Sorelle

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  1. **Kat**
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    II ~ La maschera dell'Aquila: Promesse


    G

    li occhi cristallini e curiosi della piccola Ayuuki osservavano estasiati la maschera Anbu della sorella. La neo-Jonin era stata da poco introdotta nella squadra speciale di Anbu per il suo talento e i suoi continui successi nelle missioni di rango B ed A. La primogenita dei Fuyutsuki, orgoglio paterno e diretta erede della nobile Casata, aveva dimostrato il suo valore e la sua fedeltà per il paese del Fuoco portando a termine incarichi pericolosi per il bene comune. Quindi nonostante la sua giovane età era stata designata dalle alte cariche di Konoha per ricoprire quel ruolo tanto importante ai vertici della scala gerarchica Ninja.
    La ragazzina osservava estasiata la maschera Anbu della sorella, appena ritornata da una missione dei reparti speciali. Erano missioni Top Secret e quando sopraggiungevano missive con il sigillo dell’Hokage nemmeno il Capo-Clan dei Fuyutsuki, Ryuhei-sama, poteva conoscerne il contenuto. Per questo Ai-chan quando rientrava a casa evitava di parlare con i propri genitori delle improvvise convocazioni dei Reparti speciali. Era una Kunoichi dedita alla Volontà del fuoco, orgogliosa e seria come poche. Ma il suo unico tallone d’Achille restava Ayuuki. Gli occhi cristallini della sorella minore la osservavano come fosse la un’eroina, la sua eroina.
    - Oneesan! Lo so che non puoi dirmi nulla.. ma perché hai scelto questa maschera? - La ragazzina era già stata ammonita più volte dal rigido padre a riguardo. La sua curiosità non aveva limiti. E la stessa Natsumi-san aveva consigliato dolcemente alla piccola Ayuuki di tenere a bada la propria curiosità e sollevare la sorella maggiore dalle sue richieste infantili. Ora era una persona “adulta” e doveva servire il proprio Villaggio.
    - L’aquila rappresenta la libertà! È un animale che è libero di sorvolare interi continenti e la sua acuta vista tiene d’occhio le proprie prede, i nemici di Konoha! - Spiegò con un sorriso la Jonin. Amava trascorrere del tempo con la sorellina. Tra formalità, riunioni segrete, missioni pericolose e scelte discutibili per il bene del Villaggio, era ben contenta di ritrovare se stessa in compagnia di Ayuuki. Con lei non doveva fingere. Era se stessa. Era l’unica cittadina del Paese del Fuoco che meritava il suo sorriso. - Ah Capisco! - Con la sua solita spontaneità la ragazzina rispose con un sorriso. - Ma ciò che non ti ho detto.. e che non sa nessuno.. è che le mie ali batteranno sempre per sorvolare i cieli e proteggerti dall’alto. I miei occhi saranno sempre rivolti verso di te! -

    [ … ]

    La maschera dai tratti da rapace simboleggiava quella promessa. Promessa che a quanto pare Ai-chan custodiva ancora dentro di sé. Nonostante il tradimento non si era dimenticata di lei. Non l’aveva mai realmente abbandonata. Ma la tempesta di emozioni che quell’incontro aveva rievocato nella Genin la costrinse a mettere in dubbio tutto.
    Era consapevole che incontrarsi con un Mukenin nel bel mezzo della notte nelle mura del Villaggio la esponeva ad innumerevoli rischi, costringendola a violare il suo codice d’onore e rinnegare ogni insegnamento dell’Accademia. Stava per diventare complice di quel tradimento? Era presto per dirlo, ora come ora aveva bisogno di risposte. Il suo animo vacillò a differenza dei suoi ideali. Credeva nella volontà del Fuoco e nell’importanza dei sentimenti che nutriva per sua sorella. E non necessariamente l’uno doveva escludere l’altro.
    La ragazza non sembrava avere intenzioni belligeranti nei confronti di Konoha, o almeno così sembrava. Era ritornata al villaggio per poter incontrare la sua amata sorella. Una parte della Fuyutsuki desiderava credere assolutamente al ritorno di Ai-chan. Forse avrebbero potuto ritornare a vivere tutti sotto lo stesso tetto, anche se questo poteva entrare in contrasto con le leggi di Konogakure no Sato. Era pronta a chiedere clemenza all’Hokage.
    Emozioni contrastanti dominavano l’animo della Genin, che non celò la sua preoccupazione e confusione per quell’improvviso incontro. Era quasi certa di non essere stata seguita da nessuno. Ma temeva che qualcuno da un momento all’altro avrebbe interrotto quella riunione di famiglia.
    Finalmente sopraggiunsero le risposte che desiderava da anni ormai. - Un.. Una missione? - Sapeva benissimo che non poteva chiedere ulteriori dettagli a riguardo, ma ciò risollevò l’animo della Fuyutsuki. Le sue supposizioni erano esatte. Ai-chan non l’aveva abbandonata, almeno non per sua volontà. Desiderava più dettagli, ma i modi risoluti e seri della donna la fecero desistere.
    Gli occhi della ragazza si spostarono verso un foglio di pergamena in cui erano stati scritti dei nomi di banditi ed i dettagli della sua missione. Per volere del villaggio i Konoha la Ai-chan si era infiltrata in un covo di criminali per poterli eliminare dall’interno. - Proteggerò tutti! - Questa era una promessa. Ma con quale forza? Gli allenamenti con Atasuke-sama stavano procedendo bene, eppure non si sentiva affatto pronta per fronteggiare i temibili combattenti dell’Arena del Purgatorio, luogo ai confini del Paese del Fuoco dove la sorella era stata avvistata. Sospirò leggermente. In quel momento non aveva nessuna intenzione di mostrare debolezza o esitazione. Doveva essere forte per entrambe.
    - Otōsan crede di averti persa. Invece Okaasan ha smesso di sorridere da quando sei andata via. È così difficile andare avanti.. ma cerco di essere forte per tutti. - Stavolta Ayuuki decise di parlare chiaramente e senza filtri. Sapeva benissimo che con la sorella maggiore poteva essere se stessa e parlare a cuore aperto. La Neo-genin non sospettava minimamente che dietro tutto ciò c’era la donna mascherata del Summit degli Aburame. - Quando tornerai a casa? Abbiamo bisogno di te. - Confessò trattenendo le lacrime.
    Abbassò lo sguardo e cercò di cacciare via quel segno di debolezza. Ryuhei-sama le aveva insegnato a rifiutare ogni tipo di sentimenti durante le missioni. Questa era la retta via per una Kunoichi. Invece Natsumi-san con la sua amorevole dolcezza riusciva sempre ad intuire i reali sentimenti che turbavano le sue figlie.
    Ben presto le fu rivelato la reale motivazione per cui Oboro l’aveva convocata nel bel mezzo di un’Arena fatiscente ed abbandonata, assumendo le sembianze della Mukenin. - Farò tutto ciò che è necessario per poter proteggere il Villaggio, la mia famiglia e te! - Annuì con convinzione. Non aveva ancora ben capito in cosa consista quel tipo di Arte Segrete, ma già padroneggiava discretamente le Arti Mediche e il suo controllo del Chakra migliorava di giorno in giorno. - Imparerò quest’Arte Proibita! - Aveva fatto la sua scelta.


     
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