La Corte di Kusa

Febh, Raizen e Kiyomi al Mercato (nero)

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    Allo Zoo








    Sembrò risentirsi quando Febh commentò così aspramente le riserve botaniche di Konoha.

    Hei. Non sono un esperto nel settore, ma quelli che lo sono dicono che ce la caviamo.
    Se proprio sei così speciale puoi sempre farmi avere una lista di cose introvabili e vedrò di procurarle, non sia mai che possa mancarci qualcosa nelle “dispense”


    Se proprio non poteva confutare quei fatti meglio prenderne spunto per la crescita, no?
    Dopo l’ingestione dell’antidoto quella che poteva quasi passare per una normale discussione degenerò rapidamente con un Hokage ridicolmente travestito da volpe che arrancava.

    QUINDI ORA E’ COLPA MIA?!?
    MALEDETTO SFORNA INTRUGLI POTREI FARTI MARCIRE IN PRIGIONE!
    E’ COME SE ALL’OSPEDALE TI SCHIAFFANO MEDICINA IN CORPO SENZA CHIEDERTI A COSA SEI ALLERGICO!
    O COME SE UN AVVELENATORE DA STRAPAZZO TI PREPARA UN ANTIDOTO SENZA CHIEDERTI INFORMAZIONI BASICHE COME QUESTE!


    Gli ruggì di rimando mentre alzava un braccio abbandonando il dolorante stomaco ed usandolo per calarsi verso il suolo, un luogo comodo che se non altro avrebbe dato sollievo ai muscoli.
    Erano appena scesi che Febh iniziò a spiegargli cosa gli stava succedendo, con buona temperanza dell’Hokage che non parve preoccuparsi troppo: un ora era abbondante, magari se tutto fosse andato male avrebbe trovato anche il modo di portarselo nella tomba insieme a lui.

    Eh? Cosa?
    Incassa?
    Brutto sciroccato sto per mor…!


    Ma quello non sentì ragioni, caricò il pugno e menò, fortunatamente lo aveva avvisato e il colosso fece appena in tempo ad irrobustire i tessuti con il chakra ed incassando[Impasto Res + 8] il colpo sepur non senza alcun danno[leggera sullo zigomo]

    AHHHHHHH!
    FA MALE PORCO SCHIFO!


    Gli inveì nuovamente contro in uno sfogo di rabbia che ormai diventava incontrollabile.

    Basta, ti spacco il muso adesso, e provo a bermi il tuo sangue, vediamo se è magico e cura anche me.

    Si stava già alzando, armato delle peggiori intenzioni, puntandogli l’indice contro come una lancia che il mondo intorno a lui sussultò, sciabordando prima a destra poi a sinistra per poi fermarsi nuovamente, restò impalato qualche secondo, teso in uno spasmo probabilmente dovuto alla totale assenza di equilibrio, col dito puntato in avanti e la testa reclinata verso le spalle. Sarebbe presto rovinato a terra, ma il mondo tornò al suo posto, permettendogli di trovare l’equilibrio ma non la sanità mentale.
    Attorno a lui si era materializzato uno zoo antropomorfo, e se prima il vociare di tutta quella gente poteva essere fastidioso ora sentiva un vero e proprio frastuono assordante senza senso, cavalli, iene, volpi, tigri… tutti abbaiavano, muggivano, guaivano o barrivano emettendo tutti una quantità di decibel insostenibile, fin troppo per un Hokage decisamente arrabbiato.

    Io ti spatafaracchio… ti spatafracch… ti spacc… TI SPACCO LA FACCIA!
    Te le straccio veder… te le spacc… TE LE FACCIO VEDERE LE ABILITA’ CHE HO!


    Gli barcollò incontro mentre incrociava qualche sigillo, uno per la precisione e gli comparvero affianco svariati aborti, rappresentavano tutti Febh seppure in visioni distorte del suo essere, una era tremendamente gonfia, ma non obesa, aveva il gonfiore tipico di chi aveva preso botte a sufficienza da farsi avvolgere l’intero corpo dai fluidi tipici del gonfiore, il colorito non era poi dei migliori visto che oscillava da un giallo scarsamente salutare, al verde e poi al verde: era stato pestato per bene. Un secondo aveva invece tagli così profondi e frastagliati da esporre in maniera orribile le ossa in alcuni punti sbriciolati da chissà quale impatto che rendevano la sua andatura claudicante e segnata da una scia di sangue non indifferente. Di un altro invece si poteva ammirare la modernità della composizione, era infatti del tutto storpio, nessuna articolazione era infatti messa nella maniera corretta, facendo sbucare spiacevoli bozzi e rientranze qua e la dove non ce ne sarebbero dovute essere, anche se il più sfortunato tra quei cloni non poteva minimamente muoversi, stava a terra, cercando di essere il più minaccioso possibile mentre si trascinava portandosi dietro braccia e gambe, era una fusione tra tutti gli altri ed aveva le articolazioni letteralmente esplose, attaccate a qualche fortunato lembo di pelle.
    Tra tutti loro uno però sembrava in forma, anche se non aveva la faccia di Febh, era infatti il colosso dei Mikawa, con una faccia ancor più malvagia del solito che rideva davanti al suo connazionale sbeffeggiandolo per chissà cosa, era palese che fossero rappresentazioni di ciò che avrebbe voluto fare a Febh di li a poco. L’ultimo della serie invece era rimasto impalato li dove era stato creato, aveva uno sguardo particolarmente vuoto e allucinato, mentre si guardava intorno meravigliato quanto intimidito, come se tutto fosse nuovo, un Febh ancora più imbecille del normale, probabilmente aveva subito torture psicologiche o la rimozione di ogni ricordo.
    Intanto Febh col suo ridicolo becco era salito su un piccolo piedistallo e dondolando la testa con espressione giocosa e felice dirigeva con una filastrocca una disordinata orchestra di animali che rispondeva ai suoi gesti un pò a caso, mentre lui si infuriava per tale disordine, riportando che ad Oto tutti erano bravi a fare gli animali. Febh allo zoo
    Ma fu proprio grazie allucinazioni, forte accentuazione della realtà, che Raizen si accorse dell’inutilità dei cloni, orrendi mostri che erano riusciti a trascinarsi fuori dal fondo di chissà quale cassa da morto, iniziò quindi a sfarfallare rapidamente mentre il corpo gli si accendeva di scariche elettriche che pareva non fossero poi così innocue visto che mano a mano che si avvicinava i cloni venivano dissolti dalle stesse, anche se nemmeno quello pareva essere nelle intenzioni del Colosso.

    DAFFAZIONE!
    FADDAZIONE!
    PORDA MERCA!
    SCHIURO SE TI MUOIO!


    Non avere poi la propria lingua per scatenargli addosso la valanga di insulti che voleva lanciargli contro, lo sfarfallio aumentò di intensità fino a rendere Raizen soltanto una sagoma di luce frastagliata di scariche elettriche che lentamente andava modificandosi, ingrandendo a dismisura un arto: stava cercando di attivare il demone, inconsciamente o meno era arrivato ad essere sufficientemente arrabbiato da pensare pure a quella soluzione.
    Fino a che non udì il nitrito del cavallo.
    Si voltò, ed in quel momento di disperazione la profezia dell’indovino parve realizzarsi, in una splendida luce angelica (generata da lui tra l’altro) inquadrò quella visione come unica fonte di salvezza, anche se non voleva lasciarsi dietro l’Otese.

    Sefuimi.
    Segufimi.
    SEGUIMI MAIALE DIO!


    Gridò nell’ultimo scatto d’ira intanto che le scariche sussultavano prima di spegnersi, ripristinando la solita figura del Colosso, priva di arti sovradimensionati.
     
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