Una maschera migliore

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  1. leopolis
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    × Legenda
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    «Dialoghi»



    Dopo aver ascoltato la sua risposta, - Dio solo sa quanto era insicura di sé! - Seinji Akuma, a breve Asmodai, o ancora meglio: Soichiro Akuma, per far rivivere la leggenda di suo padre, si versò un altro bicchiere di vino, e alzando in alto il calice, sorrise.
    «Ai neochunnin degli Akuma!» - esclamò quindi Seinji, quasi come se fosse in prossimità dell'Ade e invece di sdraiarsi sul tavolo per cambiare viso, dovesse sdraiarsi sul tavolo per ricevere un'iniezione letale di veleno. Era strana nostalgia quella che gli permeva le membra: lui e Meika, il passato e il futuro, colui che era in errore e colei che, grazie a quella sua sensibiltà d'animo e alla sua purezza d'intenti, sembrava brillare similmente a una gemma.
    "Ti arrendi così presto? Vechio marpione!"
    Dopo aver bevuto ai neochunnin, Seinji si versò ancora del vino.
    «Nella mia vita non c'è nessuno, Meika-san. Etsuko... quel vecchio fratello è disperso chissà dove per colpa mia, Meika.» - esordì Seinji bevendo in un colpo solo un altro bicchiere di vino, ma questo non fece altro che aumentare la sua voglia di bere ancora. - «Attendimi un attimo,» - sospirò egli, andando nell'altra stanza e tornano con una bottiglia di saké pregiato.
    «Bhe, sai come dicevano i nostri avi: se bere da solo, allora bere bene. »
    "La stai facendo troppo tragica, Seinji..."
    "No, sto facendo il dovuto prima della fine di un'era!"
    Si versò del saké nel calice di vino e lo svuotò in un attimo come se fosse acqua.
    «Non importa se ti conosco da molto o da poco, nobile fanciulla. Importa quanto ti conoscerò nel futuro, e chi diventerai... in questo futuro.» - "Sempre che ce ne sia uno per questo villaggio, li, oltre alle tenebre di Diogene..." - «Sempre ammesso che ce ne sia uno di questo futuro...» - Seinji sospirò, si versò dell'alto saké e svuotò anche quel bicchiere, brindando stavolta a quel futuro che intendeva, e che, così incerto, si nascondeva tra le molteplici tenebri e i grandi dubbi.
    «Sai... » - avrebbe continuato dopo Seinji diventando un po' rosso in viso per via dell'alcool, - «...tutti gli Akuma avvertono qualcosa. Il nostro è un mondo di illusioni: viviamo qua e viviamo la. Un po' siamo noi stessi, - dei Seinji Akuma, - e un po' siamo dei Asmodai, dei demone, degli oni provenienti da quel mondo che ci sembra fittizio, ma che in realtà talvolta è più reale di quel tavolo dinnanzi a noi, o di questo saké, che io bevo. Chi siamo noi per definire la realtà? Chi siamo noi, per dira cosa è, la realtà?»
    "Povera Meika... Ora si deve subire il monologo di questo idiota ubriaco" - sorrise Asmodai.
    «La presenza che percepisci, Meika-san, non può essere altri che il demone in te.»
    Seinji si alzò.
    «Dimmi un po'... ti stai allenando per sviluppare la tua abilità oculare?» - chiese dunque Seinji avvicinandosi alla finestra per vederci la nebbia e tornare subito indietro. - «A me è capitato un demone un po' ambiguo... un tipo poco raccomandabile.»
    "Il Demone giusto per il tizio giusto" - commentò Asmodai.
    «Una volta che vai avanti, riesci a sentirla meglio questa presenza, Meika. E' più... una parte di te. E voi crescete... insieme.»
    "Bhe, insomma, io ero già bello maturo quando ti ho scelto, caro Seinji... Avevo circa ... un'ifinità di anni."
    «Le scelte tue ricadono sul tuo demone, e le scelte del tuo demone, ricadono su di te. Ma questo tuo padre non te l'ha detto?» - chiese tranquillo, quasi come se si stesse chiedendo cosa avesse fatto suo padre: a criticare Seinji Akuma tutti erano bravi, ma ad aiutare la figlia a crescere.... un po' di meno. Davvero non lo capivano che ogni Akuma aveva una doppia vita, una doppia identità, - fonte di quel che poteva essere una nuova scienza in divenire? Era proprio vero che a quel clan mancava un senpai, allora. Era propria vero che vi era una decadenza totale.
    Seinji si versò un altro po' di sakè.
    «Credo che dovrò avere un dialogo a tu per tu con tuo padre,» - disse egli con fare tranquillo. - «Ma non preoccuparti: se non l'hai ancora fatto, ti insegnerò io ad usare i tuoi occhi come si deve. E mettiti in testa: non sei diversa, sei speciale. E non sei "qualcuno che non vuoi essere"; sei sempre tu, è la tua individualità, è la tua... specialità.»
    Sospirò...
    «Per quanto riguarda la mia storia... bhe. Immagino te l'abbiano raccontata dipingendomi come il Diavolo della situazione, ma no. Non è così. Io non ho mai ucciso nessun kiriano, Meika. Non ne ho mai persino ferito uno.» - Si bevve ancora il saké, a questo giro dalla bottiglia. - «Ho sempre promesso guerra, ma non a Kiri. Ho promesso guerra a Shiltar Kaguya, e a Itai Nara... Perché? Perché il primo stava trascinando il villaggio nel baratro, e il secondo... bhe... il secondo aveva semplicemente invitato un foglioso qua a Kiri, e questo aveva iniziato a fare lo sbruffone in giro. Mentre Itai... bhe... saprai del Bijuu dentro di lui.» - Bevve ancora. - «Ho sempre ritenuto che non gli appartenesse; che fosse di proprietà di Kiri, mentre Itai, come ben sai... di Kiri non è. E allora li nacque in me un ri-sentimento: ridare a Kiri il vecchio splendore, perso per colpa del Kaguya incapace, e ridare il Bijuu a una forza portante kiriana. Spodestare Itai dal suo trono, quando il Kaguya è morto, e mettervi qualcuno che nel sangue avesse i geni puri di Kiri. Fu anche a quel punto che mi dissi: perché Kiri deve servire l'Accademia? Bisogna far sì che Kiri tornasse sovrana di sé stessa. Con un Kage sovrano. Con un villaggio sano. Un'idea folle?» - Seinji bevve. - «Forse, ma non per me. Era... reale. Presente. Era l'idea che mi tormentava giorno e notte.»
    "Era un'idea mia... tra l'altro" - aggiunse Asmodai.
    «E così mi rifugiai ad Ame, preparando sushi, facendo da guardiano alle mura di quel posto e comparendo di tanto in tanto in un qualche agguato accademico... Ma non ho mai perso a ragione. Non ho mai nemmeno ferito un ninja kiriano, come ti ho detto.»
    "Quasi un bravo ragazzo, sìsì"
    «Perciò no. Non sono mai stato chi mi hanno dipinto... » - a quel punto Seinji svuotò la bottiglia in pochi sorsi e si mise sul tavolo.
    «E' arrivato il tempo di fare il passo...» - disse l'Akuma sdraiandosi sul tavolo e lanciando la bottiglia vuota ad impattare contro il muro. - «Io e te ci incontreremo ancora, fiore degli Akuma. »
    "L'era di Seinji Akuma è finita?"
    "L'era di Seinji Akuma non è mai finita, bro"
    "E' l'era di Asmodai che inizierà domattina..."
    "Bisogna fare il passo" - pensò Seinji chiudendo gli occhi e lasciando il respiro andare. - "Bisogna sempre fare un passo" - aggiunse egli prima di perdere i sensi per via dell'alcool sul tavolo di casa sua.


     
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7 replies since 7/1/2016, 20:28   103 views
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