Outbreak

Corso Base per Eldingar

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    Outbreak

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    Inoichi non iniziò la missione nel migliore dei modi.
    Si era messo K.O. da solo con una ricordabile caduta, il che lo infastidiva abbastanza, visto che si era sporcato i vestiti e sfregiato un po il corpo. Non una figura bellissima, insomma. Si era pure reso conto di essersi fatto male alla faccia, dopo aver levato la mano dalla fronte che teneva in gesto di saluto. Era un po insanguinata, riceveva un lieve dolore dalla fronte. Si guardò imbarazzato la mano e la posò a pugno stretto sotto il mantello, pulendosela poi sui pantaloni dal proprio liquido corporeo. Dopo riposò la sua concentrazione sulla sua Sensei, che si era presentata come Ayuuki Fuyutsuki, un medico di Konoha. Era quindi anche una collega di sua madre? Probabilmente.
    A quel punto, lo Yamanaka cercò di nascondere il sollievo che provava nel trovarsi in squadra con una ragazza del genere. Anche lui aspirava di diventare un Ninja Medico nelle fila militari del suo Villaggio. Era più o meno sua coetanea, ed era già arrivata abbastanza lontana nella sua carriera come Kunoichi.
    «Sto bene, sto bene.» azzardò a rispondere, socchiudendo gli occhi con semplicità e sorridendo nervosemente, gli stava palpitanto la vena del collo.
    Per un motivo o per un altro, la ragazza lo invitò con dolcezza a stare fermo, e lui obbedì, vedendo che quest'ultima aveva estratto un cerotto. Glie lo posò sulla ferita senza troppi complimenti. Il biondo trovava quella situazione un po imbarazzante, non c'era un grande divario di anni tra loro, dopotutto. Dopo che Ayuuki finì la medicazione, il ragazzo fece scivolare le dita della mano sinistra sul cerotto e si pulì le gocce rimanenti con il dorso, sporcando di rosso le fasce da combattimento. Questa volta, sorrise sul serio.
    «Grazie Sensei!» arrossì leggermente. Fece un profondo respiro e cercò di dimenticare la sua favolosa entrata, ricomponendo un'espressione seria ed una postura dritta. A quel punto notò la cassa che Ayuuki si mise dietro le spalle. Aveva davvero tutta questa forza da portare quel carico da sola? Inoichi non avrebbe voluto permetterglielo, lo avrebbero portato insieme oppure a turno, ma non azzardò a dire nulla in quel momento, avrebbe aspettato prima che la ragazza finisse di dare le informazioni riguardanti la missione. Una missione che, con grande stupore del ragazzo, consisteva nel vaccinare gli abitanti di un villaggio colpiti da una strana epidemia. Si trattava quindi di una buona opportunità di fare esperienza medica sul campo, sua madre sarebbe stata così orgogliosa!
    «Uhm, quello zainetto? Sicura di farcela con quella cassa?» Non che lui fosse tanto più forte di lei, anzi, nei corsi accademici non aveva mai spiccato per le sue prestanze fisiche. In realtà aveva un corpo abbastanza fragile.
    Bando alle ciance, i compiti di ognuno erano già stati assegnati. Trattandosi di una missione seria, il ragazzo si imboccò le maniche, prese il zaino sulle spalle, si abbassò il cappuccio e diede un'occhiata alla mappa. La girò a sinistra, la capovolse, la avvicinò agli occhi, la messe controluce. Non ci capì nulla.

    [...]



    Il viaggio, nel suo complesso, fu molto stancante per il ragazzo. Non era abituato a viaggiare a piedi per così tanto a tempo. Si sentiva esausto ed il suo carico rendeva tutto più pesante. Sbuffò, si lamento silenziosamente di tanto in tanto e fece lo sbaglio di concedersi qualche secondo di pausa, dovendo poi affrettare di molto l'andatura per recuperare la distanza che lo separava da Ayuuki. Se fosse rimasto da solo si sarebbe arrampicato in alto su un albero ed avrebbe iniziato a gridare fino a quando qualcuno non sarebbe venuto a salvarlo. Per fortuna però questo non successe.
    Quello che cambiò radicalmente durante il viaggio fu l'umore di Inoichi, soprattutto quando i due Ninja dovettero addentrarsi in una fitta vegetazione. Invocò quindi la sua forza di volontà e si sforzò per non commettere errori. Si sarebbe concentrato sulla stanchezza più tardi. L'unica sua consolazione erano i fiori che di tanto in tanto sbucavano fuori dal bosco, erano dei ricordi che lo portavano indietro con la mente al suo negozio colorato e profumato.
    Sudato e sfinito, non cedette alla tentazione di chiedere un'altra pausa. La prima sembrò troppo breve e parve pure che rese le altre due ore di viaggio ancora più pesanti. Doveva però riuscire di adeguarsi agli standard. Si distrasse un po solo quando la ragazza iniziò a dare più informazioni riguardo la missione. Sentendola parlare, Inoichi perse un po di quella rabbia che provava nei suoi confronti e riacquistò quell'entusiasmo e quell'adrenalina che provava all'inizio. Le cose si stavano facendo sempre più reali e più tangibili, che costrinsero il ragazzo di concentrarsi anche con la mente, non solo con il fisico.
    «Ayuuki-sama, scusa ma non sto capendo molto di quello che dici.» troppi termini medici, termini che il ragazzo non capiva. Si sentiva un po stupido, sua madre era Medico da anni: avrebbe potuto apprendere molto da lei nel tempo. «Per farla breve, in un bacino d'acqua distante qualche kilometro dal villaggio c'è un parassita che ha provocato questa mortale febbre agli abitanti, e noi siamo qui per offrire l'antidoto, giusto?» Non pensò molto a cosa aveva appena detto, anzi, prima parlò e poi pensò, rendendosi conto che forse aveva capito più di quanto credeva. Confuso, si concesse qualche secondo per risistemare i pensieri ed eliberare la mente. Ormai erano vicini, non doveva mollare, solo l'ultimo sforzo...

    [...]



    «Oh guarda, siamo arrivati all'Inferno! Abbiamo sbagliato destinazione.»
    Il villaggio in rovina lasciò perplesso lo Yamanaka. Sapeva che doveva andare a curare le persone di un villaggio, ma non si aspettava di certo di trovarsi davanti una scena post-apocalittica. Non c'era nulla di bello in quel luogo, nulla che si potesse paragonare con la verdeggiante Konoha. L'accoglienza, poi, fu la cosa peggiore. Inoichi non riusciva a capacitarsene; erano arrivati per aiutare quelle persone e non di certo per prenderle e venderle al mercato nero. Non che qualcuno le avrebbe comprate- pensò, facendo una smorfia di disapprovazione.
    «Eccoci finalmente, credo che l'eternità duri di meno del nostro viaggio!» disse, respirando affannosamente. Si tolse subito quella mucca dalle spalle e se la lanciò di malomodo davanti a se. Dopo, si distese con un tonfo sullo zaino. A quel punto sentì i suoi piedi pulsare e tutta la sua muscolatura lamentarsi e gridare. Non gli sarebbe dispiaciuto dormire, si era anche alzato prestissimo, dopotutto.

    «Direi di accamparci appena fuori dal villaggio.»

    «Eh?»

    «Allestiremo la tenda Medica proprio lì! E l’indomani inizieremo con le vaccinazioni. Tutto il materiale di cui hai bisogno... è nello zaino alle tue spalle. Ti affido questo incarico. Intanto vado in perlustrazione al Villaggio e parlerò con il suo Capo.»

    «Cosa?» il biondo si era rialzato di colpo, aveva un'aria sconvolta.

    «Buon lavoro!»

    «...» si paralizzò nella sua posizione da seduto, con la bocca semi-aperta. Dopo tutto quel viaggio, doveva pure montare una tenda fuori villaggio! Senza troppe istruzioni e con la fretta di andarsene, Ayuuki sparì dalla vista del ragazzo, lasciandolo solo.
    Egli, coperto nel suo mantello sporco e nei suoi vestiti appiccicati alla pelle per il sudore, si sentì perso in quei minuti che gli servirono per realizzare la cosa. Ce ne vollero altri 5 prima che raccogliesse ogni singola goccia di volontà dalle cellule. Si alzò, con i muscoli ancora dolenti e si mise alla ricerca dei campi incolti e dei frutteti con lo zaino fra le spalle. Aveva un po l'ansia, ma cercò di ricordarsi le parole della sua amica: "Concentratevi e non vi distraete... soprattutto tu, Inoichi"
    Cercò quindi di tranquillizzarsi e mantenere il sangue freddo. C'era pericolo che anche lui si prendesse quel virus, per questo cercò di mantenere le distanze dagli abitanti e loro fecero lo stesso. Poteva entrare in contatto con loro solo se si fosse coperto per bene con guanti e mascherine varie. Il pensiero lo ravvivò. Immaginare se stesso con la camicia bianca gli dava una bella immagine in mente. La speranza si faceva tangibile, quasi acchiappabile.

    [...]



    Al ragazzo venne difficile trovare il luogo che doveva raggiungere. Non era bravo con le vie e con le strade, si confondeva sempre. Arrivò al posto designato quasi per fortuna! Questa volta si tolse lo zaino con più violenza e si ci sedette di sopra con altrettanta forza, come se lo volesse punire per essere pesante. Si concese un po di pausa. Aveva fame, aveva sete, voleva dormire e doveva pure fare la pipì, ma se la tenette perché non sapeva dove avrebbe potuto trovare un bagno in quel luogo primitivo, e di certo l'idea di farla dietro un albero non lo entusiasmava affatto. La tenette.
    Si mise al lavoro con molta riluttanza. Non era fatto per i lavori fisici pesanti.
    Estrasse dallo zaino tutto il suo contenuto e ci posò qualche roba sopra, cercando quindi di evitare di mettere tutto in contatto con la terra. Non era esperto di campeggio, anzi. In accademia non era riuscito a costruire da solo una tenda, questa volta però non c'erano i suoi due amici ad aiutarlo. Prese quindi quello che sembrava la parte da conficcare in terra e la inflisse sul terreno circostante. Ci provò con forza ma non riuscì a creare qualcosa di stabile e resistente. Si sentiva un po disperato, gli veniva quasi da piangere per i nervi.
    «Maledetta. Stupida. Tenda. Del. Cazzo!» accompagnò ogni sua parola con un calcio alle sbarre che non ne volevano sapere di rimanere dritte. Era arrabbiato ed indisposto, sporco e sudato. Aveva anche il pubblico! Qualche persona in lontananza lo osservava dubbiosa. Ma non si mise paura, dopotutto era armato.
    Si fermò di colpo ed inspirò profondamente. Si sedette per terra a gambe incrociate e poso le mani sulle ginocchia. Raddrizzò la schiena e socchiuse gli occhi. Iniziò a meditare per calmarsi e trovare una soluzione, magari la sua Sensei sarebbe arrivata ad aiutarlo. Egli stava leggermente tremando.


    Edited by Eldingar - 4/3/2016, 18:11
     
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