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[Free per Oda, Keiji e Sho]

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    Primo giorno della prima settimana del mese
    Durante la grande festa per i festeggiamenti dell'anno venturo, tre combattenti si trovavano a solcare lo stesso luogo. Una famiglia di ninja, separata in giovane età, si era finalmente riunita, magari senza saperlo. Tra i fumi del bere e l'emozione delle vincite, i tre ninja, ovvero il padre, Keiji, e i due figli e fratelli, Sho e Oda, si incontrarono, e dopo i vari saluti di rito, decisero di recarsi ad una delle tante bancherelle di ramen poste sulla strada, per mangiare assieme e ricordare i tempi andati, e magari perchè no, dimenticare gli asti presenti, e formare di nuovo una famiglia. Quello che non sapevano, e che non potevano sapere, era che sulla loro strada, quel giorno, era inciampato anche un altro individuo. Uno sciamano che poco prima, aveva perso Kiri al gioco. Sanjuro.

    [Prima, quel giorno]

    In preda al panico, un venditore di ramen della festa, girava tra i vari mercanti del posto, per trovare qualcuno che volesse vendergli dei funghi shitake, necessari per preparare il suo piatto migliore, la ciotola di ramen che lo aveva reso famoso, ma per qualche ragione, o per un disegno irriverente del fato, nessuno quel giorno, sembrava avere dei funghi. L'uomo visitò dieci, venti, forse trenta persone, senza avere successo.
    Iniziare la sera della festa con più visitatori, senza poter cucinare, poteva rivelarsi un disastro, sarebbe stato lo zimbello di tutti i venditori di ramen del luogo, e i visitatori venuti appositamente per assaggiare il suo famoso ramen, sarebbero rimasti delusi. Non poteva permetterlo.
    Forse però, quel giorno non era davvero il più sfortunato, almeno da un certo punto di vista; infatti il caso volle che proprio in quel momento, vicino al suo chiosco, passasse uno strano individuo vestito da sciamano, che aveva appena perso Kiri al gioco, dettagli, e aveva ballato con un uomo nudo in mezzo alla strada poco più avanti, dando il ritmo con il suo tamburello.
    Quando Sanjuro, lo sciamano, passò vicino al chiosco, sentì il vecchio cuoco singhiozzare, e si avvicinò per dare il suo aiuto. L'uomo, che ormai aveva perso le speranze, si sfogò con lo sciamano, raccontandogli della sua sfortunata giornata, e di come non era riuscito ad accaparrarsi dei funghi in tempo per la festa della sera, ingrediente senza il quale non avrebbe potuto preparare il suo miglior ramen.
    Lo sciamano, illuminato di bonarietà, colpì su una spalla l'uomo con una pacca amichevole, rassicurandolo sul suo destino; lui stesso gli avrebbe procurato i funghi, proprio in quell'istante! Infatti Sanjuro, dopo aver frugato sotto la sua misteriosa gonnella-porta-tutto, estrasse un sacchetto sigillato contenente una decina di funghi. Dall'aspetto sembravano proprio dei funghi shitake, se non che, brillavano di un leggero color verde fluorescente.
    Incuriosito da quella visione, l'uomo chiese allo sciamano quale tipo di funghi stesse osservando, dato che in tutta la vita non aveva mai visto degli shitake brillare in quel modo.

    - Sono shitake delle nebbie! Il loro gusto è leggendario, la loro consistenza imparagonabile, un solo fungo per dieci ciotole, non di più, e amico mio, saprai di non aver mai preparato del ramen migliore ! -

    L'uomo, incuriosito, tirò fuori un fungo dal sacchetto, e il solo odore lo riempì di energia e passione. Ne assaggiò un piccolo angolo, e si accorse di come fossero saporiti quei funghi, meglio persino di quelli che usava di solito. Stupefacente!
    Cercò di ringraziare lo sciamano, il vecchio cuoco, pagandolo, ma Sanjuro rifiutò, donando tutti i suoi funghi, e invitando l'uomo a dare il meglio di sè, ricordando però di dosare bene quelle meraviglie, un fungo, dieci ciotole.
    I due si salutarono come grandi amici.

    [A tarda sera]

    La sera era ormai quasi trascorsa, il cuoco aveva dato il meglio di sè, rafforzato dall'odore di quei meravigliosi funghi che gli avevano fatto compagnia per tutta la sera, e arrivato a pochi minuti dalla fine del servizio, si vide arrivare tre clienti. Tre ninja. L'uomo, prese le ordinazioni, si rese conto che soli 3 funghi erano rimasti nelle sue scorte, e non avrebbe lasciato che i clienti del giorno dopo mangiassero degli ingredienti non freschi, quindi venne meno all'avviso dello sciamano, e ne posizionò uno, intero, per ciotola, servendo il ramen ai tre ninja. Considerato che un fungo poteva essere usato per dieci ciotole, i ninja stavano per ingurgitare una dose apocalittica, a testa.

    Che i kami li aiutino



    [Due settimane dopo]
    Primo giorno della terza settimana del mese

    [Oda]
    D'improvviso, un forse senso di dolore si sarebbe fatto strada nelle membra del ninja della foglia. Qualcosa che sembrava ricordargli l'odore della carne di pollo bruciata, si fece strada nelle sue narici. Erano le sue chiappe. Il ragazzo era disteso a terra nel deserto di Anauroch, mezzo sepolto nella sabbia bollente, completamente nudo, rivolto faccia a terra. Il sole di mezzogiorno gli stava praticamente squagliando le chiappe, e non aveva niente altro con sè, se non una ENORME quantità di tatuaggi un po' ovunque sul corpo. Teschi, pugnali, ideogrammi raffiguranti la parola RE, SOVRANO, EROE, sparsi un po' ovunque sul corpo. Non sembrava ferito, senza contare le bruciature; ma era anche coperto da segni strani, sembravano abrasioni, ma il giovane non avrebbe ricordato assolutamente niente.
    L'unico oggetto in suo possesso, era un anello, al dito. Proprio quel tipo di anello. Proprio quel dito. In lontananza intanto, una carovana di viaggiatori di stava avvicinando.....

    [Keiji]

    D'improvviso, un forte senso di intorpidimento si sarebbe fatto strada nelle membra del ninja della nebbia. Qualcosa, che sembrava ricordargli l'infanzia, si fece strada su tutta la sua pelle, un senso di bruciore misto a tremiti, lo riportò alla vita, facendogli capire che avrebbe dovuto accendere un fuoco il prima possibile. Keiji era privo di tutto il suo equipaggiamento, aveva con sè unicamente gli abiti, ma non le bende. Era disteso nella neve a faccia in giù, con un foglio spiegazzato e bagnaticcio in una mano, e una pala nell'altra. Davanti a lui, un baule aperto, immerso nella neve, con al suo interno, solo un coltello da pesce, arrugginito.
    Quando si fosse alzato, e si fosse guardato attorno, dapprima non avrebbe riconosciuto il posto in cui si trovava, ma poi, il freddo, la topografia, il freddo, il vento molto forte, e il freddo, oltre alla coltre di tempeste che circondavano il luogo in lontananza, e il freddo, gli avrebbero fatto comprendere la sua situazione, era a Genosha. Proprio mentre una barchetta sgangherata, si stava avvicinando alla spiaggia a poche decine di metri da lui.

    [Sho]

    D'improvviso, un forte senso di appagamento si sarebbe fatto strada nelle membra del ninja della foglia. Qualcosa, che sembrava ricordargli i pomeriggi passati col fratello sulle colline della foglia, si fece strada su tutta la sua pelle, scompigliandogli i capelli. Quando aprì gli occhi, si rese conto di essere a faccia in giù su un pavimento di pietra, quando si fosse alzato, avrebbe dovuto rimettersi a terra, poichè le raffiche di vento erano così forti, ma così forti, che avrebbero potuto tranquillamente portarlo via tra le nuvole, tanto le raffiche erano possenti, se avesse saltato di pochi centimetri staccandosi da terra.
    Le nuvole, già, poichè le nuvole erano più basse di lui, poteva vederle, dall'alto.
    Si trovava su una sorta di monte, misto di erba e pietre, statue meravigliose, e soprattutto...DRAGHI.

    ERA CIRCONDATO DA DEI DRAGHI....



    ...che sonnecchiavano sommessamente, ammassati gli uni sugli altri.
    Nessuna strada, nessun sentiero, avrebbe potuto percorrere quel luogo enorme in lungo e in largo, ma non c'erano vie per tornare a terra, sapeva solo di avere una strana sensazione come di nausea, e niente di più. Il suo equipaggiamento era sparito, era coperto di lividi, tagli, e altre abrasioni, ma senza ricordarne il motivo. Improvvisamente, uno dei draghi, di color ambra, si sarebbe avvicinato a lui, fluttuando tra i venti, fermandosi a pochi centimetri dalla sua faccia. Grande come una montagna.



    Edited by Jotaro Jaku - 7/3/2016, 13:49
     
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    What. The. Actual. Fuck.





    Sembrava impossibile, o quantomeno improbabile, trovarmi allo stesso tavolo a mangiare con mio fratello e l'uomo che avevo scoperto da poco essere mio padre.
    Le nostre strade si erano incrociate quasi per caso, come se una mano misteriosa avesse tirato le fila che ci congiungevano, non avrei mai pensato che questo potesse accadere quando per la prima volta vidi quell'uomo rivolto sul cadavere stragiato di un criminale.
    Eppure eravamo tutti lì a bere, non dico come una famiglia, ma almeno come amici.
    Era bello dimenticarsi per un attimo di tutti gli oneri della vita del ninja di tutte le storie che avevano disturbato tante delle nostre notti e che ci avevano a lungo fato soffrire sia fisicamente che psicologicamente.
    Una cena tranquilla, con un delizioso piatto di funghi, niente di più.


    [...]




    Respirai profondamente , riempiendo i polmoni di quell'aria tanto fresca e pura che sembrava impregnare il mondo intero.

    -Aaaaah che bell'ara champagnina!-

    Sussurrai mentre avevo gli occhi ancora chiusi.
    Cominciai a stirarmi dolcemente distendendo le braccia, poi le gambe e scrocchiando il collo.
    Poi la rivelazione.

    -Ma che cazzo?????-

    Quando era andato a letto?
    Aprii improvvisamente gli occhi, sopra di me solo il blu del cielo; cercai di mettermi a sedere ma un vento fortissimo quasi non mi prtò via, con immane sforzo mi girai per assumere una posizione prona, ero su una cazzo di montagna!

    -MA CHE CAZZO ???-

    Mi concentrai in modo da far fluire il chakra adesivo sulle piante dei miei piedi e, non senza difficoltà, riuscii a mettermi in piedi, tentando di bloccare con le mani il vento che mi sferzava la faccia.
    Confuso e spaventato cominciai a guardarmi attorno, ERO CIRCONDATO DA ENORMI DRAGHI DORMIENTI!

    -MA CH...-

    Stavo per urlare quando, da solo, mi tappai la bocca con entrambe le mani, non potevo permettermi di svegliare quelle enormi bestie, ma come c'ero finito lì? E sopratutto: dove cazzo mi trovavo?
    Lentamente cominciai a muovermi , senza una mente ovviamente, visto che attorno a me non c'era il benché minimo segno di sentiero!
    Mi sporsi per vedere i piedi della montagna, ma non vi riuscii, sotto di me solo nuvole, quanto ero in alto?

    "Sho. Pensa. Stai calmo, stai molto, molto, molto calmo, allora , cosa ti ricordi? .... NIENTE, DIOSANTO NON MI RICORDO NIENTE? CHE CAZZO CI FACCIO QUIIII? DOVE SONOOOOOOO? AAAAAAAAAA."

    Cominciai a guardarmi frettolosamente attorno, nessuna traccia di mio fratello o di mio padre, cosa diavolo era successo la sera precedente, ma.... era davvero la sera precedente? quanta distanza avevo percorso? Quanto tempo ea passato?
    Osservai il mio corpo e notai che era pieno di escoriazioni e lividi, alcuni dei quali sembravano vecchi di settimane a giudicare dal colore che la cute cominciava ad assumere.

    -Oh signore....-

    Sussurrai colto dallo sconforto.
    Poi un repiro alle mie spalle, mi girai lentamente, davanti a me, ad un centimetro dalla mia faccia, un drago ENORME, gigantesco, strozzai un urlo che uscì dalla mia bocca come dei colpi di tosse secca.

    -AAAcoff coff coff... E... E... Eeeeeehy, bello, come.. come è? Tutto apposto a casa? Ma che ore che sono? Oddio .. io eheheheh io beh, cioè sì sai com'è, il tempo, lo spread, la disoccupazione a Suna, brutta besita eh? Devo andare!-

    Avrei voluto avviarmi da qualche parte, ma ripensandoci non avevo idea di dove andare.

    -Così, per dire eh...-

    Dissi rivolgendomi di nuovo al dragone.

    -Maaa, tipo, dove è che siamo?-

    In realtà non sapevo neanche se quella creatura mi capisse, ma la tensione era talmente alta che non ce la feci neanche a trattenere un sorriso isterico che si dipinse ampio sul mio volto.

    "Kokuo! Che Cazzo è successo?"

    Provai ad entrare in contatto col demone, magari lui qualcosa se la ricordava, in ogni caso era il caso di svegliarlo se quel drago avesse provato a mangiarmi come colazione.


    CITAZIONE
    Ot/ Non sapendo se il demone sa qualcosa lascia a te la sua parte :zxc:
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Come un Drago
    Capitolo Uno


    Atto I
    Impossibile possibilità †

    Non riuscivo a capacitarmene. Mi ero davvero ubriacato? Sì, insomma, come diavolo avevo fatto a finire con la faccia intinta nella birra secca del bancone di un bar? Mi ero ubriacato una sola volta nella mia vita ed era proprio quella volta. Possibile che fossi talmente deluso dalla perdita di Saruhyondo da gettarmi nei flussi dell'alcool? No, impossibile, non era un comportamento da me. Ed allora cosa? Qualcuno mi aveva drogato, ne ero certo. Ma per quale motivo? Al mio risveglio avevo tutti i miei oggetti addosso, non ero stato derubato. Nonostante tutto sentivo un piacevole, gelido, soffio che mi accarezzava la schiena. Ancora ero immerso nei miei pensieri, profondamente interdetto su quel mio comportamento tutt'altro che consono alla mia persona. Che fossi stato, in realtà, vittima di uno scherzo? Magari mi ero appisolato fuori da Kiri, nei pressi di quella zona termale, e qualche simpaticone di mia conoscenza, con la complicità del barista, mi aveva teso una trappola. Ma anche andandomene non mi pareva di aver incontrato nessuno che conoscessi. « Aspetta ... » pensai. « Cos'è successo dopo che ho preso la ricevuta di vincita e me ne sono andato? Perché non riesco a ricordare neanche questo?! » Urlai dentro di me. Poi sentii nuovamente quella gelida brezza accarezzarmi ed ad essa si aggiunse il furente fischio del vento. Poi iniziai a percepire distintamente la neve che toccava le mie membra. « Neve?! » pensai infastidito. Riuscii poi ad aprire gli occhi ed in quell'istante, quella che mi sembrava soltanto una brezza, diventò tempesta. Iniziai a tremare dal freddo, quasi vittima di geloni su tutto il corpo. Mi alzai di scatto, notando un piccolo foglietto che avevo in mano e che istintivamente, data la situazione, posi dentro la tasca interna del cappotto, senza badarmene. Dovevo prima trovare un riparo. Mentre mi toccavo il lungo copriabito dell'Armata Fantasma, però, sentii la gelida pelle della mano toccare il petto e non le solite mie bende da battaglia. Mi guardai il torso: ero nudo. « Dove diavolo sono? » pensai mentre, nel modo più veloce possibile, iniziai a scavare una buca nella neve. Girai la testa a destra ed a sinistra, notando di essere su una spiaggia. Sempre che la nebbia ed il forte vento che abitavano il luogo non mi stessero giocando un perfido effetto ottico. Il metodo più sicuro per non morire di ipotermia, comunque era infilarsi sotto la neve, motivo per cui stavo scavando la buca, neve la cui temperatura era zero gradi e non meno ... meno qualcosa, faceva troppo freddo. Un freddo così penetrante che non poteva non ricordarmi che un posto - forse della mia infanzia? Non so, ma la testa mi suggeriva questo -: Genosha.
    Mentre scavavo, e solo mentre scavavo, notai un baule conficcato nella neve, mezzo pure ricoperto da essa, dal quale spuntava qualcosa di appuntito ed arrugginito, ad occhio. Piantai la pala nella neve e rapidamente mi ci avvicinai: un coltello da pesce arrugginito. « Per fortuna ho i miei spiedi, decisamente più vers- » pensai, mentre portavo la mano alla tasca interna dove tenevo il poco equipaggiamento che ero solito portarmi dietro. « Dov'è la mia roba!? » esclamai tra me e me. Non avevo niente. Né spiedi, né tonici, né filo di nylon, niente di niente. Mesto, mi chinai sul baule per prendere il suddetto coltello e lo appesi al fianco porta spada, quel giorno doppiamente vuoto, per poi rifiondarmi immediatamente a scavare. La buca era pressoché pronta quando, in lontananza, vidi una piccola barca arrivare verso la costa. Lasciare la buca avrebbe significato doverla rifare in un secondo momento perché sicuramente riempita dalla neve che stava cadendo, correre verso la barca però poteva significare "caldo". Ed io speravo tanto la seconda, date le pessime condizioni in cui iniziavo ad essere: « Heylà, fermi, per favore, fermatevi! » Avrei gridato correndogli contro ed agitando le mani.

    Adesso dovevo solo riuscire a tornare a casa, dopo, magari, mi sarei dovuto interrogare su cosa fosse successo.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Like A Dragon- Post I
    Prima scottatelo leggermente in padella


    Mio fratello era tranquillo quella sera, mentre ci ritrovavamo a cena con Keiji e la cosa rendeva sereno anche me.
    Badate bene, in questo caso non c'era nessuna smanceria o nessun intenso legame simbiontico tra fratelli, ma solo la fortuna di potersi portare a casa la pelle.
    Dovete sapere che il pomeriggio avevo perso tutti i miei soldi al gioco, a quanto pare i rituali che avevo pagato a caro prezzo e gli amuleti che avevo confezionato non avevano funzionato.
    Avevo quindi vagato un po' per la festa fino ad incontrare Sho e Ryo, perdendo anche tutti i soldi di mio fratello al gioco mentre questi era al bagno.
    Come potevo sapere che non era la dea bendata a dirmi "punta sul 10", ma soltanto una vecchia con entrambi i piedi della fossa che veniva accompagnata dalla figlia alla festa di fine anno perchè il marito non ne poteva più che la suocera si lamentasse di come lui lavorasse poco e bevesse molto?
    E come diavolo faccio a sapere tutte queste cose, secondo voi?

    Beh in poche parole, quella cenetta tranquilla e rilassata aveva fatto dimenticare a mio fratello il mio piccolo errore di ieri sera ed ero contento, ci aveva anche permesso di liberarci di quell'ubriacone di Ryo e questo mi rendeva felice, anche se un po' preoccupato per lui.
    Questi funghi sono una bomba

    [...]


    Quando mi svegliai le prime cose che percepii furono: il dolore, la bocca impastata dalla sete tremenda, il dolore, la sabbia sulla pelle e il dolore.
    Come una scottatura, ma decisamente più grave, sulle mie povere natiche e sulla schiena, mi rigirai nella sabbia, mettendomi in ginocchio e con le mani a terra.
    "Ma che cazzo? Questa non sembra la festa di fine anno...."
    Sabbia a perdita d'occhio e in cielo nemmeno una nuvola. Il vero deserto, gli unici deserti di cui senti parlare si trovano a Suna.
    Mentre qualche vecchia ruzzola cominciava finalmente a muoversi nel mio cervello, rimasi qualche istante a fissare l'orizzonte senza neanche respirare.
    PER TUTTI I KAMI!
    Portai istintivamente lo sguardo verso il basso, notando la mia nudità, ma anche qualcosa di più.
    TATUAGGI?
    Su tutto il corpo, di tutti i tipi, erano sicuramente recenti data la pelle ancora infiammata.
    Mi alzai guardando il mio corpo nudo, tatuato e scottato. Mi misi le nocche del pugno destro chiuso sulle labbra mentre guardavo fisso il vuoto cercando di riguadagnare la mia compostezza.
    La sensazione metallica sulle labbra, un anello, una fede!
    Ma come è possibile? Io non ricordo niente di ieri, ma che diavolo è successo a Sho e Keiji?
    La mia mente cominciò a vagare verso scenari terribili: Sabba demoniaci in cui Sho e Keiji venivano sacrificati da demoni in rituali antichi e terribili guidati da una terribile donna/volpe/ragno/vampira che aveva bisogno di un marito per poter concepire la sua prole e conquistare il mondo dei vivi.Almeno in ognuno degli scenari lei era una gran gnocca, se non stavi attento a zampe o code di troppo

    In lontananza sentivo chiaramente i rumori di una carovana, la salvezza in quel deserto, non persi tempo applicando la tecnica della trasformazione, ero sempre io, ma almeno possedevo dei vestiti.
    Mi sarei avvicinato alla carovana sventolando le braccia.
    AIUTO! AIUTO!
    Se si fossero fermati senza dimostrarsi ostili avrei chiesto:
    Scusatemi non so come sono arrivato qui, ma vi prego di aiutarmi, non ho cibo, né acqua.
    Sono solo e disarmato e vi lascerò al primo villaggio

    OT:
    Chakra: 29/30 bassi
    Ferite: ???/12 leggere
     
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    [Oda]



    Gli dei avevano messo Oda su una strada pericolosa. Ma gli avevano fornito anche i mezzi per attraversarla indenne. Peccato che, come era sua abitudine, Oda avesse avuto la brillante idea di coprire con la trasformazione, il suo biglietto per un passaggio da re. Già, perchè i tatuaggi che aveva addosso, non erano semplici disegni, o semplici scritte, messe lì a caso, e presto ne avrebbe avuto conferma diretta.
    La carovana che si fermò davanti a lui, non era una comitiva di mercanti. Era una comitiva di predoni. Almeno cinquanta uomini. E dopo averlo sentito supplicare per del cibo, e dell'acqua, gli passarono entrambe, per poi saccagnarlo di botte. Lui era stremato, loro erano in troppi. E lo gonfiarono come una zampogna.
    Quando poi si resero conto che non aveva assolutamente niente con sè, da potergli rubare, ecco, allora ricominciarono a massacrarlo di calci, sberle, schiaffi, e uno lo prese persino a palate. Fino a che, dopo averlo praticamente ridotto a un cumulo di lividi [11 Leggere], la sua trasformazione si sciolse. O forse era successo prima, ma nella folla di tizi coperti di cenci per il sole, magari non si erano accorti di questo dettagli, e avevano continuato a gonfiarlo come una comitiva di scolari gonfia l'alunno ciccione della classe quando viene scoperto a ingozzarsi di dolcetti. Fortunatamente per lui, quando uno nel gruppo si accorse dei tatuaggi, cominciò ad urlare agli altri, e si inchinò, con la faccia nella sabbia cocente in segno di pentimento. Immediatamente anche gli altri fecero la stessa cosa. Dopo averlo pestato a sangue, una cinquantina di persone giaceva in silenzio nella sabbia, con la faccia a terra.
    Pochi istanti dopo, l'uomo che per primo si era accorto sei simboli tatuati sul corpo di Oda, si alzò nuovamente, iniziando ad inneggiare al ninja della foglia come si fa ad un conquistatore, come dimenticandosi di averlo appena massacrato di schiaffi nella faccia.

    - Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! -



    E seguirono in coro tutti gli altri, alcuni continuando a inchinarsi, altri alzando le braccia e le armi al cielo. Erano proprio infervorati. E si erano del tutto scordati di averlo coperto di mazzate.

    - Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! Re ! -



    Sarebbe stato preso di forza e caricato su uno dei carri, il più bello, gli avrebbero passato degli abiti da pellegrino del deserto, e avrebbe ricevuto cibo, acqua, e armi. A suo piacimento. Accanto a lui, a guidare la carovana, si sarebbe seduto l'uomo che per primo lo aveva riconosciuto. Ma riconosciuto come cosa? Come il Re dei Banditi, ovviamente.
    Una figura che per i saccheggiatori di strada, equivaleva ad un Kage di un villaggio, per i ninja.

    - Mio Re, sono anni, oltre un secolo, che nessun uomo aveva mai completato le 3 terribili prove per ascendere al trono, quando le avete compiute? Come è stato? Siamo al vostro servizio, ci ordini qualunque cosa e noi eseguiremo, per l'onore della via del Bandito. -

    [Keiji]



    Quando la barchetta gettò l'ancora sulla spiaggia, forse Keiji avrebbe preferito tornare a casa da Genosha a Kiri, a nuoto. Da quella che sembrava la cabina del capitano, emerse un uomo piuttosto grasso, con una giacca da capitano molto molto vecchia e malconcia. L'uomo era senza un braccio, e con un occhio bendato. Samoru! Il ninja marinaio che aveva "accompagnato" Akira e Meika a Genosha tempo prima.
    Il vecchio ubriacone scese dalla nave, cadendo rovinosamente a terra con la faccia nella sabbia, ma senza mollare la bottiglia di Rhum, quindi si rivolse al ragazza, sputacchiando sabbia in giro.
    - Ragazzo, sembri conciato meglio di quando ti ho mollato qua, sei pronto a ripartire? E per la miseria, fatti medicare quell'affare che hai lì. -
    Forse Keiji adesso era abbastanza lucido. Forse il freddo gli aveva limitato il dolore, ma ora probabilmente si sarebbe accorto della totale mancanza del suo orecchio sinistro. Amputato di netto, probabilmente con una lama. Il sangue secco sulle estremità del taglio, a volte ancora sgocciolava da piccole fessure nelle croste.
    - Vieni, andiamo sulla nave che ti passo delle garze, hai trovato la tua ragazza? -

    Quando i due fossero saliti in nave e avessero ripreso la navigazione, Samoru avrebbe risposto a tutte le domande del Kiriano, indipendentemente da quanto fossero state ridicole. Era abituato a marinai ubriachi, nessuna domanda era abbastanza imbarazzante per lui.
    Il discorso sarebbe stato abbastanza lungo, ma in sostanza, tralasciando i comportamenti antisociali, la puzza di morto, e un orecchio mozzato che smerdava sangue in giro, senza che lui prestasse attenzione alla cosa, un mattina di circa 4 giorni prima, Keiji si era presentato sul molo, presso la barca di Samoru, l'aveva praticamente rubata, e aveva fatto rotta per Genosha, con una pala al seguito e una mappa che controllava ogni tanto. Il marinaio era ubriaco nella stiva, e solo in alto mare si era accorto della cosa, e dopo aver chiesto spiegazioni, Keiji gli aveva risposto, svariate volte....

    " Lei è a Genosha, la mia unica ragione di vita si trova a Genosha, devo recuperarla"



    - E insomma questo è quello che è successo. Chi sono io per impedire ad un uomo di ritrovare la sua bella. Ora che ci penso però, dove è finita? L'hai trovata o no, questa Saryo..Saryu...Saruymanzo. No, Saryuzonzo! No. Uhm, non mi ricordo. O era una capra? -

    [Sho]



    Con un drago colossale che gli si parava davanti, Sho aveva provato la via della diplomazia, per evitare di essere divorato in un sol boccone, da quella bestia grande come svariati palazzi. Ma quello che successe dopo, forse non se lo sarebbe mai aspettato. Il drago, sorrise. Non era una smorfia, non si stava preparando a mangiarlo o a incenerirlo, sorrise proprio.

    - Uha uha uha uha, sei davvero divertente Salvatore di Draghi, ti sei destato finalmente. Dormi da quasi 2 giorni. Mi chiedevo se fossi morto. L'aria quassù, non si respira bene, per quelli, come te. -



    Il drago parlava molto lentamente, come fosse in un continuo stato di estasi superiore, roba da creature mistiche che Sho probabilmente non avrebbe mai compreso in tutta la vita.
    Lo strano drago rise nuovamente, quindi sul suo manto iniziò a brillare una flebile luce, e davanti a Sho, comparve una porta fatta di lucciole e altri insetti color oro.

    - Vai ora, Salvatore di Draghi, questo luogo non può accoglierti oltre, quella porta ti farò tornare sulla terra, ti sarò sempre grato per avermi tratto in salvo da quell'orribile luogo. Che la forza dei draghi sia sempre con te. I miei fratelli potrebbero non gradire oltre la tua presenza qui. Buona fortuna. -



    Sembrava piuttosto serio, forse non era il caso di trattenersi troppo oltre.
    In ogni caso, quando Sho avesse deciso di attraversare la porta magica, si sarebbe ritrovato in un posto a lui decisamente noto. Era nelle foreste del paese del fuoco, al confine nord, poteva vedere chiaramente il confine, delimitato dal fiume che congiungeva il paese del fuoco con quello delle Calde Primavere.
    Eppure qualcosa non riusciva a farlo concentrare sulla sua situazione. Aveva qualcosa dentro, all'altezza dello stomaco, che gli stava arrecando un certo fastidio. Non si trattava del demone, che ancora non si era fatto vivo, e gli impediva di entrare nella sua realtà. Il 5 code lo stava come chiudendo fuori, non voleva avere un rapporto con lui, ma non era questo. Aveva come qualcosa sullo stomaco. Qualcosa da vomitare, che presto sarebbe stata impossibile da sostenere. E quando l'avesse fatto, non senza difficoltà, a terra, nel vomito, avrebbe trovato un ROTOLO. UN VERO E PROPRIO ROTOLO DA RICHIAMO.
    In quel momento, il cinque code gli avrebbe parlato, per la prima volta.

    " Certo che fai proprio schifo. Quando ti ho scelto avevo capito che non dovevi starci tutto con la testa...ma non pensavo fino a questo punto. "

     
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    Che faccio, apro?





    Basito.
    Spesso la gente confonde il significato di questa parola ed arriva ad usarla impropriamente.
    Il termine "basito" si riferisce in fatti ad una condizione così spaventosa dal farti congelare il sangue nelle vene, da pietrificarti, renderti incapace anche del più piccolo movimento per la paura che domina sul tuo corpo.
    In quel caso l'uso non era improprio.
    Quando vidi le fauci dell'immenso drago dorato davanti a me aprirsi non potei far altro che rimanere impietrito dal terrore, immobile di fronte ad una prossima ed inevitabile fine, che però non giunse mai.
    L'enorme bestia sembrava amichevole, ma che dico amichevole, pareva quasi fraterna!
    A quanto pare, nel lungo periodo che non riuscivo a ricordarmi, lo avevo liberato da una qualche prigionia.

    "Cioè, cosa? Io ho liberato un drago gigante da un qualche posto? Oddio, come? Perché? Quando? E se invece lì ci doveva stare? E se avessi compromesso le sorti dell'umanità intera liberando questo bestione? Oddio, oddio, ODDIO! KOKUO PER L?AMOR DI DIO DIMMI QUALCOSA!"

    Stavo per avere un mancamento e il demone pensava bene di star rintanato nel suo silenzio, un comportamento molto maturo da parte di una bestia millenaria, l'unico demone permaloso me lo dovevo beccare io.
    Fortunatamente la situazione, per quanto assurda, sembrava offrirmi una via d'uscita.
    La porta che comparve davanti a me era l'unica via per la salvezza, almeno sarei tornato al mio mondo, anche se con un sacco di domande.

    -Oh sì, quando vuoi eh, cioè lo sai, se serve chiama..... Ciao!-


    Rapido conclusi la mia discussione con l'immensa bestia e mi fiondai attraverso la porta ritrovandomi in un ambiente assai più normale.
    Non appena il passaggio che avevo utilizzato scomparve caddi a sedere, stremato dallo stress di quella situazione.

    -Uffff....-

    Sbuffai con forza , prima di respirare profondamente.
    Me l'ero vista brutta, terribile, ma come ero finito lì? Cosa era successo? Perché il cinque code non voleva parlarmi? E poi, dove diavolo erano Oda e Keiji?
    Mi alzai da terra ed osservai l'ambiente attorno a me, non mi fu difficile riconoscere il limite a nord del paese del fuoco, se non altro ero più "vicino" a casa di prima, anche se ancora molto lontano dalla verità su tutta quella faccenda.
    Feci per cominciare a camminare quando fui colto da un profondo conato di vomito, poi un altro, ed infine un altro ancora.
    Caddi in ginocchio continuando ad avere spasmi fino a che non vomitai un rotolo da richiamo.

    -Ma... che diavolo?-

    Sussurrai dopo aver sputato un paio di volte a terra come per togliere il disgustoso sapore dalla mia bocca.
    Fu allora che Kokuo decise di parlare, anche se di certo non fu utile.

    "Oh, certo! Senti da che pulpito! Prima fai tutto il permaloso gne gne gne e poi te ne esci con una frase del genere. Non mi ricordo niente, ti è chiaro? UN CAZZO DI NULLA! Potresti anche collaborare una volta tanto...."

    Osservai il rotolo a terra con estremo interesse, perché mai me lo ero mangiato? Cosa poteva contenere?
    Ogni secondo che passava sembrava aumentare la follia di quello che era successo, dovevo venire a capo della situazione e per farlo dovevo evocare qualunque cosa fosse contenuta in quel rotolo.
    Certo, un po' di precauzioni non sarebbero guastate, ero appena scappato dal mondo dei draghi, quindi potevo aspettarmi che da quell'aggeggio venisse fuori qualsiasi cosa.
    Rapidamente creai un clone di me stesso e mi allontanai di circa trenta metri da lui per nascondermi dietro un cespuglio.

    -Vai pure!-


    Urlai al mio doppio prima di rintanarmi dietro il mio nascondiglio, a lui l'ingrato compito di avere a che fare con qualsiasi cosa fosse venuta fuori da quel rotolo.
    Leggermente titubante il clone compose i sigilli necessari per la tecnica del richiamo per poi poggiare la propria mano destra sul rotolo aperto a terra, proprio non avevo idea di cosa sarebbe successo poi.
     
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    Lavorate la carne finchè non è morbida


    Quando mi resi conto che quelli che erano davanti a me erano predoni, era ormai troppo tardi.
    Ero troppo stanco, dolorante e assetato, loro erano troppi e non potevo fermarli.
    Non ho niente con me, vi darei tutto altrimenti
    Si dimostrarono quasi gentili, mi diedero acqua e cibo.... ed un sacco di botte.
    Alternandosi, uno utilizzò perfino una vanga, l'unico lato positivo è che ogni tanto mi davano una botta in testa abbastanza forte da tramortirmi, ma purtroppo gli altri colpi mi risvegliavano poco dopo.
    Ad un certo punto smisi pure di difendermi, aspettando che si calmassero.
    hey fermi, aspettate un moment...
    Per favore basta non ho fatto niente...
    Mi state ancora picchiando, ma è un incu...
    Per favore BASTA...


    Alla fine la mia trasformazione si sciolse, qunado mi videro nudo, cominciarono a festeggiare.
    "oh no, che gli piacciano gli uomini? Meglio morire"
    Quando stavo per mordermi la lingua, per poi morire soffocato nel mio sangue, non sarà una morte nobile, ma meglio salvare il salvabile, quelli si fermarono e non solo.
    Cantavano per me, mi idolatravano, mi sollevarono, mi vestirono e mi parlavano come si parlerebbe ad un re.
    "Maledetti bastardi, la pagherete"
    - Mio Re, sono anni, oltre un secolo, che nessun uomo aveva mai completato le 3 terribili prove per ascendere al trono, quando le avete compiute? Come è stato? Siamo al vostro servizio, ci ordini qualunque cosa e noi eseguiremo, per l'onore della via del Bandito. -
    "Che diavolo è successo? Prove? Via del bandito? Ma che diavolo vuole questo qui... meglio andare sul vago Magari riesco a farmi portare al luogo di queste prove e a ricostruire cos'è successo ieri sera."
    Beh, ieri sera. E' stato impegnativo, ma niente che un vero uomo non possa fare. Portatemi dove abbiamo svolto le prove ieri sera, ho bisogno di vedere alcune cose.
    "Per tutti i Kami, fate che non si rendano conto che non so niente."
     
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    Come un Drago
    Capitolo Primo



    Atto II
    Mancanze. †


    Non so perché ma quando, tra il forte vento gelato e la neve che mi si schiantava in faccia, riuscii a distinguere meglio la barca in lontananza, mi parve familiare, come se l'avessi già incontrata prima: un Déjà vu, insomma. L'uomo che uscì dalla cabina però, non era affatto un volto già visto. Ubriaco, obeso, con una lacera e lercia, nonché vecchia, giacca da capitano, mancava di un braccio - nell'unico disponibile invece stringeva ferreamente una bottiglia di rhum - e di una gamba ed ero certo di poter sentire il puzzo di alcool che emanava da quella decina di metri che ci separavano.
    Tentò, vedendomi, di scendere e di venirmi a dare una mano, suppongo, ma nel tentativo cadde in malo modo di faccia sulla sabbia bagnata della spiaggia. Fui io a correre verso di lui per prestargli aiuto e cercando di tirarlo su da terra. L'uomo, senza mai mollare la bottiglia, si rialzò a fatica, sputando sabbia prima a destra, e poi a sinistra, stropicciandosi anche gli occhi con la manica della giacca, scostando via le rocce sminuzzate. « Ragazzo, sembri conciato meglio di quando ti ho mollato qua, sei pronto a ripartire? E per la miseria, fatti medicare quell'affare che hai lì. » Mi disse, dopo averlo tirato su. Rimasi perplesso. « Ah, perché ... mi ha portato lei qui? » Poi realizzai quel che mi aveva detto sul finale. « E cosa dovrei farmi medicare? » aggiunsi, facendo spallucce, poi guardandomi dai piedi fino al busto, le braccia e le mani e fu proprio in questo momento che un calore sinistro e denso mi assalì il volto fino a concentrarsi soltanto in una piccola zona: l'orecchio sinistro. Vi portai immediatamente la mano notando l'assenza del mio organo uditivo. « CAZZO! CAZZO! CAZZO! » urlai, un po' in preda al panico. « Vieni, andiamo sulla nave che ti passo delle garze, hai trovato la tua ragazza? » L'istinto mi suggerì di strappare un pezzo delle mie bende dall'avambraccio ma, come già avevo detto, ero senza, e non avevo idea di dove averle lasciate, se mi fossero state rubate o se le avessi perse. Mi limitai a poggiarci la mano sopra, come a volerlo coprire, sentendo dei piccoli rivoli di sangue che uscivano dalle croste; « Che situazione di merda. »

    [...]


    Quando salii sulla nave dovetti cercare di soprassedere su tante cose: l'odore pungente di urina si mescolava a quello dell'alcool e, ne ero certo, a quello di morto, ma forse quello era il mio orecchio. Mi feci passare un rotolo di garza ed una a caso delle centinaia di bottiglie di rum, liquore o quel che fosse e procedetti a disinfettare la ferita, a tamponarla con una garza ed a fasciarmi poi la testa con delle bende, anche queste passate dal marinaio. Durante il procedimento non potei astenermi dal fare domande su ciò che fosse successo, su come l'avevo conosciuto, su come lo avessi pagato e, soprattutto, cosa alludesse con "hai trovato la tua ragazza?"
    Venne fuori, tra la mia più totale incredulità che ben quattro giorni prima avevo cercato di rubare - sì, rubare, termine che manco credevo esistesse fino a quel momento nel mio dizionario - la nave del buon Samoru col fine di fare rotta verso Genosha e di ritrovare colei che ... « è a Genosha, la mia unica ragione di vita si trova a Genosha, devo recuperarla! » Rimasi una buona manciata di minuti a fissare lo scafandro della nave. Potevo essere così ubriaco, o forse drogato, o forse impazzito o sotto un jutsu o cosa diavolo ne so, da credere che Saruhyondo fosse a Genosha? Me l'aveva rubata Jeral e lo sapevo benissimo. Presi coraggio, infine, e posi un'ultima domanda al vecchio. « TI ho per caso detto chi mi abbia suggerito la tua barca per arrivare a Genosha? Ho parlato di qualcuno che mi ha fornito questa mappa? Sai come ... sono arrivato al porto, quattro giorni fa? » Ero visibilmente imbarazzato. Alla prima sbronza della mia vita aveva seguito un fatto d'eccezionale impossibilità.




    Legenda

    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    [Oda]



    Oltre che dalle prestazioni eccezionali per la riuscita delle leggendarie prove, il nuovo Re dei banditi si dimostrava anche sicuro di sè, così impettito e smargiasso, da poter definire le prove quasi "semplici". Niente che un vero uomo non potesse fare. Colpiti da così tanta sicurezza, così tanta arroganza, e così tanta banditaggine, i manigoldi lo credettero a metà strada tra la leggenda e la follia. Non era il primo a superare le prove, ma certamente il primo a uscirne non solo quasi del tutto illeso, a parte le botte di festeggiamento, ma sicuramente il primo a giudicarle piuttosto fattibili. Quel misterioso uomo era decisamente sulla buona strada per diventare più di un Re, poteva diventare un leggendario Re.
    Alla richiesta di Oda, il bandito che guidava la carovana restò perplesso; perchè il suo Re voleva tornare indietro sui luoghi delle prove? Aveva dimenticato qualcosa? O aveva altro in mente? In ogni caso sembrava sicuro, e loro avrebbero dovuto accontentarlo, ma penetrare nel palazzo del Daimyo del Vento con una carovana di banditi era qualcosa di impensabile, quindi il supremo Sovrano doveva certamente avere altro in mente.

    - Mio signore, come lei ben sa, siamo decisamente troppi per entrare nel palazzo del Daimyo del vento, quindi immagino lei voglia entrarci da solo, nuovamente, ma perchè mai se posso chiedere? -

    L'uomo era visibilmente confuso. Per tradizione, ogni clan di banditi del mondo, era a conoscenza solo della prova che conduceva nel suo territorio, quindi i briganti che saccheggiavano le carovane del deserto, erano a conoscenza della prova nel palazzo del Vento, non delle precedenti, e lì lo avrebbero condotto.

    Pochi istanti, e prima ancora di ascoltare la risposta di Oda, l'uomo ebbe come una illuminazione. II suo dovrano aveva sminuito le grandi prove, che volesse ripeterle per divenire un leggendario Dio dei banditi? Nessun uomo aveva mai compiuto due volte le grandi prove, che fosse quello il giorno? Il tempo narrato nelle Profezie Marrane? Il tempo in cui un Re dei banditi abbandonasse la terra degli uomini per divenirne il sacro protettore?

    - IL NOSTRO GRANDE SOVRANO RIPETERA' LE PROVE, LODE AL GRANDE SOVRANO, SI VA ALL'ACCAMPAMENTO A NORD! -

    Il tutto condito con altre botte di festeggiamento all'indirizzo di Oda, e del suo povero collo.
    L'accampamento in questione si trovava nel deserto, non troppo lontano dal palazzo del Daimyo, ben nascosto tra alcune conformazioni rocciose, in modo da non dare troppo nell'occhio. Lì probabilmente aveva ricevuto i tatuaggi, essendo il luogo più vicino a dove si era risvegliato dopo il compimento delle prove, lì forse, avrebbe ricevuto delle risposte.
    Ad attenderlo avrebbe trovato un luogo stranamente familiare, composto da una decina di tende, e una dozzina di banditi intenti a fare cose da banditi...Ovviamente al suo arrivo, avrebbe ricevuto altre botte di festeggiamento.

    [Sho]



    Molto diverso da un leggendario drago, eppure estremamente simile ad una leggendaria checca, il portatore del cinque code aveva scelto una doppia sicurezza per aprire il piccolo e inoffensivo rotolo, che aveva tenuto nello stomaco fino a pochi istanti prima: il ninja si nascose, come un vigliacco brutto e tremolante, dietro ad un cepuglio alla bellezza di trenta metri, per far aprire il rotolo ad un clone.
    Nel momento dell'evocazione, una nuvoletta bianca apparve, come sempre, seguita da un pugno in faccia al clone, che lo avrebbe dissolto all'istante [Forza Energia Pigmea].
    Quando la nuvola fosse dissolta, Sho avrebbe potuto notare uno strano, basso figuro, in piedi sul rotolo che ora si trovava aperto a terra. L'omuncolo era basso, estremamente basso, basso forse più di un nano, ma senza la caratteristica malformazione tipica di un normale nano. Si trattava proprio di un uomo corto, le cui parti erano piuttosto proporzionate, fatta eccezione per le mani, decisamente gigantesche rispetto al resto del corpo.
    L'omuncolo, o meglio, il pigmeo, era quasi totalmente nudo, aveva degli slip marroncini, molto consumati, e un paio di bracciali di pelle ai polsi, una lucente pelata e una barbetta irritante, oltre ad un grugno furente. L'ometto avrebbe iniziato subito a sbattere i piedi a terra come un bambino irritato, urlando contro il cielo.



    - DOVE SI TROVA, DOVE SEI BRUTTO FIGLIO D'UN CANE, LA PAGHERAI CARA PER AVER INSULTATO ME, ZUMBWA RE DEI PIGMEI, SUPREMO SIGNORE DELLA CITTA' SOTTERRANEA DEGLI UOMINI CORTI, IMMENSAMENTE LETALI CACCIATORI DI DRAGHI E SVITATORI DI TESTE, MOSTRATI, NON AVRO' PACE FINO A CHE NON VEDRO' LA TUA TESTA SVITATA SULLA MIA PICCA. -

    E avrebbe proseguito, per una buona decina di minuti anche, se Sho fosse rimasto nascosto senza proferire parola e senza fare rumore. Il piccoletto era decisamente infuriato, riferendosi a se stesso come "re dei pigmei" e minacciando furiosa vendetta contro il ninja della foglia se solo avesse osato mostrarsi.
    Ecco risolto il mistero, nel rotolo dentro Sho, c'era un re. Pigmeo. Arrabbiato.
    Se non avesse ricevuto alcuna sollecitazione da Sho, nel giro di una decina di minuti in cui si sarebbe guardato attorno, sempre comunque restando nel giro di 1 metro quadrato, l'ometto avrebbe composto un paio di sigilli, e si sarebbe gettato di testa nel terreno, sparendo in una buca in pochi secondi.

    [Keiji]



    Durante il tragitto verso Kiri, il povero e mutilato Kenkichi con aria sperduta avrebbe rivolto poche ma precise domande al navigato Samoru, il quale prendeva la vita decisamente con filosofia; dopo tutte le sue avventure, non si era offeso se un ninja gli aveva rubato la nave, non era certo la prima volta che succedeva, e non sarebbe stata l'ultima.
    Il capitano non aveva molte risposte per Keiji, dal momento che aveva dormito quasi per tutto il tempo iniziale del viaggio di andata, ma forse poteva ancora essere di aiuto al giovanotto non più di primo pelo.

    - Senti Kenshin, non so bene cosa ti sia successo, ma nel dubbio ti consiglio questo fantastico rhum, viene direttamente dalla palude di Genosha, me lo ha passato un mio amico sciamano. Comunque, se sei montato sulla mia nave mentre ero in porto, sicuramente la guardiamarina del porto deve averti visto, considerato che controlla tutti gli accessi pedonali alle banchine, quindi se sei salito sulla mia nave, lui deve averti visto. Ah, e un'altra cosa... -
    Samoru prese quindi a rovistare a terra tra le bottiglie e le ciotole di cibo vuote, fino a far riemergere la mano buona con un oggetto. Il marinaio stringeva in mano quello che sembrava una sorta di stecco, o di bastone; era più simile al secondo dei due in effetti, sembrava un pezzo di qualcosa, fatto di legno, da cui il suddetto pezzo era stato stronzato, sembrava lavorato, e lungo una trentina di centimetri. Sembrava come la zampa di una sedia, e aveva tracce di sangue su di sè. [Se hai capacità di analisi, scopri che il sangue non è il tuo]

    - Ti dice qualcosa? Lo stringevi in mano quando ti ho visto sul ponte, non lo hai mai mollato per tutto il viaggio di andata, e anche quando sei sceso dalla nave lo tenevi in pugno, ho provato a togliertelo ma mi hai risposto colpendomi con un cazzotto in testa con l'altra mano. Sembrava non volessi separartene... -

    In breve sarebbero giunti al porto di Kiri, dove un'altra strana scoperta avrebbe colpito il Kiriano. Quando fosse sceso dalla nave di Samoru, il quale gli avrebbe donato un'altra bottiglia di rhum per salutarlo, e si fosse diretto dalla guardiamarina, un ninja in una piccola guardiola all'inizio delle banchine, lo avrebbe trovato seduto assieme ad un altro ninja dell'ospedale, intento a cambiargli delle fasciature alla testa. Se si fosse avvicinato, Keiji avrebbe sentito la loro conversazione tranquillamente.

    - ... E insomma? Non ricordi nient'altro? -

    - Niente, io stavo facendo il mio turno, come sempre, e all'improvviso ho sentito un dolore fortissimo alla testa, qualcosa mi aveva colpito. -

    - Ma ti è caduto qualcosa in testa o è stato qualcuno ? -

    - Te l'ho già ripetuto Batsu, non ne ho idea, sono caduto in avanti senza vedere, e mentre ero faccia a terra non ho visto niente, dato che sono svenuto quasi subito. Forse qualche idiota avrà lanciato qualcosa da una finetra, non c'era niente quando mi sono svegliato un'ora dopo, e nessuna nave era tornata o partita, a parte quell'ubriacone di Samoru ma lui russava tranquillo quando sono svenuto, lo potevo sentire tranquillamente da qui. -
     
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    I banditi erano entusiasti della mia richiesta, e nonostante fossi molto felice del fatto che non si fossero resi conto della mia amnesia totale riguardo gli ultimi avvenimenti, che a ben pensare potevano anche risalire a qualche settimana fa, quelli avevano frainteso le mie parole, caricandole di un significato che non avevo mai lontanamente immaginato di dargli.
    Rifare le prove?
    Riuscii appena a sussurrarle, prima di essere coperto di urla di giubilo, e altri scappellotti, alcuni amichevoli, alcuni incoraggianti, ma tutti particolarmente dolorosi sul mio collo livido, come il resto del corpo ad essere sinceri. Almeno sapevo che la scorsa notte ero stato nel palazzo del Daymio.
    Che gli antenati abbiamo pietà di me.

    Giunto all'accampamento lo trovai stranamente familiare, il che era un bene, dato che avrei potuto ottenere preziose informazioni.
    L'accampamento non era nemmeno troppo distante da dove mi ero svegliato la mattina, o perlomeno si trovava ad una distanza che un uomo in preda all'ebrezza di chissà quale droga avrebbe potuto percorrere sicuramente.
    È molto probabile che sia stato qui, non è lontano dal palazzo né dal deserto dove stavo prima...
    Non appena sceso dalla carovana i briganti furono di nuovo su di me, urla, botte, bicchieri di birra, botte e botte.
    Quando si calmarono di nuovo e potei guardarmi intorno notai come il campo fosse in pieno fermento, si scambiavano oggetti tra i più disparati, si giocava d'azzardo, si beveva e ogni tanto scattava qualche rissa, insomma, roba da banditi.
    "Un classico accampamento di banditi solo per voi, vuoi vedere che mi sono fatto qui i tatuaggi?"
    Mi rivolsi al bandito con cui avevo conversato durante il viaggio, indicando alcuni dei tatuaggi che avevo sulle braccia.
    Puoi portarmi dal bandito che ha fatto alcuni di questi tatuaggi?

    oda1


    Tornare direttamente a Konoha era fuori discussione, con che faccia avrei detto agli altri che non ricordavo niente? Poi dovevo ancora capire chi, o che cosa, era mia moglie.
     
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    Sho ed i pigmei





    Ok, dentro di me c'era un rotolo da richiamo, nel rotolo vi era un signore dei pigmei, questo faceva di me più o meno una matrioska.
    La cosa era divertente, ma ancor più divertente fu vedere quel minuscolo ometto sbraitare contro il cielo e sbattere violentemente i piedi a terra in preda alla collera. Dio solo poteva sapere cosa era accaduto tra me e lui.
    L'aspetto non sembrava minaccioso, eppure si dichiarava essere un cacciatore di draghi, non potevo sapere se quello che diceva fosse vero o meno, ma era sicuramente meglio non rischiare.
    Osservai per qualche momento ancora quel buffo ometto, in lui poteva esserci la risposta a molte delle mie domande su quello che era accaduto nel periodo di tempo in cui non avevo coscienza di me, dovevo solo capire come estorcergliele senza farmi massacrare.
    Su una cosa presumevo di poter contare, l'omuncolo non doveva essere troppo intelligente se il me drogato era stato in grado di metterlo in un rotolo da richiamo, soprattutto perché non avevo la minima idea di come fare nemmeno in quel momento!

    "La situazione è tanto comica quanto assurda, magari è su questo che devo puntare..."

    Ebbi quindi un'idea, magari se avessi sparato una balla enorme le cose sarebbero andate bene, certo, questo andava contro tutta la mia nomale logica, ma quella situazione era anch'essa tutt'altro che logica, dovevo adattarmi.
    Presi un bel respiro ed uscii dal cespuglio correndo ed urlando nella direzione dove il mio clone era scomparso.

    -NO! MALEDETTO INFAME! NON PUOI CONTINUARE A SCAPPARMI COSI'!-

    Giunto davanti al pigmeo avrei quindi finto un fiatone ed avrei esclamato:

    -L'hai fatto scappare! Lo avevo quasi preso! Sai da quanto tempo lo cercavo? Quel vigliacco di mio fratello gemello va in giro a commettere chissà cosa e poi sono io a doverne pagare le conseguemze! Sono mesi che cerco di prenderlo per dimostrare a tutti la mia innocenza ed ora che ero così vicino tu me lo spaventi! Diamine se se la sa dare a gambe!-

    Avrei quindi sbattuto con forza il piedie destro a terra per poi borbottare a denti stretti parole di rabbia e bestemmie.

    -Chissà adesso dove cazzo è! Ahh maledizione, lo so già che mi dovrò di nuovo sorbire le sue colpe! Chissà cosa avrà fatto questa volta! Tu piuttosto, che affari ha con mio fratello? Mi pare di capire che non sta troppo simpatico nemmeno a lei.-

    A quel punto non mi rimaneva altro che aspettare nella risposta del pigmeo mentre, dentro di me, pregavo chissà quale dio che fosse tanto stupido quanto sembrava.
     
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    Come un Drago
    Capitolo Primo



    Atto III
    La solita indole †


    Ancora non riuscivo a capacitarmi della situazione in cui mi ero andato a cacciare: Genosha, senza bende, col viso rivolto nella neve in una bufera ma soprattutto, ladro improvvisato e monco di un orecchio. Più cercavo di ricostruire mentalmente quello che fosse successo nel giro di quei quattro-cinque giorni - sì, perché il decrepito e puzzolente marinaio mi aveva riferito di avermi "scortato" quattro giorni prima nei lidi della Prigione di Ghiaccio kiriana - più il mal di testa si faceva insopportabile e, soprattutto, meno ricordavo. « Non ci vogio credere, non ci voglio credere ... » continuavo a pensare disperato mentre il Capitano rispondeva a quella pioggia di domande che gli avevo posto mentre mi fasciavo l'orecchio. « Senti Kenshin, non so bene cosa ti sia successo, ma nel dubbio ti consiglio questo fantastico rhum, viene direttamente dalla palude di Genosha, me lo ha passato un mio amico sciamano. Comunque, se sei montato sulla mia nave mentre ero in porto, sicuramente la guardiamarina del porto deve averti visto, considerato che controlla tutti gli accessi pedonali alle banchine, quindi se sei salito sulla mia nave, lui deve averti visto. Ah, e un'altra cosa.. » disse l'uomo mentre rovistava con l'unica mano a disposizione nel lercio di quella nave fino a far saltare fuori un bastone a me familiare e che più di ogni altra cosa, in quel momento, avrebbe potuto mandarmi su tutte le furie - la Potente Arma di « SANJURO! » urlai, mentre toglievo di mano con un po' di prepotenza il bastone intinto di sangue che non provai neanche a riconoscere, dando per scontato che fosse il mio, vista la quantità di quest'ultimo che avevo sparsa sul corpo. « Quel bastardo maledetto di uno sciamano c'entra sempre. SEMPRE! » continuai. Samoru poi finì il suo discorso. « Ti dice qualcosa? Lo stringevi in mano quando ti ho visto sul ponte, non lo hai mai mollato per tutto il viaggio di andata, e anche quando sei sceso dalla nave lo tenevi in pugno, ho provato a togliertelo ma mi hai risposto colpendomi con un cazzotto in testa con l'altra mano. Sembrava non volessi separartene... » Mi passai la mano destra sulla faccia, stropicciandomela e girando gli occhi al cielo, maledicendo il me sbronzo delle giornate precedenti. « Le chiedo scusa per il cazzotto, per prima cosa. » dissi, accennando un inchino con la testa. « Poi declino la bottiglia di rum che mi ha gentilmente offerto » continuai, facendo cenno con la mano di no « non mi pare il caso che continui a bere. » conclusi, con un piccolo sorriso nervoso sul volto scoperto.
    Nel giro di qualche minuto che trascorsi in silenzio a cercare di collegare cosa potesse essere successo, cosa c'entrasse lo Sciamano di Kiri - avrei scoperto, nel corso della mia permanenza nel Villaggio della Nebbia, che dal suo arrivo, Sanjuro sarebbe sempre c'entrato nelle vicende del villaggio e mai, ripeto mai per merito - e in totale imbarazzo, rientrammo nel porto di Kirigakure. Non persi l'occasione per scendere da quella latrina navigante ed appena l'ancora fu gettata ed la nave fu legata all'ormeggio, ringraziai frettolosamente il perennemente ubriaco intinto capitano - tanto pareva avvezzo a presentazioni ed addii sui generis -, mi congedai declinando anche la seconda bottiglia di rum offertami e mi avviai verso l'uscita del porto. Fu proprio in quel momento che udii distintamente due guardie davanti a me discorrere di un evento particolare avvenuto qualche tempo prima. Una guardia raccontava di come era stata messa silenziosamente fuori gioco, forse per colpa di un oggetto volante caduto da una finestra lì vicina, e di come dopo il suo risveglio mancasse all'appello tra le barche ormeggiate, soltanto quella di Samoru. Aggrottai le sopracciglia, schiavo del mal di testa che stava battendo sulle mie tempie mentre il mio cervello ricollegava, forse inventandosi tale scena, il mio attacco dall'ombra alla guardia per rubare la nave ... ma con cosa potevo averla colpita se l'avevo soltanto ferito e non in modo grave? Con l'unica arma che avevo a disposizione « la spada di Sanjuro! » pensai, mentre realizzavo che il sangue che dunque era su quest'ultima non fosse il mio. Mi girai cercando di sciacquarlo nell'acqua di una delle banchine lì vicino, volendo togliere la maggior parte del sangue. Se fosse venuto via più o meno facilmente avrei cercato di oltrepassare le guardie senza essere visto, sfruttando il più possibile i punti d'ombra ed i miei movimenti silenziosi. Se il sangue non fosse venuto via facilmente avrei cercato di fare lo stesso ma nascondendo in modo piuttosto goffo il bastone sotto il mio mantello.




    Legenda

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    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    [Keiji]



    Seminate le guardie, Keiji avrebbe proseguito per le vie di Kiri alla ricerca di una risposte alle molte domande che abitavano la sua mente; quando, spinto più dalla stanchezza che dal preciso spirito di osservazione, il suo sguardo avrebbe iniziato a cadere sulle finestre delle case lì attorno, come in un involontario desiderio di riposare. Proprio durante una di queste distrazioni, avrebbe notato con la coda dell'occhio, qualcosa di strano oltre una finestra mezza aperta in una via secondaria. Se avesse indagato avrebbe notato come la finestra stessa era stata riparata malamente con delle assi di legno; al suo interno, una sala da pranzo coperta di sangue su ogni superficie, oltre a mobilio distrutto e pezzi di sedie sparsi ovunque, imbrattati di sangue.
    In quel momento avrebbe potuto comprendere che il legno che aveva tenuto in mano fino a quel momento, sembrava proprio parte di una sedia, esattamente identica ai frammenti lignei rinvenibili in quell'appartamento. Essendo del tutto privo di guardie, probabilmente le indagini erano già terminate, Keiji avrebbe potuto introdursi nel monolocale, notando la devastazione che qualcuno o qualcosa vi aveva portato, riuscendo, a tratti, a ricordare qualcosa, riguardo lui, un tesoro, e una sedia.
    In un angolo, avrebbe poi scovato, sotto un mobile semidistrutto, una mappa di Genosha, dell'esatto punto in cui si era risvegliato tempo prima: un chiaro collegamento alla sua situazione; e non solo, appoggiata sopra agli oggetti lasciati dalle guardie di Kiri, forse perchè non importanti, un abito decisamente fuori contesto, una tunica color cremisi, della misura di Keiji, con del sangue secco sul colletto, esattamente dalla parte della testa dove il ninja era privo dell'orecchio. Nella tasca di tale tunica, un biglietto con una mappa stilizzata, incomprensibile per tutti, ma non per Keiji, che osservandola, avrebbe subito ricordato una caverna situata fuori Kiri, che gli portava alla mente alcuni pezzi di ricordi, tra cui il suo orecchio, un vaso, e una bambina.

    Una volta uscito, se fosse entrato nella casa o meno, poco più avanti, entro poco, avrebbe scovato un gruppo di persone, sei, intente a discutere davanti a un piccolo chiosco che dava sul vialetto; una sorta di bar all'aperto. Alla vista di Keiji, uno degli uomini si sarebbe bloccato, irrigidendosi, portando anche gli altri amici a guardare in direzione dello spadaccino mancato.


    [Sho]



    Vedendosi uscire da un cespuglio il bersaglio della propria ira, il grande re dei pigmei era pronto a svitare la testa del ninja della Foglia, ma questo fu più rapido nel millantare una lunga serie di cose senza alcun senso, ma data la velocità di emissione, e l'altezza rispetto al pigmeo, questo non capì assolutamente nulla, a parte "gemello" " caramelle gommose" e "andiamo a svitare". Fu un attimo, il re pigmeo sbattè i piedi a terra pieno di rabbia, rivolgendosi al gemello di Sho.

    - ANDIAMO A PRENDERLO, TU, GEMELLO DEL MIO OFFENDITORE SARAI IL MIO PRIMO GENERALE, E' ORA DI RICHIAMARE L'ESERCITO, PAROLA MIA, DI ZUMBWA RE DEI PIGMEI, SUPREMO SIGNORE DELLA CITTA' SOTTERRANEA DEGLI UOMINI CORTI, IMMENSAMENTE LETALI CACCIATORI DI DRAGHI E SVITATORI DI TESTE -

    Finendo il discorso con un sigillo. In quel momento, una voragine si sarebbe aperta sotto ai piedi di Sho, troppo rapida per essere prevista, troppo pigmea per poter essere evitata, troppo istantanea per poterla evitare. [Velocità Pigmea 14000 Gialla]
    I due precipitarono in una sorta di pozzo nero, per un tempo indefinito che spaziava tra i 30 secondi e la tortina al limone; così, dopo circa 2 giorni di caduta libera incontrollata al limite dell'infarto, Sho sarebbe atterrato su una massa di teschi umani, dragonoidi e liquami. Circondato da pigmei.
    Attorno a sè, una caverna dalle dimensioni sconfinate, si estendeva in ogni direzione, piena di baracche di canna agganciate alle pareti di roccia, torce, torce di canna agganciate alle capanne di pietra, e pietre di canna, torciate alle pietre di torcia.
    Una infinita moltitudine di Pigmei si riversò attorno a Sho. Il loro numero era senza limite, potevano essere milioni; bassi, ma milioni. In quel momento, il re dei pigmei salì sopra a un monte di teschi per dichiarare guerra.


    - COME SAPETE, GIORNI ADDIETRO UN VILE MARRANO SI E' INTRODOTTO NEL NOSTRO MONDO PIGMEO, E DOPO AVERMI GRAVEMENTE INSULTATO, HA LIBERATO IL NOSTRO PREMIO, IL GRANDISSIMO E MAESTOSO DRAGO CHE PER SECOLI CI HA FATTO LA GUERRA. ORA IL NOSTRO DIO CI HA MANDATO UN MESSIA, GEMELLO DEL VILE MARRANO, PER CATTURARE IL FRATELLO. MA IO DICO BASTA, AL DIAVOLO, FAREMO LA GUERRA PIGMEA AD OGNI SINGOLO ALTO DEL MONDO ALTO, SVITEREMO LE TESTE DI TUTTI GLI ALTI DEL MONDO DI SOPRA, E MANGEREMO LE LORO CLAVICOLE NELLA ZUPPA DI MERDA PIGMEA. -

    In quel momento, una ovazione partì dai meandri della galleria, facendo tremare le fondamenta stesse del mondo. L'esercitò, lentamente, come solo degli ometti pigmei potevano muoversi, iniziò la sua risalita verso il mondo esterno, e se l'avessero raggiunto, avrebbero potuto distruggerlo. Soltanto un uomo poteva opporsi alla fine del mondo per mano dei pigmei, lo stesso uomo a cui loro volevano svitare la testa.

    [Oda]



    Terminate le botte di festeggiamento, di nuovo, Oda sarebbe stato "messo a sedere" a un tavolo, con la delicatezza propria di un branco di banditi agitati e brutalmente aggressivi. Davanti a lui un tavolo sarebbe stato imbandito di prelibatezze condite con ogni possibile salsa alle prugne, quindi tutti lo avrebbero osservato mangiare. E per il suo bene, avrebbe mangiato.
    Durante il lauto banchetto in grado di far impallidire i pranzi ai matrimoni del sud di Konoha, un vecchio bandito, promosso dalla vita a saggio del gruppo, avrebbe tirato fuori da un forziere protetto a vista, situato lì vicino, un abito chiaramente femminile, e chiaramente più piccolo delle misure di Oda. L'abito era molto simile a quello delle sacerdotesse del fuoco, ma con uno schema di colori diverso. Senza contare lo sporco di feci e urina nelle parti basse dell'abito, oltre a tracce di sperma secco un po' ovunque.


    - Ecco grande Re, la tua reliquia, che tu ci hai donato. La affidiamo nuovamente a te, in modo che tu possa ripetere le grandi prove, e coprire con il tuo ano fuorilegge, la scrivania del Daimyo del Vento, con la cacca. -

    Ecco la prima prova, cagare sulla scrivania del Sovrano del Vento, nel suo ufficio privato. Ma perchè vestito da sacerdotessa....del villaggio dell'Erba...?
    Se per un attimo avesse distolto il pensiero da quello che lo aspettava, avrebbe potuto riflettere su quanto accaduto nei giorni precedenti. Se davvero aveva già commesso questi reati, significava che nel palazzo del vento stavano cercando qualcuno, vestito da donna, che aveva cagato sui mobili. Entrare sarebbe stato ancora più difficile.
    In quel momento, uno dei banditi iniziò a schernirlo riguardo l'impossibilità di portare a termine le prove una volta, figuriamoci due, e dopo che al palazzo era ricercato come un criminale internazionale.
    Quello che venne fatto a quel bandito nelle tre ore successive, avrebbe convinto Oda a non azzardarsi a tirarsi indietro. Senza dubbio....
    Quando, e non sè, ma appunto quando, Oda avesse provato a raggiungere il tempio, ovviamente da solo; sarebbe subito stato avvistato dalle guardie in lontananza, che notando un individuo vestito da donna arrivare dal deserto, avrebbero dato l'allarme, facendo uscire dal palazzo circa un centinaio di persone in assetto da guerra. Oda, re dei banditi, avrebbe avuto questi avversari a separarlo dal suo premio, come avrebbe fatto a superarli? Proprio in quell'istante, le guardie del Daimyo del vento caricarono in direzione del ninja della foglia, vestito da sacerdotessa. Ricordiamo che oltre a essere lezzo di merda piscio e sperma, l'abito da sacerdotessa è grande la metà di Oda, facendolo sembrare un bebè gigante.

    MA PROPRIO IN QUELL'ISTANTE, PRECEDUTA DA UN ROMBO DI TERREMOTO, UNA FOTTUTA NAVE, UN GALEONE DA GUERRA SAREBBE VOLATO DALLA MONTAGNA SITUATA ACCANTO AL PALAZZO, ANDANDO A SCHIANTARSI IN MEZZO TRA ODA E LE GUARDIE DEL DAIMYO, DAL QUALE SAREBBE USCITO UN CENTINAIO DI PIRATI NINJA URLANTI, CHE SI SAREBBERO AVVENTATI SUI NINJA DEL VENTO.

    Il loro capitano, un ninja pirata con una gamba di legno e senza un occhio, avrebbe urlato in direzione del ragazzo, parlandogli come si fa con un vecchio amico che si ritrova dopo tanto tempo.

    - Forza distruttore di villaggi, siamo qui per aiutarti a entrare, sappiamo che hai completato la prima prova, è ora di completare la seconda, entra ragazzo ti copriamo noi. AVETE SENTITO SABBIAINCULO? CI PENSIAMO NOI A COPRIRLO, LA BANDA DEI PIRATI DELLA NAVE DI TERRA. - Cosa dove e quando, non era quello il momento di chiedere, Oda avrebbe dovuto approfittare della guerriglia scaturita da un galeone apparso in mezzo al deserto, per entrare nel palazzo del Vento, e cagare.
     
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    Come un Drago
    Capitolo Primo



    Atto IV
    Schegge di legno e di Memoria


    Con un pezzo del bastone che mi usciva da sotto alla giacca, senza essere riuscito a pulirlo del tutto dal sangue presente, passai di soppiatto accanto alle guardi che stavano ancora cercando di capire quello che fosse successo qualche giorno prima. Che fare, a quel punto? Continuare a cercare per Kiri sembrava l'unica opzione. Ero tuttavia in delle condizioni davvero oscene, il mio orecchio mozzo puzzava e di cercare un medico prima di aver risolto tutta la faccenda neanche a pensarci. Dovevo cercare di ricordare, di seguire il lento battito delle mie tempie dolenti per la sbornia e ripercorrere i passi di giorni addietro. Non riuscivo a ricordarmi la sera cosa avessi fatto la mattina da sobrio, figurarsi in quelle condizioni eventi vecchi di giorni. Così cercai delle risposte vagando, posando gli occhi su tutto quello che potesse essere nei dintorni del porto. Quello schifo di bettola della Taverna, la schiera di pescivendoli, il negozio d'antiquariato, tutto quello dove potevo soffermarmi. Niente. Persino il vecchio bordello in disuso di Kiri - la questione pareva piuttosto paradossale, sarei potuto finire ovunque.
    Decisi poi di incamminarmi verso casa quando ormai avevo perso praticamente tutte le speranze di risolvere la questione quello stesso giorno. Allungai la strada prendendo una viuzza secondaria, nella speranza forse, di trovare qualcosa. E fu proprio l'ultima casa in quella direzione dal porto verso la Zona Clan, a suggerirmi qualcosa: una finestra rattoppata malamente con un paio di assi da cui comunque si riusciva a spiare all'interno e nessuno nelle vicinanze. Pareva mi stessero invitando ad entrare. Controllai alla mia destra, alla mia sinistra, dietro di me: insomma, mi accertai che nessuno mi stesse osservando e buttai un occhio all'interno della struttura. Sedie rotte, sangue ovunque e mobili distrutti erano tutto quello che si intravedeva. Senza pensarci troppo, tirai via con vigore le assi di legno e entrai all'interno della casa dalla finestra. Più da vicino mi fu facile capire che il pezzo di legno che avevo in mano non era il bastone di Sanjuro che, a suon di legnate in testa alle guardie del molo, si era deformato ed insanguinato, ma era un pezzo dell'arredamento di quella stanza. A quel punto non era più sicuro neanche di essere stato io a colpire la guardia furtivamente per rubare la barca del pazzo capitano monco. Mi tornavano alla mente immagini e idee confuse su ... un tesoro, di cui avevo ormai conoscenza, una particolare sedia e poco altro. Perlustrai a fondo quella piccola stanza, sentendo che mi stesse suggerendo sprazzi vari di ricordi ancora indistinti. Sotto una piccola cassapanca ormai in pezzi trovai una mappa di Genosha indicante il punto esatto dove mi ero svegliato e fatto salvare da Samoru. « Quindi questo coltello da pesce può essere utile a qualcosa, forse. » pensai, osservando il pezzo di ferro arrugginito che pendeva dal mio passante dei pantaloni. Poco più in là, insieme ad altri attrezzo probabilmente usati dalla polizia per le indagini in loco, una tunica rossa, anzi, cremisi macchiata sul colletto. « Uhm ... » pensai « Ad occhio sembra della mia taglia. » Provai ad indossarla a notai che la macchia combaciava esattamente con un ipotetico punto in cui sarebbe dovuto colare il sangue fuoriuscente dalla ferita che portavo all'orecchio. Mi toccai sul petto, lungo le maniche ed infine sentii un leggero spessore lungo la tasca destra di questa tunica: vi era un biglietto indicante una caverna che spesso avevo visitato nei mie anni, poco distante da Kiri. Un lampo mi portò alla mente anche l'immagine di una bambina e di uno strano vaso. Tutto si faceva dannatamente complesso. Immediatamente girai i tacchi e, alla massima velocità che le mie stanche e drogate gambe mi concedevano, corsi verso questa spelonca.
    Mi lasciai indossi l'abito particolarmente vistoso nella fretta.
    La mia corsa però non durò molto, poco lontano dalla casa che avevo perlustrato, in una sorta di chiosco all'aperto, un uomo iniziò a fissarmi per poi sgranare gli occhi e rimanere irrigidito, come pietrificato alla mia vista. Con la mano toccò il braccio di un suo compare lì vicino, senza proferire parola, sempre con quello sguardo negli occhi, facendolo girare nella direzione del suo sguardo. Seguirono tale movimento oculare anche gli altri quattro della compagnia e tutti rimasero come pietrificati dalla mia presenza. Sorrisi un istante, per poi tornare gelido in volto e concentrato.

    « Ma che cazzo avete da guardare tutti quanti? »




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    Le cose hanno la tendenza a peggiorare quando parli con degli esaltati, e hanno la tendenza a peggiorare e prendere pieghe terrificanti e pericolose quando si tratta di esaltati armati fino ai denti e senza la minima traccia di compassione e rimorso.


    Tanto per cominciare mangiai, rimasi stupito da come dei banditi del deserto condissero qualsiasi piatto con delle prugne: arrosto farcito alle prugne, polpette di riso ripiene di prugne, prugne sciroppate, una bevanda analcolica alle prugne, bruschette alle prugne.
    Alcuni accoppiamenti risultavano addirittura interessanti al palato e non nego di essermeli anche goduti.
    Per questo divorai tutto senza dire una parola, dopo tutto avevo una gran fame, questo mi rese facile preda del mio destino. Maledetto bastardo.

    Quando ero più debole, sfiancato dalla quantità di cibo, mi si rivelò la prima prova. Si, avevo rifiutato poco prima di affrontare le prove una seconda volta e a nessuno importava.
    Non obbiettai, soprattutto dopo che l'unico bandito del deserto che non si era ancora arrostito il cervello venne picchiato, e non solo, per diverse ore.
    "Kami Infami"

    [...]



    Mi ritrovai poco dopo al limitare del palazzo del daymio avevo un naso leggermente più grosso del normale, merito di una trasformazione minimale che avevo applicato per rendere i miei lineamenti in qualche modo diversi: una mascella leggermente più dura, il sopracciglio più marcato, il naso un po' più simile ad una patata.
    Purtroppo la tensione non mi aveva permesso di concentrarmi meglio e di inventarmi un aspetto diverso, ma speravo che bastasse per impedire che venissi riconosciuto durante il terribile atto che di lì a poco, e me lo sentivo nel profondo, avrei commesso.

    Ovviamente il posto pullulava di guardie.
    Mi immagino già qual'era stato il discorso dei loro superiori: "signori, non possiamo permettere che chicchessia sia in grado di usare la scrivania del nostro Daimyo come una merdosa latrina". Tutta la situazione era abbastanza surreale se ci pensate, ancor più surreale se pensate al mio vestiario.


    Mi era stato consegnato in un'atmosfera di generale commozione, nessuno fiatava, chi per il trasporto che la vista di quel cimelio evocava, o chi per il suo tremendo fetore.
    Perchè?
    Dissi, ma quando avevo scoperto che non potevo scegliere se non indossarlo avevo anche pensato,:"Sarà roba mia?"
    Ma non dissi nulla, perchè la risposta poteva confermare quella che era solo una possibilità... e tale doveva rimanere.


    Ed io mi trovavo lì, a sfidare il destino un'altra volta, con indosso un abito le cui cuciture scricchiolavano ad ogni passo, e con lo stomaco che brontolava ricordandomi con insistenza il fine ultimo della mia missione.

    Quando ormai mi ero rassegnato ad essere sbattuto, in tutti i sensi, nella cella più buia di tutto il paese del vento, qualcosa di incredibile, certo non come essersi risvegliati nudi e pieni di tatuaggi nel deserto, accadde.

    Una nave, uno stramaledetto galeone cadde dal cielo piantandosi nella sabbia, giustamente, dico io.
    Subito pensai a qualche yokai che possedesse la barca, ma in realtà si trattava di pirati del deserto, ammisi a me stesso che nonostante il mezzo poco efficiente erano decisamente propizzi, avevo un diversivo.
    Iniziai a correre verso l'ingresso, sperando nell'aiuto dei "pirati".
    "Riuscirò a cagare sulla scrivania del Daimyo e a farla france!!! No aspetta, io devo tornare a casa, anche se ormai è troppo tardi, mi scappa. "
    Mi ero decisamente lasciato prendere, ma sapevo di non poter scappare dal destino, quindi tanto valeva assecondarlo.
     
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