[Contest][Gioco] Le ricerche del Dottor Takurama

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»



    Alla fine il duo si presentò al cospetto di Okomi, che li valutò per bene ancor prima di affidare loro l'incarico e rivolgere loro la parola: la ragazza, Maya, sembrava essere proprio adatta alla missione. Proprio come pensava Okomi, non avrebbe avuto molte difficoltà nell'infiltrarsi in quella sala giochi e coprire le spalle a Ryu. Quest'ultimo invece diede a Okomi la tipica impressione di un ragazzo spensierato e di un adolescente ancora alle prima armi con il mondo intero. Insomma, nonostante per Maya non avesse alcun dubbio, su Ryu invece qualche dubbio se lo era riservato: era una missione sul filo della lama, e un comportamento troppo vivace all'interno della sala avrebbe decisamente potuto far saltare la copertura. In ogni caso la via indietro era chiusa, e una volta fatta la proprio scelta non poteva che confidare nelle capacità dei due ragazzi, e a tal proposito, tirò fuori dal suo scatolone due sacchetti, che prima di consegnare ai due kiriani, pose sul tavolo rispondendo alle domande di Ryu.
    «Apparentemente... nel senso che sembra sia così, ma conoscendo Takurama potrebbe anche non essere così. Bhe, almeno per quanto riguarda la guardia, c'è n'è sempre una li vicino alle scale. Questo lo sappiamo di certo. A meno che non ci sia una invisibile, o che non abbiamo scovato con i nostri mezzi. Per quanto riguarda i piani, giovanotto, come vedi dalla foto sembrano due; ma se ci sono delle attività illecite in quella villa, saranno sicuramente state nascosti al pubblico.»
    Per quanto riguardava il nome il Jonin scosse la testa.
    «Niente da fare, mi dispiace tesorino. L'Accademia ha scelto i nomi in modo casuale...»
    Dunque Okomi Saketsu avrebbe ripreso i due sacchetti coi ryo che aveva precedentemente tirato fuori dal suo scatolone e li avrebbe lanciati ai due ragazzi, un sacchetto a testa.
    «Soldi falsi. FALSI. 100.000 ryo da spendere solo nel gioco, chiaro? Nessuno deve sapere che l'Accademia può stampare denaro falso, chiaro?.. Ah, partite subito, che vi aspetta una giornata di viaggio da qui sulla carovana di un mercante che si è offerto di darvi un passaggio. »
    Dicendo questo Okomi avrebbe accompagnato i due fuori dall'edificio ove si trovavano, lasciando loro vedere la bellissima carovana, - anzi, carrozza! - che li attendeva fuori. Vi erano dei bellissimi cavalli di razza pura a trainare la carrozza, e un tizio, alla vista dei due, sarebbe uscito da questa, invitando i due dentro.
    «Susu avanti! Salite miei signori! Hisoka e Hana! Che piacere! Sìsì! Io sono Taketsu! Il mercante Taketsu. Un po' come Taketsu quello delle sab...»
    «Sì! Basta!» - si arrabbiò Okomi, dando ai due un altro sacchetto, dalla consistenza morbida. - «Pane e acqua per il viaggio. Niente di che...» - avrebbe sussurrato egli ai due, facendo in modo da non farsi sentire da Taketsu. - «Fate finta che sia pesce rosso, sushi delizioso e vino bianco. Abbiamo detto a Taketsu che siete due aristocratici di ricca famiglia.»

    [...]



    Durante tutto il giorno del viaggio Taketsu non avrebbe smesso di parlare ai due in un fiume continuo e infinito di parole su parole e altre parole e ancora parole.
    «Taketsu-Taketsu sìsì! E voi? Ho sentito che siete ricchi! Ricchi-ricchi! Come lo era Taketsu un giorno. Taketsu-taketsu! Sìsì. Ho anche un figlio, sapete? Anzi, avevo. E avevo pure un nonno! E un cugino. Però morto. Morto cugino. E Taketsu solo-solo ora. Sìsì. Proprio solo-solo. E voi? A Taketsu hanno detto che siete degli aristocratici! Lo date a Taketsu qualche ryo-ryo? Per il viaggio giusto! Anche nonno è morto di Taketsu. E ora abbiamo bisogno di cavalli, e cavalli di cibo, e cibo di ryo... »
    Insomma, il viaggio sarebbe proceduto in quel modo per tutta la giornata, e presto sarebbe apparsa chiara una sola cosa: quel tizio si era offerto di dar loro un passaggio per fregarli qualche soldo. Non appena si sarebbero messi a masticare quel pane schifoso e bere acqua non tanto limpida, che sarebbero stati decisamente calciati fuori dalla carrozza.
    In ogni caso però prima o poi sarebbero arrivati sul posto, posizionandosi dinnanzi alla Sala Giochi di Takurama per così, come l'avevano vista sulla foto.
    «Niente ryo per Taketsu-taketsu?» - avrebbe chiesto il tizio infine.
    Se i due gli avessero dato dei ryo, se ne sarebbe allontanato tranquillo. Altrimenti...
    «Ladri!» - avrebbe esclamato furioso e si sarebbe presto allontanato comunque.

    I due allora avrebbero potuto ammirare la Sala.
    Tralasciando molti bannerini splendenti e luccicanti e le migliaia di luci nelle quali la sala veniva avvolta, il primo piano era riempito di persone e questo lo si vedeva per bene anche da fuori. Alcune tra queste erano vestite da guardie: giacche e cravatte completamente rosse di quel che dovevano essere i supervisori del casinò del primo piano [PNG Studenti e Genin Energie Verdi e Rosse]. Costoro camminavano in avanti e indietro per il grandissimo primo piano, ove, oltre al casinò erano anche situate le stanze da biliardo, piscina, discoteca, strip-bar, poker-club, un sala piena di macchinette da gioco, un locale chiamato "Limone d'oro" pieno di ragazze dai facili costumi, e un piccolo ostello, con dentro situati diversi letti. Al centro del piano vi era un'enorme colonna in marmo. In mezzo a tutto quel ambaradan di cose e di persone, vi era anche un'immensa scalinata che portava ai piani di sopra, ma se qualcuno avesse provato ad avvicinarcisi, avrebbe avuto molti problemi: un vero e proprio colosso alto due metri e riempito di muscoli, avrebbe chiesto cortesemente di tornare indietro al casinò, e qualora qualche ubriaco non avrebbe sentito le direttive del colosso, questi lo avrebbe facilmente mandato all'ospedale. Dunque, qualora entrati dentro, i due avrebbero presto scoperto che era esattamente quella la guardia delle scale di cui parlava il Jonin di Kiri. [PNG Chunnin, Energia Rossa]. Il primo piano, dunque, era un piano larghissimo e quasi interminabile, pieno di giochi, di lusso sfrenato e di divertimento puro.
    Ovviamente, prima di entrare al piano, bisognava passare diversi check-in di sicurezza: il primo sarebbe stato un omino con gli occhiali neri (nonostante si avvicinasse la sera) e un cappello strano, subito nella zona di accesso all'Edificio. Egli sostava immobile in mezzo a una porta in una rete metallica, probabilmente elettrificata (si vedono delle piccole micro-scosse). Lui avrebbe fatto delle domande ai viaggiatori per capire chi erano, e se rappresentavano un pericolo.
    «Oh! Benvenuti signori! Vostri nomi, prego? Motivo della visita?..»
    Risposto a queste domande e facendo vedere la propria carta di identità, il tizio li avrebbe lasciati passare dentro alla porta, lasciandoli avvicinare direttamente alla porta dell'Edificio stesso, dove un secondo uomo, un basso tizio vestito con uno smoking bianco come quello di Hisoka, li attendeva.
    Osservadolo da lontano, - circa 100 metri che separavano l'ingresso nella rete che circondava la sala, - i due avrebbero visto che questi controllava la gente in cerca di armi. Polpava un po' qua e la, lungo i pantaloni e lungo le maniche nei signori, mentre nelle signore o diventava rosso in faccia e controllava solo le braccia (se erano coperte), oppure non controllava proprio niente. Dunque ecco che la prima scelta si apriva dinnanzi ai due: cosa fare? Consegnare tutte le proprie armi al tizio, consegnarne una parte e una parte rimanerla nascosta, oppure privarsi di tutte le armi consegnadole al tizio, che i avrebbe immediatamente contrassegnati con un numero e messi un box li vicino all'ingresso?.. Rischiare di portare le armi dentro, rischiando anche di essere scoperti e cacciati in caso avessero trovato le loro armi, oppure privarsi delle proprie armi ed entrare dentro sprovvisti di ogni tipo di supporto?
    Avevano poco tempo per pensare: la fila di perone c'era, ma scorreva in fretta, e qualora avessero atteso per troppo tempo li fuori, avrebbero sicuramente destato sospetti.
    «Niente armi dentro all'edificio, signor e signora... ehm... ehm... » - avrebbe iniziato questi aspettando che via ricetrasmittente qualcuno gli dicesse il cognome dei due quando i due si fossero finalmente avvicinati in fila in mezzo all'altra gente, - «Nanami! Non sono permessi dentro. Questo è solo un luogo di svago.»

    C'era poi una seconda opzione: quella di passare per la finestra. Ma era sicuramente svantaggiosa: ovunque vi era luce accesa al primo piano, e in ogni sala sembrava esserci una montagna di gente. Bisognava agire in fretta.
    E in furbizia.


    A voi la scelta cari.
     
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30 replies since 20/1/2016, 19:43   429 views
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