Aka Kekkonshiki

[Quest di Villaggio, grado A]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Aka Kekkonshiki

    II



    Non ribattei su nulla. Rimasi silenziosamente ad ascoltare l'Hokage, i suoi ordini e le sue richieste. Erano dure da accettare, non quanto per la durezza delle condizioni cui la mia famiglia era sottoposta con merito, quanto più per la richiesta di rimanere lì, a capo dei Kurogane, sedendo sulla scranno insanguinato di mio padre eseguendo per anni gli ordini dell'Hokage al fine di sterminare sistematicamente tutti quanti i nemici di Konoha che venivano alimentati dalle armi dei Kurogane.
    Qualsiasi cosa tu mi ordini di fare, la farò, Juudaime, dissi con tono rigido, sforzandomi di dire quelle parole. Quelli che erano i miei desideri al termine di quella storia non contavano nulla rispetto al bene superiore che stavamo inseguendo. Nomi e facce di tutti, Hokage? Certo, ti farò arrivare le informazioni non appena le avrò in modo tale che tu possa consultare al meglio. Nel mentre, per sicurezza, allunga un braccio.
    Qualora l'avesse fatto avrei posato la mano sul braccio di Raizen, tracciandovi un sigillo. [Sigillo di Dislocazione Remota]
    Così potrò raggiungerti senza rischi se necessario, dissi per poi sparire. Le informazioni richieste le avrebbe avute, ma richiedevano una raccolta ed una valutazione attente che necessitavano di qualche giorno di riflessione. Le parole erano volatili e cangianti.




    Shizuka mi guardò con comprensione. Aveva letto la preoccupazione nel mio sguardo e chissà se aveva compreso cosa in realtà stesse facendomi arrovellare il cervello. Mio padre ed il suo fiuto per le menzogne.
    Lei non mi rispose, mi chiese se ci potevamo sedere. Annuii e sedetti al suo fianco ma lei, non paga, batté le mani sulle sue gambe invitando a distendermi e posare il capo sulle sue gambe. Le sorrisi dolcemente e con delicatezza abbassai il tronco all'indietro finché non toccai le sue gambe con la testa. Le sue mani, in un gesto automatico andarono a sfiorare i miei capelli, passando le dita tra essi con garbo e delicatezza.
    Lo conosco, dissi a voce bassa, mentre lei iniziava a recitare l'Haiku. Annunciò di non voler tradire le aspettative della mia famiglia, di aver fiducia in lei.
    E mentre diceva quelle parole istintivamente alzai la mano destra per posarla sulla sua guancia, accarezzandone la pelle vellutata e candida. Non ho mai, per un solo secondo, dubitato di te, sussurrai mentre lei si avvicinava con lentezza sussurrando le parole che mi fecero stringere il cuore nel petto.


    Aveva detto che con me non aveva mai recitato. Con me era sempre stata sincera, eppure in quel momento non potevo togliermi dalla testa il fatto che quelle parole fossero state pronunciate a beneficio di eventuali ascoltatori segreti.
    Shizuka..., dissi in un soffio mentre le nostre labbra si incontravano. Decisi allora di credere alle sue parole. Per il bene della missione. Poiché se fossero state da me considerate vere allora mio padre non avrebbe mai dubitato del fatto che fossi convinto che quell'amore fosse ricambiato dalla donna che avevo scelto.
    E quando quel contatto fu stabilito sentii la sua voce nella mia mente. Allora compresi. Mentre fuori alzai appena il busto mettendomi seduto mentre godevamo entrambi di quel contatto sfiorandole con la mancina piano i capelli, nella mia mente la sottile arte di Shizuka iniziò a sortire i suoi effetti. Ma mi fidavo di lei: comunicare in quel modo era la cosa migliore.
    Così risposi alla prima domanda.
    Sì Shizuka, ci sono sensitivi. Non nel mio clan, ma di coloro che si occupano della nostra protezione, non siamo un clan di Shinobi anche se alcuni di noi come me hanno deciso di esserlo, risposi Potrebbero comprendere se una persona è sotto l'effetto di un Genjutsu o se porta sigilli su di se, anche se in realtà molti di noi portano sigilli per diverse ragioni, spiegai. Le immagini che fluivano dalla mia mente furono molteplici: Shinobi vestiti totalmente in nero con mazze maschere che coprivano i loro volti e gli occhi inespressivi come quelli di Baiko, una bandiera nera con una mezza luna argentea che sventolava su una grande casa di fianco la Magione di Ferro, dunque sigilli, molti sigilli posti sulla lingua di tali Shinobi, altri posti sul cranio. L'immagine di un'operazione a cuore aperta dove un medico tracciava un sigillo sul cuore del paziente anestetizzato, dunque Baiko a petto nudo che recava sul petto una enorme cicatrice che attraversava il suo petto lungo tutto lo sterno.
    Nel mondo esterno ci allontanammo, lei mi abbracciò ed io la strinsi istintivamente a me, respirando a pieni polmoni il suo profumo, stringendola a me mentre le accarezzavo con delicarezza i capelli.
    No, Shizuka. Il nostro clan non ha conoscenze particolari. Baiko nemmeno, è un assassino, un combattente ed è la mia ombra, ma non ha un'arte segreta... almeno che non l'abbia nascosta da che vivo, il che onestamente sembrava essere francamente probabile.
    L'interrogatorio andrò avanti mentre all'esterno sembravamo soltanto una felice coppia che si scambiava amorevoli effusioni. La mappatura è estremamente complessa Shizuka, posso fartela avere in un rotolo piuttosto che in un ricordo? Ho paura di tralasciare dettagli. Schematicamente la Magione è in un parco di circa dieci ettari, delimitato da una fitta siepe che in realtà ricopre robuste mura di pietra. Sono sorvegliate giorno e notte dal clan Hangetsu, che si occupa della nostra sorveglianza. Baiko fa parte di questi. Il clan vive in un palazzo distaccato dalla Magione, sempre nel parco. La Magione è un castello di quattro piano, non è complesso e non ci sono stranezze. Ci sono anche tre piani seminterrati dove teniamo i nostri tesori. Sono sorvegliate dal clan Hangetsu giorno e notte e su ogni porta c'è un sigillo esplosivo che ucciderebbe chiunque osasse entrare senza esserne autorizzato, senza essere un Kurogane, spiegai cercando di sottolineare il concetto con attenzione. Kurogane di nascita o Kurogane di matrimonio, esserlo non fa attivare quelle trappole.
    L'interrogatorio proseguì nonostante all'esterno ormai fossimo abbracciati. Nessuno poteva sospettare qualcosa e sensitivi abbastanza vicini per comprendere ciò che shizuka stesse facendo non ve n'erano.
    Il consenso di mia madre è il consenso di mio padre. È una donna estremamente infelice legata per la vita ad un uomo che detesta, la storia di mia madre era indicativa sulla voglia dei Kurogane di espandersi. Lei è Hayako Seiju, forse avrai sentito parlare dei Seiju, erano un clan di mercanti di pietre preziose e mia madre era la figlia nonché unica erede dei Seiju. Quando ha sposato mio padre, in poco tempo, mio nonno è morto e le ricchezze dei Seiju sono state usate come investimento nel campo bellico. Sono totalmente scomparsi. Mia madre non approverà mai nulla così come non disapproverà mai nulla, ella seguirà mio padre perché ella vive a malapena solo per attendere il giorno della sua morte. Questo dovrebbe farti capire che hai già la più totale approvazione di mio padre. Sei l'erede dei Kobayashi e lui si sta sfregando le mani da quando ha saputo di te. Il problema è che Jinsuke Kurogane non è divenuto chi è facendosi raggirare come stiamo tentando di fare. Nessuno, mai, è riuscito ad ingannarlo. Nemmeno io, dissi. Che il mio disprezzo per lui fosse chiaro mio padre l'aveva sempre saputo ma non vi aveva mai dato preso, troppo convinto del fatto che fossi troppo incapace e debole per comportarmi come l'uomo che lui si aspettava che fossi.
    Per cui Shizuka, l'importante non è compiacerlo, sei perfetta sia nelle maniere che nella dote. Il grosso problema che mi strugge l'anima è che possa comprendere la missione, quell'ultima parola mentale rispondeva anche all'ultima domanda, che completai con le informazioni sul clan Hangetsu.
    Il Clan Hangetsu si occupa della nostra sicurezza, sono loro che si assumeranno parte dell'incarico. Sarebbe inusuale se mio padre non si offrisse di garantire della sicurezza dell'evento, ma è probabile che non voglia indispettire i Kobayashi con inutili insistenze... sempre che lui le ritenga inutili. Come ti ho già detto sono un clan di guerrieri, legati a noi tramite accordi vecchi ed in realtà sono mercenari, ma non conosco i termini dell'Accordo, quello è qualcosa che solo mio padre sa, e così risposi a tutto. Mi allontanai da Shizuka appena, senza però distaccarmi dalle sue braccia, lasciando che le mie labbra sfiorassero delicatamente le sue per un brevissimo istante. Se c'era qualcos'altro che intendesse chiedermi non doveva far altro che domandare: la tecnica era ancora lì, attiva e sentivo ancora chiaramente la sua presenza nella mia mente.
    Ma come per lei, non ero minimamente nervoso. Preoccupato, forse un po' in ansia, ma desideravo che quel contatto non finisse mai. Poiché con lei stavo bene... e lei era ciò che aveva salvato me dallo sguardo di mio padre, fino a quel momento. Dovevo solo assicurarmi che continuasse ad essere così ancora per un po'.
     
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