Like a DRAGON

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  1. Ryose
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    Like A Dragon- Post IV


    Le cose hanno la tendenza a peggiorare quando parli con degli esaltati, e hanno la tendenza a peggiorare e prendere pieghe terrificanti e pericolose quando si tratta di esaltati armati fino ai denti e senza la minima traccia di compassione e rimorso.


    Tanto per cominciare mangiai, rimasi stupito da come dei banditi del deserto condissero qualsiasi piatto con delle prugne: arrosto farcito alle prugne, polpette di riso ripiene di prugne, prugne sciroppate, una bevanda analcolica alle prugne, bruschette alle prugne.
    Alcuni accoppiamenti risultavano addirittura interessanti al palato e non nego di essermeli anche goduti.
    Per questo divorai tutto senza dire una parola, dopo tutto avevo una gran fame, questo mi rese facile preda del mio destino. Maledetto bastardo.

    Quando ero più debole, sfiancato dalla quantità di cibo, mi si rivelò la prima prova. Si, avevo rifiutato poco prima di affrontare le prove una seconda volta e a nessuno importava.
    Non obbiettai, soprattutto dopo che l'unico bandito del deserto che non si era ancora arrostito il cervello venne picchiato, e non solo, per diverse ore.
    "Kami Infami"

    [...]



    Mi ritrovai poco dopo al limitare del palazzo del daymio avevo un naso leggermente più grosso del normale, merito di una trasformazione minimale che avevo applicato per rendere i miei lineamenti in qualche modo diversi: una mascella leggermente più dura, il sopracciglio più marcato, il naso un po' più simile ad una patata.
    Purtroppo la tensione non mi aveva permesso di concentrarmi meglio e di inventarmi un aspetto diverso, ma speravo che bastasse per impedire che venissi riconosciuto durante il terribile atto che di lì a poco, e me lo sentivo nel profondo, avrei commesso.

    Ovviamente il posto pullulava di guardie.
    Mi immagino già qual'era stato il discorso dei loro superiori: "signori, non possiamo permettere che chicchessia sia in grado di usare la scrivania del nostro Daimyo come una merdosa latrina". Tutta la situazione era abbastanza surreale se ci pensate, ancor più surreale se pensate al mio vestiario.


    Mi era stato consegnato in un'atmosfera di generale commozione, nessuno fiatava, chi per il trasporto che la vista di quel cimelio evocava, o chi per il suo tremendo fetore.
    Perchè?
    Dissi, ma quando avevo scoperto che non potevo scegliere se non indossarlo avevo anche pensato,:"Sarà roba mia?"
    Ma non dissi nulla, perchè la risposta poteva confermare quella che era solo una possibilità... e tale doveva rimanere.


    Ed io mi trovavo lì, a sfidare il destino un'altra volta, con indosso un abito le cui cuciture scricchiolavano ad ogni passo, e con lo stomaco che brontolava ricordandomi con insistenza il fine ultimo della mia missione.

    Quando ormai mi ero rassegnato ad essere sbattuto, in tutti i sensi, nella cella più buia di tutto il paese del vento, qualcosa di incredibile, certo non come essersi risvegliati nudi e pieni di tatuaggi nel deserto, accadde.

    Una nave, uno stramaledetto galeone cadde dal cielo piantandosi nella sabbia, giustamente, dico io.
    Subito pensai a qualche yokai che possedesse la barca, ma in realtà si trattava di pirati del deserto, ammisi a me stesso che nonostante il mezzo poco efficiente erano decisamente propizzi, avevo un diversivo.
    Iniziai a correre verso l'ingresso, sperando nell'aiuto dei "pirati".
    "Riuscirò a cagare sulla scrivania del Daimyo e a farla france!!! No aspetta, io devo tornare a casa, anche se ormai è troppo tardi, mi scappa. "
    Mi ero decisamente lasciato prendere, ma sapevo di non poter scappare dal destino, quindi tanto valeva assecondarlo.
     
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