La Vendetta dell'Avarizia

[Add TS per Ryuu Mizukyio]

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  1. Yusnaan
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    La Vendetta dell'Avarizia

    Il nuovo Jinchuuriki


    Nessuno aveva risposto al grido di aiuto del ragazzo. In quei momenti stava cadendo sempre più nello sconforto, ma c'era una cosa che lo spingeva ad andare avanti: la voce che poco prima lo aveva contattato, per quanto inquietante potesse essere, aveva cercato di dirgli di continuare a cercare un modo per uscire da quella situazione, quindi doveva significare che non era tutto perduto.
    Scrutò l'orizzonte in tutte le direzioni, in cerca anche solo di uno spiraglio di luce che gli avesse potuto indicare una via, un modo per liberarsi da quella situazione, ma sembrava esserci nient'altri che lui in quel luogo immenso, ed apparentemente impossibilitato a muoversi, incatenato in quell'oscurità che lo avvolgeva come una mosca in una ragnatela.

    Improvvisamente, però, una misteriosa figura luminosa cominciò a materializzarsi davanti ai suoi occhi, attirando la sua attenzione. Una figura che sembrava a malapena umana e che Ryuu si chiese inesorabilmente chi fosse e cosa volesse da lui, mentre questa cominciava lentamente a prendere una forma sempre più concreta. Pian piano si definirono i capelli, i tratti del volto, le mani, i piedi, ed il giovane genin poté infine identificare in quella figura il ragazzo controllato da Yoku Akita.
    Non capiva ancora il motivo per cui fosse lì anche lui, ma attese con pazienza che gli dicesse qualcosa, e difatti fu lui il primo a prendere la parola.
    Scusa.
    Ormai il giovane non ebbe dubbi che a contattarlo fosse stato proprio lui, sebbene la sua voce ora fosse molto più chiara e senza l'inquietante eco di sottofondo, ma a quel punto cominciò a domandarsi il perché di quelle scuse. Ryuu si ricordava perfettamente quanto era accaduto, ma adesso che aveva l'occasione parlare direttamente con lui sentiva il bisogno di conoscere le conseguenze di quel gesto che lo aveva convinto a fare, restando in silenzio per ascoltare quanto aveva da dire.
    Io sono Takuma Muramasa e direi che sono ormai l'ex Jinchuuriki del tre code
    Quella frase lasciò un po' interdetto Ryuu, che stava lentamente cominciando a covare un dubbio che avrebbe voluto non scoprire mai. Se quanto disse Takuma era vero ed il Sanbi non si trovava più dentro di lui, restavano pochissime spiegazioni possibili, ma a mano a mano che proseguiva col suo discorso il campo continuava a restringersi, facendo crescere l'ansia del ragazzo.
    A Ryuu non interessarono più di tanto le spiegazioni su come fosse finito tra le grinfie di Yoku e della sua organizzazione, perché in quel momento mille domande affollavano la sua mente, domande e preoccupazioni a cui voleva trovare una risposta, quando infine l'ex jinchuuriki gli spiegò senza ulteriori giri di parole come stavano realmente le cose, dicendogli le ultime parole che avrebbe mai voluto sentirsi dire.
    Ryuu, perdonami per ciò che ti ho fatto, ma ora sei il nuovo Jinchuuriki del Sanbi.

    In quell'istante Ryuu sentì qualcosa rompersi irrimediabilmente dentro di lui, come se il mondo gli fosse appena crollato addosso, e perdendo lo sguardo nel vuoto mentre la sua mente si affollò di una moltitudine di emozioni, avendo capito che quell'immane quantità di chakra che si trasferì dolorosamente dentro il suo corpo era proprio il demone a tre code rinchiuso dentro Takuma.
    Da tutte le storie che aveva sentito, i bijuu non erano altro che mostri troppo potenti e pericolosi, capaci di portare solo caos e paura, e che dovevano essere tenuti sotto controllo rinchiudendoli in dei contenitori umani. Possibile che a lui era capitata quella sfortuna di diventare proprio uno di quei contenitori, destinato a portarsi dentro quel pesante fardello per il resto della sua vita?
    Devi trovare il Sanbi, Ryuu. Devi riuscire a contattare il tuo mondo interiore e stabilire un contatto con lui
    Oramai al genin non poteva più interessare cosa avesse da dire il suo interlocutore, al quale volse nuovamente il suo sguardo, ricominciandolo a guardare negli occhi, ma con uno sguardo di disperazione e allo stesso tempo di risentimento nei suoi confronti. Anche se aveva ben capito che non gli era rimasta altra scelta che agire in quel modo, per quante volte si potesse scusare, in quel momento era l'unico con cui potesse prendersela, l'autore di quella sua sciagura.
    Continuò a rimanere in silenzio e ad osservarlo, mentre la sua figura si iniziò lentamente a svanire, divenendo sempre più trasparente.
    Il mio tempo qui è terminato. Scusami ancora... e trova il Sanbi. Forse non vorrai avere niente a che fare con lui, ma devi, DEVI trovarlo comunque!
    E così come era apparso, svanì sotto i suoi occhi, lasciandolo nuovamente solo, ma stavolta con l'animo profondamente abbattuto e sconvolto. Il suo sguardo tornò a perdersi nel vuoto, mentre cominciò ad essere tormentato da mille domande in preda alla disperazione in cui stava sprofondando sempre più dal momento in cui ricevette quella drammatica notizia.

    Perché proprio a lui? Aveva già sofferto molto per la mancanza dei genitori che gli erano stati portati via, e adesso avrebbe dovuto anche farsi carico di quell'immenso peso? Cosa aveva fatto di tanto grave per meritarsi un simile destino? La gente già lo disprezzava così com'era, ma da allora avrebbero avuto anche un motivo in più per farlo, non riuscendosi neanche lui stesso a definire in un altro modo se non come un mostro. Non c'era alcun dubbio che la sua vita non sarebe potuta essere più la stessa.
    Ripensò al suo Mizukage, che si trovava nella sua stessa situazione senza però dare mai a vedere un cenno di cedimento o venire disprezzato, ma stranamente neanche quello riuscì a tirarlo su di morale, considerandolo probabilmente un caso particolare e continuando a disprezzare con tutte le sue forze quella terribile condizione di cui era entrato a far parte.
    Avrebbe tanto tanto voluto lasciarsi andare e piangere, ma non era il momento buono per farlo. In un attimo si ricordò della voce che aveva sentito prima dell'arrivo di Takuma e che gli aveva suggerito di non perdersi, intuendo che l'unica altra presenza oltre a lui, in quel luogo che aveva capito essere una sorta di universo creato dalla mente, doveva trattarsi del Sanbi che cercava di mettersi in contatto con lui. Il solo pensiero di avere quel mostro dentro di sé gli scatenava un forte timore oltre che un profondo disgusto, ma ormai non poteva farci niente. Anche l'ex jinchuuriki aveva cercato di dirglielo, che anche se non avesse voluto averci niente a che fare, l'unico modo per andarsene da quel luogo era riuscire a trovarlo.
    Ryuu aveva sentito solo parlare dell'aspetto del demone a tre code, ma come il resto dei demoni non poteva che aspettarsi un essere spaventoso e gigantesco e sentiva crescere un senso di inquietudine solo immaginandosi di dover incontrare un simile mostro faccia a faccia. Purtroppo, malgrado fosse l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, si trovava obbligato a farlo per poter finalmente uscire da quella situazione.

    A quel punto tirò un lungo sospiro e si convinse che avrebbe dovuto trovarlo, e ricordandosi di come lo spirito di Takuma si mosse verso di lui, capì che essendo in un mondo non fisico non c'era bisogno di muovere il corpo per potersi spostare. In men che non si dica chiuse gli occhi e cominciò a spostarsi dalla sua posizione, librandosi in alto grazie al solo pensiero di volerlo fare. Guardò soddisfatto i risultati del suo ragionamento, riaprendo gli occhi e fluttuando in avanti, e se si fosse trovato in un altra situazione sarebbe rimasto a giocare come un bambino, volando dappertutto, ma in quel momento non aveva la forza di sorridere.
    Va bene, basta cazzate. Prima lo trovo, prima esco da qui.
    Il suo sguardo era serio come non mai ed allora ricominciò a guardarsi intorno per capire che direzione prendere, ma non c'era niente di niente che avrebbe potuto dargli anche una minima indicazione, quindi si ricordò che Takuma parlò di trovare un "mondo interiore" e di mettersi in contatto con il Sanbi per uscirne. Quella frase gli fece comprendere che probabilmente avrebbe potuto cercare all'infinito in quel luogo, senza avere alcuna possibilità di venirne fuori, e collegando finalmente il motivo per cui sentì la voce del demone provenire da dentro se stesso, quando provò a contattarlo con la sua vera voce, doveva molto probabilmente voler dire che avrebbe dovuto trovarlo così come era riuscito a muoversi pochi secondi prima: col pensiero.
    Doveva essere per forza così che avrebbe dovuto farlo, l'unico modo per creare un contatto e raggiungerlo nel luogo dove era rinchiuso. Senza pensarci ulteriormente, anche se con un po' di inquietudine, congiunse le mani formando il sigillo della pecora come per richiamare il chakra, e concentrandosi per cercare di trovarlo dentro di sé, provando a rintracciare quella fonte di chakra estranea che si era forzatamente introdotta dentro di lui e che lo aveva chiamato.
    Dove sei?
    Lo so che mi cerchi anche tu.
    Fatti sentire.

    Sarebbe rimasto in quella posizione finché non fosse riuscito a focalizzarsi abbastanza anche su una minima traccia che avrebbe potuto creare un collegamento per portarlo al suo obbiettivo, e avrebbe infine riaperto gli occhi nell'istante in cui sentì un rilassante scroscio d'acqua avrebbe raggiunto le sue orecchie ed una leggera brezza accarezzato il viso.

    Una forte luce lo investì e ci volle un po' per abituarsi a quel repentino cambio dall'oscurità assoluta in cui si trovava, ma una volta riusciti ad aprire gli occhi senza fatica poté mirare il curioso paesaggio che lo circondava. Un minuscolo pezzo di terreno roccioso, spoglio di qualsivoglia flora e fauna, e intorno al quale c'era soltanto acqua. Acqua, acqua e ancora acqua, in qualunque direzione si voltasse. Un oceano apparentemente senza fine e chissà quanto profondo.
    Non sapeva come, ma era finito su quel minuscolo gruppo di scogli che probabilmente non raggiungeva i 20 metri di diametro, sperduto in mezzo ad un oceano sovrastato da un cielo completamente bianco, senza sole, luna o stelle. [Immagini di Riferimento 1 - 2] Il panorama lo trovò estremamente gradevole e rilassante, con l'acqua che si abbatteva dolcemente sulle rocce, trascinata da qual leggero vento, un luogo rasserenante e in cui non si viene disturbati da alcun pensiero.
    Probabilmente era quello il mondo interiore di cui gli parlò Takuma, ma a quel punto avrebbe dovuto esserci anche il Sanbi, di cui però non vi era traccia. Si voltò intorno nella speranza di avvistarlo ma non riuscì a vedere niente se non l'immensa distesa d'acqua, dove ormai cominciasse a sospettare che si trovasse. Decise quindi di raggiungere l'altra parte dell'isoletta, e saltando si roccia in roccia verso il centro per poco non cadde nell'immensa voragine che fino a quel momento era rimasta nascosta dagli scogli e che ricopriva almeno la metà dell'isola.
    Era alquanto curiosa, perché sporgendosi leggermente, stando attento a non cadere, poté vedere (o non vedere) quanto fosse immensa, talmente grande da non vedere il fondo, né tantomeno le pareti, come se quella che credeva una minuscola isola fosse soltanto la punta di un'immensa caverna sottomarina, e probabilmente doveva essere lì che era rinchiuso il demone.
    Ormai non aveva altre scuse, doveva scendere ed affrontare la bestia faccia a faccia. Rimase per vari istanti ad osservare il vuoto che lo sottostava, avendo timore di quello che avrebbe potuto incontrare ma sapendo al tempo stesso che non c'era altra soluzione: se il Sanbi era lì sotto lui doveva andarci. Camminò lungo tutta la circonferenza dell'entrata della caverna, cercando un qualsiasi modo per scendere, ma non trovò assolutamente niente che potesse aiutarlo nella discesa o a cui avrebbe potuto aggrapparsi.
    Immobile, sul ciglio della voragine, aveva in mente solo una cosa: quel che doveva essere fatto, andava fatto. Quindi quasi con un crampo allo stomaco, si riempì i polmoni d'aria come se dovesse andare in apnea e fece un passo in avanti, lasciandosi cadere nel profondo vuoto e tornando avvolto nell'oscurità, ignaro di quello che lo aspettava.
     
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