Sorelle

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    I ~ Il Vaso di Pandora: Ai-chan sei proprio tu?


    L

    a Fuyutsuki era piegata in avanti per lo sforzo fisico. Gli allenamenti nel Karyuuken la provavano non solo sul piano fisico ma anche mentale. Ansimava mentre perlacee goccioline di sudore cadevano lungo le tempie e la fonte. La chioma castana era raccolta dagli anelli in ottone in una lunga coda. Indossava una tuta da allenamento, simile a quella degli allievi di Atasuke-sama, ma non identica. La neo-Genin aveva accettato di allenarsi con l’Uchiha nella speranza d’imparare a dosare la propria forza.
    Gli allenamenti erano ben diversi da quelli a cui si sottoponeva da autodidatta nel cortile esterno di Villa Fuyutsuki. La pace e la tranquillità di quel luogo le permettevano di sfogare tutte le sue energie, senza riuscire realmente ad incanalarle verso il proprio obbiettivo. Le sue offensive risultavano blande e poco incisive. Per quanto riguarda la difesa la sua ingenuità ed il puro istinto nella lotta risultavano più uno svantaggio, che un reale punto di forza.
    Insomma sotto la guida dell’Uchiha stava intraprendendo una via diversa e sperimentando un nuovo modo di combattere. Per poter migliorare, il fisico doveva necessariamente essere affiancato da una crescita interiore, mentale. La serietà e il rigore che le veniva impartito nel Dojo l’aiutavano inconsapevolmente. Restare immobile al centro del cortile esterno del Karyuuken, tra i due ciliegi all’entrata della sala, poteva sembrare una perdita di tempo. O almeno la “vecchia” Ayuuki avrebbe considerato quell’esercizio mentale poco affine al suo stile di combattimento. Percepire la natura intorno a sé e cercare un equilibrio con essa era un buon esercizio per focalizzare le forze e mantenere l’attenzione. Si era lasciata guidare sempre dall’istinto e dai sentimenti, almeno prima dell’incontro con Atasuke-sama. La via dell’equilibrio era la strada da intraprendere.
    - Anf..Anf! - La Genin ansimava ancora per lo sforzo fisico. Piegata in due, le goccioline perlacee di sudore cadevano sul lucido pavimento della Sala centrale del Karyuuken. - Per oggi.. basta! - Non era una studentessa modello, ma sentiva di aver raggiunto il proprio limite per oggi. Il taciturno Uchiha congedò l’allieva, dandole il permesso di ritornare a casa.

    [ … ]

    - Questa è per te! È una convocazione dell’Hokage per una missione. - Non appena la secondogenita dei Fuyutsuki mise piede nella villa di famiglia, l’impetuosa e profonda voce di Ryuhei-sama la colse alla sprovvista. La Genin fece alcuni passi indietro per lo spavento. Ma venne tranquillizzata dallo sguardo mite e sereno del padre. Ora che sua figlia stava ripercorrendo le orme di Ai-chan sembrava che il buonumore era ricomparso sul volto dell’uomo. Nascondeva il suo orgoglio alla figlia per mantenere quella maschera di compostezza ed autorità che l’aveva da sempre contraddistinto. Era un uomo severo ed intransigente. Non ammetteva repliche e i continui progressi della figlia lasciava ben sperare nelle sorti del Clan Fuyutsuki. Nulla era perduto. - Sono certo che Raizen-sama si è accorto dei progressi che stai facendo. Dovrò ringraziare il tuo maestro Atasuke-sama un giorno. Finalmente hai smesso di comportarti da ragazzina e stai imparando ad essere una Kunoichi. - Parole di elogio che vennero proferite dal Capo-clan. Il suo volto non si sciolse in un sorriso, ma porse un cenno di congedo alla sorpresa e confusa Ayuuki.
    La ragazza dopo essersi congedata dal padre salì in camera sua per poter leggere in privato la missiva dell’Hokage. I suoi occhi cristallini riconobbero il sigillo di Raizen-sama e a differenza della precedente convocazione per il meeting con il Clan Aburame, assunse un certo contegno e non sprizzò gioia da tutti i pori. Aveva definitivamente seppellito le sue speranze per quanto riguarda il matrimonio con l’Hokage. Lo ammirava ma aveva imparato la lezione. Insieme ad Hiro-kun stava quasi per rimetterci la vita in quell’incontro con il Clan degli insetti. Era intenzionata a prendere seriamente la questione.
    Ma nonostante i suoi buoni propositi non riuscì a trattenere un sorriso solare e traboccante d’entusiasmo. Non era un comportamento consono ad una Kunoichi e della diretta erede dei Fuyutsuki, eppure non le importava. Questa era la sua prima missione. Finalmente poteva mettere in pratica tutto ciò che aveva imparato da Atasuke-sama. Era convinta di poter contenere le proprie emozioni.
    - … - Quando aprì quella missiva fu colpita da una tempesta di emozioni, mandando a monte tutti i suoi buoni propositi. Sicurezza, contegno, serietà e disciplina lasciarono spazio a ben altro. La missiva di convocazione da parte di Raizen-sama era piuttosto ambigua, forse imprecisa. E si accorse immediatamente che quella lettera non portava con sé notizie sulla sua eventuale partecipazione ad una missione di rango D o C. Era una copertura.
    Tra le mani le cadde un bigliettino di pergamena che si confondeva con la mole di documenti amministrativi proveniente dall’ufficio dell’Hokage. Sospirò leggermente ed afferrò con curiosità quella missiva. Dovette appoggiarsi ad una sedia per essere sicura di non finire sul pavimento. Le gambe cedettero e il cuore iniziò a martellarle il petto. Un nodo alla gola le impedì di proferire alcuna parola. I documenti riguardo alla sua fittizia partecipazione ad una missione nei confini del Paese del Fuoco furono riposti su un mobilio con dei cassetti ed uno specchio sulla destra della porta d’entrata. Ayuuki scosse la testa. Era incredula.
    - Sorella. - Le lacrime le impedirono di controllare con attenzione la calligrafia di Ai-Oneesan. Ad una prima valutazione sembrava proprio lei. Non si era firmata, ma le parole impresse con una piuma di falco ed inchiostro su quel pezzo di pergamena erano piuttosto chiare. Era proprio sua sorella. Un messaggio per lei, un messaggio dalla sua adorata sorella. In quel momento si sentì come il Vaso di Pandora, Mito proveniente da lidi lontani, che rilasciava fuori ogni tipo di emozione, ibernata dentro di sé per troppo tempo.
    Amore fraterno per la ritrovata sorella, dolore e rancore per l’abbandono, felicità per quell’inaspettata lettera, preoccupazione per le sorti della Mukenin, senso del dovere nei confronti del suo Paese d’origine, orgoglio ferito per il buon nome dei Fuyutsuki. Rimase in silenzio per diversi minuti senza avere il coraggio di reagire a quelle emozioni contrastanti. Cosa aveva imparato da Atasuke-sama? In quel momento le sembrarono effimeri ed inutili ogni tipo di consiglio o insegnamento ricevuto. Come poteva rinnegare il sangue del suo sangue? La sua amata sorella?
    Per questo non fece parola con nessuno del suo appuntamento con la Mukenin all’Arena n°5 la notte stessa. Era un orario alquanto inconsueto per andare in Accademia per allenarsi, ma comprendeva le esigenze di Ai-Oneesan. Era ricercata e chiunque avrebbe voluto avere la sua testa per portarla agli Anbu ed ottenere una ricompensa o un passaggio di grado. Non avvertì nemmeno i suoi genitori per quella missiva, ma gettò via i documenti della convocazione e conservò solo quel foglio di pergamena, tutto ciò che le rimaneva di sua sorella.

    [ … ]

    La notte calò su Konoha e la Fuyutsuki era pronta per raggiungere l’Arena n°5 dell’Accademia per incontrare la sorella. Aveva preparato il suo equipaggiamento e in pochi minuti era saltata fuori dal letto per poter prepararsi. Era quasi certa che nessuno sarebbe entrato nella stanza in sua assenza, ma per precauzione ammassò dei cuscini sotto le lenzuola per ritardare la scoperta della sua eventuale “fuga” da Villa Fuyutsuki. Probabilmente sarebbe stata via per un paio di ore, aveva molto da chiedere ad Ai-chan.
    Solito abbigliamento per Ayuuki: Tunica da allenamento bianca che si chiudeva con una zip centralmente, bende che ricoprivano completamente gli arti e pantaloncini neri. Le mani erano protette da guanti in cuoio e la coscia destra accoglieva il Porta Kunai e Spiedi. Calze nere con rete che coprivano le bende degli arti inferiori ed infine calzari ninja. La chioma era stata raccolta come di consueto in una lunga coda con cinque anelli d’ottone. Gli stessi anelli che Ai-chan le aveva regalato all’iscrizione in Accademia tempo fa.
    Aprì le ante dell’unica finestra presente in camera e rabbrividì al freddo notturno. Un venticello gelido spirava da Nord, provocando un piacevole fruscio delle chioma degli alberi. Era l’unico suono che si udiva nel Villaggio. Stava quasi per saltare sulle tegole del tetto spiovente di Villa Fuyutsuki quando una voce familiare la interruppe. Qualcuno era entrato inavvertitamente in camera.
    - Figlia mia. Stà attenta! - Natsumi-san, madre delle sorelle Fuyutsuki, violò il suo silenzio. Dal tradimento della primogenita la donna si era chiusa nel suo dolore senza riuscire più ad amare la secondogenita o ad essere una buona moglie per Ryuhei-sama. Si aggirava con volto cadaverico ed infelice nei corridoi della villa senza proferire parola. Lo sguardo perduto nel vuoto. - Okaasan! - L’improvvisa comparsa della donna l’aveva bloccata e scossa. Sguardo cristallino che si perse in quello della madre. - Okaasan.. Io.. Io.. - Cercò di trovare una scusa plausibile per quella sua improvvisa fuga. - Non devi giustificarti.. tesoro. Quei documenti non sono per una missione vero? - Con la mano destra la donna indicò i documenti nel cestino della camera. - Una Madre capisce il proprio figlio.. più di chiunque altro. Eri strana tutto il giorno.. e sentivo che ci nascondevi qualcosa. - La Fuyutsuki abbassò la testa e cercò di trattenere le lacrime. Per il bene dell’intera famiglia non desiderava coinvolgere altri membri nella faccenda. - La riporterò a casa. L’ho promesso! Non dirlo a Otōsan. - L’intuito di una madre andava al di là di ogni scala gerarchica e missione di Konoha. Detto ciò la Genin scavalcò la finestra e si diresse verso l’Accademia.

    [ … ]

    Al chiarore di Luna la maschera dell’Anbu risplendeva quasi di luce proprio. La figura ammantata attendeva l’arrivo della Genin, che munita di tutto il suo equipaggiamento si presentò al cospetto di Oboro. Il campo di Addestramento n°5 era trasandato e poco curato dai Chuunin dell’Accademia. Nessuno eseguiva allenamenti al suo interno ormai da mesi. Parte delle mura erano crollate, permettendo un più facile accesso a chiunque. Alcuni teppisti avevano danneggiato ulteriormente la struttura e disegni con particolari tinte erano presenti sul muro frontale. L’arena era completamente rovinata ed in alcuni punti il terreno era addirittura dissestato.
    E al centro di quello che era un’Arena c’era Ai-chan. La riconobbe dalla sua chioma scura e dietro quella maschera, nonostante l’assenza di luce, riuscì ad intravedere quei occhi cristallini così simili ai suoi. Erano sorelle, quella donna davanti a sé era proprio la sua Oneesan. Almeno così credeva.
    Le parole fuoriuscirono distorte e serie dalla maschera Anbu. L’incontro sembrava più un avvenimento. La stava mettendo in guardia da qualcosa e ripromise che questo non sarebbe stato il suo ultimo incontro. Ma la Fuyutsuki era completamente stordita da tutto ciò che le stava vivendo. Non era pronta ad ascoltare ciò che aveva da dire Ai-chan. - Sei.. Sei proprio tu? - Fece alcuni passi per accorciare la distanze, ma non troppo. Si ritrovò a cinque metri da Oboro. - Perché sei andata via? Perché hai tradito il Villaggio? Perché mi hai lasciata sola? - Domande che fluirono inesorabilmente contro la figura dell’Anbu. Pretendeva delle risposte.


     
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17 replies since 1/2/2016, 21:19   267 views
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