Aka Kekkonshiki

[Quest di Villaggio, grado A]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    THE GAME

    Most virtue is a demand for greater seduction.



    Nemmeno la sua recitazione sarebbe servita ad evitare che un’espressione di stupore le illuminasse i lineamenti. E lei, rendendosene conto, non poté far altro che così fosse.
    La ragione sarebbe stata presto chiara…
    «I bravi ragazzi non dovrebbero saper baciare in questo modo, Kurogane.»
    …perché non era di Shizuka tenere per sé quel genere di cose.
    Posando una mano sul torace del Dislocatore, la donna sorrise. Il suo volto, pericolosamente vicino a quello dell’altro, si reclinò leggermente di lato, mentre il naso di lei spingeva un poco in alto quello di lui, e le sue labbra, schiudendosi di fronte a quelle che ancora esitavano, si increspavano sardoniche. Non avrebbe davvero voluto passarsi la lingua sul labbro inferiore in quel momento, come invece fece, ma si rese conto improvvisamente che la bocca le era divenuta arida…
    «Non dovresti proprio essere in grado di…» Sussurrò appena, sollevando i suoi occhi in quelli dell’Erede del Ferro, che avrebbe inchiodato con uno sguardo che non lasciava nessuno spazio per l'immaginazione. Non c’era possibilità di sognare, infatti. Era tutto lì, e Masaki lo avrebbe capito. «…lo sai, no?» O forse no. Perché Shizuka era cambiata di nuovo, e stavolta non era né la Principessa, né la ragazza.
    Era una donna. Una donna fatta di carne e sangue.
    E allora Masaki Kurogane avrebbe scoperto, proprio in quell’occasione e proprio in quel momento, che l’eredità delle Donne della famiglia della sua fidanzata non era solo quella di raffinata eleganza che in molti guardavano con ammirazione...
    «Il rotolo può andar bene, ma devi consegnarlo direttamente a me e nessuno deve vedere né mentre lo scrivi né mentre lo cedi, quindi dobbiamo ordire un incontro "di un certo tipo" per "inaugurare" il futuro matrimonio…hai capito?»
    Nella realtà vista da tutti, facendo passare la mano destra dietro al collo del Kurogane, su cui avrebbe poi lasciato scivolare in un sinuoso sfiorare le unghie ben curate, dalla base della nuca fino all’attaccatura del kimono; la Principessa avrebbe sorriso. E c’erano molte risposte al suo interrogatorio mentale in quella percezione ottica.
    «Sai dirmi quanti membri contano gli Hangetsu e se c’è anche solo una possibilità che tu sia all’oscuro di qualcosa inerente ai Kurogane e gli Hangetsu stessi?»
    …Se c’era una sola difficoltà che Masaki avrebbe trovato in quella faccenda, sarebbe stata probabilmente quella di mantenere il sangue freddo mentre le mani di Shizuka, condotte sul suo torace, si aprivano a ventaglio verso le sue spalle per poi precipitare verso il basso, passare sotto le sue braccia ben formate e intrecciarsi infine dietro alla sua schiena, su cui le dita sarebbero state premute in un modo molto distante dalla gentilezza, e più simile, anzi, alla possessività. Il contatto non si perse nemmeno per un istante. Né quello delle dita, né quello dello sguardo.
    «Tratterò io con tuo padre per la sicurezza del nostro matrimonio, come tradizione del mio Clan vuole, e spero così di ottenere che questa venga gestita quantomeno a metà tra le nostre famiglie –anche se sperava di poter far passare come offerta al Ferro la gestione completa da parte degli Aoki dell'intera faccenda–, tu invece puoi entrare nella stanza sorvegliata prima del matrimonio e riferirmi, al nostro incontro galante di stanotte, circa il contenuto della stessa come anche della verità che si cela dietro l’Accordo?»
    Era dopotutto vero, e non un segreto, che i Kobayashi iniziassero a protendere i propri Eredi ai segreti del Clan quando "il tempo" diventava maturo e cioè quando, in prossimità dell’età adulta –che in molti casi coincideva appunto con il matrimonio, inteso come posto nel mondo– questi si rendevano pronti ad accogliere le verità dell’Airone. Vi era dunque una possibilità, agli occhi della Kunoichi, che così fosse anche per i Kurogane… anche se questo implicava una richiesta, una presa di posizione, un avanzamento da parte di Masaki nei confronti di suo padre. Perché se aveva capito che tipo di persona era Jinsuke Kurogane, mai questo si sarebbe sottratto alla possibilità di concedere al figlio le chiavi del potere del Clan… se questo significava ottenere quelle dei Kobayashi. E se per Masaki quella richiesta avrebbe assunto le sfumature del “diventare un uomo di valore per la donna che amava” per Jinsuke avrebbe significato denaro e potere.
    Secondo il principio per cui la mente elabora in tempo reale le idee, e queste attraverso le tecniche della Chunin si trasmettono dall’uno all’altro dei soggetti preposti come due vasi comunicanti di sentimenti e pensieri, Masaki avrebbe compreso la posizione della fidanzata anche senza che nessuna domanda venisse posta. E lei si sarebbe allora limitata ad attendere che un’opposizione, laddove vi fosse, venisse mossa. Perché a quel punto il piano non era più solo suo.
    «Masaki…» La voce di Shizuka era soffusa e sussurata…
    «Non ho mai recitato con te. Mai. Nemmeno per un secondo. Non temere che tuo padre possa scoprire quello che non c’è. Non temere che questa missione possa mettere in pericolo te e le persone a te vicine. Non tradirò le tue aspettative, mi capisci?»
    «…Ala Est. Magione Kobayashi. Stanotte la mia famiglia presenzia alla danza Kabuki di Kaien Shabaruta. E sempre stanotte, all’ora del topo, Ritsuko si assenterà con Mamoru per il loro consueto incontro.» Come anche le parole da lei dette… perché Masaki già sapeva che l’Ala Est della Dimora dei Kobayashi, venticinque stanze in tutto, erano ad uso e consumo esclusivo di Shizuka. E nessuno, nel suo Clan, aveva il permesso di entrarvi senza invito.
    «E un’altra cosa, Masaki…lo sai, vero, che tutto quello che pensi, anche le cose più turpi e perverse, io posso vederle nitidamente...sì?»
    Il sorriso ironico e malizioso che si dipinse sul volto della Principessa non si sarebbe saputo dire se fosse stato per via dell’invito o di ciò che lei professava di aver visto nella mente dell’Erede del Ferro…
    …certo fu che quando, alzandosi in piedi, mostrò il viso, questo era rosso di vergogna, ma fremente di qualcosa che sembrava aspettativa. E speranza.
    Imbarazzata come era lecito che potesse esserlo una ragazza di fronte ad un'intraprendenza come quella, di fronte ad un invito del genere, Shizuka scosse la testa deglutendo. E poi corse via, nascondendosi il viso con una manica del suo pregevole kimono.
    Non si curò poi molto del fatto che il suo scialle sfrangiato cadde ai piedi del Dislocatore. Né di lui stesso, dopotutto.
    ...Aveva infatti come la netta sensazione che se lo avesse guardato meglio, forse, sarebbe arrossita per un valido motivo.

    Era divertente notare come, a dispetto della loro vita messa in palio in quella missione dalle incognite imprevedibili, lei non riuscisse ancora a perdere l’abitudine di scherzare e giocare.
    E dopotutto, quello, era un lato del suo carattere che Masaki avrebbe capito non sarebbe scomparso mai.

    "Bisogna guardare sempre il lato positivo e divertente delle cose, Masaki" diceva lei. "Perché la paura chiama paura, e l'odio chiama odio. Ma la gioia e la serenità chiamano molte cose diverse, ogni volta"

     
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17 replies since 13/2/2016, 12:22   406 views
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