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[Free per Oda, Keiji e Sho]

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Come un Drago
    Capitolo Primo



    Atto IV
    Schegge di legno e di Memoria


    Con un pezzo del bastone che mi usciva da sotto alla giacca, senza essere riuscito a pulirlo del tutto dal sangue presente, passai di soppiatto accanto alle guardi che stavano ancora cercando di capire quello che fosse successo qualche giorno prima. Che fare, a quel punto? Continuare a cercare per Kiri sembrava l'unica opzione. Ero tuttavia in delle condizioni davvero oscene, il mio orecchio mozzo puzzava e di cercare un medico prima di aver risolto tutta la faccenda neanche a pensarci. Dovevo cercare di ricordare, di seguire il lento battito delle mie tempie dolenti per la sbornia e ripercorrere i passi di giorni addietro. Non riuscivo a ricordarmi la sera cosa avessi fatto la mattina da sobrio, figurarsi in quelle condizioni eventi vecchi di giorni. Così cercai delle risposte vagando, posando gli occhi su tutto quello che potesse essere nei dintorni del porto. Quello schifo di bettola della Taverna, la schiera di pescivendoli, il negozio d'antiquariato, tutto quello dove potevo soffermarmi. Niente. Persino il vecchio bordello in disuso di Kiri - la questione pareva piuttosto paradossale, sarei potuto finire ovunque.
    Decisi poi di incamminarmi verso casa quando ormai avevo perso praticamente tutte le speranze di risolvere la questione quello stesso giorno. Allungai la strada prendendo una viuzza secondaria, nella speranza forse, di trovare qualcosa. E fu proprio l'ultima casa in quella direzione dal porto verso la Zona Clan, a suggerirmi qualcosa: una finestra rattoppata malamente con un paio di assi da cui comunque si riusciva a spiare all'interno e nessuno nelle vicinanze. Pareva mi stessero invitando ad entrare. Controllai alla mia destra, alla mia sinistra, dietro di me: insomma, mi accertai che nessuno mi stesse osservando e buttai un occhio all'interno della struttura. Sedie rotte, sangue ovunque e mobili distrutti erano tutto quello che si intravedeva. Senza pensarci troppo, tirai via con vigore le assi di legno e entrai all'interno della casa dalla finestra. Più da vicino mi fu facile capire che il pezzo di legno che avevo in mano non era il bastone di Sanjuro che, a suon di legnate in testa alle guardie del molo, si era deformato ed insanguinato, ma era un pezzo dell'arredamento di quella stanza. A quel punto non era più sicuro neanche di essere stato io a colpire la guardia furtivamente per rubare la barca del pazzo capitano monco. Mi tornavano alla mente immagini e idee confuse su ... un tesoro, di cui avevo ormai conoscenza, una particolare sedia e poco altro. Perlustrai a fondo quella piccola stanza, sentendo che mi stesse suggerendo sprazzi vari di ricordi ancora indistinti. Sotto una piccola cassapanca ormai in pezzi trovai una mappa di Genosha indicante il punto esatto dove mi ero svegliato e fatto salvare da Samoru. « Quindi questo coltello da pesce può essere utile a qualcosa, forse. » pensai, osservando il pezzo di ferro arrugginito che pendeva dal mio passante dei pantaloni. Poco più in là, insieme ad altri attrezzo probabilmente usati dalla polizia per le indagini in loco, una tunica rossa, anzi, cremisi macchiata sul colletto. « Uhm ... » pensai « Ad occhio sembra della mia taglia. » Provai ad indossarla a notai che la macchia combaciava esattamente con un ipotetico punto in cui sarebbe dovuto colare il sangue fuoriuscente dalla ferita che portavo all'orecchio. Mi toccai sul petto, lungo le maniche ed infine sentii un leggero spessore lungo la tasca destra di questa tunica: vi era un biglietto indicante una caverna che spesso avevo visitato nei mie anni, poco distante da Kiri. Un lampo mi portò alla mente anche l'immagine di una bambina e di uno strano vaso. Tutto si faceva dannatamente complesso. Immediatamente girai i tacchi e, alla massima velocità che le mie stanche e drogate gambe mi concedevano, corsi verso questa spelonca.
    Mi lasciai indossi l'abito particolarmente vistoso nella fretta.
    La mia corsa però non durò molto, poco lontano dalla casa che avevo perlustrato, in una sorta di chiosco all'aperto, un uomo iniziò a fissarmi per poi sgranare gli occhi e rimanere irrigidito, come pietrificato alla mia vista. Con la mano toccò il braccio di un suo compare lì vicino, senza proferire parola, sempre con quello sguardo negli occhi, facendolo girare nella direzione del suo sguardo. Seguirono tale movimento oculare anche gli altri quattro della compagnia e tutti rimasero come pietrificati dalla mia presenza. Sorrisi un istante, per poi tornare gelido in volto e concentrato.

    « Ma che cazzo avete da guardare tutti quanti? »




    Legenda

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    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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