Il sangue sul Campo di Addestramento n°13

[Addestramento alle Basi]

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  1. Zakira
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    Il sole stava calando, regalando un bellissimo tramonto dai colori vivaci. Dopo un duro allenamento, ammirare quel paesaggio, era il massimo della vita. Forse per le varie sfumature di rosso e arancione e il leggero vento che donavano un senso di pace e allegria. Ma l’atmosfera diventava sempre più allegra avvicinandosi sulla strada principale di Konoha ripopolata dagli abitanti che avevano appena finito di lavorare oppure di giovani che uscivano in gruppo, andando a mangiare nei vari ristoranti lungo la via. Asami Hoshiyama passeggiava tra le vie della città che la stava ospitando già da diversi mesi. Come ogni giorno, durante il tramonto, si dirigeva nella parte sud-est della città, cioè la parte più ricca dove abitava con suo zio. Una volta arrivata a Konoha pensava di poter alloggiare in una normale casa, conoscendo il carattere semplice del suo parente. Ma a quanto pare non aveva rinunciato al lusso, anche se la casa era molto più piccola e modesta rispetto alla sua dimora dove aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza. L’unica cosa che mancava, fortunatamente per la ragazza, era la servitù. Non era difficile raggiungere la piccola villa ma, essendo arrivata da poco, il più delle volte sbagliava strada ritrovandosi da tutt’altra parte.

    §Spero solo di non sbagliare strada… di nuovo.§

    Percorreva le strade del villaggio, notando gli sguardi felici degli abitanti. Ma alcuni abitanti del villaggio, soprattutto quelli più anziani assumevano un volto interrogativo ogni volta che incrociavano il suo sguardo. Evidentemente la sua presenza fu avvertita solo da loro. Nonostante ciò aiutavano la ragazza ogni volta che si perdeva. Ormai il sole era scomparso. C’era solo la presenza di una piccola luce che man mano svaniva alle spalle della ragazza. Invece ad est il cielo era completamente scuro, mettendo in risalto le abitazioni grazie alle loro luci interne. Camminava tranquillamente quando sentì una voce conosciuta.

    -Asami!-

    Era suo zio che stava uscendo proprio in quel momento da una locanda, con in mano una busta bianca.

    -Ciao zio. Cosa ci fai qui!? Di solito a quest’ora sei già a casa.-

    -Si è vero… ma non avevo voglia di cucinare.-

    -Bhè potevo cucinare io, no?-

    Infatti l’aspirante kunoichi in questi mesi si dedicò anche alla cucina. Ovviamente non avendo mai preparato qualcosa, le uniche cose che poteva cucinare erano abbastanza semplici. Ma la maggior parte delle volte cucinava lo zio che, abituato a stare da solo, aveva approfondito la sua conoscenza su ogni, dai semplici condimenti alle numerosissime spezie. Il cuoco della casa era lui, ma anche Asami si offriva. Anche se…

    -Asami… ogni volta che cucini combini sempre dei disastri.-

    -Bhè la scorsa volta ho cucina e non è successo niente.-

    -... Hai cucinato un uovo sodo…-

    La ragazza fece un sorriso cercando di impietosire il parente. Non ci riuscì ma in compenso gli strappò un sorriso, seguito poi da una risata.

    -Ahahah… Magari in questi mesi, oltre all’arte del ninjutsu, potevi anche allenarti nell’arte culinaria… Ahahah… Magari in un futuro incontrerai ninja che utilizzano il cibo come arma... ahahaha… A proposito... non te l’ho mai chiesto… Ogni giorno esci per allenarti, ma con chi?-

    -Ho dei libri con me… e poi l’accademia aiuta...-

    Nel frattempo erano arrivati davanti alla piccola villa. Come d’abitudine Bumi apriva la cassetta della posta. Di solito trovava al massimo 2 lettere. Questa volta ce n’erano addirittura 4.

    §Questa è da parte di mia madre...§

    Così iniziò a leggerla nella sua mente. Sua madre era sempre così premurosa, anche attraverso le lettere. Quasi ogni mese riceveva una sua lettera e Asami faceva lo stesso. Gli raccontava tutto alla madre, raccontandogli le varie novità. Poi prese l’altra. Quando prese la lettera non riuscì a credere ai suoi occhi. Ma decise di leggerla solo dopo mangiato.

    [...]

    Quella era la lettera dell’accademia. A quanto pare doveva trovarsi il giorno seguente in accademia. A quanto pare gli aspettava una mattina abbastanza movimentata, visto che doveva confrontarsi con un maestro. Ma la prova non consisteva nell’esecuzione delle varie tecniche, ma di un vero e proprio scontro. La ragazza non vedeva l’ora di iniziare, ma allo stesso tempo aveva un pò di timore.

    -Finalmente… Spero solo di non sbagliare… Adesso però dovrò riposarmi, così domani mattina riuscirò a svegliarmi presto.-

    Così infilò nel letto e in un batter d’occhio si addormentò.

    [...]

    Pian piano Asami inziò ad intravedere una piccola luce. Riuscì a sentirne anche il calore. Infatti il fascio di luce colpì proprio l’occhio destro che, d’istinto iniziò ad aprirsi. Al tempo stesso sentì una voce ma la ragazza, ancora assonnata, la percepì appena.

    -Asamiii. Sono le ottooo.-

    §Le otto...§

    Alcuni secondi dopo l’aspirante shinobi spalancò gli occhi.

    -Le otto!!?-

    Solo in quel momento aveva realizzato che era letteralmente in ritardo. Saltò giù dal letto e prese tutto l’occorrente per prepararsi. Una doccia veloce e indossò i vestiti che utilizzava abitualmente per l’accademia: una maglia di rete, un top rosso, pantaloncini aderenti blu e gli stivali neri. In più portò anche tutto l’equipaggiamento per prepararsi al meglio allo scontro. Se ne andò di casa senza nemmeno fare colazione. Cominciò a correre per le strade di Konoha facendo attenzione a non causare i danni. Fortunatamente arrivò velocemente all’accademia. Si precipitò dalla segretaria della accademia.

    -Salve… sono Asami Hoshiyama… sono qui…-

    -Si! Campo numero 13. Siete in due oggi.-

    -Grazie.-

    Solo in un secondo momento arrivò l’altra ragazza. Così la ragazza di Konoha si presentò, facendo un gran sorriso.

    -Ciao! Io sono Asami Hoshiyama!-

    Dopodiché la ragazza si avviò ai campi di addestramento che seguivano in ordine crescente, partendo ovviamente dal numero 1.

    §Questo è il campo numero 13.§

    Il campo d’addestramento numero 13 era circondato da tutti e quattro i lati da una rete metallica. Una volta entrata, la ragazza si guardava intorno per osservare l’ambiente che la circondava in quel momento, anche se non aveva niente di particolare. Ma al centro c’era una figura maschile vestita in modo molto elegante, in giacca e cravatta, e un tavolo. Su di esso c’erano alcuni oggetti ma non riusciva a vederli perchè si trovava molto lontana dal tavolo. Quando la figura maschile notò la presenza delle due ragazze fece un piccolo inchino.

    §Sarà lui… Mmm… Da com’è vestito e dal modo di fare sembra un aristocratico… proprio com’ero io un tempo. Allora non sono l’unica che, nonostante le nobili origini, decide di intraprendere un percorso diverso... §

    -Benvenute! Io mi chiamo Asmodai Akuma e su richiesta di Sua Altezza Mizukage di Kiri Itai Nara, v'introdurrò alla Via dello Shinobi.-

    Il ragazzo invitò le due ragazze ad avvicinarsi, porgendo loro un sacchetto e una bottiglia. Quando si avvicinò al tavolo poté notare che all’interno del sacchetto c’era del sushi. Quella visione risvegliò l’appetito della giovane diciottenne, visto che quella mattina non fece colazione per la fretta.

    §Dev’essere buono...§

    -Lezione numero 1: mai mangiare e bere niente da persone che non conoscete. In questo caso però possiamo fare un eccezione alla regola: io faccio parte dell'Accademia, sono stato invitato dall'Accademia, e non ho nessun motivo per avvelenarvi col cibo e col vino. Ricordate però che in una missione, alla quale spero possiate arrivare in futuro, non tutti potrebbero essere così buoni, e dunque ricordatevi sempre del pericolo che ci può essere.-

    Quindi mangiarlo o non mangiarlo? Il maestro aveva ragione sul non accettare pietanze offerti dagli sconosciuti. Ma era anche vero che il sensei si trovava in territorio alleato. Avvelenare una futura kunoichi della foglia non era di certo una mossa intelligente per il ninja della nebbia. Un azione simile, soprattutto in un istituzione pubblica come l’Accademia, poteva far scatenare una rivolta fra i due paesi. Quindi perchè non prenderne un pezzetto? In più Asami non aveva fatto nemmeno colazione quindi aveva una ragione in più per mangiare in quel momento. Così mangiò alcuni pezzetti per calmare. Per restare concentrata non bevve la bevanda alcolica.

    -Buono!-

    Dopodichè il maestro richiamò l’attenzione della ragazza, iniziando un nuovo discorso.


    -Prima di porvi la fatidica domanda che pongo a tutti, vorrei parlarvi delle armi che vedete qua dinnanzi a voi sul tavolo, della struttura in cui ci troviamo, e dei vari tipi di jutsu, - tecniche, che esistono al mondo… Come ben vedete, queste sono le armi base che ogni ninja o kunoichi ha nel proprio repertorio: kunai, shuriken, spiedi. Ognuno di queste armi ha una sua particolarità: i kunai possono essere usati sia nel combattimento ravvicinato, sia a distanza; i shuriken sono adatti ad essere usati solo a distanza, ma a differenza dei kunai possono percorrere traiettorie parabolari; gli spiedi possono essere usati a distanza, e servono principalmente per colpire obiettivi molto piccoli, come gli occhi... sono letali con il veleno su di essi.-


    §Io ho dei kunia ma non ho mai sfidato nessuno...§

    -L'arma migliore però, è il vostro ingegno. E' la vostra mente. Il come la sfruttate per dirigere le vostre armi. Per il shinobi, difatti, non esiste un'arma più letale del suo ingegno, della capacità di capire, di relazionare le cose e metterle al confronto per raggiungere un obiettivo. Così giungo al punto 3 del nostro discorso: le cose da confrontare.-


    Dopodichè il maestro mangiò un pezzo di sushi.

    -Spesso, per avere un risultato migliore, dovrete accompagnate un colpo con una tecnica: velocizzare le armi, illudere la mente del nemico, potenziare la vostra pelle in difesa, essere più veloci e così via. E dunque quali sono le tecniche? Come si dividono? Sono: Taijutsu, le arti marziali, che servono ad apportare un danno fisico diretto all'avversario, o difenderci da un colpo; Ninjutsu, le arti magiche, che possono apportare danni all'avversario, alle strutture, evocare elementi in attacco o in difesa, permetterci di volare ecc.; le GenJutsu, le arti illusorie, che servono ad ingannare la mente del nemico, ma raramente lo danneggiano direttamente e servono spesso da supporto; Fuuinjutsu, le arti sigillative, che possono fare di tutto: dall'annulare Ninjutsu, all'esplodere, al disturbare chakra in una zona ecc.-

    Queste informazioni più o meno Asami già le sapeva grazie ai libri letti. Ma ciò che non capiva erano le Genjustu. Purtroppo la ragazza non riusciva a capire come funzionavano e la spiegazione del maestro non le chiarì le idee. Il maestro continuò il suo discorso, focalizzandosi sulle ninjutsu.


    -Le ninjutu, le arti magiche, corrispondono spesso ad un Impronta, dovuta a un elemento: Acqua, Aria, Terra, Fuoco, Elettricità. Scoprendo nel futuro qual è la vostra impronta, sarete più portate ad usare ninjutsu di quel tipo. Esistono altresì due Impronte non comuni: Luce, che permette di curare meglio le persone e spesso la presentano i medici; e Ombra, che porta i shinobi a usare più le arti illusorie delle altre.-


    §Allora Ruy aveva l’impronta della Luce. Lui riesce ad avere quei poteri grazie a quel particolare ninjutsu…§

    Ed ecco scoperto il segreto del suo amico d’infanzia. Doveva solo sviluppare quell’abilità.

    -Per quanto riguarda l'Accademia... bhe. E' una struttura formalmente composta da 4 villaggi, creata ad hoc per mantenere la Pace nella regione ed evitare inutili spargimenti di sangue tra i giovani ninja. Ne fanno parte 4 villaggi: Oto, il villaggio del suono, Suna, della sabbia, Kiri, della Nebbia, e Konoha, della Foglia. A capo di ogni villaggio c'è un ninja denominato Kage, che ha il compito di proteggere il Villaggio e il Paese. Nel caso di Kiri, il Paese dell'Acqua. Nel caso di Konoha: il Paese del Fuoco, nel quale ora ci troviamo. Ma questo credo che lo sappiate di già…
    In ogni caso, lasciamo stare le spiegazioni. Ciò che chiedo a tutti i ninja che vogliono percorrere la loro strada è una cosa molto importante, perché in assenza di essa non arriverete lontano, e questo è provato dalla storia e dall'esperienza. Come ben sapete, non esiste ninja senza un ideale: per qualcuno è la distruzione dell'Accademia, per altri è la Fama: l'essere un bravo ninja per sentire il proprio nome sulle labbra di chiunque, per altri ancora è semplicemente la difesa delle proprie mure e delle persone che si amano, Insomma, qual è il vostro Ideale? Perché volete diventare delle kunoichi a tutti gli effetti? Perché volete veder la morte dei compagni di missione, vedere il sangue dei cari? Perché volete provare il dolore, un dolore tremendo, pur sapendo che alla fine vi potrebbe attendere unicamente l'oblio? Il dimenticatoio? Il Nulla?-


    Il maestro incrociò le braccia ed osservò le due giovani allieve.

    -La Via dello Shinobi non è come la dipingono nei fumetti, nei libri, nei giochi. Una volta morti, non si resuscita; una volta commesso un passo errato a capo di un team, si rischia di perdere tutto il team. Non c'è nessuna gloria nel morire distesi in una lago di sangue. Non c'è nessuna gloria nel vedere villaggi distrutti, nel vedere la disperazione sul volto di molti… Quindi questa è la mia domanda: qual è la vostra Idea? Per cosa volete combattere? Cosa volete difendere? E cosa sareste capaci di fare, pur di raggiungere il vostro scopo? Sareste capace di uccidere un bambino indifeso? E una madre incinta? E un vecchio col bastone?-


    -Non credo che, per diventare ninja, bisogna uccidere qualcuno. Per guadagnarsi il rispetto di tutti basta solamente fare il proprio dovere, cercando di andare d’accordo con tutti i paesi. Ovviamente non si più essere amici di tutti, ma ognuno di noi dovrebbe cercare di collaborare per evitare ogni forma di conflitto conflitto. Ogni ninja, deve garantire la protezione del villaggio senza mettere a rischio la vita degli stessi abitanti. Forse parlo così perchè nella mia famiglia sono l’unica che ha intrapreso questo percorso. Oppure perchè non lotto per un obbiettivo ambizioso. Io voglio solo imparare l’arte medica così potrò evitare di guardare il sangue dei mie cari o la morte dei miei compagni...-

    Questo era il suo pensiero. Invece quello della sua compagna di addestramento era simile o totalmente diverso?
     
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