An ache so deep

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  1. eldingar
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    An ache so deep

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    C'era una bella giornata, quel dì a Konohagakure. Gli uccellini cinguettavano, svolazzando da un albero all'altro ed il vento soffiava gentile. Al di sotto delle alte montagne che raffiguravano i volti degli Hokage, si espandeva un immenso villaggio; il verde dominava padrone di fiori e piante, con gli alberi che contornavano quella splendida vista come se fosse un enorme parco. L'arrivo imminente della primavera rendeva il tutto più bello; un dettaglio, che forse, passava inosservato dagli abitanti di Konoha, essendo abituati a quel genere di ambiente e di vita. Ma per un motivo o per un altro, un ragazzo dalle ciocche bionde trovava sempre affascinante il suo villaggio ricco di colore e di vita. Si trovava all'entrata di un negozio floreale; stava ammirando il cielo con gli occhi semi-chiusi, cercando segni di pioggia o di nuvole nere. Qualche secondo più tardi, dopo aver abbassato la testa e aver posato la mano che faceva da ombrello contro la luce diretta del sole, fece un sorriso soddisfatto. Scrollò le spalle e diede una rapida occhiata a destra e sinistra per controllare la quantità di persone che affollava le vie del suo Villaggio Ninja. Non c'erano molte persone, eppure la giornata era così bella...

    Si diresse all'interno del negozio, facendo una smorfia ed un sospiro infastidito.
    Il negozio era largo circa sei metri e si estendeva in profondità per altri dodici. Era abbastanza grande da ospitare un buon deposito di merce. All'esterno erano esposti diversi vasi marroncini di fiori rossi, viola e gialli, ordinati in modo simmetrico e rettangolare. Ai due lati dell'entrata, invece, c'erano due piante alte circa due metri, che si avvolgevano ed incorniciavano la porta con rami ed estensioni. Non c'era un ombrello a proteggere l'entrata, era stato fatto apposta per far penetrare i raggi ultravioletti nel negozio per dare energia alle piante, poi loro sapevano cosa fare per mantenersi belle e vive; viziate dalle mani più esperte, ognuna riceveva una quantità d'acqua ad intervalli differenti, a seconda della specie. Emanavano tutte un profumo delizioso, che si poteva sentire dall'esterno e adirittura anche più in lontananza, se il vento si comportava da alleato.
    All'interno, i due muri (a sinistra e a destra) non erano visibili, ma soffocati da scaffali pieni di vasi che ospitavano un po di tutto. Dai fiori più comuni a quelli meno conosciuti, dalle piante più vendute a quelle con meno successo. Insomma; nel negozio di fiori degli Yamanaka non ci si poteva lamentare di nulla, anzi, si aveva semplicemente l'imbarazzo della scelta.
    Circa dieci metri in profondità, c'era la cassa, la quale ospitava il membro del clan di turno. Più in fondo ancora, c'erano altri vasi di piante e fiori, posti con cura e attenzione in un certo ordine e posizione, in modo tale da creare un effetto di colori piacevole agli occhi, per attirare la gente. La porta che dava le spalle al cassiere, invece, conteneva gli utensili necessari al manenimento delle piante, plus una cella frigorifera e qualche sedia.

    [...]



    «Andrete in fallimento.»



    Una ragazza dai lunghissimi capelli corvini sedeva qualche metro in profondità del negozio vicino alla cassa; i suoi occhi scurissimi scorrevano passivi sulle frasi e parole di un enorme libro che teneva in mano. Di tanto in tanto, si muoveva per risistemare i suoi occhiali indietro sul naso, sembrava molto concentrata e completamente disinteressata agli avvenimenti che le capitavano intorno, ma era solo un impressione.
    «Il tuo senso dell'umorismo mi prende sempre alla sprovvista.» rispose il biondo leggermente offeso, pulendosi le mani sul grembiule bianco che teneva addosso. Arricciò il naso, contraendo le labbra con disappunto e poi affilò lo sguardo verso la sua amica, allungando le iridi per scrutarla nel complesso in una lunga occhiata attenta, che pur non pungeva.
    «Ormai non dovresti più stupirti, Inoichi, ci conosciamo da quando eravamo semplicemente due ammassi di pianti, bisognini ed insonnia genitoriale.» esclamò la ragazza del clan Nara, che sembrava aver crepato quel viso passivo e paralizzato in un sorriso affettuoso. Lo osservò da sopra gli occhiali per qualche secondo, senza alzare la testa, poi gli riabbassò e sfoglio una pagina in avanti, mordendosi il labbro inferiore e raddrizzando la schiena sullo schienale.
    «A me ingozzavano di cibo, da piccolo, pensavano fossi malato, ero troppo magro per gli standard si aggiunse alla conversazione un ragazzo dai capelli rossi che fino ad allora era rimasto disteso in silenzio su tre sedie unite in fila, a divorare un pacco di patatine al gusto di formaggio. Per essere un Akimichi, era magro ed allenato, ma la passione per il cibo non gli mancava. Era sporco intorno alla bocca e sui vestiti. Sorreggeva con noia il pacco di patatine nella mano sinistra; aveva sporcato di briciole e resti intorno a sè, per terra.
    «Non centrava niente, questo.» concluse Inoichi con una smorfia e, dopo aver rubato una manata di patatine dal suo amico, di diresse dietro la cassa. Rimanendo alzando ma piegato, sposto il peso del corpo sulla gamba sinistra e posò il gomito destro sul tavolo, sorreggendo la testa con il palmo, mentre con l'altra mano stava piano piano finendo la sua scorta di patatine.
    «Voi due, sembrate che state per morire!» esclamò a quel punto la ragazza nel veder poltrire i suoi due amici. «Che seccatura.» aggiunse infastidita, alzandosi con uno sbuffo dalla sedia e chiudendo bruscamente il libro con un tonfo che fece trasalire i suoi compagni. In piedi troneggiava su di loro; rammolliti. Inspirò rumorosamente.
    «Vado a prendervi un caffè. Non voglio più sentirvi dire che non sono generosa. E tu, Inoichi, mettiti composto. Dovresti lavorare, se un cliente entra e ti vede così se ne scappa subito. Ringrazia che non lo dica a tuo padre, dovresti occuparti di questo negozio in sua assenza.» Fece una pausa per riprendere fiato e continuò sentenziosa puntando il dito verso un vaso di Dionee alla sua destra, un metro più in là.
    «Queste...» agitò il dito violentemente verso quel vaso, alzando un pochettino la voce per farsi sentire «...stanno morendo.»
    E così uscì con passo marcato dal negozio, lasciando il libro sulla sedia ed i suoi due amici nella stessa posizione e con la stessa espressione di prima, forse solo un po cambiata. Dopo che i suoi lunghi capelli svolazzanti svoltarono l'angolo, Inoichi si risollevò dalla sua postazione e, di malavoglia e con braccia incrociate, andò a dare un'occhiata alle sue piante carnivore. Nel viaggio, stava estraendo un paio di guanti dalla tasca del grembiule.



    Edited by Eldingar - 1/3/2016, 12:12
     
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