  4. -Meika
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    Una maschera migliore

    II



    Il primo pensiero fu un “ma in che diavolo di situazione mi ha cacciata”.
    Seinji Akuma mi era stato descritto come un folle visionario troppo preso dal suo Demone per essere considerato “normale”, ma quel modo di parlare mi faceva sospettare che il Mizukage dovesse averlo colpito molto forte in testa nell'atto di riportarlo a Kiri oppure che in qualche modo avesse avuto una rivelazione sulla via di Genosha.
    Quale che fosse la ragione il suo modo di fare mi stava imbarazzando all'inverosimile. Alzai le mani scuotendole ridicolmente come per porre fine a quel continuo susseguirsi di proposte e complimenti ai quali non ero né avvezza né abituata. Così, rossa in viso, cercai in qualche modo di bloccare i piani dell'Akuma.
    Ehm Asomdai-san, io non voglio essere scortese... dissi con la voce appena tremante e balbettante. Dovevo operarlo e lui mi invitava fuori a cena. Come posso dire... ecco...
    Mi grattai la guancia, abbassando appena lo sguardo, sperando che Akira sulle mura non si voltasse a guardare che stessi combinando notando quell'assurda situazione.
    Mangeremo qualcosa magari, sì, tutto qui però. alla fine avevo accettato solo ed esclusivamente per educazione sperando che lui terminasse quelle fin troppo gentile avanches Ma niente alcool. Non vorrai far bere la persona che ti deve cambiare la faccia?


    Così finimmo in casa. Lui poteva bere quanto voleva, del resto ciò non avrebbe cambiato minimamente l'esito dell'eventuale operazione ma io dovevo essere concentrata e con la mano ferma per cui non avrei accettato una goccia di alcool nemmeno dietro notevoli insistente.
    Quando gli dissi ciò che il clan pensava di lui si mostrò convinto di poter far cambiare opinione allo stesso. Mi chiedevo come però: aveva assunto una diversa faccia ed una diversa identità. Forse in futuro sarebbe giunto il momento in cui sarebbe tornato ad essere Seinji Akuma e tutti avrebbero scoperto cosa aveva fatto per Kiri... ma fino a quel momento doveva sopportare l'odio del villaggio ed il suo nome marcato ancora nella lista dei traditori.
    Quando fece rinascere il damerino vicino a se lo osservai con attenzione, cercando di memorizzarne i dettagli per poi crearne una copia identica anche io. Osservai ciò che la mia immaginazione aveva prodotto e ciò che quella di Seinji Akuma aveva creato e notai alcune piccole differenze. La forma degli occhi, la posizione delle sopracciglia, il taglio delle labbra... piccolezze, ma che di fatti dimostravano quanto l'immagine percepita di un viso fosse ben diversa da persona a persona.
    Così aggiustai il tutto finché – a mio giudizio – non furono del tutto identici. Così andrà bene. Annunciai, lasciando sfiorire quell'immagine mentre i miei occhi tornavano normali.
    Nuovamente lui propose la cena. Seinji-san, anche perché sono a stomaco vuoto e ti rispetto in quanto senpai accetterò il sushi e la compagnia, però ecco... mi torturai le dita con le unghia. Maledetto Mizukage, perché doveva mettermi in quella situazione scomoda?
    Ovviamente dare la colpa al Mizukage non aveva senso. Del resto lui era stato conciso: “da un nuovo volto a Seinji Akuma”. Che quel tale fosse colto da un colpo di fulmine non era qualcosa di prevedibile, del resto. C'è già un'altra persona nella mia vita.
    Dissi, sentendomi appena dispiaicuta. Non che potessi farci realmente molto se si era fatto folgorare da me, con tutti i miei svariati problemi di controllo delle emozioni e quella magica propensione alle figuracce che mi ritrovavo. La sua gentilezza per niente disinteressata poteva anche farmi piacere, tuttavia era bene mettere in chiaro subito le cose. Era un mio senpai ed evidentemente stava correndo molti rischi dato che doveva cambiare identità, lo apprezzavo per quello e per questo non avrei di certo rifiutato del sushi e due chiacchiere con lui, ma null'altro.
    E dato che lui probabilmente aveva risvegliato i poteri degli occhi del nostro clan da più tempo di me, c'erano alcune cose che intendevo chiedergli del resto.
    Seinji-senpai... posso chiederti qualcosa riguardo i nostri occhi? Chiesi allora, pensando al Demone ed a come questo, delle volte, mi rendesse ben diversa da come fossi.


    Edited by -Max - 8/1/2016, 13:50
     
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    Bhe, un qualcosa del genere se lo doveva aspettare da una ragazza del genere. Era normale che quelle parole, dette sì col cuore puro e con le intenzioni limpide, l'avessero imbarazzata un po' (forse era anche quella l'intenzione di Seinji Akuma, il pazzo visionario); era altresì normale che quel rossore sulle guance, tipiche di qualcuno che non si sentiva nel piatto proprio ricevendo tanti complimenti, fosse comparso per un periodo di tempo né troppo breve, nè troppo lungo, ma necessario al fine di dar modo a Seinji Akuma di comprendere i problemi della ragazza: era ancora vergine, probabilmente, e altrettanto probabilmente era già fidanzata con qualcuno che, forse, non la soddisfava pienamente. Per un attimo pensò di scoprire la figura celata dietro a Meika Akuma, il suo amante segreto, ma poi ci ripensò: avrebbe probabilmente avuto troppi risentimenti nei confronti di quella persona, e le persone che celano entità demoniache dentro di sé, si sa, possono ricadere in vari conflitti dal carattere passionario, che mai e poi mai portano a un risultato felice. In ogni caso Seinji Akuma rimase anche molto felice delle parole di Meika: per quanto riguardava la cena più che bastava. Avrebbe, forse, tentato di conquistare il suo cuore con del buon cibo e del buon vino, come gli avevano insegnato i suoi avi molto tempo prima di lui e com'era di tradizione da quelle parti, ma qualora le difese del suo cuore non fossero caduta dinnanzi a tanta charme, avrebbe rinunciato a proseguire per quella strada. Il suo ragazzo, - se c'è n'era davvero uno come sembra ce ne fosse, - avrebbe potuto diventare molto geloso, e la gelosia, si sapeva, mai portava a qualcosa di buono.
    «Non si preoccupi signorina Meika: sono un uomo dagli alti ideali, sono un uomo d'onore,» - sospirò l'Akuma notando il suo imbarazzo riguardante la cena, - «non volevo di certo metterti in imbarazzo dinnanzi alle mie richieste, poiché la mia è solo voglia di scambiare qualche parola con una kunoichi degli Akuma con la mia vera faccia. Magari... magari raccontare la mia storia, e far sì che la conoscesse qualcuno oltre a me e il Mizukage.»
    Per qualche istante egli si fermò, guardando Meika con fare tranquillo.
    «Siamo shinobi, Meika-san. Un giorno siamo qui a parlarci dietro a del buon vino, e il giorno prossimo siamo a morire sul campo di battaglia. Un giorno siamo dei folli visionari, teenager vogliosi di cambiare Kiri e il mondo prima di cambiare sé stessi, e il giorno dopo, consci del pericolo che si può abbattere sulla nostra Patria, siamo di nuovo qui, aggrappati a qualcosa: una famiglia, una tradizione, un'ideale.» - Si fermò, incrociando le braccia dinnanzi al petto e lasciando qualche capello scivolargli sulle guance. - «Dunque, se con la mia faccia nuova dovessi morire da qualche parte e non riuscire a far sapere al villaggio di chi io fossi realmente, vorrei che lo facessi tu, Meika, al posto mio. Spiegando le mie motivazioni, gli ideali, che mi possedevano, e le mie intenzioni, dalla nascita e fino alla morte, sempre e solo benevoli per Kiri e per il suo meraviglioso popolo.»
    Una volta che aveva parlato, proponendo a Meika quello che pochi potevano vantare, - la Verità, - rimase in silenzio senza maschera, in casa sua, ad osservare come la giovane shinobi, da poco una chunnin, aggiustava la sua illusione, rendendola speculare a quella di Seinji Akuma. Probabilmente avrebbe rifiutato, o forse no... Seinji però sentiva che oltre a lui e il Mizukage ci doveva essere anche qualcun altro nel conoscere gli eventi della sua storia, almeno in dettagli, almeno soltanto per quanto riguardava i passi fatti, i meccanismi attivati, e la strada percorsa.
    In ogni caso, dopo averci ragionato tornando in dietro a quegli anni pieni di passione per Kiri, guardò Meika e fece un cenno di sì con il capo. Poteva chiedere qualsiasi cosa al riguardo dei nostri occhi.
    «Chiedi pure,» - avrebbe risposto l'Akuma, alzando il calice di vino e bevendoselo in un colpo solo.
    «Agli Akuma!»

     
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  6. -Meika
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    Una maschera migliore

    III



    Le sue parole mi sembravano a tratti deliranti, ma in parte mi pareva di capire il perché le stesse pronunciando. Quella sera lui sarebbe smesso di essere "Seinji Akuma" e sarebbe divenuto a tutti gli effetti "Asmodai". Si sarebbe liberato della maschera che gli era stata imposta dal Mizukage solo per indossarne una permanente e migliore. La cosa lo stava probabilmente sconvolgendo eppure ciò che mi chiedeva era ben al di la delle mie - misere - possibilità.
    Mi stava chiedendo di raccontare ai posteri chi lui fosse qualora fosse morto ancora come Asmodai, ma che diritto ne avevo io? Non lo conoscevo che da poche settimane ed avevamo sempre parlato fin troppo poco!
    Quell'intera situazione mi metteva enormemente a disagio, ma cercai di fare del mio meglio per nasconderla.
    Io... non so senpai, mi conosci da così poco. Nella tua vita non ci sono persone più adatte a questo? domandai, forse retoricamente. Se lui aveva tradito tutto era probabile che quelle stesse persone l'avessero abbandonato.
    Sarò felice di ascoltare però la tua storia Asmod... anzi no, Seinji-senpai. Ammetto anche di essere curiosa di sapere come mai sei qui, come mai indossi quella maschera... ammesso che possa saperlo. Forse ci sono segreti, intuisco che la tua storia è piena di segreti.
    Quando, dopo alcuni minuti, chiesi di potergli fare una domanda riguardo gli occhi abbassai lo sguardo, iniziando a sentirla. Una figura che non esisteva da nessun'altra parte che nella mia mente e che pure pareva divenire così splendidamente e crudelmente reale di tanto in tanto. Dopo gli eventi di qualche giorno prima la frequenza con la quale il Demone aveva iniziato a mostrarsi era aumentata.
    Lo nascondevo a tutti, persino ad Akira ed a mio padre, ma iniziavo a temere di non essere più in grado di gestirlo. Cosa sarebbe accaduto nel momento in cui avrei dovuto lottare? Gli istinti sanguinari mi avrebbero assalito ancora una volta o sarei stata in grado di resistere.
    Da quando ho imparato ad usare l'Hijutsu mi capita di vedere ed a volta sentire... una presenza estranea. Ho letto che è abbastanza normale per gli Akuma, può succedere. La ragazza identica a me col vestito d'inchiostro scivolò quasi languida al mio fianco, fissandomi con un'espressione divertita.
    Nessuno poteva vederla, eccetto me. Ti è mai successo? Io ho paura, Seinji-senpai. Ho paura perché questa cosa... mi rende diversa, mi rende una persona che non voglio essere.


     
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    Dopo aver ascoltato la sua risposta, - Dio solo sa quanto era insicura di sé! - Seinji Akuma, a breve Asmodai, o ancora meglio: Soichiro Akuma, per far rivivere la leggenda di suo padre, si versò un altro bicchiere di vino, e alzando in alto il calice, sorrise.
    «Ai neochunnin degli Akuma!» - esclamò quindi Seinji, quasi come se fosse in prossimità dell'Ade e invece di sdraiarsi sul tavolo per cambiare viso, dovesse sdraiarsi sul tavolo per ricevere un'iniezione letale di veleno. Era strana nostalgia quella che gli permeva le membra: lui e Meika, il passato e il futuro, colui che era in errore e colei che, grazie a quella sua sensibiltà d'animo e alla sua purezza d'intenti, sembrava brillare similmente a una gemma.
    "Ti arrendi così presto? Vechio marpione!"
    Dopo aver bevuto ai neochunnin, Seinji si versò ancora del vino.
    «Nella mia vita non c'è nessuno, Meika-san. Etsuko... quel vecchio fratello è disperso chissà dove per colpa mia, Meika.» - esordì Seinji bevendo in un colpo solo un altro bicchiere di vino, ma questo non fece altro che aumentare la sua voglia di bere ancora. - «Attendimi un attimo,» - sospirò egli, andando nell'altra stanza e tornano con una bottiglia di saké pregiato.
    «Bhe, sai come dicevano i nostri avi: se bere da solo, allora bere bene. »
    "La stai facendo troppo tragica, Seinji..."
    "No, sto facendo il dovuto prima della fine di un'era!"
    Si versò del saké nel calice di vino e lo svuotò in un attimo come se fosse acqua.
    «Non importa se ti conosco da molto o da poco, nobile fanciulla. Importa quanto ti conoscerò nel futuro, e chi diventerai... in questo futuro.» - "Sempre che ce ne sia uno per questo villaggio, li, oltre alle tenebre di Diogene..." - «Sempre ammesso che ce ne sia uno di questo futuro...» - Seinji sospirò, si versò dell'alto saké e svuotò anche quel bicchiere, brindando stavolta a quel futuro che intendeva, e che, così incerto, si nascondeva tra le molteplici tenebri e i grandi dubbi.
    «Sai... » - avrebbe continuato dopo Seinji diventando un po' rosso in viso per via dell'alcool, - «...tutti gli Akuma avvertono qualcosa. Il nostro è un mondo di illusioni: viviamo qua e viviamo la. Un po' siamo noi stessi, - dei Seinji Akuma, - e un po' siamo dei Asmodai, dei demone, degli oni provenienti da quel mondo che ci sembra fittizio, ma che in realtà talvolta è più reale di quel tavolo dinnanzi a noi, o di questo saké, che io bevo. Chi siamo noi per definire la realtà? Chi siamo noi, per dira cosa è, la realtà?»
    "Povera Meika... Ora si deve subire il monologo di questo idiota ubriaco" - sorrise Asmodai.
    «La presenza che percepisci, Meika-san, non può essere altri che il demone in te.»
    Seinji si alzò.
    «Dimmi un po'... ti stai allenando per sviluppare la tua abilità oculare?» - chiese dunque Seinji avvicinandosi alla finestra per vederci la nebbia e tornare subito indietro. - «A me è capitato un demone un po' ambiguo... un tipo poco raccomandabile.»
    "Il Demone giusto per il tizio giusto" - commentò Asmodai.
    «Una volta che vai avanti, riesci a sentirla meglio questa presenza, Meika. E' più... una parte di te. E voi crescete... insieme.»
    "Bhe, insomma, io ero già bello maturo quando ti ho scelto, caro Seinji... Avevo circa ... un'ifinità di anni."
    «Le scelte tue ricadono sul tuo demone, e le scelte del tuo demone, ricadono su di te. Ma questo tuo padre non te l'ha detto?» - chiese tranquillo, quasi come se si stesse chiedendo cosa avesse fatto suo padre: a criticare Seinji Akuma tutti erano bravi, ma ad aiutare la figlia a crescere.... un po' di meno. Davvero non lo capivano che ogni Akuma aveva una doppia vita, una doppia identità, - fonte di quel che poteva essere una nuova scienza in divenire? Era proprio vero che a quel clan mancava un senpai, allora. Era propria vero che vi era una decadenza totale.
    Seinji si versò un altro po' di sakè.
    «Credo che dovrò avere un dialogo a tu per tu con tuo padre,» - disse egli con fare tranquillo. - «Ma non preoccuparti: se non l'hai ancora fatto, ti insegnerò io ad usare i tuoi occhi come si deve. E mettiti in testa: non sei diversa, sei speciale. E non sei "qualcuno che non vuoi essere"; sei sempre tu, è la tua individualità, è la tua... specialità.»
    Sospirò...
    «Per quanto riguarda la mia storia... bhe. Immagino te l'abbiano raccontata dipingendomi come il Diavolo della situazione, ma no. Non è così. Io non ho mai ucciso nessun kiriano, Meika. Non ne ho mai persino ferito uno.» - Si bevve ancora il saké, a questo giro dalla bottiglia. - «Ho sempre promesso guerra, ma non a Kiri. Ho promesso guerra a Shiltar Kaguya, e a Itai Nara... Perché? Perché il primo stava trascinando il villaggio nel baratro, e il secondo... bhe... il secondo aveva semplicemente invitato un foglioso qua a Kiri, e questo aveva iniziato a fare lo sbruffone in giro. Mentre Itai... bhe... saprai del Bijuu dentro di lui.» - Bevve ancora. - «Ho sempre ritenuto che non gli appartenesse; che fosse di proprietà di Kiri, mentre Itai, come ben sai... di Kiri non è. E allora li nacque in me un ri-sentimento: ridare a Kiri il vecchio splendore, perso per colpa del Kaguya incapace, e ridare il Bijuu a una forza portante kiriana. Spodestare Itai dal suo trono, quando il Kaguya è morto, e mettervi qualcuno che nel sangue avesse i geni puri di Kiri. Fu anche a quel punto che mi dissi: perché Kiri deve servire l'Accademia? Bisogna far sì che Kiri tornasse sovrana di sé stessa. Con un Kage sovrano. Con un villaggio sano. Un'idea folle?» - Seinji bevve. - «Forse, ma non per me. Era... reale. Presente. Era l'idea che mi tormentava giorno e notte.»
    "Era un'idea mia... tra l'altro" - aggiunse Asmodai.
    «E così mi rifugiai ad Ame, preparando sushi, facendo da guardiano alle mura di quel posto e comparendo di tanto in tanto in un qualche agguato accademico... Ma non ho mai perso a ragione. Non ho mai nemmeno ferito un ninja kiriano, come ti ho detto.»
    "Quasi un bravo ragazzo, sìsì"
    «Perciò no. Non sono mai stato chi mi hanno dipinto... » - a quel punto Seinji svuotò la bottiglia in pochi sorsi e si mise sul tavolo.
    «E' arrivato il tempo di fare il passo...» - disse l'Akuma sdraiandosi sul tavolo e lanciando la bottiglia vuota ad impattare contro il muro. - «Io e te ci incontreremo ancora, fiore degli Akuma. »
    "L'era di Seinji Akuma è finita?"
    "L'era di Seinji Akuma non è mai finita, bro"
    "E' l'era di Asmodai che inizierà domattina..."
    "Bisogna fare il passo" - pensò Seinji chiudendo gli occhi e lasciando il respiro andare. - "Bisogna sempre fare un passo" - aggiunse egli prima di perdere i sensi per via dell'alcool sul tavolo di casa sua.


     
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  8. -Meika
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    Una maschera migliore

    IV



    Ascoltai le parole di Seinji con seria attenzione anche se, man mano che passava il tempo esse divenivano sempre più confuse e dettate dalla nostalgia e dell'alcool. La sua non era una bella storia.
    Aveva un non so che di triste. Certo amava molto il villaggio, lo si comprendeva tantissimo, ma le idee che Seinji Akuma aveva avuto erano state esasperate da una voglia di purezza che era francamente inconcepibile ai miei occhi.
    Non ero entrata ancora nel mondo militare quando l'Ottavo Mizukage era in carica per cui non potevo dire con certezza cosa avesse fatto o meno di male. Poi Shiltar era morto ed era stato sostituito da Itai Nara.
    Ricordo ancora come mio padre aveva accolto la notizia: una calda indifferenza. Aveva sentito parlare spesso del Jinchuuriki del Sette Code e di come egli avesse dimostrato il suo potere negli anni ma non lo conosceva affatto per poter esprimersi sul suo operato a priori. Il fatto di opporsi a lui soltanto per il suo cognome lo trovava ridicolo. Aveva sempre detto che quell'uomo era stato allevato da Kiri ed io del resto che motivo avevo per non credere alle parole di mio padre?
    Ascoltai silenziosamente la sa storia sobbalzando quando lanciò senza motivo alcuno la bottiglia di sakè contro il muro, rompendola. Sospirai, osservandolo mentre l'alcool faceva il suo effetto e lentamente lo portava verso il dolce mondo dei sogni. Lentamente allora mi avvicinai al viso di Seinji Akuma, alzando le mani su di esso e dunque iniziando con calma a cambiarlo.
    Ci sarebbe voluta tutta la notte.




    Al mattino Seinji sarebbe stato solo. L'avevo spostato sul suo letto dopo la fine del lungo intervento ed avevo passato la mezz'ora successiva a scrivere i miei pensieri su carta.
    Non avrei mai più parlato a Seinji Akuma. Lui era nascosto dietro la maschera di Asmodai. Per cui quelle ultime parole erano solo la risposta che la sera prima non avevo potuto dare a Seinji, prima che l'alcool bevuto troppo rapidamente lo facesse svenire. Un semplice foglietto di carta poggiato sl comodino di fianco al letto, parole sincere vergate da una mano stanca.

    Seinji-senpai, non sono brava con le parole, per cui cercherò di dire tutto ciò che penso brevemente.
    Custodirò la tua storia come ti ho promesso e se nessuno di più vicino a te avrà da ridire, la ricorderò se dovessi morire prima di tornare ad essere Seinji. È una storia triste, ma capisco che ami Kiri più di quanto mai potrò amarla io. Ti fa onore, ma le macchinazioni e gli errori che hai commesso sono un po'... troppo idealisti.
    Credo che tu te ne sia reso conto, dato che sei qui. Tutto potrebbe volgere per il meglio!

    Riguardo il mio Demone, scusa per il silenzio, ma dovevo riflettere. Otto ore sono un buon tempo per riflettere.
    Mio padre mi ha detto una cosa che a sua volta gli insegnò mia madre, che era un Terumi: "l'illusione è solo un'illusione, la realtà è solo ciò che conta".
    Ho sempre considerato il Demone come un'illusione da me stessa creata ma nemmeno mio padre era d'accordo. Per me così come per lui in passato per il Demone è un problema: ci rende persone estremamente diverse da quello che siamo davvero. Violente, sanguinarie e vendicative. Mio padre mi ha detto che imparerò a modo mio, che i suoi consigli non sarebbero validi per me.
    Lo comprendo anche ora. Ho sbagliato a chiederti consiglio: Asmodai è troppo diverso dal mio Demone senza nome. Devo imparare a convivere con questa mia natura, a modo mio.

    Grazie per aver parlato con me, spero che il lavoro sia venuto bene!

    Meika


    E quando l'Akuma si sarebbe alzato dal letto dinanzi al primo specchio avrebbe visto i suoi lineamenti cambiati. Del tutto rinnovati, come se fossero sempre stati così.
    Sotto non c'era più il suo viso. Seinji Akuma era stato nascosto da una nuova maschera.
    Una maschera migliore.


     
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7 replies since 7/1/2016, 20:28   103 views
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