La Vendetta dell'Avarizia

[Add TS per Ryuu Mizukyio]

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  1. Yusnaan
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    ehm...da qualche parte

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    Parlato Ryuu
    Parlato Nonno Daisuke


    La Vendetta dell'Avarizia

    La fuga


    Il cuore di Ryuu batté all'impazzata. Non aveva mai alzato la voce con i suoi nonni in quel modo e non era solito parlare di quelle faccende così delicate, quindi in quei momenti non riuscì a tenere a freno le gambe, lasciandole tremare e continuando a fissare i suoi interlocutori in attesa di una risposta.
    Le sue parole sembravano aver colpito nel segno, mettendo in difficoltà i nonni da cui ormai pretese di avere delle spiegazioni dettagliate sulla fine dei suoi genitori e di cui loro avevano sempre saputo chi fosse il colpevole. Yoku Akita, quel nome gli si era stampato nella mente e nessuno sarebbe stato capace di farglielo dimenticare, dato che dopo anni e anni in cui alla versione raccontatagli dai suoi parenti dovette credere come un dogma di fede mentre tutto il villaggio affermava il contrario, finalmente aveva scoperto un particolare in più che avrebbe potuto condurlo alla verità, quindi non poteva lasciarselo scappare.
    Ryuu-kun, devi sapere che l'uomo che costrinse i tuoi genitori a fare ciò che hanno fatto si chiama Yoku Akita. Un mercenario nukenin pericoloso che a quanto pare in passato è stato legato ad un movimento controrivoluzionario per riportare la cosiddetta "Nebbia di Sangue" a Kiri.
    Le sue parole furono chiare e precise e non ci furono giri di parole nel'affermare che l'uomo responsabile della morte dei suoi genitori era tornato nel Paese dell'Acqua, e a quanto ne sapevano, poteva anche trovarsi al villaggio.
    Fino a quel momento Ryuu non sapeva come avrebbe reagito alle rivelazioni che stavano per svelargli, che non fecero altro che confermare i suoi peggiori timori, quindi come avrebbe potuto rimanere impassibile. Il ninja che portò tanta disgrazia ed infelicità nella sua famiglia e che fu la causa del motivo per cui Ryuu dovette crescere senza genitori era più vicino di quanto potesse immaginare ed il mizukage probabilmente conosceva anche il punto preciso. Era tutta la vita che quel giovane ninja soffriva, veniva maltrattato da tutti per le voci sulla morte dei suoi genitori ed era costretto a vedere i suoi carissimi nonni scacciati da quasi tutto il resto del quartiere come fossero animali, e sapere chi fu l'autore di tanto male gli scatenò una profonda rabbia che a stento riuscì a controllare, cominciandosi a mordere in modo ossessivo il labbro inferiore in quei silenziosi istanti che si susseguirono alle parole del nonno.
    I suoi occhi erano quasi gonfi di lacrime e lì davanti a lui c'erano quelli che avrebbero dovuto essere i suoi nonni, ma che invece gli fecero da genitori fin da quando era nato.
    Non cercarlo, Ryuu. Non sei pronto.
    Era a loro che doveva il ninja e l'adulto che era diventato e non avrebbe mai potuto mancargli di rispetto o essere in collera con loro, anche per avergli nascosto dei simili segreti sul suo passato. Ma quella volta non poteva dargli ascolto, poiché il dolore che sentiva dentro nel sapere che in qualche modo tutto quello che era successo fosse anche in parte dovuto a lui, solo per il fatto di essere nato, era troppo forte per starsene fermo senza far niente dopo quello che aveva appreso. In qualche modo lui doveva saperne di più e che non avrebbe mai potuto lasciarsi sfuggire quell'occasione di incontrare l'altro responsabile del drastico cambiamento della vita sua e di quella di tutta la sua famiglia e che aveva osato portare tanto male, ma che per di più aveva intenzione di far precipitare di nuovo il villaggio in quel baratro di orrori e crudeltà che era la "Nebbia insanguinata". Soltanto un pazzo avrebbe voluto gettare nuovamente il villaggio della Nebbia in uno dei periodi più oscuri che aveva vissuto, un marchio che purtroppo non era mai stato dimenticato del tutto, quindi non c'era nessun dubbio che andasse assolutamente fermato e se il mizukage intendeva fare qualcosa in proposito, Ryuu ne avrebbe fatto parte.
    Guardando gli sguardi quasi imploranti dei suoi nonni di non commettere una follia, stavolta sapeva che non avrebbe potuto accontentarli.
    Ojii-san, obaa-san...perdonatemi.
    Anche i suoi occhi erano imploranti e chiedevano di non essere fermato, perchè sapeva benissimo che nonostante gli acciacchi dovuti all'età, le sue 2 nonne erano ancora in grado di stargli dietro e fermarlo se solo avessero voluto, ma nonostante tutto volle provare ugualmente a fare quello che al quel punto sentiva di dover fare sin dall'inizio.


    Usando tutte le sue forze compì un rapidissimo scatto verso il corridoio per poi usare il muro di quest'ultimo su cui si andò ad appoggiare per correggere immediatamente la direzione e darsi una spinta verso le scale che portano al piano superiore, raggiungendo immediatamente la sua stanza per raccogliere il suo equipaggiamento che poteva servirgli per qualunque evenienza, con un unico gesto senza fermarsi, e saltando dalla finestra, ritrovandosi di nuovo fuori ed inoltrandosi nella foschia del villaggio.
    Se avesse percepito che le nonne gli stavano dietro, avrebbe provato a cambiare continuamente direzione senza uno schema preciso e svoltando ad ogni angolo che incrociava nel tentativo di far perdere le sue tracce, mentre se le due donne avessero compreso che fermarlo non sarebbe bastato a bloccare il suo spirito, avrebbe continuato dritto più veloce che poteva e con una meta ben precisa.
    In ogni caso, il suo obbiettivo sarebbe rimasto il medesimo, dirigendosi alla residenza del mizukage. Le informazioni che aveva ottenuto dai nonni non gli bastavano, ma il mizukage era con molte probabilità a conoscenza di maggiori dettagli e lui non poteva lasciarsi sfuggire un'occasione del genere. Sapeva benissimo che non era la migliore delle opzioni presentarsi a casa sua a quell'ora della sera, ma non poteva fare altrimenti, perchè semmai si fosse fermato a ragionarci razionalmente sarebbe tornato immediatamente indietro e questo non poteva permetterselo.
    Voleva sapere. Doveva sapere. Ormai era giunto il momento di fare i conti con la realtà e ne aveva tutto il diritto.
    Non sapeva ancora cosa avrebbe potuto dirgli una volta arrivato al suo cospetto, ma c'era una forza che lo spingeva ad andare avanti e che non aveva voglia di fermarsi.
    Forse per il vento freddo negli occhi, forse per tutte le emozioni improvvise che avevano sconvolto una normale giornata, forse ripensando a come potesse essere stata la sua vita con i suoi genitori, durante il tragitto gli sfuggirono un paio di lacrime che vennero portate via dal vento e si persero tra le strade brumose del villaggio.
    L'onore dei suoi genitori, dei suoi nonni e della sua famiglia era stato infangato la notte in cui nacque e così era rimasto per 16 anni ed il colpevole aveva finalmente un nome.

    Sotto i pochi raggi della luna che filtravano tra la nebbia, continuò la sua corsa senza tregua con sguardo impassibile ed avvistando infine l'abitazione dell'attuale capovillaggio, rallentando il passo per poter riprendere fiato. Mentre procedeva con l'avvicinarsi si guardò intorno per capire se ci fossero guardie o sentinelle a proteggere il mizukage, ma non incrociò nessuno sul suo cammino, arrivando davanti alla porta ed alzando la mano per bussare, ma qualcosa gli bloccò il movimento.
    Il cuore gli batteva forte. Non era mai stato lì per non volerlo disturbare nella sua abitazione privata, figurarsi di sera dopo il tramonto, ma la sua determinazione nel voler andare avanti lo convinse a procedere a colpire leggermente la porta con le nocche per tre volte. E lo avrebbe rifatto con un po' più forza poco dopo, se nessuno avesse risposto al primo richiamo.
    Cosa avrebbe potuto pensare il mizukage ritrovandoselo davanti a quell'ora, con tutte le sue armi indosso e lo sguardo ancora semi sconvolto, ma determinato? E se avesse rifiutato la sua richiesta di partecipare ad una qualsiasi spedizione che aveva in programma nei giorni seguenti per andare a recuperare quell'uomo? L'unica cosa che gli importava era di incontrarlo faccia a faccia per poterlo guardare negli occhi, non sapendo cosa avrebbe fatto a quel punto, ma il solo pensiero di quell'uomo in libertà lo faceva imbestialire.
    Quando e se finalmente qualcuno fosse andato ad aprirgli la porta, lo avrebbe salutato molto cortesemente, scusandosi innanzitutto per l'orario e avrebbe chiesto di poter parlare col mizukage (se non fosse stato lui ad aprire). Ad ogni modo, una volta ritrovatosi davanti a lui, avrebbe iniziato a parlargli dopo un po' di esitazione iniziale.
    Buonasera, mizukage-sama. Mi scusi per l'orario. Ehm...Ho saputo di Yoku Akita e so che ha intenzione di occuparsene. Voglio venire anche io.
    Non ci fu bisogno di aggiungere altro, il discorso era chiaro e dal suo volto si poté ben capire che fosse più che sicuro di quel che diceva e che qualcosa lo aveva certamente turbato poco prima, quindi avrebbe dovuto essere piuttosto evidente cosa fosse successo.
     
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