La mandragola

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  1. Raš
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    La Mandragola

    partenza e nozioni

    Non dovetti aspettare molto la genin che si presentò con un lungo mantello a proteggerla dalla pioggia. Il manto non mi permetteva di osservare il suo abbigliamento ed il suo equipaggiamento, solo il viso incorniciato dai capelli e dal coprifronte sulla fronte mi fu manifesto. Era una bella ragazza, sicuramente aveva quattro o tre anni più di me, i lineamenti affilati e i capelli mori tenuti raccolti . Quando arrivò mi tolsi il cappuccio e a mia volta mi inchinai Piacere mio, sono Hiashi Hyuuga, lo studente incaricato di fornirle supporto dissi con voce calma cercando di non far trapelare la mia emozione, sopratutto quando iniziò ad osservarmi con fare indagatore. Si trattava dunque di un ninja medico! Un arte che, per quanto affascinante, non mi aveva mai attirato sebbene rispettassi chi ne faceva la propria vita, svolgevano un ruolo fondamentale all'interno del villaggio e, nella maggior parte dei casi, vitale all'interno di una missione.
    Raccolsi il cesto che mi indicò e quindi iniziai a seguirla fuori dalle mura. Di fronte a noi si aprì la foresta che stava sul limitare della soglia del paese della foglia, ci inoltrammo lungo un sentiero poco battuto
    Le pozzanghere si facevano sempre più copiose e numerose, la pioggia continuava ad alimentarle rompendone la superficie, di per sé, placida e opaca. Non ci volle molto prima che le scarpe si sporcassero di fango e grosse gocce iniziassero a scendere lungo il mantello e, dal cappuccio, bagnarmi il volto.
    Forse mi ero sbagliato, a differenza della missione precedente che avevo fatto con la chunin Sanga, questa sembrava essere più importante e pericolosa; me lo fece sospettare il passo sostenuto della genin. Feci fatica a non perderla di vista, all'inizio e dovetti accellerare il passo per starle solo a qualche metro di distanza, non volevo rallentarla ma andare più veloce di così avrebbe implicato l'uso del chakra e mi sarei stancato molto più facilmente.
    Ascoltai silenziosamente Ayuuki concentrandomi sui rami su cui, di salto in salto, atterravo; fra me e me sorrisi, mio nonno mi aveva allenato spesso a muovermi agilmente all'interno di un bosco. La reputava una capacità essenziale, utile per scappare o inseguire un soggetto all'interno di una foresta il cui sottobosco avrebbe potuto rallentare la corsa con rovi o altri impedimenti.
    Alzai gli occhi appena in tempo per vederla lanciare due pergamene, le afferrai al volo e guardai nuovamente in sua direzione facendo un segno di assenso con il capo. Si trattava dunque di una missione di recupero, non di persone, ma di piante. La serra degli Aburame necessitava di alcune piante che, ormai, scarseggiavano nelle loro sconfinate dispense Pensavo che il clan Aburame fosse piuttosto geloso della sua serra, perché si è rivolto al villaggio? Credevo che se ne occupassero personalmente di affari come questi per evitare di condividere le loro arti Non conobbi molti Aburame in passato ma, tutti quelli che avevo conosciuto, si presentavano come persone schive e piuttosto riservati. Spesso vestiti in modo da non mostrare qualcosa nemmeno del loro vestiario, personaggi strani che, in qualche modo, mi affascinavano.
    Dopo una sua eventuale risposta mi misi immediatamente a leggere ciò che mi aveva lanciato poco prima. Aprii le pergamene, si trattava di un erborario, diversi disegni fatti in maniera accurata rappresentavano le piante che ci interessavano. Come da lei richiesto, dedicai molta attenzione a memorizzarli, nello specifico mi concentrai a ricordare piccoli dettagli: la presenza o meno di fiori e il numero degli eventuali petali, la forma delle foglie e le sue biforcazioni, la loro natura (liscia o ruvida), la presenza di spine o meno.
    Mi mise in guardia, avremmo potuto trovarci in luoghi pericolosi, non dovevo sottovalutare la missione, quindi, non che fosse mia intenzione, ovviamente. Quella era una nuova occasione per poter dimostrare all'amministrazione il mio valore, volevo raggiungere la promozione a genin e avrei fatto di tutto per diventarlo.
    Quindi mi concentrai allo scroscio della pioggia che circondava, prestando attenzione ai rumori e all'ambiente circostante.
     
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