Le Cicatrici del Male

Kawa no Kuni

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  1. Boreanz
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    « Let alone yourself. »

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    Erano passati diversi giorni dalla nascita di Shutei. Jeral si era preso il suo tempo per istruire la sua creatura nelle vie della corruzione, del dolore, della tortura psicologica e fisica. Aveva scelto di agire così per assicurarsi che entrambi, nel prossimo avvenire, potessero sentire nelle ossa e respirare la forza di una grande verità: la prima nascita celebra la vita, la seconda la sbeffeggia.

    Avevano lasciato il nido di Saigokage la notte stessa dell'operazione, per ordine di Jeral. Il Flagello non aveva ritenuto saggio trattenersi troppo a lungo in compagnia di quel mortale: i suoi occhi saettavano qua e là, di tanto in tanto, in cerca di un punto debole, o esplorando chissà quale idea. Se fossero rimasti troppo a lungo, pagamento o meno, l'Avatar sarebbe stato costretto a ucciderlo o mettergli un guinzaglio davvero molto stretto, per evitare che tentasse di manomettere ulteriormente il capolavoro che era Shutei. Non che quest'ultimo non sarebbe stato in grado di difendersi, ma quel sadico assassino che fungeva persino da avatar - per quanto non a scopo di battaglia - per il Re dell'Inferno era un enigma a cui, per il momento, l'Immortale non desiderava trovare risposta.

    Era il tramonto. Il sole, su quell'anonima riva di fiume sperduta nel continente ninja, aveva ormai iniziato la sua parabola discendente ed entro un paio d'ore avrebbe lasciato il passo alla sua gemella notturna, l'unica esistenza in grado di affascinare il Flagello: la luna. Egli era in piedi sulla sponda del corso d'acqua, all'apparenza perso nei suoi pensieri. Nessun altro era in vista. Nella foresta tagliata dal fiume regnava il silenzio, nonostante l'assenza di attività umane: la semplice presenza del Flagello era sufficiente ad atterrire ogni forma di vita senziente nel raggio di centinaia di metri, ormai.

    Se non fosse stato per l'alone di morte che ne circondava la figura, piegando il vento e per certi versi anche la luce solare, l'Immortale sarebbe potuto sembrare in contemplazione di qualcosa. Che cosa, però, non era dato sapere. Ad occhi chiusi, immobile, egli ascoltava la vita che scorreva attorno a lui, vicino e a grande distanza, percependone la forza con chiarezza. Al contempo, la vita percepiva il suo tocco, per quanto ancora neutro, e tentare di sfuggire al contatto come un pesce alla mano di un pescatore. Eppure la mano dell'Immortale, inesorabile, continuava a seguire quel piccolo pesce, senza toccarlo mai, senza corromperlo, ma non lasciandogli scampo neanche per un istante.

    Alcune piante iniziarono a perdere una foglia o due, le siepi persero vigore, i frutti si guastarono dall'interno. Un nuovo, piccolo passatempo cui l'Avatar aveva pensato per affinare i suoi poteri.

    Suicidio indotto.

    « Ne è passato di tempo, Risorto. », disse infine, aprendo piano gli occhi. « E sembra che questa volta non dovrò scorticarti la schiena. »



    Accennò un sorriso, blandamente divertito dall'esperienza rievocata. Quando sollevò lo sguardo, diverse ciocche di crine bronzeo gli scivolarono sulla fronte, mosse dal vento in un disegno disordinato. Vide la figura del massiccio uomo iniziare ad avvicinarsi a lui dalla foresta, invisibile sino ad un momento prima. Come sempre avanzava con passo sicuro, libero da ogni turbamento e determinato nel suo obiettivo. L'Immortale aveva condiviso più di un'avventura, ormai, con il redivivo Mizukage, ed aveva compreso almeno in parte ciò che lo spingeva ad agire. In una parola: vendetta. Naturalmente non era così semplice, ma nel corso dei mesi Jeral aveva aggiunto sempre più colori e sfumature al dipinto dell'uomo che gli si incamminava contro. Ormai l'opera era ad un sufficiente stadio di completamento.

    Era giunto il momento di mettere a parte l'uomo che aveva sconfitto la morte del piano che la mente affilata dell'Immortale aveva elaborato per i giorni a venire. Un piano che, se messo a frutto, avrebbe consentito ad entrambi di ottenere una notevole dose di soddisfazione personale riguardo ai rispettivi obiettivi. Per questo lo aveva contattato il giorno stesso che aveva lasciato il Paese dei Demoni. Un piccolo falco, inviato da Shutei, aveva raggiunto il Risorto nella sua nuova dimora nella Sabbia, con un pezzo di pelle che un tempo gli era appartenuto. Era vecchio, incartapecorito ed essiccato, ma recava ancora le tracce di un intricato simbolo di potere.

    « È tempo di devastare il continente. »

    OFF GAME

    :guru:

     
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17 replies since 22/1/2016, 01:55   440 views
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