La mandragola

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  1. Raš
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    Mandragola

    alla palude



    Il viaggio durò diverse ore. Lungo il nostro tragitto trovammo qualche carovana di mercanti che si dirigevano verso il villaggio della foglia, come noi, anche loro stavano avendo qualche difficoltà con la pioggia battente. Spesso ci allontanavamo dalla strada passando, rapidamente, per il bosco tagliando il tragitto o per evitare carovane che ci avrebbero rallentato.
    Ormai i vestiti grondavano ed anche il mio equipaggiamento era bagnato, si trattava della mia seconda missione ed il tempo atmosferico non era favorevole. Non che fosse, in generale, così determinante ma, per una persona con così poca esperienza come il sottoscritto, avrebbe avuto un peso non da poco. Facevo difficoltà a seguire Ayuuki, stava sempre a diversi metri da me ed io le arrancavo dietro. Cercavo di non mostrare la mia stanchezza, non ero abituato a viaggi così lunghi e ad un ritmo tanto sostenuto ma questo sarebbe stato un buon allenamento. Dovevo imparare a gestire le mie forze, a capire quando conveniva forzare il passo o rallentare per recuperare il fiato e la lucidità che, sotto la pioggia, era piuttosto annebbiata.
    Alla sua domanda alzai lo sguardo, prima basso e concentrato a dove mettere i piedi tra un balzo e l'altro, quindi le risposi accennando un sorriso timido Sì! Poche settimana fa, nei pressi di Otafuku. C'erano dei ladri di pesce che stavano derubando, con una certa continuità, i pescatori del luogo. Mi ha seguito una chunin della foglia, tale Sango; una brava persona. Ripensai a quella giornata passata ad Otafuku, era un luogo veramente affascinante. Non troppo distante dall'immagine topica di Ame, il villaggio della pioggia, dove non vi era un ordine costituito - o meglio - l'ordine era la forza individuale. Otafuku, piccolo villaggio mercantile che fungeva da valvola di sfogo di un grande paese come Konoha, lì vi si poteva trovare di tutto, tutto quello che la mente malata degli uomini avevano bisogno.
    Alla sua domanda successiva, invece, quello che prima si era tradotto in un sorriso timido, si tramutò in un'espressione dura e fredda. E' più corretto dire che appartenevo ad una famiglia importante del clan Hyuuga. Ora faccio parte della casata cadetta. Un sospirò sfuggì dalle mie labbra mentre gli occhi si alzavano verso il cielo a perdersi nell'omogeneità di quel cielo nuvoloso Perdonami Ayuuki-sama, ma questo è un argomento di cui preferisco non parlare...
    Quindi accellerai il passo mentre dentro di me si sovrapponevano immagini rapide, erano immagini fisse di fotografie mostrate da mio nonno. Sua era la voce che descriveva i fatti, la sua voce graffiata e piena di rancore mentre - mostrandomi le foto sul tavolo - mi parlava di come mio padre, ninja della casata cadetta, si fosse perdutamente innamorato della figlia di un importante shinobi della casata principale. Sua era la voce, rotta dal pianto di mia nonna seduta al suo fianco, che mi raccontava della condanna a morte quando si scoprì il loro amore nascosto ed il suo frutto: io. Ma avrei avuto la mia vendetta, avrei ucciso ogni membro dell'elitè degli Hyuuga, riportato la giustizia all'interno del clan ed eliminato quel sistema di caste e classi. Non vi era giustizia in quel sistema, non vi era pace.
    Feci come mi aveva insegnato mio nonno, respirai profondamente per riportate la tranquillità dentro di me; non potevo affrontare la situazione con foga, questo l'avevo ormai imparato. Avrei dovuto essere freddo, calcolatore e seguire il piano, ora ero solo al primo step: diventare un ninja di konoha. Poi il resto sarebbe venuto da sé.
    Seguii la genin della foglia scendendo a mia volta dal ramo su cui, per pochi attimi, mi ero fermato a guardare la vastità di quella palude. Tre fiumi confluivano in quella piana formando un acquitrino il cui odore di morte e decomposizione si era sentito a qualche centinaio di metri di distanza, quando la vegetazione iniziò ad assumere un'immagine più tetra. I sporadici alberi avevano piano piano lasciato posto a piccoli cespugli, ad un terreno sempre più molle e disseminato da placide pozze d'acqua stagnante i cui odori mi fecero arricciare il naso.
    Qua e là si poteva sentire qualche rana e piccoli insetti che volavano formando delle nubi scure ed indistinte, malgrado la sensazione di morte e decomposizione quel luogo aveva comunque una fauna che lì aveva fatto la sua casa.
    Ero stanco per il viaggio, avevamo fatto qualche pausa per permettermi di riprendere il fiato ma sentivo le gambe stanche e, solo dopo qualche minuto, ripresi a respirare normalmente senza il fiato grosso.
    Ayuuki iniziò a descrivermi con più accortezza le piante che avremmo dovuto raccogliere per la serra del clan Aburame, mi disse come riconoscerle e le loro caratteristiche. Cercai di fissare nella mia mente ogni nozione utile, dovevo prestare particolare attenzione ai Cappucci Viola, le cui spore mi avrebbero addormentato profondamente e, in un luogo come quello, non era raccomandabile.
    Mentre parlava facevo cenni di assenso posando lo sguardo sulla vastità di quel luogo, faccio fatica ad ammetterlo, ma mi incuteva timore e volevo finire rapidamente quella missione per poter tornare in un luogo asciutto, magari a bere qualcosa di caldo. Così, tutto bagnato, la brezza leggera diventava una folata di ghiaccio che mi faceva rabbrividire. Sì, va bene, penso che mi sia tutto chiaro. Se è possibile terrei con me le pergamene, così da poterle controllare nel caso avessi dei dubbi di fronte a questa o quella pianta. Come abbiamo intenzione di agire le chiesi grattandomi la testa da sotto il cappuccio e lanciando un'occhiata in una sua direzione Preferisci dividerci per essere più rapidi nella ricerca? O credi sia più sicuri rimanere uniti?
     
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10 replies since 16/2/2016, 14:56   139 views
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