Aka Kekkonshiki

[Quest di Villaggio, grado A]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    I AM...

    The future rewards those who press on. I don't have time to feel sorry for myself. I don't have time to complain. I'm going to press on.




    Shizuka Kobayashi era una Principessa.
    Destinata ancor prima di nascere a responsabilità ed oneri molto più grandi di quelli di chiunque altro, era stata cresciuta ed educata per due soli adempimenti: diventare la Capoclan della più potente e ricca Dinastia delle Terre del Fuoco, ed essere una moglie e una madre eccellente.
    Non c’era niente che non fosse stata preparare a fare. Dal canto alla danza, colta in letteratura ed economia, abile sarta e ricamatrice, mercante di portata pari o forse addirittura superiore a quella di suo padre –il Re dei Mercanti e delle Menzogne–, Shizuka aveva ricevuto l’istruzione più rigida. Aveva sofferto i peggiori dei castighi. Era stata soffocata dalle più pesanti aspettative.
    E tutto per il futuro dell’Airone.

    Era tutto per il Clan Kobayashi.

    «Il Kimono è stato aperto, mia Signora.» Una voce elegante fu l’anticamera di un profondo inchino.
    «Grazie, Mayuko.» Mormorò una mano sollevata, prima di muoversi di scatto in un cenno di congedo.
    «Ricordi la tradizione, spero bene, Shizuka. E il nostro patto, anche.» Esordì una voce austera di donna quando la porta scorrevole di riso di una stanza priva di finestre si chiuse. Enormi ante di legno di ciliegio lucido sembravano sostituire le pareti ed alte cassettiere intarsiate riempivano gli angoli. Tappeti di sete e broccati intrecciati a mano vestivano i pavimenti di legno su cui sostava solo un alto specchio dalla cornice di puro argento, raffigurante una fantasia di aironi in volo, e un basso sgabello. Su questo, le spalle di una giovane donna dai capelli castani, tanto lunghi da solleticare il suolo con le loro punte, si fecero rigide. «Le mogli Kobayashi sono Imperatrici di ricchezza ed eleganza. Non c’è spazio per nient’altro, nelle nostre vite. Abbiamo avuto un’enorme indulgenza nei tuoi confronti, da quando sei voluta diventare una kunoichi…ma finalmente sembri aver capito che le tue non erano altro che sciocchezze, nipote mia.» Disse ancora quella voce. Sembrava ridere. «Non ci saranno altre concessioni, per te. Il matrimonio finalmente ti darà un posto nel mondo.» Una porta che si apriva. «Doma quel Kurogane. Sei tu che devi acquisire la sua famiglia e non il contrario. Non deludere le nostre aspettative, Shizuka.» E la porta si chiuse.

    Ma Shizuka Kobayashi, per quanto potesse non essere la migliore degli Shinobi, era certamente la più eccellente delle Eredi. E nessuno temeva davvero che le proprie apprensioni venissero deluse.
    ...In un angolo della sala, aperto su di un espositore di corno d’avorio, un grande kimono scarlatto ricamato millimetro per millimetro da puro filo d’argento, arieggiava placidamente.
    Erano trascorsi ventisei anni dall’ultima volta che aveva visto la luce del mondo.

    […]

    “Fa attenzione.”



    C’erano stati momenti, invero sempre più rari mano a mano che il tempo trascorreva, in cui Shizuka aveva capito quanto Masaki ci tenesse a quella missione. Era sempre concentrato, sempre profondamente rivolto verso il suo obiettivo. Non sembrava pensare ad altro, soprattutto quando era con lei, l’ago della bilancia. La sua bilancia.
    ...Quello, era uno di quei momenti.
    Fermo di fronte a lei, il Principe dei Kurogane la guardava con apprensione dopo averle sussurrato l’unica frase che per ovvie ragioni nessuno le aveva mai detto da quando quella farsa era iniziata. Era evidente che l’idea di fallire in quel piano lo terrorizzava, per giusti motivi avrebbe aggiunto, e lei allora, suo malgrado, non poté fare a meno di sollevare una mano verso il suo volto e con dolcezza premere le dita fresche sulla pelle più accalorata di lui, sperando così di calmare quell’espressione di preoccupazione che, per quanto sapientemente nascosta, non poteva sfuggire proprio a chi aveva fatto della menzogna la sua vita.
    «Ti va di sedere?» Chiese sorridendo, ma non aspettò che lui rispondesse per inginocchiarsi a terra. Il bello scialle sfrangiato verde smeraldo che le carezzava il collo, copriva un kimono d’oro dalla fattura rara e preziosa, ma lei non sembrò preoccuparsene quando si accomodò sull’erba e la terra fresche, invitando Masaki a fare altrettanto. «Facciamo meglio.» Avrebbe infatti detto, e così dicendo avrebbe battuto allegramente le mani sulle sue gambe. «Distenditi, dai.» Mormorò, ma il sorriso labile che le illuminava il viso sarebbe scomparso presto…se non avesse invece, e finalmente, cominciato a recitare come si conveniva.

    Se fosse tornata indietro nel tempo, al giorno in cui per pura ripicca nei confronti del suo talentuoso fratello maggiore aveva deciso di diventare ninja, era certa che alla domanda “a cosa auspichi, in futuro?” lei avrebbe risposto “occupare una posizione di rilievo a Konoha!”
    …In verità le cose erano cambiate un bel po', da allora. Non le interessava più essere una “personalità”, un “eroe”. C’era chi viveva per quel titolo, ma lei, di essere identificata per un’onorificenza, si preoccupava poco. Indubbiamente però, ora al contrario di un tempo, voleva il potere. Voleva il sapere.
    Ed era conscia del fatto che solo scalare la gerarchia le avrebbe potuto dare ciò che voleva. Per questo aveva accettato quella missione. Per nessun altro motivo.

    «Masaki, conosci l’Haiku della fiducia?»

    Sarebbe stata pronta ad uccidere, corrompere, manipolare e distruggere pur di ottenere il potere. Il suo potere.
    Non le interessavano le verità fornite da altri. Non era mai stata una gregaria.
    Voleva salire la vetta. Ma la vetta doveva essere solo sua.

    «“Come il vento che si insinua tra le rocce,
    fiducia antica,
    non negare lui l’accesso.”
    …credo fosse così, no?»


    Con quella Missione avrebbe ottenuto tutto. Tutto.
    E dopo, sarebbe stata libera anche dal suo ultimo giogo.
    Libera... finalmente.

    «Non tradirò le aspettative tue e della tua famiglia, Masaki. Sarà per me un onore conoscere i tuoi genitori…» Mormorò la ragazza, accarezzando con dolcezza i capelli d’argento del Dislocatore mentre guardava questi dritto negli occhi. Il suo sguardo, a differenza di quello più spontaneo del solito, era affilato e acuto, adesso: “ascoltami” stava dicendo “ascolta bene ciò che sto dicendo”. «…abbi fiducia in me. Sempre. Permettimi di entrare nella tua vita, nel tuo cuore e nella tua mente. Non ti tradirò, né ora né mai.» Disse ancora, chiudendo gli occhi per poi annuire con fermezza. Le sue dita si intrecciarono ai capelli del giovane, sfiorando e fermandosi sulla testa di lui, mentre lei si abbassava...e tutto ciò che seguì da quel momento in poi sarebbe stato, in verità, solo un attimo. «Grazie per avermi dato la grande occasione di innamorarmi di te.» …E mentre le sue labbra avrebbero tentato di toccare quelle del Dislocatore, la connessione mentale sarebbe stata instaurata [Interrogazione Mentale]
    Interrogazione Mentale
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'illusione si attiva tramite il contatto con la vittima. L'utilizzatore sarà in grado di interrogarla, cercando di estorcerle le informazioni direttamente dalla propria psiche leggendo la mente. Può essere utilizzata anche su bersagli incoscienti, riuscendo a comunicare mentalmente. L'utilizzatore vedrà le immagini dei pensieri superficiali della vittima, la quale è consapevole dell'interrogazione. Per mostrare un'immagine diversa dal reale pensiero è necessaria molta concentrazione, uno slot difesa e un consumo pari a medio ogni domanda.
    L'efficacia è pari a 30. Ogni domanda oltre alla prima richiede slot azione/tecnica.

    Tipo: Genjutsu - Tameshi
    (Livello: 4 / Consumo: Mediobasso ogni domanda )
    [Da genin in su]
    .

    «Masaki, mantieni la calma. Sono io.»
    Era come se qualcuno parlasse direttamente alla sua mente. Ma la voce, quella almeno, era sempre la stessa. Quella di Shizuka.
    «Ci sono Shinobi sensitivi o con capacità simili tra le fila del tuo Clan, che potrebbero percepire l’utilizzo del mio chakra in questo momento e dunque l’attivazione di questa tecnica o di altre più potenti?»
    La domanda era, al contrario del parlato solito della Principessa, concisa e diretta. Figlia di un’esperienza che sembrava cantare da sola sulla sua età.
    A seconda di come il Kurogane avrebbe risposto, Shizuka avrebbe deciso –non senza prima avvertire mentalmente il suo compagno e chiedere lui di non opporre resistenza– se attivare subito o meno la sua seconda abilità [La Manipolazione]La manipolazione
    Villaggio: Personale
    Posizioni Magiche:
    L'utilizzatore è in grado, mediante il chakra, di isolare e sigillare un ricordo se subita una Interrogazione Mentale od affini. Il terzo deve essere incosciente o consenziente. Quel ricordo non sarà accessibile a nessuno fino a che la tecnica non verrà rilasciata, e sarà sostituito temporaneamente da falsi ricordi di scarsa rilevanza. E' possibile Dissociare un alleato consenziente se toccato, e se si è a conoscenza del ricordo da nascondere.
    Tipo: Fuuinjutsu
    (Livello: 6 / Consumo: Medio per Ricordo)
    [Da Chunin in su]


    in unione alla semplice interrogazione mentale, così da avere, nel secondo caso, un quadro più perfetto –arricchito di immagini, suoni e ricordi tutti. Non le interessava estrarre. Le bastava vedere.
    Quale che sarebbe risultato il caso, tuttavia, la donna sarebbe stata pronta ad allontanarsi con il futuro sposo pur di avere la libertà di porre le domande che sapeva essere doverose. E se per questo avesse dovuto creare una situazione abbastanza compromettente, che presupponeva la solitudine limitata al suo corpo e quello dell’uomo del Ferro, pur di riuscirci non si sarebbe fatta problemi.
    Perché la Missione era prioritaria. Sempre. Questo era ciò che Raizen le aveva insegnato.
    «Il tuo Clan, sia membri che guardie, dunque Baiko compreso, possiedono abilità innate o capacità particolari di cui dovrei sapere?»
    Mentre la sua mente parlava, il suo corpo reagiva come sarebbe stato logico.
    Si allontanò dal Chunin, ridendo imbarazzata. Il suo volto e persino le sue orecchie erano imporporati da un visibile misto d’emozioni: vergogna, desiderio, felicità… E come poterglielo negare? Shizuka e Masaki si frequentavano da mesi, ormai, e finalmente, dopo la rigida etichetta che avevano sempre seguito, alla soglia del loro matrimonio e della loro vita insieme, avevano iniziato a concedersi qualche bacio rubato laddove si presupponeva nessuno li vedesse. E molto altro, forse.
    Abbassandosi di nuovo sull’Erede del Ferro, Shizuka lo avrebbe stretto in un abbraccio, posando poi la sua testa nell’incavo del collo di lui… mentre la sua mente procedeva con l’interrogatorio.
    «Ho bisogno della mappatura completa della tua casa e di sapere se ci sono trappole, stanze segrete ed in caso il loro uso, e se i pezzi grossi del tuo Clan si riuniscono in un’ala o camera in particolare.»
    Nella realtà visibile a tutti si sarebbe messa a ridere con fare malizioso e un pò impacciato, ma felice dopotutto, terribilmente felice. Avrebbe stropicciato il proprio volto nel collo del Principe, sul quale avrebbe poi sostato placidamente, inspirando a fondo il profumo della pelle dell’amato; nella sua mente, però, la voce sarebbe rimasta stabile e tagliente.
    ...E c’era, in quella spontaneità d’apparenza e in quell’acutezza di profondità, qualcosa che andava molto oltre un addestramento senza nome e senza trascorsi, quanto piuttosto un’attitudine naturale, un’inclinazione alla menzogna che sembrava tessere ogni fibra del suo corpo, penetrandovi.
    Era un’attrice, Shizuka Kobayashi. La Regina della menzogna.
    «Dimmi come posso ottenere il consenso di tuo padre, di tua madre, e di tutti i membri del tuo Clan: cosa piace loro, cosa vogliono, che ambizioni perseguono, ideali, desideri, tutto ciò che sai.»
    Chiuse gli occhi, stringendo le labbra in una smorfietta capricciosa e tenera.
    C’era qualcosa, nell’odore della pelle di Masaki, che riusciva a calmarla sempre. Anche la sua mente allentò la tensione. Il suo volto, da felice che era, divenne sereno. E improvvisamente, forse con orrore, si rese conto che era davvero priva di nervosismo.
    «Se c'è altro che devo sapere, che può servirmi: ricordi, esperienze, progetti... dimmi tutto. Non temere per l’esito della missione, non c'è alcuna possibilità che io fallisca. Insieme possiamo riuscirci, lo sai. Insieme.»

    E mentre gongolava come una bambina, godendo del sole ancora freddo dell'inverno e del corpo dell'uomo che era costretta ad amare per dovere, sperò che fosse davvero così.

     
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